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Prendetevi una pausa ... ogni tanto.

Vi piacciono gli aeroporti? Come vi ci sentite all'interno? Io non viaggio molto, ancor meno con l'aereo, eppure l'ho sentito tutto il senso di bruttura e di spaesamento che vi è raccontato. Forse perchè sarà vero?
Poi accade un evento che sembra all'ordine delle cronache di ogni giorno, ma... forse per questo possiamo ritenerlo "normale"? Ogni cosa, ogni istante sotto i nostri occhi può essere una cosa e centomila altre. Se pensiamo ai bambini, per loro ogni cosa ha del fantastico, dell'inspiegabile, del "magico".
Basta poco e possiamo accettare che il subconscio sia un essere in carne ed ossa, indisponente, che borbotta fra sè e sè.
E le balene? Poveri mammiferi sperduti in un mare che è diventato peggio di una discoteca, con tutti i rumori dei motori che non gli permettono più di orizzontarsi. E neanche possono cantare le loro nenie come fanno gli esseri umani, o gli esseri dis-umani.
Questi esseri, gli umani, che tutto fanno e disfano come fossero i soli ad averne diritto.
Inventano dèi di cui non si curano più, oramai presi da sè stessi, dai loro egoismi. Tutti così, tranne qualcuno. Dirk Gently, investigatore olistico, riesce ancora a guardare sotto la superficie non comune delle cose. Il suo sguardo meraviglioso e meravigliato lo porta in un mondo di misteri dove bisogna accettare cose apparentemente "illogiche" per accedere alla luce della conoscenza.
Chi, se non lui ed una giornalista curiosa, può ritrovarsi nel Walhalla show more nel bel mezzo di una grigliata?
Il raduno degli dèi sembra una cosa a metà fra la sagra estiva ed un assembramento di nostalgici, più umani degli umani dei quali ne ereditano tutte le debolezze, ma anche inaspettati slanci poetici. E' bello, facile, ogni tanto, lasciarsi andare all'irrazionale, che poi, chi l'ha detto che è negativo l'irrazionale, il fantastico, con tutta la sua saggezza dell'impossibile, dell'inspiegabile o dello spiegabile sotto altre regole?
Non si accetta più niente, oggi, tutto ciò che non appartiene al nostro personale senso comune lo combattiamo ferocemente, lo mettiamo al bando, al rogo, dimenticandoci che è soltanto un altro punto di vista, di un altro come noi, non tanto diverso da noi, che vive in un altro angolo sconosciuto o che semplicemente non vogliamo più riconoscere.
Tutto questo comunicare, questa tecnologia che abbrevia le distanze fisiche ha messo noi stessi con le spalle al muro scavando nel buio profondo del nostro pensiero, là dove la luce degli schermi non arriva.
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Hello Auster, my old friend

Mi sento a mio agio fra le sue parole e mi immergo nelle immagini, navigo fra i pensieri dei personaggi che incontro, il tutto con una naturalezza sconcertante. Ad ogni libro è così ed io sono ad un tratto fra braccia che mi accolgono, riconoscente per il calore che emana, sempre quello, rassicurante, familiare.
E pagina dopo pagina vengo attratta da un mondo che conosco, e quel mondo diventa la mia seconda vita, per tutto il tempo, per ogni angolo di tempo che riesco a farlo mio. E' il mio universo parallelo, è lì dove vivrei, se potessi, parlando con Adam, temendo Rudolf, ammirando Margot.
Li seguo per tutta la vita, non vorrei lasciarli più, ma devo farlo. Arriva il momento di tirare le fila, e questa volta è come nella vita vera. Non arriva alcuna rivelazione illuminante. Tutto si perde e scivola via, così come era nato. Non so se mi convince, ma è così. Come la realtà.
Ci incontreremo di nuovo, dove ci eravamo lasciati, nelle prossime anime reincarnate. Aspettami.
Cena con mistero

