Storia della Valle d'Aosta
La Storia della Valle d'Aosta riguarda le vicende storiche relative alla Valle d'Aosta, regione dell'Italia.
Storia antica
Abitata dal V secolo a.C. dalla popolazione ligure-gallica dei Salassi (sono stati rinvenuti comunque megaliti risalenti al 3000 ac), nel 25 a.C. fu conquistata dai Romani, che vi fondarono Augusta Praetoria Salassorum, l'odierna Aosta. Importante sotto il profilo militare e strategico per il controllo dei valichi del Piccolo e del Gran San Bernardo, nel Medioevo fu oggetto di contesa e conquista da parte di numerosi popoli e regni, come i Burgundi nel V secolo, gli Ostrogoti, i Bizantini e i Longobardi nel VI secolo e i Franchi nell'anno 774.
Medioevo
Inserita nel Regno di Borgogna nel 904, nel 1032 divenne contea di Umberto Biancamano. Da allora il suo destino fu legato alla dinastia sabauda, che nel 1302 la trasformò in ducato e le concesse sempre ampia autonomia.
Rappresentante del conte di Savoia era il balivo che sino al Trecento era chiamato podestà.
Date le caratteristiche naturali della regione, la nobiltà feudale ebbe a lungo un peso preponderante nella sua storia politica e sociale e i numerosi forti e castelli furono centri di vita politica, economica e culturale, oltre che militare.
Rinascimento
Nel 1496 viene istituita la dignità di governatore e luogotenente del Ducato di Aosta che fa perdere di importanza il ruolo del balivo. [1] Risale a questo periodo anche la Chronique de la maison de Challant, prima opera storiografica conosciuta sulla Valle d'Aosta, scritta da Pierre Du Bois.
Nel 1536, in seguito all'invasione da parte di Francesco I di Francia dei territori di Casa Savoia (tranne che della Valle d'Aosta), fu istituito il Conseil des Commis. L'anno seguente venne firmato un trattato di neutralità tra la Valle d'Aosta e Francesco I di Francia.
Secoli XVII e XVIII
Nel 1630 la peste colpì pesantemente la popolazione uccidendone due abitanti su tre.
Nel 1777 secondo il Canonico Vescoz venne introdotta la coltivazione della patata in Valle d'Aosta. Ad introdurla fu il notaio Jean-François Frutaz che la seminò la prima volta a Chatillon.[2]
Anche la Chiesa, presente con numerosi monasteri, ebbe notevole influenza sulla popolazione della valle, che ai tempi della Rivoluzione Francese (alla fine del XVIII secolo) e nei decenni successivi fu roccaforte delle idee tradizionalistiche e reazionarie. Nell'Italia unita (1861) la Valle d'Aosta cercò di conservare le proprie tradizioni e specificità linguistiche e culturali.
Fascismo
Il fascismo cercò di italianizzare la Valle d'Aosta, con la soppressione di numerose scuole locali, l'instaurazione dell'uso esclusivo della lingua italiana negli uffici giudiziari (R.D. del 15 ottobre 1925, num. 1796), la soppressione dell'insegnamento della lingua francese (R.D. del 22 novembre 1925, num. 2191), l'italianizzazione dei toponimi (ordinanza del 22 luglio 1939) e la soppressione dei giornali in lingua francese Le Duché d'Aoste, Le Pays d'Aoste, La Patrie valdôtaine e dell'utilizzo del francese nella stampa. Peraltro con il Regio Decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, riformando le circoscrizioni provinciali attribuì alla Val d'Aosta lo status di provincia, elevandola da circondario della provincia di Torino, includendo però nella stessa anche il Canavese "italianizzato" da prima.
Regione autonoma
Diventata regione autonoma nel 1945, con Federico Chabod primo presidente, ottenne dalla Repubblica Italiana la concessione dello Statuto speciale nel 1948. Economicamente per molti secoli la Valle d'Aosta visse solo di agricoltura e di pastorizia, con la diffusione di piccole proprietà spesso insufficienti alla sussistenza dei contadini e dei pastori, costretti a spostarsi in Francia o in Svizzera per lavori stagionali, o a emigrare definitivamente.
Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) ci fu l'inversione delle tendenze demografiche ed economiche, con uno sviluppo turistico ed industriale che produsse un fenomeno immigratorio. Attualmente la regione, che ha una popolazione di 119.548 abitanti, ha un reddito pro capite tra i più alti in Italia, perlopiù grazie allo sviluppato benessere industriale del nord Italia che trasformò la Val d'Aosta in una delle mete turistiche preferite.