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La scuola Montessori dell'Aia, la prima ad essere stata aperta nei Paesi Bassi (1915)

Educazione Nuova

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Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento in Europa, Stati Uniti, India e America del Sud prende ad affermarsi una corrente pedagogica, che trae origine dal bisogno di rivedere l’organizzazione, i contenuti e i metodi di una scuola che non appare più rispondente ai bisogni sociali emergenti da un mondo in rapida trasformazione.[1] Alcune scuole appartenenti a questa corrente sono ancora presenti ma hanno perso l'importanza sperimentale che avevano nel primo periodo.[2]


L’educazione nuova è una corrente pedagogica che difende il principio di una partecipazione attiva degli individui alla loro formazione. In generale si sostiene che l’apprendimento, prima di essere un insieme di conoscenze, deve essere un fattore di progresso globale della persona.[3] Per questo è necessario partire dai suoi centri di interesse e sforzarsi di suscitare lo spirito di esplorazione di cooperazione: è il principio dei metodi attivi.

I precursori - Excursus

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Frontespizio dell'edizione olandese dell' Émile ou de l'éducation, Rousseau (1762)

Dewey, Cousinet, Decroly, Pestalozzi, Montessori, Freinet, Baden Powell sono i nomi di riferimento quando si vuole ricordare chi ha sviluppato nel dibattito teorico e pratico sull’educazione questa prospettiva.[4] Ma l’idea che il bambino sia attore del suo sviluppo è all’opera in esperienze anche molto precedenti, a partire da Aristotele che affermava “I ragazzi non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere” (Aristotele), fino ad arrivare agli Illuministi.

Le opere di John Locke e Jean-Jacques Rousseau, entrambe riconosciuti come i precursori delle idee sviluppate da teorici come Dewey e Pestalozzi, costituiscono il punto di partenza imprescindibile per il rinnovamento educativo-didattico e quindi per nascita del movimento dell’Educazione Nuova.

Locke sosteneva che “Verità e conoscenza emergono dall’osservazione e dall’esperienza[…]piuttosto che da una serie di idee preordinate”.[5]

Egli ha inoltre discusso la necessità per i bambini di avere esperienze concrete, al fine di imparare.

Rousseau ha approfondito questa linea di pensiero in Emilio o dell'educazione [6], nel quale sostiene che la subordinazione degli studenti ai docenti e la sola memorizzazione dei fatti non porta a una formazione concreta e positiva. Le teorie di Rousseau furono messe in pratica da Pestalozzi all’inizio del XIX secolo.[7]

Prime scuole attive

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Consideriamo per convenzione il 1889, data della fondazione della New school di Abbotsholme da parte di Cecil Reddie, l’anno di nascita del movimento dell’Educazione Nuova. Il rinnovamento pedagogico e educativo che ne seguì si diffuse ben presto in diversi paesi all'inizio del 20° secolo.

La loro nascita avviene, non casualmente, in Inghilterra, il paese che è all’avanguardia nello sviluppo economico e sociale ed è attento, più che altrove, al raccordo tra scuola e società, memore in questo della lezione di John Locke, che aveva rivoluzionato i programmi scolastici in funzione di una cultura «utile» alla formazione delle classi dirigenti. La New School creata da Cecil Reddie nel 1889 ad Abbotsholme (nel Derbyshire) è modellata su misura delle esigenze della borghesia: è una scuola privata, attenta all’educazione linguistica e scientifica e, in particolare, alla formazione «mondana» attraverso il lavoro manuale, la vita all’aria aperta, i viaggi e la conoscenza del mondo.[2] La scuola sperimentale di Reddie finisce per assumere, in breve, il ruolo di modello dell’innovazione. Nella stessa Inghilterra vi si ispira John Haden Badley, allievo di Reddie, che introduce nella sua scuola di Bedales, nel Sussex, la coeducazione dei sessi e le prime forme di autogoverno dei giovani.