Oooohu....moulto pittorescou!!! E' così che Enrico Montesano, o meglio, il suo personaggio della vecchia signora inglese è solito etichettare situazioni stravaganti. Ed anche a me sembra tale il distacco che pongono i soci del club nell'esporre i misteri nelle loro riunioni. Dopo la cena, servita dal cameriere (socio anch'egli e partecipante attivo alla risoluzione degli enigmi), uno dei soci od un'ospite della serata pone una questione, a volte tacendo la soluzione, a volte invocando l'abilità dei presenti nel proporre una risposta plausibile.
Semplici indovinelli o riferimenti a questioni politiche, lo schema è più o meno ripetitivo. Non è la prosa ad impressionare in quanto ad Asimov non sembra interessare la ricercatezza di forme letterarie. E' tutto proiettato a mostrare l'esercizio di stile nel presentare i quesiti, tant'è che alla fine di ogni raccontino non può trattenersi dall'aggiungere "la postilla" dove racconta la genesi dell'enigma presentato, nonchè far avvertire la foga creativa, come se lo potessero privare di tutti gli strumenti di scrittura inaspettatamente.
Diciamo che dall'uomo che ha avuto intitolato un asteroide ed un cratere, che ha scritto qualcosa come 500 volumi, ha ricevuto riconoscimenti accademici "ad onorem", mi aspettavo qualcosina di più.
Ma forse un pò di stizza mi assale perchè, in verità, ho invidiato questa maschilista accolita di personaggi dalle vite sempre piene di storielle argute, capaci di ritrovarsi per show more decenni alla cena settimanale "caschi il mondo" e condividere attraverso soltanto le umane capacità (senza estensioni di elaboratori elettronici!) piccoli indovinelli.
Sto pensando di fare un club... ingresso riservato alle sole signore e... "Caro, ho la cena al club stasera... non mi aspettare in piedi!!!".
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Se è divertente, perchè non lo farai mai più?

Io vado umilmente per mare. Tutto l'anno. Niente di che, non sono super nè yeah!wow!. Sono solo una cui piace ascoltare lo sciabordìo, lo scorrere delle onde sullo scafo, la salsedine nebulizzata, il vento da risalire. E dunque? Un attimo... prendetevi un attimo e respirate.
David Wallace Foster è uno nel quale prima o poi ci incappi dentro.
Il classico maudit dalla vita breve che sembra fatto apposta per vendere libri e quindi attrae come una calamita la curiosità di ogni famelico lettore libraceo.
Dunque io, la barca, il mare e David Wallace Foster.
Eccolo il nesso. E' che non sapendo da dove iniziare, non ho potuto che essere facilitata in questo (e chi va per mare mi capirà...lo si cerca ovunque, il mare, in un profumo che si chiama "blu", nel barattolo del sale marino quando l'acqua bolle, figuriamoci se uno non s'attacca a un libro nel quale, anche se di sguincio e per induzione sensoriale, non se ne avverte la presenza) dall'ambientazione.
A Foster viene data l'opportunità di partecipare ad una crociera "extralusso"(?) in cambio di un pezzo giornalistico sull'argomento.
Perplessità. Dubbi. Che ne potrà mai venir fuori? Ma sono curiosa. Come reagirà Foster ad un panorama artificiale ed artificioso in una settimana di non-vita dove si assiste ad uno spettacolo surreale di pseudo-esistenze intente a raccontarsi una bugia nella bugia ed a convincersi che è proprio lì che vogliono stare, lì e non altrove?
Foster show more scrive bene, molto, anche se questa è una traduzione, ma si intuisce lo stesso, nella costruzione delle frasi, nella sottigliezza dei dettagli, nelle
parole. Non so se è tipico di Foster, ma fa una cosa strana lui: inserisce delle note, tante, che da sole costituirebbero un altro libro, altra materia di indagine. Non mi sono fatta un'idea del perchè, ma mi ha spiazzato...e l'ho trovato frastornante, a dirla tutta.
Ma il racconto della vita a bordo... è qualcosa di indescrivibile. Gironi dell'inferno patinati, giornate scandite dal cibo e da tutti gli intrattenimenti immaginabili, cabine dove addetti fantasmi ripuliscono e ordinano senza lasciar traccia del loro passaggio, tornei fra personale di bordo ed ospiti, tour maniacali sul funzionamento del piccolo universo semovente... non esiste un solo istante che non venga riempito da qualcosa... una giostra folle che non si ferma se non con lo sbarco. Ma man mano che i giorni scorrono, Foster comincia a far intravedere piccole crepe, l'inizio di quell'imperfezione che è il sale della vita, ma che in un pianeta drogato come il sistema delle crociere è segno di decadenza, di una patina dorata che non è più così abbagliante come il primo giorno: l'inizio della fine.
C'è il mare, una nave, lo spostamento, ma la crociera non è navigare e tantomeno viaggiare. La crociera, per certi versi, potrebbe essere assimilabile ad un'esperienza virtuale. La nave è tanto grande da rendere difficile la percezione del movimento, del rollìo, del beccheggio. E' un'astronave immensa che si sposta in un tempo sempre uguale a se stesso. I suoi abitanti temporanei vengono storditi da ogni genere di attività, come se dovessero riempire un vuoto, come se dovessero dimenticare da dove vengono e dove sono diretti.
Perciò non farò mai questa cosa divertente.
Perchè la vita non è una crociera, nel bene, nel male e per fortuna.
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Autoanalisi (?!)

