Disclaimer: prosegue la lettura random #CacciaalleStreghe, ovvero di titoli che ispirano presi dalla 82ina (sic) dei candidati alla longlist del PremiDisclaimer: prosegue la lettura random #CacciaalleStreghe, ovvero di titoli che ispirano presi dalla 82ina (sic) dei candidati alla longlist del Premio Strega, lodevole iniziativa di Krodì*, senza la quale non avrei motivo, se non il ricatto, di leggere dei potenziali ombelical-italici. Ogni tanto va male (vedi Rossari e Giartosio) o malissimo (Lattanzi), ogni tanto va bene (vedi Ricci, Di Paolo, Mira), purtroppo solo raramente va moltissimo benissimo (Bravi). *quest’anno K può essere veramente fiero della sua iniziativa, ne ho letti ben 7, mi manca ancora Trellini e forse tenterò anche la vincitrice in pectore ma solo se esce in audiolibro ...more
"Era una notte buia e tempestosa" - questo incipit che ha dato il là a mille incipit di Snoopy, sarebbe da incorniciare.
E' anche il capitocapitolo 65°
"Era una notte buia e tempestosa" - questo incipit che ha dato il là a mille incipit di Snoopy, sarebbe da incorniciare.
E' anche il capitolo più terribile, il vero apice di tutta la narrazione, quando la madre di tutte le dark lady della narrativa incontra il suo destino.
Bizzarro come un'azione quale quella dei 3moschettieri+1 (l'eco di Eco nel suo mirabile riassunto del romanzo non abbandona mai la lettura) narrata in questo capitolo, che in altri romanzi avrebbe scardinato le vite e costituito la molla di infinite tragedie, nelle mani di Dumas diventa il momento pacificatore. Il Male è sconfitto. Per ora. Seguiranno altre 2000 pagine suddivise in 2 romanzi, perchè i nostri 4 amici sono una materia troppo affascinante per lasciarli riposare nelle loro magioni, conventi, guarnigioni.
Affascinanti gli amici, affascinante la narrazione. Dumas è un tale maestro che non annoia mai, neanche in una riga. Anzi, riesce a non tirare per le lunghe spunti narrativi magistrali, a chiudere vicende con fantastiche ellissi temporali, e nel mentre a darci conto dei caratteri, delle emozioni, delle vite anche di quelli che si trovano a condividere una cavalcata casuale.
Vedo gli hype che montano e mi dico che non posso sempre fare la snobbona e non leggere queste fulgide perle della letteratura contemporanea italiana,Vedo gli hype che montano e mi dico che non posso sempre fare la snobbona e non leggere queste fulgide perle della letteratura contemporanea italiana, e poi l'abbonamento a Audible cosa l'ho fatto a fare? Per sfruttare i 10+10+10+10 minuti di auto quotidiani, che alla fine non sono pochi!
E allora mi metto a compulsare la libreria e perchè no, questo mi sembra perfetto, è corto e non mi dà l'idea che richiederà molta attenzione. Ahimè la realtà supera le aspettative.
"Io e mio fratello siamo diventati scrittori" "Io sono brava a raccontare balle"
Come era la storia del paradosso cretese?
Ecco, è vera la seconda.
Ma perché perché perché in Italia è così importante essere "scrittori"? Avere un libro stampato (foreste disboscate), concorrere a premi (conventicole), andare in tv a parlare della propria opera (risibile), fregiarsi di questo titolo (scrittore) supera qualsiasi altro (il premio Nobel per avere sconfitto il cancro non può competere col petto gonfio, il sorriso giocondesco, il labbro che pronuncia "l'ho scritto di getto-con-tormento-c'è-tutta-me-stess*-è-fiction). Perché se quello che si scrive andrebbe giusto bene non dico per una rubrica ma per un post su un blog/social, qualcosa di volatile, non duraturo, una chiacchera quotidiana inutile, ma magari al posto di splendere soldi nello psicologo, perché se ne vuole trarre un libro e pubblicare con un editore famoso?
Perché non leggere tanto WoodyAllen o Sedaris o qualche altro veramente bravo, fermarsi e dirsi: ehi, io non gli allaccio le scarpe, continuo a fare la (inserire lavoro a caso). Perché competere con un fratello la cui scheda di Wikipedia inizia con Consegue nel 1993 la maturità classica presso il liceo "Orazio" di Roma. Si laurea con lode nel 2002 in filosofia all'Università di Roma "La Sapienza".
Il libro si ascolta con una alternanza di noia (non sa scrivere, cioè non sa creare una narrazione che vada oltre il frigno e la descrizione fintamente ironica) e irritazione (ma dai, se vuoi sputtanare i tuoi famigliari, serve un certo stile, una verve che faccia dimenticare che stai irridendo chi ti sta attorno e ti sopporta).
