I cani/Cani da topi
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Oggi in Inghilterra il progresso dello incivilimento e la mitezza dei costumi, che ne è la conseguenza, non consentono più che si diano al pubblico gli antichi spettacoli di combattimenti di alani e molossi contro tori e leoni.
I savi legislatori dicono che questi spettacoli induriscono il cuore dell’uomo, che questo cuore è già abbastanza duro naturalmente e che, lungi dal cercare dei mezzi per indurirlo di più, bisogna cercarne di quelli che valgano ad ammollirlo.
Ma in Inghilterra, dove si tiene in altissimo conto la differenza fra le classi sociali, si è d’accordo che coi signori e lòrdi, che nascono membri del Parlamento, ci vuole un’altra regola, che bisogna lasciarli scapriccirsi, e che quando si vedono far cose che in altri sarebbero biasimevoli, bisogna pensare che essi devono passare il tempo e fortificarsi la fibra.
Lo spettacolo di cui oggi i signori inglesi si compiacciono, e che si fa privatamente per essi, non è, a dir giusto, un combattimento di animali, ma piuttosto una strage.
In questa l’alano ci ha pure la sua parte, ma soltanto all’ultima scena. La rappresentazione è data principalmente da cani speciali e da topi.
L’alano inglese è più noto col nome di bull-dog. Questo alano è assai diverso dal tipo primitivo. E piccolo, tarchiato, con capo enorme, muso largo, formidabili mascelle che serrano come le tanaglie degli inquisitori.
Il grifone, cagnolino signorile, dallo aspetto capriccioso, sia per se stesso sia perché l’uomo si compiace nel tagliargli la coda e gli orecchi, è cacciatore maestro di talpe e di topi.
I topi in Inghilterra, come in tutto il resto d’Europa, non sono più oggi quelli soli che c’erano nel secolo passato. Nel secolo passato, in sul principio, non c’erano nelle case che il topolino e il topo tettaiolo. Il più grosso di tutti i topi, il topo decumano, o topo delle chiaviche, non s’era mai veduto. Cominciò a mostrarsi in Russia, arrivato dalle Indie orientali, poi in Prussia, poi in Francia, dove il Buffon fece le meraviglie del suo apparire. Poi, tanto per via di terra quanto per via di mare, si diffuse per tutto il mondo conosciuto. Questo topo è formidabile contro i topi minori, battagliero con quelli della sua specie e ribelle anche alla forza pubblica rappresentata dai gatti. Il grifone non si perita a cimentarsi con questi topi, anzi se ne compiace ed è sicuro della vittoria. Forse un giorno si penserà a trar partito in tal modo di questi cagnolini; per ora i signori inglesi li adoperano per loro divertimento.
Ma per avere il divertimento più sicuro e più lungo, i grandi signori inglesi riuscirono a crearsi una razza nella quale la sveltezza del grifone va unita al feroce coraggio del bull-dog. Con savi incrociamenti tra i bull-dog più piccoli e i grifoni genuini ottennero il bull-terrier, grifone bull-dog, o grifone da topi.
Il Wood parla di uno di questi grifoni che egli ebbe campo a conoscere d’accosto, il quale si chiamava Tiny, pesava tre chilogrammi e si diceva che avesse, in cifra rotonda, ucciso, nel corso della sua vita, oltre a cinquemila topi, ciò che dà un peso di millecinquecento chilogrammi. Vedete il ragguaglio fra il peso totale degli uccisi e quello dell’uccisore!
Tiny una volta spense cinquanta topi in ventotto minuti primi e cinque minuti secondi. Il cronometro adoperato per la misura di questo tempo non lasciava luogo a dubbiezze.
Quanto più gli avversari erano numerosi e gagliardi, tanto più Tiny si mostrava contento. Quando si trovava in un ricinto con un grosso branco di topi decumani davanti a sé, si sollevava sulle zampe, allungava il collo, e con uno sguardo in giro da conoscitore maestro discerneva a colpo d’occhio i topi più vigorosi, e subito contro di essi adoperava le sue forze fresche; gli era facile poi, anche quando già si fosse sentito alquanto spossato, di venire a capo degli altri, nei quali il terrore aveva spento ogni resistenza.
Nella sua gioventù Tiny correva con tanta velocità che non si distinguevano più le parti del suo corpo e tutto pareva una massa rapidissimamente travolta. Siccome apparteneva a un ricco signore che lo teneva con molta cura, andò avanti negli anni. Giunto all’età matura, e, perduto in parte il vigore delle forze, suppliva colla scaltrezza e colla malizia acquistata per una lunga esperienza. Si accovacciava, a sera, presso a una buca, aspettava e addentava il topo all’uscita. Morì vittima della sua passione. Una notte era chiuso in una stanza e udiva il rosicchiare tranquillo di un topo nella stanza vicina e la parete spietata gli impediva di saltargli addosso. Ebbe un tale schianto al cuore che ne morì.
Ma i grifoni da topi sovente muoiono giovani. Essi appartengono a un impresario il quale allestisce gli spettacoli pei divertimenti dei grandi signori. A questo impresario principale fanno capo altri impresari di seconda mano, i quali s’incaricano di provvedergli tanti topi quanti ne possa desiderare. La sala dello spettacolo ha uno spazio circolare in mezzo, intorno al quale si collocano gli spettatori seduti.
Quando i nobili signori si sono adagiati, lo spettacolo comincia. Delle dozzine, o talora anche, quando c’è fior di nobiltà, delle centinaia di topi si versano sull’arena. Le povere bestiole, che hanno già avuto parecchie ore di travaglio, la cattura, il trasporto, l’imprigionamento, si direbbe che capiscono che ciò che sta per venire è ben peggio. Si mettono a correre affannosamente da una parte e dall’altra; e trovando dappertutto la inesorabile parete, e non un fesso, non un buco, non un rialzo, nulla, comprendono che pur troppo qualche cosa di terribile deve seguire a quella loro liberazione, in circostanze tanto straordinarie, sotto un’onda di luce, fra scoppi di voci, risa, brontolii, poi tutto a un tratto il silenzio.
Il silenzio è quando si gettano in mezzo ai poveri topi smarriti due dei loro sterminatori. Subito, in mezzo a un nuovo vociare, incomincia la strage. Con nuovi gridi i nobili signori raddoppiano le scommesse.
Quando giacciono morti tutti i topi, i nobili signori ordinano che venga portato dentro un grosso bulldog destinato a sbranare lì subito, sotto ai loro occhi, l’uno dopo l’altro, i due grifoni da topi.
L’impresario si frega le mani perché lo hanno pagato bene, e i nobili signori uscendo ripigliano quell’aspetto dignitoso che hanno sempre in pubblico.