In Francia, il modello inglese ha un convinto sostenitore in Edmond Demolins, che vi si ispira nella creazione dell’Ecole Des Roches(1898). La scuola è destinata ai figli dell’alta borghesia, per i quali prevede – come nella scuola inglese – un’attenzione particolare all’apprendimento delle lingue (con l’impiego di docenti di madrelingua e corsi trimestrali all’estero), e modalità di insegnamento strettamente legate all’esperienza diretta degli alunni per lo studio di tutte le discipline, di matematica, scienze, storia e geografia. Rilevante l’introduzione del corso generale nel primpo triennio della scuola secondaria con funzioni di orientamento al corso superiore, articolato in quattro indirizzi, letterario, scientifico, agrario e industriale, a testimonianza della volontà di raccordare strettamente scuola e società.[4]

In Italia, infine, l’esperienza della New School inglese e del movimento innovativo europeo opera nell’esperienza della Rinnovata(1911), introdotta da Giuseppina Pizzigoni nel quartiere popolare della Ghisolfa di Milano. In un paese in ritardo nello sviluppo industriale, il modello di Giuseppina Pizzigoni ha una vocazione popolare, e per di più si afferma all’interno della scuola pubblica, con tratti distintivi rispetto al movimento europeo.[2] Rilevante nella Rinnovata la dilatazione dello spazio scolastico che si prolunga nell’ambiente esterno, nel quale gli alunni vanno incontro, attraverso l’esperienza diretta, al mondo degli uomini e delle cose e la dilatazione del tempo scolastico in funzione di una formazione capace di abbracciare la totalità dello sviluppo infantile.[3][8]

Negli Stati Uniti il movimento di educazione nuova ha come principale figura John Dewey, che dal 1880 al 1904 ha trasformato la sua filosofia educazionale in riforme scolastiche concrete. Il movimento di riforma pedagogico-didattica viene denominato comunemente con l’espressione Progressive School.[2]

Nel 1896 Dewey fonda una scuola elementare presso il Dipartimento Pedagogico dell’Università di Chicago , University of Chicago Elementary School. La “scuola laboratorio” di Chicago ha una vita breve, ma diviene il modello a cui si ispirano numerose scuole “attive” o “progressive”, come quelle di William Heard Kilpatrick, Helen Parkhurst, Carleton Washburne, Edouard Claparède, Maria Montessori.

Edouard Claparède, medico e psicologo, fondò, nel 1912, in collaborazione con altri due psicopedagogisti Pierre Bovet e Adolphe Ferriere, l'Istituto di Scienze dell'educazione dedicato a Jean Jacques Rousseau.[8] Tuttora, l'istituto da lui fondato svolge una funzione d'avanguardia nella ricerca pedagogica e nella preparazione degli insegnanti.

La nuova stagione nella storia dell’educazione dischiude un orizzonte di esperienze che riformulano i significati di pedagogia e di educazione compiendo un’autentica rivoluzione copernicana. Al centro del sistema pedagogico-didattico vi è il l’educando con i suoi bisogni e le sue motivazioni.[2] La didattica della scuola attiva rovescia l’impostazione fatta valere dalla didattica «tradizionale» ponendo al centro del processo formativo l’allievo: considerato nella sua struttura biopsicologica, socioculturale e valoriale. Al crocevia del processo formativo non troviamo più soltanto le esigenze «astratte» del sapere e della cultura, ma anche bisogni e motivazioni «concrete» del discente. Non più la

struttura statica e monolitica degli oggetti della cultura, ma lo scacchiere dei bisogni e dei diritti infantili.[3]

« Che la pedagogia debba poggiare sulla conoscenza del fanciullo allo stesso modo che l’orticultura poggia sulla conoscenza delle piante è una verità che sembra elementare e tuttavia è del tutto misconosciuta dalla maggior parte degli educatori e da quasi tutte le autorità scolastiche. Basterà per dimostrarlo, ricordare che nella maggior parte delle scuole che preparano gli insegnanti non si impartisce alcun corso di psicologia del fanciullo.»[9]

