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Cose che non si raccontano
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Tittirossa's review
bookshelves: 01_audiolibro, 04_ci-provo-con-gli-italici, 05_1-bio-autobiografico, 10_brutto-senza-rimedio, 10_dannoso
Jun 20, 2024
bookshelves: 01_audiolibro, 04_ci-provo-con-gli-italici, 05_1-bio-autobiografico, 10_brutto-senza-rimedio, 10_dannoso
Disclaimer: prosegue la lettura random #CacciaalleStreghe, ovvero di titoli che ispirano presi dalla 82ina (sic) dei candidati alla longlist del Premio Strega, lodevole iniziativa di Krodì*, senza la quale non avrei motivo, se non il ricatto, di leggere dei potenziali ombelical-italici. Ogni tanto va male (vedi Rossari e Giartosio) o malissimo (Lattanzi), ogni tanto va bene (vedi Ricci, Di Paolo, Mira), purtroppo solo raramente va moltissimo benissimo (Bravi).
*quest’anno K può essere veramente fiero della sua iniziativa, ne ho letti ben 7, mi manca ancora Trellini e forse tenterò anche la vincitrice in pectore ma solo se esce in audiolibro 😊
Quello che non si può dire di questo libro è che è penoso, non per l’argomento trattato* ma per la totale globale assoluta mancanza di senso letterario.
Scambia il flusso di coscienza con il flusso continuo e inconsulto di fluidi corporei di varia natura, scagliati reiteratamente contro il lettore (che potrebbe difendersi chiudendo il libro e spegnendo l’audiobook** nel mio caso) e contro tutti quelli che la circondano. A cui non risparmia critiche di ogni tipo, assolvendo sé stessa da una miriade di comportamenti illogici insensati egoistici grazie a due assunti: sono una scrittrice*** ma**** voglio anche essere una madre.
Quindi, se lo prendo come un memoir autobiografico necessario a farti tornare le mestruazioni (lo dice lei due volte) ed elaborare il lutto, concedendo quindi una quota di benevolenza perché “non è un libro”, beh, fanciulla, cresci e smetti di pensare che per essere “quella originale” basti disattendere tutti le indicazioni covid, bere e fumare in gravidanza, e rimetti il manoscritto nel cassetto (spoiler: presumo che tua madre ormai lo abbia saputo che le hai tenuto nascosto le gravidanze).
Se invece lo prendo come autofiction, …. no, non lo prendo, lo butto.
*i tentativi reiterati e fallimentari della protagonista di avere un figlio, ponendosi lei-contro-tutti e – a me sembra – anche contro la propria volontà.
**l’ho ascoltato in audiobook, e la voce querula e lagnosa della lettrice era perfetta per rappresentare la scrittura insulsa e lamentosa dell’autrice. Peccato che l’abbinata fosse superiore alle mie forze, fino a quando non ho scoperto che potevo velocizzare a 1,4 migliorando l’ascolto e risparmiando un buon 20% di tempo.
***ho scoperto che ha scritto un mucchio di libri, che non intendo assolutamente leggere forte del potere del pregiudizio “se tanto mi dà tanto”. **°mi risuona ancora nelle orecchie il suo “ma io sono una scrittrice” tipo gesso sulla lavagna
****la Lattanzi oppone in continuazione le due cose, peraltro in modo insensato. Cioè, non è una operaia/commessa/altro costretta a 8 ore di lavoro in ambienti più o meno salubri con più o meno tutele. Fa un lavoro che si può espletare comodamente in smart working, gestendosi i tempi. E invece ogni tre pagine c’è una lagna infinita “oddiocomefaròafarelepresentazioni”, “maiosonounascrittrice**° di cui non si capisce la ragione. Certo, l’Italia non è un posto per madri-lavoratrici, la società non è strutturata per farti vivere la maternità in modo “normale”, i posti di lavoro non hanno come priorità la propagazione della specie, gli orari di qualsiasi cosa non giocano a favore delle genitrici, e se non hai una combo nonne-babysitter-soldiinabbondanza (+partner cooperante), puoi serenamente mettere in conto che i primi anni saranno a) complicati, b) punitivi per la carriera/lavoro in generale. Qualsiasi cosa le supermamme possano dire (stile quelle che “io lo allattavo alla scrivania” sai che gioia per il pargolo), evitando di citare di avere usufruito della sopradetta combo. Però, visto che la specie continua a riprodursi, evidentemente le madri hanno messo in atto correttivi di varia natura per farcela.
Nota: comprendo perfettamente il tema della ricerca della maternità (mi verrebbe da aggiungere “a ogni costo”, ma so che suona come un giudizio di valore anche se è una descrizione oggettiva), e il dolore emotivo, sociale e culturale che può arrivare a sconquassare le persone e le coppie, annullando qualsiasi razionalità e, a volte, anche qualsiasi umanità. Pertanto il mio commento è relativo esclusivamente a “quello che c’è scritto” e che la Lattanzi ha deciso di pubblicare, esponendolo così al giudizio dei lettori.
*quest’anno K può essere veramente fiero della sua iniziativa, ne ho letti ben 7, mi manca ancora Trellini e forse tenterò anche la vincitrice in pectore ma solo se esce in audiolibro 😊
Quello che non si può dire di questo libro è che è penoso, non per l’argomento trattato* ma per la totale globale assoluta mancanza di senso letterario.