Sembra partire da un episodio dal quale mi aspetto un dipanarsi di interrogazioni sui sentimenti, sulle emozioni, sull'amore e le delusioni. E invece no. All'improvviso diventa un dialogo con se stesso. Dettagli del passato, interrogativi su musiche, parole, costumi, stili di vita. Con chi sta parlando Vincenzo, il personaggio del romanzo? Col suo analista, con se stesso, con noi. E finisce, irrisolto, come possono essere molte domande che ci facciamo. E possiamo solo continuare a vivere. Per poter forse scoprire risposte.
Mmmmmh....

Non mi ha preso. Sarà che ho iniziato a leggerlo il primo giorno a terra dopo 3 settimane di barca con una compagnia non proprio di mio gradimento, ma non è riuscito, nel complesso, a farsi strada. Qualche bel momento, qualche frase che colpisce, ma niente di più. Spero di rifarmi con l'altro che ho acquistato. In futuro merita comunque un'altra chance di rilettura sotto altri cieli emotivi.
La curiosità umana

Le 5 equazioni che hanno cambiato il mondo sono pure espressioni matematiche, che possono sembrare aride e fredde, ma una cosa fondamentale non bisogna mai dimenticare: sono state elaborate da uomini. L'autore ci porta in un viaggio nel tempo attraverso le vite di uomini geniali come Isaac Newton, Daniel Bernoulli, Michael Faraday, Rudolf Clausius e Albert Einstein. Professore ad Harvard, Guillen si dedica da tempo alla divulgazione scientifica rendendo questo testo scorrevole e per certi versi anche "romantico". Questi uomini di una umanità sconvolgente che vivevano una condizione umana non sempre avvolta dalla gloria (essere uomini di scienza godeva di poca o nulla considerazione) ma erano pervasi da una curiosità divorante per i misteri del mondo che li circondava. Quella curiosità che Einstein definiva "una piccola, delicata pianticella che ha soprattutto bisogno di libertà" e che ha portato rivoluzioni nelle nostre vite che, nel bene e nel male, distinguono l'uomo come una creatura dalle mille sfaccettature e capacità.
Thriller inquietante più terrestre che marino

L'argomento è interessante. Le sette di ogni tipo (religiose, politiche...), Echelon - l'orecchio che tutto ascolta e filtra, la privacy, i segreti, la verità. Tutte cose che strisciano sullo sfondo della nostra quotidianità, che sembriamo non percepire, ma che condizionano le nostre vite più di quanto immaginiamo, quella di persone come Inga, la protagonista, in maniera più diretta, ma anche quelle di tutti noi, se riflettiamo sulle verità occultate. La storia procede con giochi letterari più o meno svelati. Uno dei protagonisti è l'incarnazione dell'autore, Inga è il personaggio di un romanzo da lui ideato, ma anche la donna vera cui si ispira per poterlo scrivere. La storia è sospesa fra più livelli che prendono il sopravvento in maniera alterna. Meravigliosa la caratterizzazione dei due marinai che accompagnano le peripezie di Inga. Una tenerezza, un coraggio, un senso della dignità di un mondo che si fatica a ritrovare se non tra la gente di mare. La fine è tragica, e uno non può credere che sia così. Ma è la conseguenza più logica che alza il livello della posta in gioco: da certe cose non c'è ritorno, il lieto fine stonerebbe, soprattutto dopo la catena di perdite che conducono la nostra protagonista alla catarsi finale. Amaro. Cupo. Un pò arenante in alcuni punti, ma tutto sommato piacevole.
Racconti brevi