L’orientamento generale è di critica alla scuola tradizionale (che in buona sostanza significa abbandono e superamento della didattica Herbartiana incentrata sui contenuti, sul maestro, sulla disciplina), e dunque la promozione dell’apprendimento attraverso procedure atte a valorizzare l’esperienza diretta degli alunni, la loro iniziativa, i loro interessi e la loro creatività.[2]

Il termine ‘Nuova’ indica infatti la distinzione tra questa educazione e quella tradizionale tipica del diciannovesimo secolo, fortemente differenziata in base alle classi sociali. Educazione attiva è il termine che designa un insieme di riflessioni, ma soprattutto di esperienze educative diverse per riferimenti teorici, intenzioni, condizioni di realizzazione, collocazione nel tempo e nello spazio,

accomunate dal considerare il bambino e la bambina o un qualsiasi interlocutore dell’intervento educativo come parte attiva del processo educativo, oggi diremmo protagonista del suo sviluppo e del suo apprendimento.[10] Pierre Bovet riassume quello che distingue i pensatori e gli operatori di questo orientamento nella considerazione

« invece di profittare delle facoltà ricettive del bambino per imprimere su questa cera molle conoscenze ed abitudini […] essi vedono anche e soprattutto, nel bambino, un organismo eminentemente attivo le cui facoltà si sviluppano principalmente attraverso l’azione »[11]

Un movimento eterogeneo

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I differenti pedagogisti di questo movimento esprimono in modi diversi tale necessità di favorire l’esperienza personale, il modello viene di volta in volta interpretato in ragione delle condizioni storiche economiche, sociali e culturali dei diversi paesi facendo emergere una grande varietà di scuole nuove rispetto ad un movimento complessivo di innovazione. Le esperienze scolastiche improntate ai principi dell’educazione nuova assumono il nome di ‘scuole attive’, ‘scuole nuove’, ‘scuole rinnovate’ a seconda della prospettiva pedagogico - didattica adottata dai loro fondatori.

Tipologie principali di ‘scuole attive[2] :

Elementi Cardine

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E’ tuttavia possibile ritrovare una serie di elementi comuni, o in ogni caso omogenei, così da costruire un profilo coerente dell’intero movimento. Adolphe Ferrière (1879-1961), in occasione del Primo Congresso internazionale dell’educazione nuova, tenutosi a Calais nel 1921, raccoglie i «principi che stanno a fondamento della scuola attiva», riassumendoli nei seguenti punti[4] :

  • espressione dell’energia vitale del fanciullo;
  • rispetto dell’individualità singolare;
  • spontanea espressione degli interessi e dell’esperienza diretta;
  • attenzione alle fasi di sviluppo;
  • atteggiamento cooperativo ;
  • coeducazione;
  • educazione dell’uomo e del cittadino.

Principali Esponenti

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Partecipano a questo slancio motivato a volte da un idea umanista, a volte da un progetto politico, ma sempre concretizzato in un’azione di definizione di formazione e di realizzazioni di scuole e servizi innovativi, uomini e donne diversi per tradizioni culturali e scientifiche, per collocazione geografica, per ambiti di azione e per fortuna successiva.[4] E’ possibile elencare alcune delle figure di riferimento fondamentali della corrente pedagogica riassumendo il nucleo delle loro esperienze.

John Dewey (USA, 1859-1952)

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E’ il primo ad approcciarsi all’insegnamento e all’apprendimento con un’ottica scientifica. La teoria pedagogica elaborata da John Dewey si caratterizza per la sua matrice funzionalistica e strumentalistica,

poiché l’educazione coincide con i processi di socializzazione e, in quanto tale, è uno strumento fondamentale per la costruzione di una società democratica.[4] Per questo motivo, secondo Dewey, nell’educazione coesistono un fine individuale e un fine sociale.[12]

“Nella scuola, la vita del fanciullo diventa lo scopo che sovrasta ogni altro. Tutti i mezzi necessari a promuovere lo sviluppo del fanciullo si incontrano qui. Deve imparare? Certamente, ma prima deve vivere, e imparare mediante e in relazione con questa vita. Quando noi facciamo della vita del fanciullo il centro in questo senso, non troviamo affatto che sia soprattutto un essere che ascolta; tutto il contrario” [13]

