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Un giorno di festa
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Giorno di festa. Coito ergo sum
Coito.
Ha pensato a tutto, Paul. Persino al contraccettivo (diaframma, tenete a mente). La giovane Jane, cameriera trovatella a servizio della famiglia Niven, da qualche anno ha una relazione col rampollo di casa Sheringham. Prima la pagava, poi promossala “amica” ha evitato la spesa. Lui risparmia, e lei non si sente più una prostituta. In fondo, “Amica, [è] meglio ancora che amante”. E di amanti ne avrà un buon numero in seguito, quando sarà a Oxford: “Tanti: di questo avrebbe fatto un punto d’onore”.
E veniamo al 30 marzo 1924, Mothering Sunday. Eccola arrivare, la nostra Jane, in bicicletta. Varca il cancello e pedala lungo il viale d’accesso, tra limoni e narcisi. Questa volta non passa dal retro, ma dall’ingresso principale. La casa di Upleigh è vuota. La famiglia è fuori a festeggiare l’imminente matrimonio fra Paul e Emma Hobday. Le domestiche sono state accompagnate alla stazione dal giovanotto. Trascorreranno la giornata con le rispettive famiglie.
La conduce, o meglio, la spinge su per le scale. Raggiunta la stanza da letto, Paul spoglia la giovane mentre lei, ferma, osserva quella stanza fino a ora sconosciuta. Sdraiati sul letto, nudi, immobili, l’una accanto all’altro fissano il fumo delle sigarette, col cinguettio che arriva dal giardino e rompe il silenzio della casa deserta. Per lei, convinta di una “perfetta politica della nudità” che cancella le gerarchie, è un momento magico. Un momento di pace e incanto che difficilmente una servetta può conoscere. E qui, per non tediarci con troppa poesia, ecco che mr Swift le fa sbatacchiare “via la cenere dall’uccello ancora umido” di Paul.
Post coito.
A questo punto, i termini nudo, nudi, nudità comparsi già una decina di volte, si replicano per altre trenta e più. Il buon Graham teme che ci dimentichiamo, o che non ci sia chiara la loro condizione di nudità. Lo stesso vuole che rammentiamo l’orfanitudine di Jane (e pensate un po’!, nonostante sia cresciuta in brefotrofio, si rivela essere creatura “tutt’altro che priva di intelligenza e spirito d’iniziativa. Era venuto fuori che la ragazza sapeva leggere molto meglio di quanto fosse richiesto a una cameriera, scrivere ben più di una semplice lista della spesa, e anche fare di conto”); si adopera, mr Swift, perché non cadano nell’oblio le numerose “emissioni notturne”, prodotte in solitudine o in compagnia. Ha cura che non scordiamo quelle macchie. Tiene altresì a ricordarci, svariate volte, il diaframma o cappuccio che il magnanimo Paul ha procurato alla giovane domestica.
Mentre il seme di Paul abbandona Jane, con notevole sgocciolio tra le gambe (ci spiega che è per il diaframma), il giovane si veste, lentamente, e non prima che l’egregio autore abbia largheggiato sulla di lui nudità. Nel frattempo lei rimane sdraiata sul letto. Nuda.
Paul se ne va nel primo pomeriggio, Jane approfitta per visitare (nuda) la casa. Entra in biblioteca e stringe al petto (nudo) un libro di Stevenson, raggiunta la cucina, si siede (nuda) e consuma il pasticcio messo da parte. Beve birra. All’improvviso si sente miserabile, senza niente addosso. Rutta rumorosamente (giuro!) e torna di sopra per rivestirsi. Infine esce, inforca la bicicletta e si avvia verso casa Niven. L’incontro amoroso è finito. Jane, consapevole che non ne seguiranno altri, pedala.
E qui… bombshell!: “Aveva ventidue anni. Con il vento che le sollevava la gonna, e le stuzzicava il diaframma.” (riferito al contraccettivo succitato).
Ora, anche ipotizzando una sella col buco intorno (come la famosa menta), un organo genitale somigliante al traforo del Monte Bianco e un vento potente come una tromba d’aria, vi pare verosimile?
