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Così è la vita

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Così è la vita

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Titolo originale

Così è la vita

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1998
Genere commedia
Regia Aldo, Giovanni & Giacomo, Massimo Venier
Soggetto Aldo, Giovanni & Giacomo, Massimo Venier, Gino e Michele, Giorgio Gherarducci, Graziano Ferrari
Sceneggiatura Aldo, Giovanni & Giacomo, Massimo Venier, Gino e Michele, Giorgio Gherarducci, Graziano Ferrari
Produttore Paolo Guerra
Interpreti e personaggi

Così è la vita, film italiano del 1998 diretto e interpretato da Aldo, Giovanni & Giacomo con la collaborazione di Massimo Venier alla regia.

Frasi

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  • [Dopo avergli sparato un proiettile in una gamba] Ma non fare polemiche, Jack, ha rimbalzato! (Johnny)
  • [Rivolgendosi all'enorme compagno di cella che russa sulla branda sopra la sua] Crapanzano, meno male che oggi esci... avrò dormito un'ora in due anni! (Aldo)
  • Crapanzano, mettiti la maglietta! Porca miseria... Sei così un bel ragazzo, non vedo perché ti devi buttare via in questo modo! (Aldo)
  • [Restituendo ad una passante il bambino affidatogli poco prima, che gli ha vomitato copiosamente sulla giacca] Signora, le do un consiglio: lo faccia vedere da un esorcista. (Giovanni)
  • [Rivolto a Giacomo, che si è fatto sottrarre da Aldo la sua pistola d'ordinanza lasciata nel portaoggetti] Ma chi è che ti ha addestrato a te, Topo Gigio? (Giovanni)
  • [Rivolto a una donna che sta per partorire] Buongiorno, signora! Si sono già divise le acque? (Aldo)
  • Sì, ho conosciuto una ragazza si chiama Clara, è bellissima, è bionda, è bellissima, è... vabbè, più bionda che bellissima... (Aldo)
  • [Rivolgendosi a Giacomo che, in una discesa, si era dimenticato di tirare il freno a mano] Mii ma dove hai preso la patente? Alla sala giochi? (Aldo)