I caratteri principali dell’educazione secondo Dewey sono[14]

  • L'apprendere facendo” (Learning by doing)
  • Il purocentrismo (l’allievo è al centro del processo educativo)
  • La circolarità fra scuola e vita
  • Il pensiero come strumento (strumentalismo)

Maria Montessori (Italia, 1870-1952)

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Materiale Montessori per lo sviluppo cognitivo

Inizia a sviluppare la sua filosofia e metodi a partire dal 1897. Il principio fondamentale dell’educazione deve essere la libertà dell'allievo, poiché solo la libertà favorisce la creatività del bambino già presente nella sua natura. Dalla libertà deve emergere la disciplina.[4] Per Maria Montessori la disciplina deriva dal lavoro libero, questa nasce solo quando nel bambino emerge l'interesse autentico, ossia quando egli sceglie il lavoro assecondando il proprio istinto, capace di procurare uno stato di raccoglimento assoluto. Compito dell'insegnante sarà lavorare al mantenimento di questo stato tramite l'educazione al movimento.[2][8] Nel 1907 fonda a Roma la prima Casa dei bambini, destinata ai figli degli abitanti del quartiere San Lorenzo.[2] Il successo, anche internazionale, di questa iniziativa fa sì che nasca un vero e proprio movimento montessoriano e che i suoi istituti si estendano tanto che nel 1924 viene fondata l'Opera nazionale Montessori e la Scuola magistrale Montessori per la formazione, mediante appositi corsi, degli insegnanti e la diffusione delle idee e del metodo della fondatrice. La Montessori cercò di dare alla pedagogia una veste scientifica, perché non si può educare nessuno se non lo si conosce.[15]

Ovide Decroly (Belgio, 1871-1932)

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Decroly, medico e neuropsichiatra, dopo la Scuola di insegnamento speciale per bambini anormali, fonda nel 1907 la 'Scuola dell'Ermitage', dove conduce un esperimento pedagogico all'insegna del motto "per la vita attraverso la vita". Secondo Decroly la scuola deve avere come fine l'adattamento sociale, naturale, intellettuale e culturale del maggior numero di persone. Mentre i programmi tradizionali forniscono una cultura generale, il nuovo metodo è fondato sull'osservazione diretta, sullo studio dei bisogni primari e dell'ambiente del fanciullo, rispettando, sia l'esigenza soggettivo-psicologica, sia quella oggettivo-sociale.[16]

Edouard Claparède (Svizzera, 1873-1940)

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Il nome di Edouard Claparède è legato soprattutto alla fondazione dell'Istituto J.J Rousseau di scienze dell'educazione che ha sede a Ginevra. Anche lui medico e neuropsichiatra, si interessa di psicologia, formulando una delle principali teorie in questo settore.[2] Il suo passaggio alla pedagogia deriva dalla convinzione che lo studio dello sviluppo mentale sia una condizione indispensabile per il miglioramento della scuola e dell'educazione. Una costante della concezione pedagogica di Claparède è il continuo richiamo scientifico e sperimentale alla ricerca psicologica e didattica. Egli era convinto che la positività di una azione educativa e didattica dipendesse dalla preparazione psicologica e dallo spirito scientifico degli educatori. Secondo Claparède va combattuta e superata la didattica delle scuole fondate essenzialmente su opinioni filosofiche ed etiche, dando agli insegnanti i metodi idonei per organizzare ed analizzare le esperienze, i fatti, i fenomeni e per attuare un insegnamento sperimentale individualizzato.[17]

Adolphe Ferriere (Svizzera, 1879-1961)

