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Placido Costanzi

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Narciso e Eco, di P. Costanzi, collezione privata.

Placido Costanzi (Roma, 1702Roma, 2 ottobre 1759) è stato un pittore italiano.

Nacque da Giovanni e Costanza Anguilla, all'interno di una famiglia di fabbricanti di gemme a Roma, percorso intrapreso anche dai fratelli Tommaso e Carlo. Ricevette un doppio alunnato, presso i Trevisani e poi sotto Benedetto Luti e dipinse principalmente temi storici e devozionali.

Ebbe fama piuttosto precoce: entro il 1724 aveva decorato degli ambienti, purtroppo perduti, per i cardinali Alberoni e Acquaviva d'Aragona. Fu attivo già da giovane anche in Toscana, dove dipinse un San Camillo in Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze, in cui aspirava a imitare l'arte di Domenico Zampieri. Altre sue opere si trovano a Siena, in palazzo Chigi Zondadari, e a Pistoia, nella chiesa della Maddalena, dove lavorò sicuramente prima del 1724, anno entro cui aveva già spedito due pale, perdute, a Gerona, ed un'Annunciazione per la regina spagnola Elisabetta Farnese. Entro la stessa data aveva realizzato dipinti per Lima, una chiesa domenicana aquilana e la Francia.

Costanzi dipinse molti lavori per decorare varie chiese di Roma. In particolare, la sua Resurrezione di Tabita per Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, spostato nella Basilica di San Pietro nel 1758 in sostituzione di un altro, di analogo soggetto, di Giovanni Baglione, ma da cui tornò nella sede originaria a seguito della realizzazione della copia in mosaico[1]. Realizzò affreschi per San Gregorio al Celio, Santa Maria in Campo Marzio e la chiesa di san Pietro Apostolo a Castel San Pietro. Si dedicò inoltre a dipingere figure nei paesaggi di altri artisti, soprattutto in quelli di Jan Frans van Bloemen detto l'Orizzonte, con cui collaborò sin dal 1725.

La sua attività artistica a Roma lo portò a entrare prima nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e poi, nel 1741, gli valse l'ingresso presso l'Accademia di San Luca, della quale fu anche direttore (Principe) dal 1758.

Fu apprezzato molto anche all'estero, lavorando per Spagna, Inghilterra, Francia e Germania.

  1. ^ Renato Pisani, Giuseppe Valeri, La basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Guida storico-artistica, Roma, Il Cigno GG, 2008, p. 41, ISBN 978-88-7831-203-6.

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