La Nothomb non mi ha mai ispirato granchè, la associo a Banana (facile, agevole, leggibile, dimenticabile), ma non avendo mai letto niente di suo ho pLa Nothomb non mi ha mai ispirato granchè, la associo a Banana (facile, agevole, leggibile, dimenticabile), ma non avendo mai letto niente di suo ho pensato di approfittare dei tre mesi gratis di Audible e dalla mancanza di voglia di podcast impegnativi, per ascoltare questo librettino corto e agile. Il formato audiobook gli si addice, visto che da un lato la mancanza di qualsiasi "profondità" dall'altro la scansione in brevi capitoletti* si addice molto bene ai miei tragitti da 7 minuti in auto :-)
- Terminato, confermo. E' stato un ascolto piacevole (a parte le vocette), ma la storia è talmente piana che - la prima parte sembra un libro per ragazzi come lo si intendeva negli anni '50, che so, un Tom Sawyer annacquato, un grand Meaulnes edulcorato; mentre la seconda parte sembra un fumetto anni '80 (rispettoso degli indigeni anche quando ti fucilano). Leggo che nella produzione della Nothomb questo romanzo-memoir si inserisce come elemento estraneo, per i temi non per la scrittura. Quindi, molto serenamente, la rimetto nel dimenticatoio (però che tipo Pierre! pure io soffro come lui alla vista del primo sangue). E' la tipica scrittura linearissima senza un guizzo, senza una coloritura, una ricerca, piatta e monocorde da libro per ragazzi digestato (e digerito)
*Il lettore è bravo, ma il tono con cui dice "nonnina" e "nonnino" e in generale fa le vocette dei diversi personaggi mi fa aggricciare la pelle (tutte le volte mi vedo il lupo cattivo travestito da nonnina e Cappuccetto Rosso che dice "nonnina, che mani grandi che hai"), che poi, dico io, non mi sembra (dalla narrazione) che i due emanino una aura da "nonnini", per cui perchè la Nothomb li chiama così? L'effetto secondario è che mi viene da usare tutti diminutivi e vezzeggiativi per descrivere questo librettino di memoriette carine carine picciò...more
Le 3 stelle sono la media tra: 1 stella per il testo 5 stelle per la lettura
Infatti, la lettura di Battiston ha fatto guadagnare 2 stelle al libro, che Le 3 stelle sono la media tra: 1 stella per il testo 5 stelle per la lettura
Infatti, la lettura di Battiston ha fatto guadagnare 2 stelle al libro, che ho trovato di insopportabile supponenza, finta-adesione-alla-classe-lavoratrice, sfottò a getto continuo sugli ignari compagni di crociera. Ma soprattutto, la colpa più grave, aver ingenerato l'idea che "questo" modo di narrare possa essere un modello per i reportage di viaggio che devono far ridere a tutti i costi. Mi sono sentita imbarazzata dozzine di volte, per come lo sguardo finto empatico di DFW (sulla cui fronte immaginavo un led luminoso su cui passava la scritta "ehi sfigati zero cool, io sono più intelligente* di voi) sottolineava con badilate di fiele i diversi crocieristi. O per come, con raddoppio di finta simpatia, descriveva gli addetti ai servizi della crociera, dal capitano all'ultimo degli addetti. Non ho nulla contro la satira, l'ironia, il sarcasmo, pure al vetriolo. Quello che mi infastidisce assai, è il voler ammantare tutto di una mielosa coltre di finta empatia/simpatia superintelligente*. E il rivolgere lo stesso sguardo sulle proprie imperfezioni (ma attenzione, solo quelle formali, esterne, casuali, i dettagli, tic e manie che fanno simpatia) non giustifica il perculamento continuo, massivo, sgraziato e sguaiato.
Però Battiston l'ha letto da dio.