Dialoghi

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  • Al [raccontando una barzelletta]: C'è un tipo di colore...
    Jack: Che tipo di colore?
    Al: Un tipo di colore!
    Jack: Eh ho capito ma rosso verde...
    Al: Mii un negro! Un tipo di colore negro! [...] Allora... Non la racconto più. c'è un negro che bussa alla porta di un night club...
    John: Ah, ho capito... è quella che poi apre lo spioncino e lo tira fuori con le dita nel naso!
    Al: Ecco, ho capito quella che dici. È bellissima! È un capolavoro della barzelletta. Ma non è quella!
    Jack: Ma qual è quella che lo tira fuori con lo spioncino?
    Al: Mii Jack, sto raccontando un'altra barzelletta! [...] Allora... c'è un negro che bussa alla porta di un night club...
    John: Aaah... è quella che poi lui va in un altro night club!
    Al: Quella!
    John: Che lui corre forte...
    Al: Sì, però non me la rovinare... lasciamela raccontare.
    Jack: Ma quando si ride in questa barzelletta?
    John: Jack, è una barzelletta e si ride alla fine!
    Al: [...] T'hanno dato trent'anni, puoi anche aspettare!
    Jack: Va bene, allora... allora aspetteremo!
    John: Aspetta un attimo Al, ma come mai a lui hanno dato trent'anni e a noi cinquanta?
    Al: Mii Johnny, pure tu... sto raccontando una barzelletta! Mii, la sto odiando 'sta barzelletta! Allora: c'è 'sto cazzo di negro che è due ore fuori dalla porta di questo night club di mmerda! E il portiere gli risponde...
    John: "Non si può entrare in questo night club". [...]
    Al: E il negro gli risponde...
    John: "Ma lei non sa chi sono io, mi faccia entrare!"
    Jack: [cominciando a ridere] "Lei non sa chi sono io!" Ma che t'inventi Johnny!
    Al: E... e il portiere gli risponde...
    John: "Guarda quella ragazza con la gonna rossa!"
    Jack: [ridendo sempre più sguaiatamente] "Con la gonna rossa!" Miinchia! Sto scompisciando dalle risate! Haha...
    Al: Ragazza... con la gonna rossa?
    John: Sì...
    Al: Allora non è lei...
    John: Come non è? Non è che poi dice: "Oh, c'è anche l'elefante che parla inglese..."
    Jack: "L'elefante che parla inglese!" Johnny, sei veramente una bomba, sei! [...] Ma come finisce 'sta barzelletta?
  • Jack: Se al mattino spacchi le pietre, al pomeriggio scavi le buche. Se al pomeriggio si spaccano le pietre, al mattino si scavano le buche. Se al mattino...
    Al: Se al mattino spacchi le palle, la sera pure!
    Jack: Ma che minchia di programma rieducativo è?
    Al [a John]: Su questo c'ha ragione...
  • Giacomo: Ciao. Cosa stai leggendo oggi?
    Platone: Schopenhauer.
    Giacomo: Schopenhauer?
    Platone: Il mondo come volontà e rappresentazione.
    Giacomo: Sì, ma Platone, anche tu! Non puoi leggere Topolino come tutti gli altri bambini? Ciao Gaber! Ehi? Successo qualcosa?
    Gaber: Questa è arrivata stamattina. [mostra a Giacomo una lettera] Dice che dobbiamo partire entro stasera, neanche il tempo di fare le valigie ci hanno dato.
    Giacomo: Ma scusa, e per ora dove andreste?
    Gaber: Per ora da mio cugino poi boh... son disperato Giacomo.
    Giacomo: Non ti preoccupare; mi farò venire in mente qualcosa.
    Cognato di Giacomo: [scendendo per le scale] Ah, guarda che ber quadretto. Ammazza che schifo! Ahò, Africa! Damme un giudizio: te sembrano pulite 'ste scale?
    Gaber: Le ho appena pulite.
    Cognato di Giacomo: Va be'! Tanto tra un po' la pacchia è finita, eh?
    Giacomo: Intanto stiamo calmi, poi mi devi una spiegazione: come mai non ne sapevo niente di 'sta roba?
    Cognato di Giacomo: Ahò, a' Malcolm Icse! Intanto stai carmo te. Primo. Secondo: famo 'na bella cosa, al posto di "unanimità", ce scriviamo: "Voti favorevoli: 15; voti contrari: 1". Er tuo, eh? Giacomino, l'amico dii negri. [facendo poi per andarsene, rivolto a Gaber] Ciao, Congo.
