Sergio Bresciani
Sergio Bresciani | |
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Nascita | Salò, 2 luglio 1924 |
Morte | El Alamein, 4 settembre 1942 |
Cause della morte | ferita |
Luogo di sepoltura | Sacrario militare italiano di El Alamein |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Artiglieria |
Anni di servizio | 1941-1942 |
Grado | Soldato |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna del Nord Africa |
Battaglie | Seconda battaglia di El Alamein |
Decorazioni | qui |
Frase celebre | Di’ al signor tenente che mi scusi se ho commesso qualche mancanza” |
dati tratti da Sergio Bresciani, l'avanguardista del deserto[1] | |
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Sergio Bresciani (Salò, 2 luglio 1924 – El Alamein, 4 settembre 1942) è stato un militare italiano volontario nella seconda guerra mondiale. Meglio conosciuto come l'eroe fanciullo: fu, infatti, uno dei militari più giovani decorati della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria italiana.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Salò il 2 luglio 1924, secondogenito di una famiglia numerosa, figlio di Bortolo Davide[N 1] e di Maria Carattoni.[N 2] Da giovane, lavorò come operaio presso la Falck di Vobarno. Allo scoppio della seconda guerra mondiale era avanguardista moschettiere in forza alla Gioventù italiana del littorio (G.I.L.),[1] ed appassionatosi alla vita militare[N 3] a soli 15 anni, nel dicembre 1940 scappò di casa, per arruolarsi nell'esercito, mosso da puri sentimenti verso l'Italia (da come si può evincere dalle sue lettere), ma venne riportato a casa dai carabinieri che lo trovarono a Milano.[2] Un mese dopo effettuò un nuovo tentativo ma i carabinieri lo fermarono a Genova riconsegnandolo ai genitori, che questa volta lo redarguirono pesantemente.[2] Solamente al terzo tentativo riuscì a raggiungere la Libia clandestinamente. Partito da Vobarno in sella alla bicicletta del fratello, raggiunse Salò prendendo il traghetto che lo portò a Desenzano del Garda dove prese il treno per Milano.[2] Venduta la bicicletta per procurarsi il denaro con cui comprare un biglietto[N 4] ferroviario per Napoli, raggiunse la città partenopea ma fu nuovamente intercettato dai carabinieri che gli diedero un primo foglio di via e lo rispedirono a casa.[2] Sceso a Roma per imbarcarsi nuovamente per Napoli, i carabinieri lo intercettarono di nuovo e gli consegnarono un secondo foglio di via, ma egli eluse tutti i controlli e salì a bordo di un treno diretto a Napoli,[2] dove poi si imbarcò su un piroscafo diretto a Tripoli, in Africa settentrionale.[2]
Giunto in Libia fu preso in consegna dalle autorità militari, e mandò una lettera alla famiglia spiegando le ragioni del suo gesto[N 5] chiedendo loro di firmare il consenso per il suo arruolamento, in quanto egli era minorenne.[2] I genitori di Sergio, però, ricevettero anche una lettera dal maggiore Guido Zironi del Reggimento Artiglieria Celere "Principe Amedeo d'Aosta" (3°),[N 6][2] che rendendosi conto che Sergio era giunto clandestinamente, chiese il loro consenso affinché il ragazzo si arruolasse, altrimenti lo avrebbe rimandato in Italia.[2] I genitori, sebbene contrari, decisero ormai di assecondare il desiderio del figlio,[2] e il 2 luglio 1941, al compimento del diciassettesimo anno di età fu definitivamente arruolato,[N 7] ricevendo le tanto sospirate "stellette".[3]