Ciò che è Kurt Wallander "in nuce". I primordi, le indecisioni di una carriera non ancora matura nè professionalmente nè personalmente. C'è ancora un che di indeciso, di non ben delineato. A volte il racconto finisce bruscamente, con la cattura dell'assassino di turno, ma la storia sembra non esserlo affatto, lasciata incompiuta in un limbo dove continua a progredire lontano dai nostri occhi. I pensieri di Kurt non sono ancora quelli dei libri a venire, ma già si avverte un'inquietudine che va ben al di là dell'indagine in corso.
Sale sulla pelle

Un regalo come solo gli amici sanno farti. Il mare accoglie. Il mare cicatrizza. Il mare restituisce. Tutto questo e ancor di più. Si perde la testa, i ricordi, l'orientamento, ma per assurdo, lontano dalla costa, dalle "certezze", ci si può riconquistare. Nora si ritrova su una barca, ferita, inseguita. Attraverserà il Mediterraneo per approdare in Spagna e ogni frammento tornerà al suo posto. Grazie anche ad un misterioso soccorritore. Un grande fascino nelle parole di questo libro conquisterà chi non ha mai navigato, un "sentirsi a casa" pervaderà invece chi conosce bene i silenzi ed il fruscìo del vento nelle andature a vela.
Non saprei...

La Yoshimoto io la trovo sempre molto delicata nel descrivere sensazioni e stati d'animo. Riesce a comunicarmi quello stato di sospensione, quel saper ascoltare i segnali che ci vengono da dentro, quell'interpretare la quotidianità come qualcosa di più alto e spirituale. E' decisamente affascinante tutto questo, tanto da fare in modo che a cadenze regolari io abbia bisogno di calarmi nelle sue atmosfere. Questo romanzo non l'ho trovato particolarmente riuscito. A tratti fa breccia, ma in altri si spegne in maniera scontata senza penetrare a fondo negli stati d'animo appena accennati. Comunque, tutto sommato una lettura lieve che ha segnato la fine del mio viaggio in barca. Finito nella baia di Arzachena ad una temperatura torrida che toglieva il fiato.
ME-RA-VI-GLIO-SO

Sì, d'accordo, sono un tantino di parte, ma potete immaginare una lettura più bella mentre si naviga nel bel mezzo del Tirreno nel pieno dell'estate? Le storie, gli intrecci, il porto come luogo di incroci e partenze, ritorni e scoperte. Il capitano Marcel, Mama, la giovane spagnola Rosa, il gioielliere Sympson e l'ex informatico Jacob Nielsen: cosa avranno mai in comune persone così apparentemente differenti? La realtà si confonde con i sogni in porti dove la terra solida (s)confina con l'indefinito del mare. Romantico e straziante come il lieto fine che non può esserci. Un Larsson perfetto. (Centellinato e finito tra l'isola della Giraglia e St. Florent... WOW!)
"Praticamente innocuo..."

... come il titolo. Peccato. Non il migliore della serie, si legge un pò a fatica, ma non si può non portarlo a termine con una punta di malinconia. Il caleidoscopio di personaggi giunge all'epilogo. Lacrimuccia sulla guancia per una sentimentale che considera i personaggi dei libri (ma anche i suoi autori) amici di bisboccia e di immaginifiche ore trascorse assieme. Mi mancherai Douglas... r.i.p.
Ci sono libri e ci sono film...