  • Catanìa: Minchia già incazzato??
    Giacomo: Sì, dai. Metti in moto che siamo già in ritardo.
    Catanìa: Ah, senti, c'è stato un cambiamento nel programma.
    Giacomo: Che cambiamento?
    Catanìa: Prima di passare dal carcere, devo fare una commissione.
    Giacomo: Catanìa cosa ti stai inventando stavolta?
    Catanìa: Quanto bene mi vuoi Giacomo? Dammi la mano... [Giacomo si scosta bruscamente] e dammi sta cazzo di mano!... [gliela prende e se la porta al petto]
    Giacomo: Ma dai!
    Catanìa: Hai sentito? Sai cosa vuol dire quando batte così il cuore? Guardami in faccia quando ti parlo. Lo sai cosa vuol dire?
    Giacomo: Ho paura di saperlo, Catanìa.
    Catanìa: Quanti favori t'ho fatto Giacomo eh?! Dimmi, quanti favori t'ho fatto??
    Giacomo: Devo essere sincero?
    Catanìa: Non far lo stronzo... Giacomo ti prego non far lo stronzo! Io sto mettendo la mia vita nelle tue mani e tu fai lo stronzo? Non lo fare perché io per te... io per te... e dammi un bacio... [gli si getta addosso per baciarlo]
    Giacomo: E basta e guarda sta strada!
    Catanìa: Quanto cazzo di bene ti voglio!
    Giacomo: Catanìa hai letto il regolamento? Non posso recuperare un delinquente da solo!
    Catanìa: Ecco quando fai così mi fai davvero incazzare! Ma come?! Tu sei il mio migliore amico io per te finirei pure in galera e tu? Come mi stai trattando? No dimmi come mi stai trattando??? Vaffanculo Giacomo... vabbè dammi un bacio.
    Giacomo: E basta con 'sti baci e guarda sta strada! Dimmi piuttosto chi è stavolta e la facciamo finita dai.
    Catanìa: Aaaah perché tu credi che ci sia di mezzo una donna eh?! No, questa non è una donna. Questa è un'opera d'arte... una scultura... bella come una statua, una statua di... va bè adesso non mi viene in mente nemmeno il nome, ma guarda, ti giuro è perfetta... Io posso scendere anche qui ora...
    Giacomo: Catanìa...
    Catanìa: Io faccio un favore a te e tu uno a me, eh.
    Giacomo: Catanìa...
    Catania: Così è la vita... a proposito: l'hai finito il tuo libro? Vedi che cazzo d'amico che sono! Tutto mi ricordo tutto! Dammi un bacio. [gli si avvinghia di nuovo addosso]
    Giacomo: Allora... Allora Catanìa adesso tu fai un favore a me: scendi da questa macchina e ti levi dalle palle dai, andare, su! [Catania gli da un bacio con il suo dito addosso] E daaaai!
    Catania: Allora ci vediamo qui alle undici.
  • Aldo [rispondendo al cellulare di Giovanni]: Pronto, chi è? Chi? Giovanni Storti? E lei chi è? Ah, è la moglie.
    Giovanni [sporgendosi dal sedile posteriore]: Mia moglie!
    Aldo: Stai fermo con le mani! Non lo so se ha sbagliato numero ma sicuramente ha sbagliato persona, o forse ha sbagliato numero ma ha trovato la persona giusta, o... Mi'! M'ha mandato a fanculo! Lo stesso carattere del marito! Mi', che famiglia! Sequestrato... anzi eliminato! [butta il cellulare dal finestrino]
  • Giovanni: [dopo esser stato sequestrato da Aldo assieme a Giacomo] Io avevo un appuntamento importantissimo!
    Giacomo: Sì, dal pediatra.
  • Giacomo: Anzi! Se proprio vuoi saperlo, io il poliziotto non volevo neanche farlo. È capitato.
    Giovanni: Eh, e se non capitava era meglio!
  • Giacomo: Sai com'è la vita, capitano delle cose più grosse di te e devi prendere delle decisioni, un po' come il bivio di prima, ti ricordi, "Che faccio? Vado a destra o vado a sinistra?" E lì se non stai attento rischi di sbagliare, rischi di prendere la strada sbagliata.
    Giovanni: E tu l'hai presa in pieno, contromano!
  • Giacomo: Tra l'altro ho anche finito di scrivere un romanzo.
