Bene bene, la Reichs si lancia sulla scia di Harry Potter con quattro ragazzini che, già dotati per conto loro, si trovano ad avere strani poteri indotti dall'infezione di un virus mutato... da cui il soprannome VIRALS.
Divertenti i dialoghi, le prese in giro tra loro quattro ed i loro giudizi su compagni e adulti. Coinvolgente la loro caccia al responsabile di un assassinio di quarant'anni prima e un bel finale che prelude a ulteriori episodi di una saga interessante.
Divertenti i dialoghi, le prese in giro tra loro quattro ed i loro giudizi su compagni e adulti. Coinvolgente la loro caccia al responsabile di un assassinio di quarant'anni prima e un bel finale che prelude a ulteriori episodi di una saga interessante.
Correttezza, verità, compassione e umanità sono doti che la polizia segreta ignora completamente se indottrinata da una dittatura o dal fondamentalismo, ma anche purtroppo nella democrazia nella sua forma più deviante. Leo Demidov ne fa parte finché la coscienza e l'amore non gli suscitano un'avversione profonda per quel gretto e nefando impegno che abbandona con sollievo.Disgraziatamente il passato ritorna e coinvolge quanto ha di più caro in un'operazione sporca con una tragica conclusione. Non gli resta come ragione di vita che la ricerca dei colpevoli e la vendetta.
Un romanzo duro e angosciante che spazia da Russia ad Afghanistan e infine agli Stati Uniti, seguendo il percorso dolente e ossessivo del protagonista.
Un romanzo duro e angosciante che spazia da Russia ad Afghanistan e infine agli Stati Uniti, seguendo il percorso dolente e ossessivo del protagonista.
Libro per ragazzi adolescenti che mostra i suoi anni (difetto grave per la fantascienza), teso ad esaltare intraprendenza, coraggio e onore. Tipicamente americano nel celebrare la ricerca e la conquista di un posto nel mondo, e tuttavia talmente ben scritto da farsi leggere in un fiato.
Ben tornata mia Vargas! Un bellissimo giallo al livello del suo Sotto i venti di Nettuno, divertente, con personaggi preziosi e ambientazione suggestiva. La trama è complessa e un po' contorta, ma la brillante verve narrativa dell'Autrice fa volare il lettore fino alla fine e lo lascia con un dubbio angoscioso: quando mai troverà un altro libro altrettanto affascinante?
Ho cominciato a leggerlo nel pomeriggio e quando sono arrivato a pagina 160 ho dovuto sospendere la lettura perché mi hanno trascinato a cenare...alla sera a letto ho spento la luce solo quando l'ho finito e mi sono riletto le ultime pagine. Non vi dico null'altro!!!
Un bel romanzo storico ambientato nella Barcellona del secolo XI, accurato nella descrizione dei luoghi, delle abitudini dei cavalieri e delle dame, dei commerci e della società del tempo. Particolarmente affascinanti i dialoghi elaborati e cortesi anche quando esprimono amore e passione o inimicizia e imposizione. La trama, strettamente legata allo sviluppo della città così come vi sono legate le vite e le vicende dei protagonisti, si svolge con accattivante lentezza e lascia un senso di serenità e di appagamento.
Feb 18, 2013 (Edited)Italian
Il sequel di quel gioiellino di Zia Mame è un po'...sgonfiato. E' simpatico e divertente ma non ha la stessa verve frizzante e travolgente, confermando ancora una volta la mesta legge del calo di qualità dei sequels.
Stephanie è sempre più imbranata come cacciatrice di taglie, le sue avventure più buffe, le battute più spassose, i criminali più strambi e sprovveduti, Morelli e Ranger più sexi...come fa Stephanie a cavarsela e a risolvere i suoi casi???
Una serie al peperoncino in crescendo che ci lascia divertiti, di ottimo umore ed in trepida attesa di un nuovo libro.
Una serie al peperoncino in crescendo che ci lascia divertiti, di ottimo umore ed in trepida attesa di un nuovo libro.