La giovane "voloira" si fece subito onore, e durante l'Operazione Battleaxe in Cirenaica, fu citato dal Comando e proposto per la concessione di una Medaglia d'argento al valor militare,[3] e decorato con la Croce di Ferro di seconda classe germanica[3] che gli venne consegnata direttamente dal Feldmaresciallo Rommel. Verso la fine dell'estate 1941 si distinse successivamente a El-Adem in un combattimento contro 20 carri armati Matilda Mk.II, e alcuni mesi dopo ad Agedabia[N 8] dove fu proposto per la concessione di una Medaglia di bronzo al valor militare.[3]
Il 4 settembre 1942 un autocarro, in cui c'era anche lui, con la ruota anteriore passò su una mina a pressione e la seguente esplosione gli tranciò la gamba sinistra.[4] Sergio Bresciani morì, nonostante i vari tentativi di salvarlo e dopo aver ricevuto dal cappellano conforto e l'estrema unzione, presso la 53ª Sezione di sanità della Divisione Folgore.[4] Inizialmente il suo corpo venne sepolto al chilometro 41,5 della Pista Rossa o Massicciata[N 9] nella tomba numero 1.[4] Dopo la fine della guerra la salma, insieme a quella di tanti altri militari, fu recuperata da Paolo Caccia Dominioni e trasferita al Sacrario militare italiano di El Alamein dove si trova attualmente.[4]
Gli fu conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.[3]
A Salò, in P.zza Sergio Bresciani, è ubicato un monumento con iscritte le seguenti parole: SERGIO BRESCIANI VOLONTARIO ARTIGLIERE MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE SALÒ 2. VII. 1924 EL ALAMEIN 4. IX. 1942
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Decreto Luogotenenziale del 30 aprile 1945.
Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Classe 1901, era di professione commerciante.
- ^ Classe 1904, era di professione casalinga.
- ^ Gli zii Dante ed Italo avevano prestato servizio militare durante la prima guerra mondiale, rimanendovi uccisi.
- ^ La vendita della bicicletta non gli fruttò il denaro necessario all'acquisto del biglietto, e allora egli salì clandestinamente a bordo del convoglio ferroviario.
- ^ In quella missiva chiese scusa al fratello per avergli rubato e venduto la bicicletta.
- ^ Il 3º Reggimento Artiglieria Celere "Principe Amedeo d'Aosta" contava su due gruppi cannoni da 75/27 Mod. 1911 e su un gruppo su obici 100/17 mod.914.
- ^ Prima dei diciassette anni, pur ammesso a far parte dei ranghi, ricevette una divisa priva di stellette.
- ^ Mentre si trovava ad Agedabia in cerca di rifornimenti ed acqua, la cittadina fu bombardata pesantemente dall'aviazione inglese, e lui, recuperata la macchina prestò soccorso ai numerosi feriti, caricando successivamente anche i corpi dei deceduti.
- ^ Era la pista che collegava la costa al Passo del Cammello al bordo della Depressione di Qattara.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Liliana Bresciani, Il cucciolo della Leonessa, Salò, Tipolitografia Ebanati, 2007.
- Bruno Gatta, Il ragazzo di El Alamein, Sorrento, Franco Di Mauro Editore, 1992.
- Antonio Besana, Il bambino di El Alamein, Edizioni Ares, 2023.
- Periodici
- Alessandro Betrò, Sergio Bresciani, l'avanguardista del deserto, in Storia & Battaglie, n. 121, Vicchio, Editoriale LuPo, giugno 2012, pp. 18-21.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sergio Bresciani, su Chi era costius. URL consultato il 19 marzo 2020.
- Sergio Bresciani (PDF), su Congedati Folgore. URL consultato il 19 marzo 2020.
- Congedati Folgore: Concessione della Croce di Ferro di Prima Classe, datata 11 febbraio 1943 (JPG), su congedatifolgore.com. URL consultato il 23 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2015).
- Danilo Dolcini, Sergio Bresciani l'eroe fanciullo, su Quattara. URL consultato il 19 marzo 2020.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 14007115 · ISNI (EN) 0000 0000 3495 3660 · LCCN (EN) n94102109 |
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