    Giovanni: [con tono sarcastico] Non vedo l'ora di leggerlo, c'ho l'acquolina in bocca.
  • Aldo [rivolto a Giovanni, che ha appena sorpreso mentre cercava d'attirare l'attenzione d'altre macchine di passaggio]: Ma perché? Perché, perché, perché mi fai questo? Perché mi devi mettere sempre i bastoni fra le ruote, eh? Mentre sto operando, oltretutto!
    Marito della partoriente [in lontananza]: È uscita la testa! È uscita la testa!
    Aldo: Eh Ho capito, un minuto! Un minuto! Ha aspettato undici mesi, può aspettare anche un minuto, no? E tutto io devo fare? Ritorniamo a noi: Perché? Eh? Fammi vedere le mani. [Giovanni scuote la testa] Fammi vedere le mani, imperativo categorico assoluto! [Giovanni gli mostra titubante le mani] "O tu, o io"? Che c'è scritto??
    Giovanni: Niente!
    Aldo: "O io o tu"?
    Giovanni: Sì, è un gioco di parole...
    Aldo: E come si risolve?
    Giacomo: Ma niente, è che devi leggerle al contrario... ed esce scritto aiuto, c'è scritto.
  • Aldo: Vuoi un cheeseburger? Lo vuoi.
    Giacomo: No no, grazie. Io faccio una dieta dissociata; cerco di non mischiare i carboidrati con le proteine... sai, perché se gli enzimi dei carboidrati...
    Aldo: Mii, e che devi farmi la cartella clinica ho capito?! Eh!
  • Aldo [mangiando un hamburger]: Il nettare degli dei! E il settimo giorno dio creò il cheeseburger. [girandosi verso Giovanni] Ma come fa a non piacert... [gli parte inavvertitamente un colpo dalla pistola con cui teneva costantemente sotto tiro gli ostaggi. Il retro della macchina si cosparge tutto di rosso, e lui si mette a piangere terrorizzato] Maria! Che ho fatto, Maria, che ho fatto?! Gli ho spappolato la faccia, gli ho spappolato! Gli ho spappolato il cervello!
    Giovanni [con tono da moribondo]: Non sento più niente! Oddio, non sento più niente! Non sento dolore!
    Aldo: Sento che già il cadavere puzza! Sta frollando?! Sta frollando?!
    Giovanni: Non sento più niente!
    Giacomo: Ci credo che non senti niente, deficienti! [raccogliendo col dito un po' della sostanza rossa del ketchup cosparsasi nell'auto] È ketchup! Hai assassinato il sacchetto d'hamburger, hai assassinato!
  • Aldo: Sento che sta per succedere qualcosa... Guarda lì, due condor. Presagio di sventura.
    Giacomo: Ma che condor, non siamo mica nello Utah qua, son cornacchie! "Presagio"...
  • Aldo: A 200 metri c'è un sentiero! Hai capito? Prendi quel sentiero!
    Giacomo: No.
    Aldo [urlando]: T'ho detto schiaccia quel cazzo di piede e prendi quel sentiero, hai capito?!
  • Aldo: Datemi un buon motivo per non farlo.
    Giovanni: Be', adesso non me ne viene in mente neanche uno, però pensandoci bene, magari...
  • Giovanni [riferendosi ad Aldo]: Oh cacchio, è con una ragazza?!
    Giacomo: Sì.
    Giovanni: Ma come sì?? C'è lì il mostro di Düsseldorf con una ragazza e tu non fai niente, non agisci?!
    Giacomo: Perché?
    Giovanni: Ma come perché, è un delinquente questo qua!
    Giacomo: Ma scusa, adesso secondo te uno basta che finisca una volta in galera e diventa uno stupratore... Va' che tu della natura umana non capisci proprio un cazzo guarda!
    Giovanni: Senti "natura umana", è due giorni che te lo voglio dire: sei proprio un cretino! Va bene?
    Giacomo: Cosa hai detto?
    Giovanni: Ho detto che sei un cretino, hai capito bene!
    Giacomo: Guarda faccio finta di non sentire! E poi comunque ti ricordo che stai parlando con un pubblico ufficiale!
    Giovanni [ridendo]: Ma pubblico ufficiale che cosa, ma ti sei visto? Ma sei vestito come uno spaventapasseri [la sua divisa ce l'ha indosso Aldo, per non destar sospetti, da quando li ha sequestrati], e sai perché? Perché sei uno spaventapasseri!