Come dovrebbe essere un lupo mannaro vissuto per due secoli che sa di essere l'ultimo (il penultimo è appena stato assassinato) della sua specie? Senz'altro disincantato, sprezzante verso gli umani per la loro piccineria, verso quei bellimbusti di vampiri, verso quelli che cercano di ucciderlo e che l'hanno fatto diventare ultimo, unico e solo, perseguitato dalla sua mostruosità che ad ogni plenilunio lo muta in una belva che uccide e si nutre di carne e sangue umani. Deprimente, vero? Ebbene, nulla di più sbagliato…il nostro lupo è ricco e attento alle sue finanze, colto e cultore delle belle arti (ottimi investimenti), con amici affezionati, buongustaio di cibi e bevande scelte, con la passione del sesso sfrenato (molto apprezzato dalle sue donne), affascinante e dotato di un umorismo graffiante. Ha accettato da tempo il suo feroce alter-ego, e solo adesso accarezza un'ombra di desiderio di lasciarsi uccidere. Riesce tuttavia più volte a sfuggire ai suoi cacciatori per fortuna o per le sue doti personali, e poi di colpo…
Leggetelo, ne vale la pena!
Leggetelo, ne vale la pena!
Ahimé, il caro Wilbur questa volta ha toppato ed è sceso di molti gradini nella mia considerazione. Scopiazza "L'ombra del Califfo" ritirando fuori la donna ricchissima che si affida all'uomo d'azione e lo trascina, con molto sesso, in un'avventura strampalata. Inventa poteri tecnici e intuizioni a dir poco improbabili, raffazzona un'azione confusa e senza risultati definitivi. Ovvio il ritorno cruento del problema e un'azione conclusiva ancora più incredibile.
Tutti i personaggi, poco veridici e senza profondità, si muovono come burattini su una rotaia e sono ben lontani dagli stupendi protagonisti delle sue opere precedenti.
Tutti i personaggi, poco veridici e senza profondità, si muovono come burattini su una rotaia e sono ben lontani dagli stupendi protagonisti delle sue opere precedenti.
Contorto e confuso romanzo in cui la protagonista si trova di fronte a errori che possono danneggiare la sua reputazione, a vecchi colleghi che si muovono in modo sospetto, a reticenze di suo marito e di sua nipote...Non è che la Cornwell ha inserito a forza in quest'opera tutte le paranoie di cui soffre nella vita reale? Il risultato è angosciante, e il mio giudizio caritatevole è dovuto solo a quanto di bello Patricia ci aveva dato finora.
Autobiografia e autodifesa dell'autore che cerca di motivare la sua frequentazione della vita dei bassifondi con l'impulso di scrivere romanzi noir del tutto veritieri. Si può apprezzare la sua opera letteraria, ma una persona "civile" si rende conto che non si è affatto sacrificato a sbronzarsi con assassini-ladri-truffatori-biscazzieri-papponi-prostitute vivendo di espedienti, partecipando a truffe, macchiandosi di omertà su delitti atroci "in nome della sua arte". La sua autodifesa suona quindi piuttosto falsa, ripetitiva e come ossessionata dal desiderio di un'assoluzione, e le sue sparate contro una società che permette (per lui provoca) l'esistenza dei bassifondi rivelano un'inconscia ricerca di trovare colpe che giustifichino le sue.
Il protagonista è un multi-sicofante: esperto falsario, falso notaio, falso prete, falso carbonaro, falso garibaldino e chi più ne ha più ne metta. Fa la spia e la spia doppia, odia i politici e le donne, è un antisemita convinto e le uniche cose che adora sono i soldi e il buon cibo. Quando occorre, non ha problemi a far fuori qualche suo pari! Interessante la rivisitazione (dal lato oscuro) della storia d'Italia e Francia nel periodo di Cavour, la spedizione dei Mille e Napoleone III. Solo le ultime 100 pagine diventano faticose e non si vede l'ora di capire come l'autore riuscirà a mandare al diavolo lo spregevole protagonista.