I libri di Fleming sul celebre agente segreto sono tutta un'altra storia. Semplici nella scrittura, umani anzi umanissimi i protagonisti, scorrono via lasciandoti però qualcosa di piacevole dentro. Niente a che vedere con la speculazione fatta dal cinema. D'accordo, alcuni 007 sono accattivanti, soprattutto quelli più in là con gli anni, per la fantasia usata nei mezzi "tecnologici" adoperati dal nostro eroe. Ma per quanto riguarda i film degli ultimi anni, un inutile fracasso che non rende giustizia all'estrema semplicità e al panorama interiore del nostro Bond. Salverei le sole pellicole con Timothy Dalton (il più inglese dei Bond che si sono avvicendati), l'essenziale e romantico "Dalla Russia con amore" e "Casino Royale" con un Daniel Craig intensamente affranto per la perdita del suo amore.
Umanità per tutte le stagioni

Non acquisto mai un libro alla volta. Fa parte della mia insicurezza. Non so mai se è il momento giusto di una storia piuttosto che un'altra, o di quella forma letteraria, di quel genere, di quell'autore, di quel tempo. L'ho comprato su commissione, anche se mi ha sempre incuriosito, ma ne ho rimandato nel tempo l'acquisto per una sorta di timore reverenziale che mi suscitava. Per tre anni questo volume ha riposato su di uno scaffale della mia libreria. Quasi come una bottiglia di vino in cantina, l'ho lasciato lì a decantare, ad ambientarsi e ad entrare piano piano nel mio panorama letterario finchè, un giorno, è stato lui a chiamarmi. Si è rivelato il momento giusto. La ricostruzione storica del personaggio è interessante e bilanciata. La sua grandezza sta nel consegnarci un uomo raffinato, intelligente, ma pur sempre un uomo, con tutte le sue debolezze ed i suoi tormenti. Per quanto si possa andare indietro nel tempo, la Yourcenar ci mostra in quest'uomo e in queste pagine un'attualità sconvolgente, segno che, per quanto possa evolversi la forma esteriore delle cose, la tensione umana si rivolge sempre verso le medesime inquietudini, verso la disperata ricerca di una felicità per lo più frutto di compromessi più o meno tollerabili. Lucido, poetico, a tratti commovente. Da rileggere in stagioni diverse della vita.
Rooooonf.... sfiuuuuu!

Moscio... moscio... moscio... un vero peccato, lo spunto è interessante, ma si trascina in sottofondo e a te sembra di capire e non capire, intuire e non intuire. Tutte le emozioni sono algide, sospese in una stratosfera che le mantiene lontane dall'esplodere. E quando pur capisci che quello che avevi sospettato è proprio così, non ti senti nè liberato nè soddisfatto, ma semplicemente stanco. Ed io, che sono una che non molla fino alla fine (della serie "voglio vedere questo stupido dove vuole arrivare"!) mi sono trascinata giorno dopo giorno, notte dopo notte, questo inutile fardello. Visto che ci hanno fatto pure un film sarà questo il caso in cui la pellicola sarà migliore del libro? Se qualcuno lo va a vedere, me lo faccia sapere, per cortesia...
Dove stiamo andando?

Ballard è (stato, ahimè non ci illuminerà più con altri racconti) uno dei pochi scrittori contemporanei ad indagare minuziosamente la follia moderna dietro comportamenti apparentemente normali. Dopo tante conquiste sociali, economiche, industriali, sembra proprio che l'uomo, perduto ogni contatto con la sua dimensione più reale, abbia di nuovo bisogno di "sporcarsi" con i suoi istinti primordiali. Insicurezza, solitudine, trasgressione, domande che cercano risposte a dubbi ed interrogativi che lasciano impantanati su cosa sia morale e cosa no. L'inferno può anche avere le sembianze di un dorato paradiso e, se guardiamo attentamente il nostro quotidiano, ognuno di noi può dirne di conoscerne un volto.
Irracontabile

