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Uniting for consensus

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Paesi membri 2020
MembriArgentina (bandiera) Argentina
Canada (bandiera) Canada
Colombia (bandiera) Colombia
Corea del Sud (bandiera) Corea del Sud
Italia (bandiera)Italia
Malta (bandiera)Malta
Messico (bandiera) Messico
Paesi Bassi (bandiera)Paesi Bassi
Pakistan (bandiera) Pakistan
San Marino (bandiera) San Marino
Spagna (bandiera) Spagna
Turchia (bandiera) Turchia

Uniting for Consensus (UfC) è un gruppo costituito a New York l'11 aprile 2005 per promuovere la riforma del Consiglio di sicurezza dell'ONU attraverso l'aumento dei seggi non permanenti[1]. Il gruppo è presieduto dall'Italia.

Il movimento UFC è stato ideato e lanciato dal Rappresentante Permanente dell'Italia all'ONU Amb. Marcello Spatafora, il nome del gruppo si deve al suo consigliere politico Massimo Marotti. Alla prima riunione, tenuta al Roosevelt Hotel di New York l'11 aprile 2005, su invito dell'Italia e degli ambasciatori di altri stati parteciparono rappresentanti di 119 paesi. In quell'anno 12 membri del core group UFC presentarono un progetto di risoluzione per la riforma del Consiglio di Sicurezza, in concorrenza con i progetti presentati rispettivamente dal G4 e dal Gruppo dei paesi africani[2].

Il G4 è composto da Germania, Giappone, Brasile e India. Giappone e Germania sono il secondo e il terzo contribuente nei finanziamenti forniti all'Onu, il Brasile e l'India sono due fra i Paesi che conferiscono il maggior apporto di truppe alle missioni di mantenimento della pace sotto mandato delle Nazioni Unite.

Tra i membri del gruppo Uniting For Consensus figurano:

Il fallimento della riforma nel summit mondiale del 2005

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L'Assemblea Generale del 2005, anno del 60º anniversario dell'organizzazione, doveva approvare l'allargamento del Consiglio, queste le posizioni dei principali gruppi:

  1. Il G-4 proponeva una riforma che garantisse l'equilibrio politico, demografico ed economico del CdS, aveva proposto perciò un allargamento dello stesso a 25 Stati: sei nuovi seggi permanenti e 4 non permanenti con mandato non rinnovabile (all'Africa 2 seggi permanenti e 1 non permanente, all'Asia 2 permanenti e 1 non permanente, all'America Latina 1 seggio permanente e 1 non permanente, all'Europa occidentale 1 seggio permanente, infine all'Europa orientale 1 seggio non permanente).
  2. I Paesi africani (53) speravano di poter conferire un ruolo di primo piano al continente africano all'interno del Consiglio di Sicurezza attraverso l'assegnazione di due seggi permanenti e di tre nuovi seggi non permanenti.
  3. Il gruppo Uniting for Consensus aveva l'obiettivo dichiarato di raggiungere il più ampio consenso possibile per ogni riforma della Carta dell'Onu, e proponeva un allargamento del CdS a 25 membri (aggiungendo agli attuali 5 permanenti 20 membri non permanenti, con mandato biennale): 6 all'Africa, 4 all'America Latina e i Caraibi, 3 all'Europa occidentale, 2 all'Europa orientale.

Le cause del fallimento del tentativo di riforma sono principalmente da ricondurre al contrasto fra i Paesi africani che reclamavano per loro un seggio permanente (Egitto, Nigeria, Sudafrica) e gli altri Stati del continente nonché alle tensioni USA-Germania dovute alla guerra in Iraq del 2003.[3]

I negoziati intergovernativi di New York sulla riforma del Consiglio di sicurezza

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Nel febbraio 2009 (in conformità con una decisione dell'AG 2008) sono cominciati a New York i negoziati intergovernativi sulla riforma del Consiglio di sicurezza, a margine della sessione informale dell'Assemblea Generale. In occasione dei suddetti negoziati ai gruppi sopra menzionati si è aggiunto lo Small Five.

Il gruppo Ufc si è allineato alla posizione italiana (sesto contribuente dell'ONU), illustrata dal rappresentante permanente presso l'Onu, Giulio Terzi di Sant'Agata.[4] L'opposizione all'allargamento del numero dei membri permanenti si fonda principalmente sull'inopportunità di mantenere l'istituto del veto, nato nel dopoguerra ma insensato dopo la fine della Guerra fredda. Consci del carattere irrealistico della proposta di eliminare il veto (più realizzabile la restrizione dell'ambito di applicazione dello stesso o il vincolo del suo utilizzo a un obbligo di motivazione), i Paesi dell'Ufc sostengono, tuttavia, l'inopportunità della creazione di Membri permanenti senza veto del CdS, che relegherebbe gli altri Stati alla condizione di membri di Serie B. L'Italia propone che venga incrementato il numero dei membri non permanenti per ciascun gruppo regionale, lasciando la decisione sulle modalità di elezione di tali seggi ai gruppi stessi, due le opzioni alternative: 1) un mandato di 3-5 anni senza possibilità di rielezione; 2) un mandato di due anni con possibilità di rielezione per un massimo di due volte consecutive.

Oltre alle proposte menzionate, l'Italia e l'Ufc pongono questioni di metodo e premono per una maggiore trasparenza nei negoziati per la riforma del CdS.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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