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Adolphe Ferrière creatore nel 1902, della prima Casa di educazione in campagna a Glarisegg, rappresenta, per giudizio unanime della critica, la figura di riferimento fondamentale dell’attivismo pedagogico europeo. Conoscitore profondo delle innumerevoli scuole nuove che fioriscono in Europa e in America all’inizio del Novecento, divulgatore e propagatore infaticabile delle loro iniziative «attive», nel 1899 fonda l’Ufficio internazionale delle scuole nuove al fine «di stabilire rapporti di reciproco aiuto fra le varie “scuole nuove”, di raccogliere i documenti della loro vita, di mettere in valore le esperienze fatte da questi laboratori della pedagogia dell’avvenire».[2] La concezione del Ferrière muove dal riconoscimento dello “slancio vitale” e creativo di cui è portatore il fanciullo, la forza che muove l'evoluzione di tutti gli esseri viventi verso un fine spirituale e che si esprime nell'attività creatrice. Critica la psicologia che pretende di comprendere l'individualità concreta dell'allievo, che è invece un complesso di forze continuamente in trasformazione.[8]

Célestin Freinet (Francia, 1896-1966)

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Educando che svolge un'attività della Pedagogia Freinet

Nuove indicazioni metodologiche provengono dal francese Freinet, fondatore fin dagli anni Cinquanta del Movimento di Cooperazione Educativa (MCE). Maestro elementare in un paesino di montagna della Provenza negli anni seguenti la prima guerra mondiale, inizialmente influenzato dalle correnti dell'educazione nuova che facevano capo a Ferrière, a Cousinet e alla scuola ginevrina dell'Istituto Rousseau, se ne distacca. Era necessaria una "pedagogia popolare" che riconoscesse validità culturale agli interessi infantili delle classi sociali inferiori.[8]

La scuola deve rispettare la spontaneità e promuovere l'attività, favorire la ricerca e la cooperazione, superare l'individualismo e riconoscere le radici della personalità individuale e comunitaria. Pertanto essa partirà dai bisogni e dalle attività spontanee dei ragazzi che devono poter trovare soddisfazione in attività cooperative e socializzate senza perdere lo slancio creativo. E' indispensabile che la scuola educhi alla socialità e con la socialità.[18]

Insegnare è per Freinet:

L’arte di fare emergere le domande e di accompagnare gli alunni nella ricerca delle risposte. [19]

LIEN - Lega Internazionale per l’Educazione Nuova

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La Lega Internazionale per l’Educazione Nuova (LIEN) è stata fondata nel 1921 durante il primo congresso dell’educazione nuova a Calais. Tra i fondatori figurano John Dewey, Maria Montessori, Beatrice Ensor e Adolphe Ferrière. All’inizio degli anni venti il movimento fa un salto di qualità e passa dalla frammentazione di numerose iniziative alla messa in forma di un organismo che superi la frammentazione e offra a chi ha una pratica nell’educazione attiva e ai molti che sono alla ricerca di riferimenti capaci di sostenere con metodi e tecniche generalizzabili il desiderio di innovare, un quadro di riferimento convincente ed efficace.

Da sinistra : Ovide Decroly, Pierre Bovet, Beatrice Ensor, Edouard Claparède, Paul Geheeb e Adolphe Ferrière ad un congresso della LIEN

Congresso fondatore di Calais (6 Agosto 1921)

La maggior parte degli esponenti del movimento dell’Educazione Nuova è presente: Adolphe Ferrière, Jean Piaget, Émile Coué. Fortemente segnati dai danni della prima guerra mondiale, propongono un grande progetto per un’educazione internazionale.

Henri Wallon(1879 - 1962), una delle figure più influenti della psicologia francese, affermerà più tardi[4] :

«Questo Congresso è stato il risultato del movimento pacifista nato a seguito della prima guerra mondiale . Si sostenne che per garantire al mondo un futuro di pace, nulla sarebbe stato più efficiente dello sviluppo nelle giovani generazioni del rispetto per la persona umana attraverso un'educazione appropriata . Solo così si potrebbero espandere i sentimenti di solidarietà e di fratellanza umana che sono agli antipodi della guerra e della violenza[20]

In occasione di questo primo Congresso venne fondata la rivista “Pour l'ère nouvelle”.