Tutti i libri di Palahniuk sono diversi tra loro con storie difficili da raccontare. Molteplici livelli, dove la realtà è spesso un contorno sbiadito eppur fondamentale al disagio interiore che esplode in un linguaggio duro e violento, vengono tenuti a bada ed orchestrati con la sicurezza di uno che sa dove vuole arrivare. Già, ma dove vuole arrivare? Qual è il punto della situazione? Forse è proprio questo il punto: che non c'è un punto... d'arrivo. Forse ci devono bastare semplicemente le parole di Victor: "Cerchiamo di creare la nostra realtà alternativa. Di costruire un mondo partendo dalle pietre e dal caos. Cosa ne verrà fuori, non ne ho idea. [...] E forse saperlo serve a poco."
Bello tra i belli

Il migliore in assoluto della Vargas, anche se mi ha molto impressionato "Parti in fretta e non tornare". Qui è tutto sviluppato su molti più livelli, padroneggiati con sicurezza e cura del dettaglio ancor più del solito. Ma nulla è impossibile per il commissario Adamsberg, "spalatore di nuvole", e il suo fido Danglard. Lentamente, ma inesorabilmente, viaggiando attraverso istinti primordiali, echi di riti ancestrali, inquietudini contemporanee e non, la soluzione al mistero giunge puntuale. Ma che viaggio!
Perfect Day

"Perfect Day" è il titolo del secondo capitolo del libro. Ma sono anche due parole permeate di sottile ed amara ironia. Ed anche il titolo di una nota canzone di Lou Reed. Frullare il tutto e leggere. Un concentrato di assoluta (salvifica) disperazione. Si sta male, ma ci si può anche inventare un'alternativa... forse... Verso la fine perde un pò di verve. Ma il concentrato del "Perfect Day" vale comunque tutto il libro.
Racconti fuori dal Giappone

E' una raccolta di 7 racconti ambientati in sudamerica ed incentrati sul tema del tradimento. A mia modesta opinione la Yoshimoto non da il meglio di sè in questa forma narrativa. Come se riuscisse a stento a tracciare un panorama che poi le sfugge e la storia termina lì con tante buone premesse ed una sorta di amaro in bocca per quel che non è stato. Peccato, perchè pochi riescono come lei a rendere con le parole quegli stati d'animo, quell'irrequietezza, quei paesaggi emotivi che ci rendono straniati ai nostri stessi occhi.
UAU!

Un Giappone magico e diverso rispetto a quello cui siamo abituati a pensare. Esseri umani che ascoltano i segnali che il corpo comunica loro, vite a misura, ritmi naturali che curano le angosce dei nostri tempi con una semplicità stupefacente. Guardare e guardarsi. Interrogare e soffermarsi. Basta poco. Quel poco che ci neghiamo con alibi fasulli alle nostre stesse orecchie. Un libro su cui ri-tornare nei momenti di difficile passaggio, di transizione da quel che eravamo a ciò che potremmo rinascere.
Intimo, cupo, malinconico

i tre aggettivi del titolo rendono tutto il clima del libro. Pepe Carvalho che questa volta ha a che fare con un intrigo misterioso, con la morte di un manager che aveva conosciuto per caso molti anni prima negli Stati Uniti. L'assassinio è ovviamente orchestrato con una messa in scena che cela una verità più scomoda. Il potere dei forti incombe e appesta le vite dei più e di Pepe in un paese che ancora sanguina per le ferite del franchismo. Tra frasi memorabili e fantasmi mai morti la vicenda si svolge lentamente con flashback dell'incontro statunitense fra Pepe e il manager. La matassa si dipana tra mille sofferenze mentali e fisiche. La verità viene a galla fra il disprezzo dei colpevoli e l'impotenza di chi ha aggiunto soltanto un altro tassello alla follia di questo pazzo mondo degli umani.
Un sogno con i piedi per terra

Cosa sarà? Un romantico resoconto? Un manuale? Acquistato con la sete da mancanza di barca e mare post-estiva, temevo la delusione. Sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla giusta calibrazione di consigli pratici, burocratici e racconto di vita di bordo. Girando il mondo, Di Stefano porta tutto il mondo sulla pagina scritta: natura, rapporti umani, politica, burocrazia, libertà, diversità. Un viaggio necessario, che tutti dovrebbero fare una volta nella vita. Al di fuori del nostro paese lo sanno, tanto che, come racconta l'autore, l'anno sabbatico è un diritto riconosciuto in molti paesi per l'arricchimento interiore che produce. Il passaggio più bello: Caro "uomo-container", ti scrivo... (pag.366). Molto bello. Tutto un mondo, uno stile di vita sconosciuto ed inimmaginabile ai più.
Epopee umane