Scambia il flusso di coscienza con il flusso continuo e inconsulto di fluidi corporei di varia natura, scagliati reiteratamente contro il lettore (che potrebbe difendersi chiudendo il libro e spegnendo l’audiobook** nel mio caso) e contro tutti quelli che la circondano. A cui non risparmia critiche di ogni tipo, assolvendo sé stessa da una miriade di comportamenti illogici insensati egoistici grazie a due assunti: sono una scrittrice*** ma**** voglio anche essere una madre.
Quindi, se lo prendo come un memoir autobiografico necessario a farti tornare le mestruazioni (lo dice lei due volte) ed elaborare il lutto, concedendo quindi una quota di benevolenza perché “non è un libro”, beh, fanciulla, cresci e smetti di pensare che per essere “quella originale” basti disattendere tutti le indicazioni covid, bere e fumare in gravidanza, e rimetti il manoscritto nel cassetto (spoiler: presumo che tua madre ormai lo abbia saputo che le hai tenuto nascosto le gravidanze).
Se invece lo prendo come autofiction, …. no, non lo prendo, lo butto.
*i tentativi reiterati e fallimentari della protagonista di avere un figlio, ponendosi lei-contro-tutti e – a me sembra – anche contro la propria volontà.
**l’ho ascoltato in audiobook, e la voce querula e lagnosa della lettrice era perfetta per rappresentare la scrittura insulsa e lamentosa dell’autrice. Peccato che l’abbinata fosse superiore alle mie forze, fino a quando non ho scoperto che potevo velocizzare a 1,4 migliorando l’ascolto e risparmiando un buon 20% di tempo.
***ho scoperto che ha scritto un mucchio di libri, che non intendo assolutamente leggere forte del potere del pregiudizio “se tanto mi dà tanto”. **°mi risuona ancora nelle orecchie il suo “ma io sono una scrittrice” tipo gesso sulla lavagna
****la Lattanzi oppone in continuazione le due cose, peraltro in modo insensato. Cioè, non è una operaia/commessa/altro costretta a 8 ore di lavoro in ambienti più o meno salubri con più o meno tutele. Fa un lavoro che si può espletare comodamente in smart working, gestendosi i tempi. E invece ogni tre pagine c’è una lagna infinita “oddiocomefaròafarelepresentazioni”, “maiosonounascrittrice**° di cui non si capisce la ragione. Certo, l’Italia non è un posto per madri-lavoratrici, la società non è strutturata per farti vivere la maternità in modo “normale”, i posti di lavoro non hanno come priorità la propagazione della specie, gli orari di qualsiasi cosa non giocano a favore delle genitrici, e se non hai una combo nonne-babysitter-soldiinabbondanza (+partner cooperante), puoi serenamente mettere in conto che i primi anni saranno a) complicati, b) punitivi per la carriera/lavoro in generale. Qualsiasi cosa le supermamme possano dire (stile quelle che “io lo allattavo alla scrivania” sai che gioia per il pargolo), evitando di citare di avere usufruito della sopradetta combo. Però, visto che la specie continua a riprodursi, evidentemente le madri hanno messo in atto correttivi di varia natura per farcela.
Nota: comprendo perfettamente il tema della ricerca della maternità (mi verrebbe da aggiungere “a ogni costo”, ma so che suona come un giudizio di valore anche se è una descrizione oggettiva), e il dolore emotivo, sociale e culturale che può arrivare a sconquassare le persone e le coppie, annullando qualsiasi razionalità e, a volte, anche qualsiasi umanità. Pertanto il mio commento è relativo esclusivamente a “quello che c’è scritto” e che la Lattanzi ha deciso di pubblicare, esponendolo così al giudizio dei lettori.
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Cose che non si raccontano.
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June 6, 2024
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message 1:
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piperitapitta
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added it
Jun 21, 2024 05:05AM
Condivido tutto, inclusa la lagna infinita, l'autoassoluzione continua alla quale Lattanzi vorrebbe poter sommare quella di ogni lettore, l'antipatia suscitata pagina dopo pagina e l'assoluta mancanza di qualità letteraria di questo libro.
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non l’ho letto e non lo leggerò.Oltre alle critiche negative (la tua, ottima, non è la sola), gioca il fatto che, mi spiace dirlo, l’argomento non mi interessa, e comunque trovo incredibile e/o insopportabile che una persona racconti com ogni possibile dettaglio i fatti propri, violando non solo la propria privacy (è sua facoltà) ma anche il,comune buonsenso. Se ci sono cose che usualmente non si raccontano, un motivo ci sarà.
Three wrote: "non l’ho letto e non lo leggerò.Oltre alle critiche negative (la tua, ottima, non è la sola), gioca il fatto che, mi spiace dirlo, l’argomento non mi interessa, e comunque trovo incredibile e/o ins..."
Ma che non si raccontano lo dice lei, poi: basta andare in uno dei siti dedicati alle donne che desiderano o non riescono ad avere figli e di storie come la sua (purtroppo, e mi riferisco solo al percorso e all'esito delle sue gravidanze) ce ne sono tante; la sua aggravata da violenza ginecologica e ostetrica, incompetenza, sfortuna, altro.
Ma che non si raccontano lo dice lei, poi: basta andare in uno dei siti dedicati alle donne che desiderano o non riescono ad avere figli e di storie come la sua (purtroppo, e mi riferisco solo al percorso e all'esito delle sue gravidanze) ce ne sono tante; la sua aggravata da violenza ginecologica e ostetrica, incompetenza, sfortuna, altro.
si, la parte che lei descrive delle atrocità psicologiche e fisiche a cui è sottoposta, passa in sottotono causa il suo tono lamentoso. ma sarebbe da denuncia