Congresso di Montreux (2-15 Agosto 1923) Adolphe Ferrière, Édouard Claparède, Émile Coué vi partecipano, assieme a Roger Cousinet che espone i risultati delle sue ricerche sul metodo libero del lavoro di gruppo. E’ il primo congresso al quale partecipa Célestin Freinet.

Congresso di Heidelberg (2-15 Agosto 1925)

Congresso di Locarno (3-15 Agosto 1927)

Congresso d’Elseneur (1929)

Congresso di Nizza (1932) Il tema del congresso fu «L’educazione in relazione all’educazione Sociale». Tra i partecipanti più importanti ricordiamo Roger Cousinet, Paul Langevin, Robert Dottrens e Célestin Freinet. Il congresso fu dominato dal prestigio di Maria Montessori, che per la prima volta presenta l’utilizzo del suo materiale pedagogico.

Congresso di Cheltenham (1936)

Congresso de retrouvailles a Parigi (1946) I congressi furono interrotti a causa dello scoppio della Seconda Guerra mondiale. Nel 1946, venne organizzato un congresso con lo scopo di riunire i principali rappresentati dei diversi movimenti internazionali, che prenderà infatti il nome di ‘ritrovo’.

Rinascita: I congressi del XXI secolo

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A partire dal 2003, i movimenti nazionali dell’Educazione Nuova hanno ripristinato le attività della Lega internazionale per l’educazione nuova, riprendendo la tradizione di organizzare congressi annuali. Tra i più importanti ricordiamo :

I trenta punti di Calais

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Nel 1921 nel corso della riunione della Ligue del’éducation nouvelle, a Calais, viene stabilito l’elenco di 29 punti (diventeranno 30 nel 1925) che caratterizzano il movimento e vincolano i suoi aderenti. La definizione Education nouvelle era stata usata, fino allora, con totale libertà. L’ampliarsi ed articolarsi delle iniziative che affermavano fame parte aveva dato luogo a confusioni e distorsioni. In questa occasione si stabilisce che una esperienza che voglia definirsi come appartenente all’Educazione nuova deve realizzare almeno quindici dei 30 punti individuati.[4]


Dieci principi riguardano l’organizzazione generale

  1. L’Educazione nuova è un laboratorio di pedagogia pratica che si propone di servire di suggerimento alle scuole ufficiali;
  2. L’Educazione nuova è un internato in atmosfera quanto più è possibile familiare;
  3. L’Educazione nuova è stabilita in campagna;
  4. L'Educazione nuova raggruppa gli alunni in padiglioni;
  5. L’Educazione nuova pratica la coeducazione dei sessi;
  6. L’Educazione nuova deve comprendere almeno un’ora e mezza al giorno di lavoro manuale;
  7. La falegnameria occupa il primo posto fra i lavori manuali.
  8. Il giardinaggio e l’allevamento sono pure consigliati;
  9. Devono essere possibili lavori liberi;
  10. L’educazione fisica è realizzata mediante la ginnastica naturale, i giochi, gli sport;

Dieci principi riguardano l’educazione intellettuale

  1. Specializzazione spontanea accanto a cultura generale;
  2. Sviluppare il giudizio piuttosto che la memoria;
  3. L’insegnamento si basa sui fatti e sulle esperienze;
  4. In conseguenza l’educazione nuova si appoggia sull’attività personale del fanciullo;
  5. L’insegnamento è fondato sull’interesse spontaneo degli alunni;
  6. Il lavoro individuale consiste in ricerche sia attraverso fatti, sia fra libri, periodici, etc., e, in seguito, attraverso classificazioni secondo un ordine logico;
  7. Il lavoro collettivo consiste nell’elaborazione comune di documenti particolari;
  8. L’insegnamento propriamente detto è limitato alla mattina;
  9. L’insegnamento non tratta più di una o due materie al giorno: la varietà deve sorgere dal modo di presentarle;
  10. L’insegnamento tratta poche materie per ciascun mese o trimestre.