Storia di abitanti di un condominio, per antonomasia il palcoscenico delle miserie umane. Storie che si intrecciano, compromessi ed ipocrisie, tristezze e rimpianti, sconfitte e tradimenti. Microcosmi, scatole cinesi di una storia sempre uguale e sempre diversa, la storia dell'uomo. Un piccolo capolavoro il capitolo 31: in dodici pagine e mezza si assiste alla consumazione di un dramma annunciato da secoli di meschinità umana. Feroce e perfetto.
Una donna e le sue donne

Marcela Serrano parla delle donne come poche. Le sue donne hanno la profondità dei mari del sud, la passione forte a fare da contraltare a vite difficili, la determinazione che proviene da terre aspre e da climi inclementi, il dolore di chi si è rialzato mille volte e sorride nonostante tutto. Dieci donne che si raccontano, nove donne in fila nello studio di una psicoterapeuta che ne accoglie le storie, le motivazioni per le quali si sono trovate in quella stanza. La decima è Natasha, la psicoterapeuta.
In realtà...
(il mio primo e-book!!!)

...darei un pò più di 3 stelline. Ha dei momenti in cui arrivi anche a 4, ma il finale mi ha lasciato un pò perplessa. Non starò a fare anticipazioni, ma nel complesso la Extebarria si riconferma nei personaggi femminili. Un pò sopra le righe alcune descrizioni di rapporti sessuali fra i protagonisti, ma non posso non perdonarla. E' un pò come una cara amica della quale non guardi i piccoli difetti, perchè le vuoi un bene dell'anima.
Promettente titolo

Mi aspettavo un racconto al limite del surreale riguardante i componenti di una famiglia. Per certi versi lo è, ma ho trovato la lettura faticosa con pochi momenti interessanti. Per la caparbia che mi impedisce al 99% di abbandonare un libro, sono giunta fino alla fine. Ahimè, un posto sullo scaffale occupato da un compagno che potevo evitarmi di incontrare.
Goduria

Fantastico, romantico, spietato, sanguigno, elevato, primordiale, regale come solo le avventure di una cerchia ristretta confinata su un guscio di legno sul mare sa essere. Come si fa a non restare incantati dall'esperienza di uomini che del mare hanno fatto la propria casa senza confini? Il "primo comando" dell'imbarcazione corvetta "Sophie" al comandante Jack Aubrey tra battaglie, pedinamenti, servizi di scorta, mare in tempesta e tempeste di terra. A un certo punto volevo non terminasse mai quest'avventura. Sentivo di perdere un compagno. La brutalità dell'interruzione del sogno si accorda allo strano e repentino finale, l'unica nota, a mio avviso, stonata di tutto il romanzo.
Le stelle sono troppo poche... ne aggiungo altre * * * * *

Prima o poi terminerò gli aggettivi, le locuzioni, le perifrasi per passare ai simboli di punteggiatura. Le parole hanno un limite per esprimere le emozioni, mentre non ne ha, di limiti, Camilleri. I pensieri interiori di Montalbano, la sua personale visione del mondo, della natura umana e del creato, il suo modo di relazionarsi con gli abitanti del suo spaccato siciliano sono pura poesia. Non riesco a trovare un altro autore che mi rasserena, consola (ma di una consolazione umana e drammatica, di certo non nell'accezione "banale" che potrebbe avere il termine), pacifica, nutre, diverte, immalinconisce in un modo tale che fa di ogni libro un rifugio perfetto. E' sempre il momento giusto per lasciarsi condurre per i meandri oscuri dell'animo umano, riscaldati dal sole generoso di quelle latitudini, andando a dormire con la salsedine sulla pelle dopo una "passiata" in lungo sul molo, digerendo fantasmagoriche sinfonie alimentari a base di un pescato che sembra esistere soltanto in quei mari. A Camilleri il mio personalissimo "grazie di esistere".