  • Aldo: Ti chiami Clara?! Bellissimo nome! Pensa che quando ero bambino, e quando dico bambino... dico bambino! Conoscevo un'amica che si chiamava Francesca... E indovina come la chiamavo?
    Clara: Clara.
    Aldo: Eh no. Si chiamava Francesca... E la chiamavo Francesca.
  • Aldo: In Africa, tutte le mattine, quando sorge il sole, una gazzella muore.
    Clara: Muore?
    Aldo: Si sveglia già morta, perché si vede che non stava molto bene il giorno prima e allora... Comunque, sempre in Africa, no? Tutte le mattine, quando sorge il sole, un leone, appena si sveglia, comincia a correre per evitare di fare la fine della gazzella che è morta il giorno prima. E poi, correndo, vede che c'è la gazzella morta il giorno prima lì e visto che... "Che cosa corro a fare? Mi fermo e gli do due mozzicate". Comunque, dove voglio arrivare? Non è importante che tu sei un crotalo o un pavone. L'importante è che se muori, me lo dici prima.[1]
  • Giovanni: Hai capito?
    Aldo: Non sono mica sordo!
    Giovanni: Ciccio, quello è sentire, capire è un'altra cosa!
  • Giovanni [discutendo sulla reazione dei parenti alla notizia delle loro morti: la moglie di Giovanni intrattiene una tresca con Catanìa, mentre i familiari di Giacomo gli hanno buttato tutte le sue cose e dato in affitto la stanza]: Ma sì... Il discorso di fondo è uno solo: non è che tutti gli esseri umani di fronte al dolore hanno la stessa reazione. Non so, prendi una vedova araba: urla, strepita, si strappa i capelli, si rotola... è esagerata. Una svedese no! Al massimo una lacrimuccia. Non è che soffra meno, è una reazione diversa di fronte al dolore. Mia moglie ha avuto una reazione di questo tipo.
    Giacomo: Ma sì, un po' svedese...
    Giovanni: Ma sì, come uno shock affettivo.
    Giacomo: Come mia sorella e mio cognato.
    Giovanni: Be', be' no eh, tua sorella e tuo cognato sono proprio dei bei bastardi!
    Giacomo: Ma come bastardi?
    Giovanni: Ma sì, scusa, sei appena morto e ti affittano la camera e buttano il libro della tua vita nella spazzatura? Se non son bastardi questi qua, dai...
    Giacomo: Scusa, e allora tua moglie?
    Giovanni: Cosa vuol dire, lì è una reazione diversa.
    Giacomo: Ma reazione diversa che cosa?! Scusa, sei morto da un giorno e si mette a trombare con un altro, dai!
    Giovanni: Ma cosa vuol dire?! È lo shock!
    Giacomo: Ma lo shock di che cosa? Giovanni, è brutto sentirselo dire, ma tua moglie è proprio un bel puttanone!
    Giovanni: Uè Giacomo, piano con le parole eh! Ahahahah, questa è bella! Mia moglie è un puttanone! Ma dai, mi fai ridere mi fai, ecco cosa mi fai! Adesso mia moglie è un puttanone... Ma pensa te! Mia moglie è un puttanone... [con tono sempre più convinto] Mia moglie è un puttanone...
  • Giovanni: Ma si può sapere cosa sta succedendo?
    Aldo: Ma è possibile che tu non hai ancora capito? E fai uno sforzettino, no?
    Giovanni: Giacomo...
    Giacomo: Eh, Giovanni, mi sa che...
    Giovanni: Mi sa che cosa, mi sa?
    Aldo: Dai, hai fatto trenta, che ci vuole a fare trentuno?
    Giovanni: Trentuno cosa?!
    Aldo: Mii, ma sei proprio gnucco?! Allora te lo devo proprio dire? Sei morto, defunto, trapassato remoto, schiattato! Eh, gliel'ho dovuto dire così!
    Giovanni: E tu lo sapevi?
    Aldo: Certo che lo sapevo.
    Giovanni: E perché non ci hai detto niente?
    Aldo: Ragazzi, per dire certe cose ci vuole un certo tatto, non è che potevo dirvelo così.

Note

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  1. Il riferimento è a un aneddoto africano dall'incerta attribuzione: «Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l'importante è che cominci a correre.» Per approfondire vedi qui.

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