Suore di carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa
Le suore di carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, dette anche suore di Maria Bambina, sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione pospongono al loro nome la sigla S.C.C.G.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La congregazione venne fondata da Bartolomea Capitanio (1807–1833) e dalla sua collaboratrice Vincenza Gerosa (1784–1847) che, sotto la direzione del sacerdote Angelo Bosio, il 21 novembre 1832 lasciarono le loro case e si ritirarono in un'umile abitazione (il "conventino") presso l'ospedale di Lovere dove iniziarono a dedicarsi all'assistenza agli ammalati e all'educazione delle fanciulle. La Capitanio morì pochi mesi dopo la fondazione.[2]
La fraternità, sorta secondo lo spirito di san Vincenzo de' Paoli, adottò le costituzioni delle suore della carità, approvate da papa Pio VI il 25 luglio 1819. Il 5 giugno 1840, con il breve Multa inter pia, papa Gregorio XVI esonerò le suore di Lovere dalla dipendenza dalla congregazione della Thouret, autorizzando il sodalizio guidato dalla Gerosa a costituirsi in istituto autonomo: il 14 settembre 1841 Carlo Domenico Ferrari, vescovo di Brescia, accolse la professione dei voti delle prime nove postulanti, dando formalmente inizio alla nuova congregazione.[2]
Nel 1884 le religiose adottarono il nome di suore di Maria Bambina, per la statuina riproducente Maria in fasce conservata nella casa madre e in omaggio al mistero della natività della Vergine. Adottarono l'attuale nome dopo la solenne canonizzazione delle due fondatrici, celebrata da papa Pio XII il 18 maggio 1950.[3]
Attività e diffusione
[modifica | modifica wikitesto]Le suore di carità hanno come fine l'esercizio di tutte le opere di misericordia, particolarmente l'istruzione della gioventù, l'accudimento degli anziani e l'assistenza negli ospedali, anche in terra di missione.
Sono presenti in Europa (Italia, Romania, Spagna), nelle Americhe (Argentina, Brasile, Perù, California, Uruguay), in Africa (Egitto, Zambia, Zimbabwe, Etiopia) e in Asia (Bangladesh, Birmania, Giappone, India, Israele, Nepal, Thailandia);[4] la casa generalizia è a Milano in via Santa Sofia, 13.
Al 31 dicembre 2005, la congregazione contava 5.068 religiose in 447 case.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Ann. Pont. 2007, p. 1547.
- ^ a b DIP, vol. II (1975), coll. 386-389, voce a cura di G. Rocca.
- ^ Bibliotheca Sanctorum, vol. II (1962), coll. 849-851, voce a cura di G. Drago.
- ^ Suore di Carità: dove siamo, su suoredimariabambina.org. URL consultato l'8-01-2024 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2017).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Annuario Pontificio per l'anno 2007, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2007. ISBN 978-88-209-7908-9.
- Bibliotheca Sanctorum (12 voll.), Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
- Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (10 voll.), Edizioni paoline, Milano 1974-2003.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Bartolomea Capitanio (1807-1833)
- Vincenza Gerosa (1784-1847)
- Lovere
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Suore di carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il sito web ufficiale delle Suore di Maria Bambina, su suoredimariabambina.org.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 217157640932938220936 |
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