*l'intelligenza di per sè non è una garanzia di capacità letteraria**. O di uno sguardo compassionevole
**non ho trovato particolari qualità letterarie in questo scritto privo di profondità, se non una buona capacità di tessitura e una scorrevolezza che ben si prestava alla lettura (l'avesse scritto 20 anni dopo avrei pensato a un podcast)
Non sono mai riuscita a leggerlo, l’avrò iniziato tre volte e tre volte mi sono arresa. Quindi, sempre grazie a una promozione di Audible che mi ha faNon sono mai riuscita a leggerlo, l’avrò iniziato tre volte e tre volte mi sono arresa. Quindi, sempre grazie a una promozione di Audible che mi ha fatto scoprire l’audiolibro letto da un grandissimo, anzi immenso, Gifuni. Che ha sgominato la difficoltà della lingua e dipanato per me la narrazione. A volte magari con eccesso di zelo, o forse solo di un tantinello di acredine verso le figure femminili, che sono rese benissimissimo, ma sempre tutte con quel tono petulante che fa tanto soraMaria, che siano la Liliana, la Mazzacurati, o tutta la pletora di sventurate in cui si imbatte. Per il resto, 13ore e 35 minuti di grandissimo ascolto, chapeau! La tentazione di fare un commento à la Gadda è ovviamente enorme, ma resisto, non ho le capacità e sarebbe ridicolo visto la grandezza dell’impresa dell’Ingegnere. La costruzione narrativa è una cattedrale di Gaudì per le barocchissime ma scabre pagine che si affastellano, capitolo dopo capitolo, è un cesto di pietre finte grezze ma in realtà cesellatissime, un arazzo impressionista che bisogna guardare da lontano per capirne la struttura, ma osservare col naso a un palmo per vederne l’orditura. Il furto dei gioielli della Menegazzi e l’omicidio brutale della bella Liliana, corredati dalle indagini di don Ciccio Ingravallo (un ruvidissimo detective che oggi mi sembra riverberi fuochi sia su Camilleri che Manzini, che non ho letto. No, neanche loro sono riuscita a leggere, ma ho visto. Questa cosa dovrei analizzarla, i giallisti italiani si sottraggono alla mia lettura, ma si prestano all’ascolto e alla visione.) costituiscono gli spunti narrativi per un presepe di figurine indimenticabili, per la descrizione di una Italietta di periferia che si arrabatta costantemente per mettere insieme il pranzo con la cena, di fuochi di artificio di un pastiche linguistico. Gadda mette insieme dialetti, inflessioni, tic e una terminologia inventata, fusa e battuta come nella fucina di un fabbro linguista. Detto questo, un qualche capitolo iper descrittivo di mercati generali e cibi vari, poverelle e poveretti di periferie, magari l’avrei espunto, verso la fine, dopo 11 ore di ascolto e con davanti ancora 2 viene un po’ voglia di prendere aria, e peffavore don Ciccio, fai lavorare le celluline come Poirot e dicci chi è l’assassino. Per capirlo ho dovuto guglare e trovare un magnifico pezzo di Walter Pedullà (che ricordavo solo come ex presidente della Rai, non conoscendo il suo passato di critico militante) che mi ha mostrato le analogie tra il primo e l’ultimo capitolo e svelato, forse, l’arcano. Perché forse Gadda non voleva farlo il nome, perché magari don Ciccio non l’ha trovat* o voluto trovare. Perché visto il divertimento che deve aver provato a scrivere (come noi a leggere, anzi ascoltare), forse non voleva finirlo, il pasticciaccio.
Nota: ho letto diversi commenti che lamentano il tono artificioso del pastiche linguistico del pasticciaccio, e in effetti nell'ascolto (forse anche nella lettura, non so) si passa in diverse fasi. 1 - che sarà mai 'sta roba? bello ma strano con tutte 'ste invenzioni linguistiche, parole che si atticciano tra loro e questo parlato sporco, dialettale, questo inanellare aggettivazioni creative 2 - caspita, ma quanto è bravo 'sto Gadda che riesce a tenere insieme la storia, lo stile, i personaggi, con questa marcatissimo linguaggio 3 - ma va ancora di lungo con questo scherzo cinobalanico? e le pietre, e le zucche, e i vestiti, e il volgo, e le strade, e le peripatetiche, e le galline .... sono sfinita, dai, arriviamo al dunque 4 - no, dai, non finirà mica?! come faccio senza don Ciccio e tutta la sua corte di 'spettori, marascialli, comandati, finanzieri, donnine, femmmine, comari e via andare 5 - è finito. Ma come, è finito? Ma come è finito?...more
Nel peregrinare infinito su e giù per le strade della Romagna a cui il settembre del 2021 mi ha costretto, mi sono rivolto agli audiolibri per trarre Nel peregrinare infinito su e giù per le strade della Romagna a cui il settembre del 2021 mi ha costretto, mi sono rivolto agli audiolibri per trarre conforto e compagnia, solo che Bulgakov fa tanta compagnia, ma dà pochissimo conforto! C’è un po’ tutto dentro: la satira feroce dello stato assoluto, l’applicazione delle derive scientifche, il pressapochismo avido, fino alla catastrofe naturale (ben prima di Chernobyl). Grandioso, una favola nerissima (che mi ha fatto sghignazzare in auto da sola. ...more
Ascoltato audiolibro, letto dai due autori, e letto in contemporanea (la dizione è ottima ma ci sono passaggi che sono più godibili capendo tutte le sAscoltato audiolibro, letto dai due autori, e letto in contemporanea (la dizione è ottima ma ci sono passaggi che sono più godibili capendo tutte le sfumature).