Stringendo: gli eventi si susseguono e si giunge al termine, passando per il cambio importante nella vita di Jane. Il trasferimento a Oxford, il suo lavoro come commessa in una libreria, dove di giorno in giorno i libri le diventano sempre più familiari, così come lo divengono i clienti: “Cominciò a frequentarne alcuni, a uscire con loro, perfino ad andarci a letto, e non sarebbe stato errato affermare che era esattamente ciò che aveva sperato, e in qualche modo previsto. Se non era potuta “andare a Oxford” nel senso che comunemente veniva associato all’espressione, tanto valeva che diventasse intima di chi godeva di quel privilegio. Sarebbe stato addirittura possibile sostenere che si muoveva nella cerchia universitaria con molta più libertà, e riscuotendo molto più successo, di tanti poveri sgobboni che dell’accademia facevano parte a tutti gli effetti. Riusciva perfino a spacciarsi per un esemplare di una specie rara quanto spaventosa: le studentesse universitarie.”
Infine la gloria.
Lunga la vita di Jane. Corto (per fortuna) il racconto.
Voleva essere una narrazione sulle convenzioni sociali, sugli strascichi della Grande Guerra, sull’emancipazione, l’indipendenza, i sogni, le aspirazioni, l’amore per le parole? Voleva essere un omaggio alla lettura, alla scrittura? Ai romanzieri citati, primo fra tutti Conrad? Poteva esserlo. Invece no.
Ripetitivo fino al fastidio. Tutto per superare le cento pagine e renderlo vendibile?
E ho percepito uno sgradevole velato “invito” al giudizio nei confronti di Jane. I passaggi sulla giovane domestica/giumenta, che ho riportato, sono alcuni esempi. Su Paul lo stallone, perché “non c’era alcun dubbio che lo fosse”, nulla da dire. O al limite si potrebbe, con un sospiro, borbogliare per “tutte quelle emissioni sprecate”.
P.S. Il 30 marzo 1924, era veramente domenica. È anche l’anno della morte di Conrad, che a Jane piace tanto (lo immagina persino - il vecchio Joseph - disteso al suo fianco. Nudo, naturalmente).
Su su, che a cercare qualcosa si trova. Leggete Conrad. E gli altri scrittori citati.
Tutto quel Modigliani in copertina sprecato…
Coito.
Ha pensato a tutto, Paul. Persino al contraccettivo (diaframma, tenete a mente). La giovane Jane, cameriera trovatella a servizio della famiglia Niven, da qualche anno ha una relazione col rampollo di casa Sheringham. Prima la pagava, poi promossala “amica” ha evitato la spesa. Lui risparmia, e lei non si sente più una prostituta. In fondo, “Amica, [è] meglio ancora che amante”. E di amanti ne avrà un buon numero in seguito, quando sarà a Oxford: “Tanti: di questo avrebbe fatto un punto d’onore”.
E veniamo al 30 marzo 1924, Mothering Sunday. Eccola arrivare, la nostra Jane, in bicicletta. Varca il cancello e pedala lungo il viale d’accesso, tra limoni e narcisi. Questa volta non passa dal retro, ma dall’ingresso principale. La casa di Upleigh è vuota. La famiglia è fuori a festeggiare l’imminente matrimonio fra Paul e Emma Hobday. Le domestiche sono state accompagnate alla stazione dal giovanotto. Trascorreranno la giornata con le rispettive famiglie.
La conduce, o meglio, la spinge su per le scale. Raggiunta la stanza da letto, Paul spoglia la giovane mentre lei, ferma, osserva quella stanza fino a ora sconosciuta. Sdraiati sul letto, nudi, immobili, l’una accanto all’altro fissano il fumo delle sigarette, col cinguettio che arriva dal giardino e rompe il silenzio della casa deserta. Per lei, convinta di una “perfetta politica della nudità” che cancella le gerarchie, è un momento magico. Un momento di pace e incanto che difficilmente una servetta può conoscere. E qui, per non tediarci con troppa poesia, ecco che mr Swift le fa sbatacchiare “via la cenere dall’uccello ancora umido” di Paul.
Post coito.
