Lampedo
Lampedo | |
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Ritratto di Lampedo nell'edizione originale del Promptuarii Iconum Insigniorum del 1553 | |
Nome orig. | Λαμπέδω |
Caratteristiche immaginarie | |
Sesso | femmina |
Luogo di nascita | Scizia |
Professione | Regina delle Amazzoni |
Lampedo (in greco antico: Λαμπέδω) o Lampeto (Λαμπέτω) è un personaggio della mitologia greca e romana, regina delle Amazzoni insieme alla sorella Marpesia. Il nome, che significa "torcia ardente" potrebbe essere un riferimento al culto di Artemide.[1]
Il mito
[modifica | modifica wikitesto]Rifancedosi a Marco Giuniano Giustino, Paolo Orosio riporta che Lampedo (o Lampeto) e Marpesia (o Martesia) erano due sorelle figlie di Marte e regine amazzoni.[2] A Lampedo, Orosio attribuisce l'invasione e conquista della Tracia, la cattura di diverse città dell'Anatolia e la fondazione di Efeso e altre polis. Nel frattempo l'altra metà delle forze amazzoni, guidate da Marpesia, erano stata sconfitte nella loro terra natia, il Ponto, e la figlia di Marpesia, Ortizia era succeduta alla madre come seconda regina della diarchia.[3]
Nella cultura popolare
[modifica | modifica wikitesto]- Boccaccio la ricorda in un capitolo del De mulieribus claris insieme a Marpesia.[4]
- Amberley Castle, un maniero del XII secolo che si trova nel West Sussex, conserva un dipinto che rappresenta la regina Lampedo, realizzato dal pittore inglese, Lambert Barnard (c.1485–1567).[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Brooklyn Museum: Heritage Floor, su brooklynmuseum.org. URL consultato l'11 luglio 2020.
- ^ Marco Giuniano Giustino, Epitoma Historiarum Philippicarum Pompei Trogi, II.4
- ^ (EN) Adrienne Mayor, The Amazons: Lives and Legends of Warrior Women across the Ancient World, Princeton University Press, 9 febbraio 2016, p. 49, ISBN 978-0-691-17027-5. URL consultato l'11 luglio 2020.
- ^ (EN) Margaret Ann Franklin, Boccaccio's Heroines: Power and Virtue in Renaissance Society, Ashgate Publishing, Ltd., 2006, p. 59, ISBN 978-0-7546-5364-6. URL consultato il 10 luglio 2020.
- ^ (EN) Amberley Queens, su artuk.org. URL consultato il 20 giugno 2021.
Altri progetti
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