Dieci principi riguardano l’educazione morale

  1. L’educazione morale si realizza dall’interno e all’esterno, e cioè per mezzo della pratica, graduale del senso critico e della libertà;
  2. Per l’organizzazione amministrativa e disciplinare si applica il sistema rappresentativo democratico;
  3. Premi e sanzioni positive non si hanno se non come mezzo per promuovere l’iniziativa;
  4. Premi e sanzioni educative consistono nel mettere l’alunno in condizione di raggiungere meglio il fine considerato come buono;
  5. Autoemulazione;
  6. L’educazione nuova deve presentare un’atmosfera estetica ed accogliente;
  7. Musica collettiva, canto corale, orchestra;
  8. L’educazione della coscienza consiste, per i fanciulli, soprattutto in racconti morali;
  9. La maggior parte delle scuole nuove osserva un’attitudine religiosa senza settarismi e pratica la neutralità confessionale;
  10. L’educazione nuova prepara il futuro cittadino non solo in vista della nazione, ma anche in vista dell’umanità.

Pour l’ère Nouvelle

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La lega internazionale per l’Educazione nuova pubblica i lavori dei pedagogisti del movimento sulla rivista “Pour l’ère nouvelle”. Tale rivista in origine era disponibile in tre lingue, la versione francofona diretta da Adolphe Ferrière, la versione anglofona “The new Era”, diretta da Beatrice Ensor e Alexander Sutherland Neill e quella in tedesco “Das werdende Zeitalter” curata da Elisabeth Rotten.[20]