Deaver è sempre Deaver. Questo non è un giallo, forse neppure un thriller, ma un trascinante viaggio nelle menti dei protagonisti e nei loro rapporti (passati e presenti) condotto con maestria da un narratore affascinante.
Decadente, come pervaso dalla decadenza fisica del commissario Wallander. Questo libro, dichiaratamente l'ultimo dedicato al protagonista, si trascina stancamente in un mistero politico e spionistico che fatica ad interessare e che si conclude in modo frettoloso e insoddisfacente. Un triste addio.
Ho dovuto rileggere questo bel libro per capire perché, malgrado tutti i suoi meriti, mi abbia lasciato un'ombra di delusione. Tanto di cappello a Ken Follet per la precisa ricostruzione delle cause (orgoglio nazionalista, militarismo, incapacità politica, stupidità dei regnanti) che hanno spinto l'Europa nel baratro sanguinoso della Grande Guerra, e tuttavia appare offuscato il racconto delle storie dei protagonisti come se l'autore avesse perso parte del talento narrativo che trascinava i lettori nelle loro vicende rendendo così interessanti i suoi libri.
Troppa carne al fuoco? Capita spesso nei romanzi storici, quando l'impegnativo lavoro di aderire alla realtà dei fatti lascia meno tempo e risorse alla fantasia e all'invenzione.
Curiosa,infine, la completa assenza dell'Italia e del suo contributo alla guerra contro l'Impero austroungarico...è come se la nostra nazione a quei tempi non esistesse!
Troppa carne al fuoco? Capita spesso nei romanzi storici, quando l'impegnativo lavoro di aderire alla realtà dei fatti lascia meno tempo e risorse alla fantasia e all'invenzione.
Curiosa,infine, la completa assenza dell'Italia e del suo contributo alla guerra contro l'Impero austroungarico...è come se la nostra nazione a quei tempi non esistesse!
Colpo di reni! Torna nel suo splendore la sexi Stephanie alle prese con i criminali più strani e con avventure di comicità deliziosa.
Trama resa deliziosa dagli excursus sulle bellezze della Toscana viareggina, sulla sua cucina, sul comportamento dei suoi abitanti, sulle diffidenze regionali tutte italiane, sugli incisi dialettali alla Camilleri. Protagonisti ben vivi nell'aspetto, nei pensieri e nelle azioni. Narrazione tranquilla, ponderata e particolareggiata che rende piacevole la lettura. Sembra scritta… da un bravo bridgista toscano!
Feb 18, 2013 (Edited)Italian
Dopo la catastrofe nucleare una cittadina del sud si trova a inseguire una sopravvivenza civile senza denaro, energia elettrica, polizia. comunicazioni. Torna praticamente ai tempi dei pionieri del Far West e ne riprende abitudini e leggi anche per combattere sciacalli e banditi.
La narrazione pressante costringe a leggere questo bel libro in un fiato.
La narrazione pressante costringe a leggere questo bel libro in un fiato.
La nuova cura e la guarigione dall'Alzheimer, dopo vent'anni circa di demenza senile, riportano alla coscienza un professore e poeta che si trova di fronte a un balzo tecnologico inatteso: ogni persona può connettersi al web, a tutti i database e ad infinite realtà virtuali senza bisogno di collegarsi a un computer. Vi si adatta con cautela, dubbi e difficoltà e in un secondo tempo (questa è la parte che mi piace di più) ingaggia, con altri simpatizzanti, una lotta clandestina per salvare biblioteche e libri ormai ridotti a ruderi della cultura umana.
I grandi lettori sono avvertiti, consiglio loro di comprare o farsi prestare questo libro premiato nel 2007, e di leggerlo sino alla fine!
I grandi lettori sono avvertiti, consiglio loro di comprare o farsi prestare questo libro premiato nel 2007, e di leggerlo sino alla fine!
Prima implausibile, poi prevedibile e infine una conclusione scontata. Tanta fatica per confezionare l'"happy end" di una vicenda scritta con il chiaro intento di terremotare l'istinto materno delle lettrici!
