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Giraffa dei Medici

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La Raccolta della manna (1540) di Francesco Bacchiacca. (National Gallery of Art, Washington)

La giraffa dei Medici (conosciuta anche come giraffa di Lorenzo il Magnifico[1]) fu una giraffa presentata a Lorenzo de' Medici il 18 novembre 1487[2] da Mohamed Ibn-Mahfuz (citato come Malfot), in qualità di ambasciatore del sultano d'Egitto al-Ashraf Qaitbay della dinastia Burji, nel tentativo di ottenere il sostegno dei Medici[3].

L'animale suscitò grande scalpore al suo arrivo a Firenze[4]: anche se i Medici già mantenevano una grande ménagerie e avevano già mostrato al popolo qualche anno prima un gigantesco manichino di una giraffa durante alcuni pubblici intrattenimenti con animali offerti alla cittadinanza, questa fu la prima volta che un esemplare vivente veniva visto in città. Si ritiene, inoltre, che sia stata la prima apparizione di una giraffa vivente in Italia dai tempi dell'antica Roma. Tuttavia, l'esemplare non sopravvisse a lungo e non si vide in Europa un'altra giraffa per quasi 300 anni[5].

L'adorazione dei Magi di Domenico Ghirlandaio, parte di un ciclo nella Cappella Tornabuoni (basilica di Santa Maria Novella, Firenze) è stata dipinta poco dopo l'arrivo della giraffa a Firenze e mostra l'animale che scende da una collina sul lato destro
Giorgio Vasari, Il Magnifico che riceve l'omaggio degli ambasciatori (Sala di Lorenzo il Magnifico, Museo di Palazzo Vecchio, Firenze)

Nel 46 a.C. Giulio Cesare celebrò i suoi trionfi in Egitto ritornando a Roma con un vasto serraglio, la cui attrazione principale era una giraffa, la prima mai vista in Europa. I Romani non sapevano cosa pensare di un tale animale e lo chiamarono "cameleopardo", perché sembrava loro incarnare le caratteristiche sia del camello che del leopardo (infatti, a tutt'oggi il nome scientifico dell'animale è "Giraffa camelopardalis"). Cesare fece sbranare l'animale dai leoni nell'arena, probabilmente per enfatizzare il proprio potere sacrificando una creatura così rara.

Lorenzo aveva letto del successo dello spettacolo della giraffa di Cesare e intravide un modo per aumentare la propria reputazione a Firenze attraverso l'emulazione di Cesare[6]. Si rese anche conto che avrebbe potuto ottenere maggior influenza politica regalando l'animale e promise di inviarlo ad Anna di Francia dopo il soggiorno a Firenze.

Che la giraffa fosse stata fornita da Qaitbay rimane incerto, in quanto non vi è alcuna traccia della sua cessione, ma sembra probabile: egli era noto per aver avuto giraffe nel suo serraglio, chiese aiuto a Lorenzo contro gli Ottomani proprio nel periodo di arrivo della giraffa a Firenze, e Lorenzo intercesse per lui poco dopo.

Anche se esistono fonti secondo le quali a Federico III di Sicilia fu regalata una giraffa nel 1261 dal sultano d'Egitto in cambio di un orso bianco, e altre secondo cui il Duca di Calabria, Ercole I d'Este duca di Ferrara, e Ferdinando I di Napoli, possedettero giraffe, queste non ebbero il successo della giraffa di Lorenzo, che fu raffigurata in dipinti di Francesco Botticini, Giorgio Vasari, Bacchiacca, Piero di Cosimo, in affreschi e celebrata in poesie[7]. Angelo Poliziano si disse molto meravigliato nell'osservare le strane "piccole corna" (curnicula) della giraffa, mai descritte nelle precedenti opere antiche (Quoniam de his nihil hactenus in veteribus memoria legebamus[8]) di Orazio, Eliodoro, Cassio, Dione e altri[9].

Anna di Francia, nonostante avesse scritto a Lorenzo ricordando la sua promessa di inviarle la giraffa, rimase delusa. Lorenzo fece costruire stalle speciali per l'animale, sia nella villa di famiglia a Poggio a Caiano e in via della Scala a Firenze, con riscaldamento per proteggerlo dagli umidi inverni fiorentini. Tuttavia, poco dopo il suo arrivo, la giraffa si ruppe il collo e morì il 2 gennaio 1488[10] mentre la sua testa era bloccata dalle travi di queste scuderie.

In Europa non si videro più giraffe vive fino a quando Mehmet Ali Pasha inviò tre giraffe in dono nel 1827: una a Giorgio IV del Regno Unito, una a Francesco II d'Asburgo-Lorena, una terza a Carlo X di Francia. Ognuna di esse fu all'origine di grande scalpore nelle città di Londra, Vienna e Parigi, ma solo l'ultima, chiamata Zarafa, sopravvisse per più di due anni.

Galleria d'immagini

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  1. ^ Lorenzo Montemagno Ciseri, Camelopardalis: storia naturale e straordinaria della giraffa di Lorenzo il Magnifico, in Interpres: rivista di studi quattrocenteschi, XXXI, Roma-Salerno, 2012/2013, pp. 351-372, DOI:10.1400/216203, ISSN 1824-6745 (WC · ACNP).
  2. ^ Lettere di Lorenzo il Magnifico al Som. Pont. Innocenzio VIII, Firenze, Stamperia Magheri, 1830, p. 17.
  3. ^ Gian Antonio Stella, La fattoria di Lorenzo il Magnifico, scoperchiata e abbandonata, in Corriere della Sera, 20 novembre 2012.
  4. ^ Giovanni Delle Donne, Lorenzo il Magnifico e il suo tempo, Armando Editore, 2003, p. 144.
  5. ^ (FR) M. Geoffroy Sainte-Hilaire, Quelques considerations sur la Girafe, in Adolphe Brongniart (a cura di), Annales des sciences naturelles, vol. 12, Parigi, 1839, p. 213.
  6. ^ (EN) Christiane L. Joost-Gaugier, Lorenzo the Magnificent and the Giraffe as a Symbol of Power, in Artibus et Historiae, Vol. 8, N. 16, IRSA s.c., 1987, pp. 91-99.
  7. ^ Dipinti sulla giraffa di Lorenzo il Magnifico, su curiositasufirenze.wordpress.com, 24 marzo 2012.
  8. ^ Angelo Poliziano, Miscellanea, Centuria I, III.
  9. ^ Manlio Pastore Stocchi, Pagine di storia dell'Umanesimo italiano, Milano, Franco Angeli, 2014, p. 124.
  10. ^ Il camelopardo a Firenze: curiosità storico-zoologica, 22 marzo 2012.

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