A questo punto, i termini nudo, nudi, nudità comparsi già una decina di volte, si replicano per altre trenta e più. Il buon Graham teme che ci dimentichiamo, o che non ci sia chiara la loro condizione di nudità. Lo stesso vuole che rammentiamo l’orfanitudine di Jane (e pensate un po’!, nonostante sia cresciuta in brefotrofio, si rivela essere creatura “tutt’altro che priva di intelligenza e spirito d’iniziativa. Era venuto fuori che la ragazza sapeva leggere molto meglio di quanto fosse richiesto a una cameriera, scrivere ben più di una semplice lista della spesa, e anche fare di conto”); si adopera, mr Swift, perché non cadano nell’oblio le numerose “emissioni notturne”, prodotte in solitudine o in compagnia. Ha cura che non scordiamo quelle macchie. Tiene altresì a ricordarci, svariate volte, il diaframma o cappuccio che il magnanimo Paul ha procurato alla giovane domestica.
Mentre il seme di Paul abbandona Jane, con notevole sgocciolio tra le gambe (ci spiega che è per il diaframma), il giovane si veste, lentamente, e non prima che l’egregio autore abbia largheggiato sulla di lui nudità. Nel frattempo lei rimane sdraiata sul letto. Nuda.
Paul se ne va nel primo pomeriggio, Jane approfitta per visitare (nuda) la casa. Entra in biblioteca e stringe al petto (nudo) un libro di Stevenson, raggiunta la cucina, si siede (nuda) e consuma il pasticcio messo da parte. Beve birra. All’improvviso si sente miserabile, senza niente addosso. Rutta rumorosamente (giuro!) e torna di sopra per rivestirsi. Infine esce, inforca la bicicletta e si avvia verso casa Niven. L’incontro amoroso è finito. Jane, consapevole che non ne seguiranno altri, pedala.
E qui… bombshell!: “Aveva ventidue anni. Con il vento che le sollevava la gonna, e le stuzzicava il diaframma.” (riferito al contraccettivo succitato).
Ora, anche ipotizzando una sella col buco intorno (come la famosa menta), un organo genitale somigliante al traforo del Monte Bianco e un vento potente come una tromba d’aria, vi pare verosimile?
Stringendo: gli eventi si susseguono e si giunge al termine, passando per il cambio importante nella vita di Jane. Il trasferimento a Oxford, il suo lavoro come commessa in una libreria, dove di giorno in giorno i libri le diventano sempre più familiari, così come lo divengono i clienti: “Cominciò a frequentarne alcuni, a uscire con loro, perfino ad andarci a letto, e non sarebbe stato errato affermare che era esattamente ciò che aveva sperato, e in qualche modo previsto. Se non era potuta “andare a Oxford” nel senso che comunemente veniva associato all’espressione, tanto valeva che diventasse intima di chi godeva di quel privilegio. Sarebbe stato addirittura possibile sostenere che si muoveva nella cerchia universitaria con molta più libertà, e riscuotendo molto più successo, di tanti poveri sgobboni che dell’accademia facevano parte a tutti gli effetti. Riusciva perfino a spacciarsi per un esemplare di una specie rara quanto spaventosa: le studentesse universitarie.”
Infine la gloria.
Lunga la vita di Jane. Corto (per fortuna) il racconto.
Voleva essere una narrazione sulle convenzioni sociali, sugli strascichi della Grande Guerra, sull’emancipazione, l’indipendenza, i sogni, le aspirazioni, l’amore per le parole? Voleva essere un omaggio alla lettura, alla scrittura? Ai romanzieri citati, primo fra tutti Conrad? Poteva esserlo. Invece no.
Ripetitivo fino al fastidio. Tutto per superare le cento pagine e renderlo vendibile?
E ho percepito uno sgradevole velato “invito” al giudizio nei confronti di Jane. I passaggi sulla giovane domestica/giumenta, che ho riportato, sono alcuni esempi. Su Paul lo stallone, perché “non c’era alcun dubbio che lo fosse”, nulla da dire. O al limite si potrebbe, con un sospiro, borbogliare per “tutte quelle emissioni sprecate”.
P.S. Il 30 marzo 1924, era veramente domenica. È anche l’anno della morte di Conrad, che a Jane piace tanto (lo immagina persino - il vecchio Joseph - disteso al suo fianco. Nudo, naturalmente).
Su su, che a cercare qualcosa si trova. Leggete Conrad. E gli altri scrittori citati.