  1. ^ Francesco De Bartolomeis, Introduzione alla didattica della scuola attiva, Firenze, La Nuova Italia, 1953.
  2. ^ a b c d e f g h i j k R. Tassi, Itinerari pedagogici, Bologna, Zanichelli editore, 2009..
  3. ^ a b c Franco Frabboni, Far bene scuola, Roma, Carocci, 2008..
  4. ^ a b c d e f g h Alessandra Rossi, Educazione attiva a scuola. Esperienze, interventi e riflessioni, Edizioni Ericson, 2012.
  5. ^ John Locke, Pensieri sull'educazione, 1693.
  6. ^ Jean Jacques Rousseau, Emilio o dell'educazione, 1762..
  7. ^ Jean-Jacques Rousseau a cura di Emma Nardi, Oltre l'Emilio: scritti di Rousseau sull'educazione, Milano, Franco Angeli, 2005..
  8. ^ a b c d e Rita Minello, Itinerari di storia sociale dell’educazione occidentale - Volume Secondo: Dall’Umanesimo Metodologico all’Umanesimo Storico e Dialettico,, Edizioni Nuova Cultura, 2014..
  9. ^ Edouard Claparede, Psychologie de l'enfant et pèdagogie experimentale (Vol. I), Paris, Librairie Fishbacher, 1916..
  10. ^ D. Hameline, A. Jornot, M. Belkaid, L’école active. Textes fondateurs, Paris, Puf, 1995..
  11. ^ Pierre Bovet, La Libertà nell'educazione, Torino, Paravia, 1975..
  12. ^ Pompeo Fabio Mancini,, Riflessi dell’attivismo pedagogico di John Dewey nella Philosophy for children (Matthew Lipman): una possibile educazione alla cittadinanza, in in "Educazione Democratica",, nº 5, 2013, pp. 1-13..
  13. ^ John Dewey, Scuola e società, Firenze, La Nuova Italia, 1899..
  14. ^ L. Borghi, L’ideale educativo di J. Dewey, Firenze, La Nuova italia, 1976..
  15. ^ Maria montessori,, La reforme de l'enseignement in “La Nouvelle éducation., in Revue mensuelle”, nº 21, 1924, pp. 3-18..
  16. ^ Alain Goussot, La scuola nella vita: il pensiero pedagogico di Ovide Decroly, Edizioni Erickson, 2005..
  17. ^ Cesare Scurati, Luciano Caimi, Profili nell'educazione: ideali e modelli pedagogici nel pensiero contemporaneo, Vita e Pensiero, 1996.
  18. ^ Celestin Freinet,, Materiali di approfondimento..
  19. ^ Celestin Freinet, Le mie tecniche, Firenze, Nuova Italia, 1969.
  20. ^ a b Henri Wallon,, Congres à Calais in Pour l’Ere Nouvelle,, n°10, 1952..
  • Alessandra Rossi, Educazione attiva a scuola. Esperienze, interventi e riflessioni, Edizioni Erickson, 2012 Google Books
  • Francesco De Bartolomeis, Introduzione alla didattica della scuola attiva, Firenze, La Nuova Italia, 1953
  • R. Tassi, Itinerari pedagogici , Bologna, Zanichelli editore, 2009
  • Franco Frabboni, Far bene scuola, Roma, Carocci, 2008
  • Edouard Claparede, Psychologie de l'enfant et pèdagogie experimentale (Vol. I), Neuchatel, Paris: Librairie Fishbacher, 1916
  • L’école active. Textes fondateurs, D. Hameline, A. Jornot, M. Belkaid, Puf, Paris 1995
  • Pierre Bovet, La Libertà nell'educazione, Torino, Paravia, 1975
  • Rita Minello, Itinerari di storia sociale dell’educazione occidentale : Dall’Umanesimo Metodologico all’Umanesimo Storico e Dialettico, Edizioni Nuova Cultura, 2014 (Google eBook)
  • John Locke, Pensieri sull'educazione, 1693
  • Jean Jacques Rousseau. Emilio o dell'educazione, 1762
  • Jean-Jacques Rousseau, Oltre l'Emilio: scritti di Rousseau sull'educazione, a cura di Emma Nardi, Milano Franco Angeli, 2005, p. 65 (Google Books)
  • Edmond Demolins, L'Éducation nouvelle : L'École des Roches, Librairie Firmin Didot, 1898
  • L. Borghi, L’ideale educativo di J. Dewey, La Nuova italia, Firenze,1976
  • J. Dewey, Scuola e società(1899), tr. it., La Nuova Italia, Firenze,1950, p.28
  • J. Dewey, Il mio credo pedagogico(1987), tr. it., La Nuova Italia, Firenze, 1953
  • Alain Goussot, La scuola nella vita: il pensiero pedagogico di Ovide Decroly, Edizioni Erickson, 2005
  • Profili nell'educazione: ideali e modelli pedagogici nel pensiero contemporaneo, Cesare Scurati, Luciano Caimi, Vita e Pensiero, 1996 (Google Books)
  • Celestin Freinet, Materiali di approfondimento, a cura di Philippe Meirieu, traduzione di Roberto Bianchi
  • Celestin Freinet; “Le mie tecniche”, Nuova Italia, Firenze, 1969
  • Pompeo Fabio Mancini, Riflessi dell’attivismo pedagogico di John Dewey nella Philosophy for children (Matthew Lipman): una possibile educazione alla cittadinanza, in "Educazione Democratica", 5 (2013),p.1-13 http://educazionedemocratica.org/?p=2166
  • Gutierrez Laurent, Histoire du mouvement de l'éducation nouvelle, Carrefours de l'éducation 1/2011 (n° 31) , p. 5-8 www.cairn.info/revue-carrefours-de-l-education-2011-1-page-5.htm.
  • Henri Wallon, dans Pour l’Ere Nouvelle, n°10, 1952, pp. 58-60 http://www.unicaen.fr/recherche/mrsh/pen
  • Cambi Franco, La ricerca educativa nel Novecento. Linee per un’interpretazione metodologica e riflessiva, in “Studi sulla Formazione”, (2010) pp. 23-32. http://www.fupress.net/index.php/sf/article/view/8582/8030
  • Maria montessori, La reforme de l'enseignement, in “La Nouvelle éducation. Revue mensuelle”, Numero 21 (1924), pp. 3-18 http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb32826089g
  • Sylvain Wagnon, Ohayon (Annick), Ottavi (Dominique), Savoye (Antoine) , L’Éducation nouvelle, histoire, présence et devenir, in “Histoire de l’éducation” , Numero 113 (2007) http://histoire-education.revues.org/1371

Collegamenti Esterni

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