Di solito io mi divoro un Urania da 200 pagine in un giorno-un giorno e mezzo, per poi rileggermi con più calma i pezzi più appassionanti o addirittura l'intero libro. Ho invece impiegato una settimana a leggere, abbandonare e riprendere più volte questa deprimente saga di un gruppo di perdenti depressi, e prevedo di non rileggerla mai più.
Che dire dell'autore? Bravo, è un mago delle parole, ma poiché spesso usa venti righe per descrivere un'azione, situazione, o sentimento quando basterebbero due righe chiare e concise, mi viene il dubbio che lo faccia per se stesso, sicuro nel suo narcisismo del plauso da parte del lettore che invece, povero incolto, è senz'altro più interessato a non perdere il filo e a sapere cosa diavolo succede dopo.
Da grande fan di Urania sono stato generoso, ma non gli ho potuto concedere più di tre stelline.
Che dire dell'autore? Bravo, è un mago delle parole, ma poiché spesso usa venti righe per descrivere un'azione, situazione, o sentimento quando basterebbero due righe chiare e concise, mi viene il dubbio che lo faccia per se stesso, sicuro nel suo narcisismo del plauso da parte del lettore che invece, povero incolto, è senz'altro più interessato a non perdere il filo e a sapere cosa diavolo succede dopo.
Da grande fan di Urania sono stato generoso, ma non gli ho potuto concedere più di tre stelline.
Immersione completa nel mondo dei ragazzini: segreti e curiosità, odio e amicizia, paure e sventatezze, bugie e verità, ma soprattutto meraviglia nei confronti delle deformazioni fisiche e mentali degli adulti, dei loro difetti e delle loro manie, salvo a considerarli con tenera simpatia nei loro familiari. La trama gialla sembra una scusa per investigare tale mondo, e la conclusione debole e fantasiosa conferma questa sensazione.
"Le citta della mente": tempere di Karel Thole per "I romanzi di Urania": [asta di originali: Cartoomics (Fiera Milano City), sabato 27 marzo 2010! by Karel Thole
Purtroppo limitato perché è un catalogo d'asta per la vendita di alcune tempere originali. Tuttavia è gratificante ammirare questa ventina di opere del grande illustratore che sapeva suscitare in noi l'immaginario fantastico ogni volta che avevamo in mano il nuovo Urania da acquistare.
Feb 18, 2013 (Edited)Italian
Fino a qual punto possono spingersi dei genitori per salvare il loro figlio adolescente che ha commesso qualcosa di imperdonabile? Due fratelli con le loro mogli si incontrano a cena per discuterne, perché i loro figli hanno provocato la morte di una barbona.
L'autore, con mano delicata, con una narrativa attraente e per nulla angosciante, ci trascina a conoscere nel profondo l'indole e il carattere di ciascuno dei protagonisti, a comprendere l'ambiente in cui vivono, e infine ad accorgerci di quanto è sottile la pellicola di civiltà che nasconde in noi i primitivi e animaleschi istinti aggressivi, razziali e tribali repressi a fatica dalle leggi e dalle convenzioni sociali.
Un ottimo libro che trattiene l'interesse del lettore fino alla conclusione della vicenda, e che al lettore lascia molto, moltissimo su cui riflettere.
L'autore, con mano delicata, con una narrativa attraente e per nulla angosciante, ci trascina a conoscere nel profondo l'indole e il carattere di ciascuno dei protagonisti, a comprendere l'ambiente in cui vivono, e infine ad accorgerci di quanto è sottile la pellicola di civiltà che nasconde in noi i primitivi e animaleschi istinti aggressivi, razziali e tribali repressi a fatica dalle leggi e dalle convenzioni sociali.
Un ottimo libro che trattiene l'interesse del lettore fino alla conclusione della vicenda, e che al lettore lascia molto, moltissimo su cui riflettere.
Pratchett prende in giro il genere fantasy e lo fa impegnandosi in un gradevolissimo fantasy tutto suo, con dei personaggi tutti suoi, in una città tutta sua e con le sue grandi capacità di ironia e umorismo.