5***** all'audiolibro, perchè Sam&Graham sono una grande coppia anche se vedi sotto
2** al libro, non tanto all'idea (ottima, raccontare la Scozia partendo dal concetto di clan e ripercorrendo tutte le tappe significative della storia e della cultura scozzese), quanto allo svolgimento. Godibile, certo, ma un po' troppo prono alla saga di Outlander (che occorre aver letto o perlomeno visto la fiction) e un po' irritante alla fine nel continuo punzecchiamento tra i due autori (Sam-bimbo-ribelle-e-birichino e Graham-vecchio-brontolone-pigro-e-burbero).
Meraviglia doppia: il libro e la lettura di Andrea Giordana (audiolibro disponibile su RaiPlay/Ad alta voce)
Partenza strepitosa: dall'arrivo di EdmondMeraviglia doppia: il libro e la lettura di Andrea Giordana (audiolibro disponibile su RaiPlay/Ad alta voce)
Partenza strepitosa: dall'arrivo di Edmond alla condanna e ai primi tempi in carcere. Tempi narrativi perfetti, costruzione mozzafiato, descrizioni vivide e tridimensionali, dialoghi incalzanti e pensieri intimamente risolti. Poi prende un abbrivio favolistico: l'Abate Faria che da vero wonderman trasferisce i suoi superpoteri (e i suoi averi) a Edmond, e questi che si trasforma nel deus ex machina della vendetta. La storia è abbastanza nota, in fin dei conti devono averci fatto almeno una dozzina di film e sceneggiati, ma la capacità narrativa e inventiva di Dumas stupisce sempre. Anche quando va oltre il consentito, nel patto di credulità col lettore: il Conte non ne sbaglia una, i cattivi confessano subito e si pentono rendendo l'anima a Dio, i figli non pagano le colpe dei genitori (tranne alcuni più sventurati di altri). Dopo una cavalcata fantastica, sembra quasi che Dumas non riesca a lasciare i suoi. Il finale è un po' il suo punto debole: arriva al climax e non riesce a farla finita, a mandare in riposo il povero Edmond stremato dai travestimenti, dalla vendetta, dall'odio, e infine dal perdono.
La lettura di Giordana è fantastica, e dà dipendenza (giusto la Signora di Villefort gli esce un po' sopra le righe, ma al XXXIV capitolo, da 25' cadauno, ci sta che fosse un po' stanco)....more
Che dire, amore totale e incondizionato. Per Dumas, eh. Anche per i suoi eroi, i tre moschettieri + 1, ma sarebbe una poligamia un po’ faticosa portarsChe dire, amore totale e incondizionato. Per Dumas, eh. Anche per i suoi eroi, i tre moschettieri + 1, ma sarebbe una poligamia un po’ faticosa portarseli appresso sempre tutti e 4, per soddisfare i diversi bisogni di avventura (Artagnan), cervello (Athos), carne (Aramis) e gola (Porthos). Perché se ci basiamo sulle dame che si accompagnano ai nostri eroi, non vorrei essere nessuna di loro. La Bonacieux è caruccia ma non troppo sveglia (e neanche l’ostessa successiva), Milady non ne parliamo che Athos sarai pure sveglio e tutto ma ci sei cascato con tutti i piedi, la madame de Chevreuse di Aramis è di molto traffichina, e la povera Madame de Coquenard non fa altro che apparecchiare la tavola! Che è un po’ l’unico difetto, se proprio vogliamo trovarne uno, della trilogia di D’Artagnan&co: le figure femminili sono tra l’odioso irriconoscente (Anna d’Austria) il malvagio (Milady) e l’inutile (tutte le altre). Mentre i legami di amicizia rifulgono splendendo e illuminando anche il più arido paesaggio sentimental-emotivo. E fanno sì che, pur se in opposte fazioni, la loro solidarietà non venga mai meno. La storia ci trascina su e giù tra la Francia e l’Inghilterra, entrambe squassate da venti di rivolta verso i regnanti. Qua i frondisti fronteggiano il cardinale (con la c minuscola) e vogliono più potere, provvigioni, soldoni, là un manipolo di puritani cerca di operare a re Carlo I quello che duecento anni dopo faranno al nipote di Luigi XIII. Dumas lancia stoccate politiche a destra e a manca, e non manca di sottolineare la grandezza d’animo dei veri reali (Carlo) e la bassezza degli arrivisti (Mazzarino). Nel mezzo le avventure, le galoppate, le bevute, le battaglie, le discussioni, le considerazioni dei nostri quattro amici, che si trovano a fronteggiare un nuovo nemico – Mordaunt, figlio di Milady – che aspira alla malvagità assoluta come la madre ma ahimè non ha un briciolo del suo fascino e della sua bellezza. E quindi si salva spesso e volentieri non per i suoi meriti, ma perché a turno hanno pena di lui. E’ stato bellissimo passare un mesetto in loro compagnia, adesso prendo lo slancio per buttarmi nell’infinito Visconte di Bragelonne (che in realtà son tre libri) ...more