Tutto quel Modigliani in copertina sprecato…
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cristina
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Jan 13, 2018 12:37AM
Mi sembra che il libro non valga una cicca; è la NUDA verità
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Pat, hai detto in modo ineccepibile quello che ho provato anch'io leggendo questo libro ("mi spiega che penso e bevimm' ò café", cit. De André). La faccenda del diaframma l'avevo notata anch'io. Parteciperà sicuramente al gran premio degli svarioni.
Ettore1207 wrote: "Pat, hai detto in modo ineccepibile quello che ho provato anch'io leggendo questo libro ("mi spiega che penso e bevimm' ò café", cit. De André). La faccenda del diaframma l'avevo notata anch'io. Pa..."
E bevimm' 'o ccafè! :D
E bevimm' 'o ccafè! :D
Che stroncatura...ma quando poi la protagonista lavora in libreria, il mitologico diaframma è ancora lì al suo posto? Almeno al chiuso non c'è vento che stuzzica...
Ho googolato un po' su Swift e ho trovato che in una intervista ha dichiarato: "ci sono molte cose della vita – molte più di quante crediamo – che non potranno essere spiegate, né ora né mai". Come la cenere sugli uccelli, i diaframmi col ventilatore etc...
Dvd (polemologico e pantoclastico) wrote: "Che stroncatura...ma quando poi la protagonista lavora in libreria, il mitologico diaframma è ancora lì al suo posto? Almeno al chiuso non c'è vento che stuzzica..."
Mr Swift s'è scordato di illuminarci in merito :)
Mr Swift s'è scordato di illuminarci in merito :)
Laura wrote: "Grazie, qualche risata m'è scappata! Starò alla larga da questo libro! :D"
Ai più è piaciuto. E la stampa ne ha parlato molto bene.
Ai più è piaciuto. E la stampa ne ha parlato molto bene.
Roberto wrote: "Ho googolato un po' su Swift e ho trovato che in una intervista ha dichiarato: "ci sono molte cose della vita – molte più di quante crediamo – che non potranno essere spiegate, né ora né mai". Come..."
:D
:D
Mosco wrote: "Nonostante non condivida il commento, sto ancora ridendo :-D
@Pat, sei sempre la solita! :-D:-D"
A qualcosa servo anch'io :D
@Pat, sei sempre la solita! :-D:-D"
A qualcosa servo anch'io :D
rido, rido, non riesco a smettere di ridere. l’aria inalata mi stuzzica il diaframma. quello toracico però :)
Ajeje wrote: "Forse era più adatto il titolo: "Un giorno di nudità" :-D"
In realtà non ci stanno tutto il giorno, solo che mr Swift ce lo ricorda continuamente. Diciamo 44 volte. E senza essere in fila per sei col resto di due :)
In realtà non ci stanno tutto il giorno, solo che mr Swift ce lo ricorda continuamente. Diciamo 44 volte. E senza essere in fila per sei col resto di due :)
lorinbocol wrote: "rido, rido, non riesco a smettere di ridere. l’aria inalata mi stuzzica il diaframma. quello toracico però :)"
Ridi, ridi, che fa bene :D
Ridi, ridi, che fa bene :D
Dagio_maya wrote: "Non mi sono persa nulla allora?!
Comunque ho già in programma Conrad 😉"
Conrad ne sarà felice. E anche Jane :)
Comunque ho già in programma Conrad 😉"
Conrad ne sarà felice. E anche Jane :)
Come disse Flaiano: La pornografia è noiosa perchè fa del pettegolezzo un mistero.
Il vecchio e il lago. wrote: "Come disse Flaiano: La pornografia è noiosa perchè fa del pettegolezzo un mistero."
Eh, ma qui siamo lontani anche dalla pornografia.
Eh, ma qui siamo lontani anche dalla pornografia.
[reloading]: mi e tornato il commento tra gli aggiornamenti e non mi sono lasciata sfuggire l’occasione di rileggere i passi che mi avevano fatto ridere di più :D
lorinbocol wrote: "[reloading]: mi e tornato il commento tra gli aggiornamenti e non mi sono lasciata sfuggire l’occasione di rileggere i passi che mi avevano fatto ridere di più :D"
Ahahahahaaaaa. Sai, pensavo che come titolo, anziché Coito e post-coito potevo mettere Coito ergo sum :D
Ahahahahaaaaa. Sai, pensavo che come titolo, anziché Coito e post-coito potevo mettere Coito ergo sum :D