Basti dire che la città è dotata di una Corporazione per ciascun crimine, che le Guardie sono dei poveracci sgangherati, che una Lady alleva draghetti, che il Bibliotecario della città è un orango…e qui mi fermo per non rovinare le sorprese. Ma il meglio è che le fantastiche avventure narrate sono tanto buffe e coinvolgenti, i personaggi buoni tanto simpatici, i felloni tanto viscidi e il popolo bue tanto cretino, che il lettore non può evitare di ghignare e diventare un tifoso accanito fino alla conclusione della storia.
L'autore, chiaramente, si diverte a narrare non solo dialoghi e azioni dei protagonisti, ma anche i loro pensieri facendoci partecipi delle loro paure, delle loro piccinerie, delle loro cavolate, dei loro ragionamenti strampalati e dei loro (pochi) slanci di eroismo (molto) tremebondi.
Comprate questo bel libro, o fatevelo prestare, e leggetelo perché è un vero spasso. E alla fine chiedetevi: ma la città di Pratchett non assomiglia un po' troppo alla nostra società?
Basti dire che la città è dotata di una Corporazione per ciascun crimine, che le Guardie sono dei poveracci sgangherati, che una Lady alleva draghetti, che il Bibliotecario della città è un orango…e qui mi fermo per non rovinare le sorprese. Ma il meglio è che le fantastiche avventure narrate sono tanto buffe e coinvolgenti, i personaggi buoni tanto simpatici, i felloni tanto viscidi e il popolo bue tanto cretino, che il lettore non può evitare di ghignare e diventare un tifoso accanito fino alla conclusione della storia.
L'autore, chiaramente, si diverte a narrare non solo dialoghi e azioni dei protagonisti, ma anche i loro pensieri facendoci partecipi delle loro paure, delle loro piccinerie, delle loro cavolate, dei loro ragionamenti strampalati e dei loro (pochi) slanci di eroismo (molto) tremebondi.
Comprate questo bel libro, o fatevelo prestare, e leggetelo perché è un vero spasso. E alla fine chiedetevi: ma la città di Pratchett non assomiglia un po' troppo alla nostra società?
Molto bello. Descrive con efficacia l'angoscia e gli sforzi di chi si dedica a un'indagine terribile, febbrile, e i riflessi di tale indagine sulle vite degli investigatori e delle vittime, mettendo in luce con brevi e ripetuti flash i caratteri dei personaggi e rivelando particolarità, interessi personali e modi di rapportarsi agli altri. L'inizio un po'lento vien riscattato da uno slancio crescente fino a un finale emotivamente travolgente.
Tanto di cappello a questo scrittore che fa onore alla fama della narrativa scandinava.
Tanto di cappello a questo scrittore che fa onore alla fama della narrativa scandinava.
Ahimè, addio Vargas mio amor! La brava scrittrice si infogna in polpettone alla Da Vinci e mi delude parecchio...Non mi aspetto più che ritorni all'antico fascinoso talento.
Come ha fatto l'Allende a indossare così efficacemente la pelle di una schiava negra? E non di una schiava qualsiasi, ma di una protagonista della schiavitù spaventosamente inumana come quella di Santo Domingo (Haiti), finita in una tremenda e sanguinosa ribellione alla fine del 1700.
L'Allende racconta con desolata partecipazione gli orrori e le umiliazioni della vita della sua schiava, che tuttavia non perde mai la sua innata bontà, la sua dignità di donna e di madre, il suo tenace desiderio di libertà.
E' un romanzo storico? Si, ma è anche (e soprattutto) un romanzo profondamente umano.
L'Allende racconta con desolata partecipazione gli orrori e le umiliazioni della vita della sua schiava, che tuttavia non perde mai la sua innata bontà, la sua dignità di donna e di madre, il suo tenace desiderio di libertà.
E' un romanzo storico? Si, ma è anche (e soprattutto) un romanzo profondamente umano.