Vai al contenuto

Otturazione (odontoiatria)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

L'otturazione dentaria od otturazione odontoiatrica, intesa come procedura operativa, è una tecnica restaurativa volta al riempimento di una cavità creatasi in un dente in seguito ad un evento patologico o traumatico, allo scopo di recuperarne la funzione e la morfologia originaria.

Con essa viene altresì definito anche il frutto dell'intervento operativo, ovvero la massa del materiale una volta terminata l'operazione di posizionamento nel dente. Le otturazioni possono essere distinte in provvisorie e definitive, a seconda della tipologia del materiale usato. Nel caso di otturazioni definitive, i materiali più utilizzati sono l'amalgama d'argento, le resine composite ed i cementi vetroionomerici.

Classificazione

[modifica | modifica wikitesto]
Classi di Black.

La divisione in classi di Black, creata alla fine del XIX secolo per i materiali non ritentivi e basata sulla localizzazione ed estensione del difetto cavitario principale, rimane ancora oggi la più utilizzata per semplicità, anche se le moderne tecniche restaurative che utilizzano le tecniche adesive tendono a rispettare meno i confini di questa classificazione.

  • I Classe: Lesioni delle zone occlusali di molari e premolari e delle superfici linguali di incisivi e canini (foro cieco).
  • II Classe: Lesioni delle superfici interprossimali di molari e premolari.
  • III Classe: Lesioni approssimali di incisivi e canini senza coinvolgimento del margine libero.
  • IV Classe: Lesioni approssimali di incisivi e canini con coinvolgimento del margine libero.
  • V Classe: Lesioni della zona cervicale vestibolare o linguale/palatale.
  • VI Classe: Lesioni che interessano cuspidi e margini incisali.

Tipologie e tecniche

[modifica | modifica wikitesto]

La procedura richiede spesso l'esecuzione di una anestesia locale, e quindi l'asportazione del materiale patologico eventualmente presente, il riempimento della cavità con il materiale apposito, e la sua rifinitura e lucidatura.

A seconda dei materiali utilizzati questo schema può prevedere alcuni passaggi aggiuntivi, legati alle diverse necessità dei materiali stessi. Nel caso di lesioni medio-ampie è spesso necessario ricorrere all'anestesia locale, mentre in presenza di lesioni superficiali, e nei denti con dentina molto sclerotica l'anestesia può risultare superflua. Nel caso più comune, in presenza di una lesione cariosa, gli strumenti utilizzati per accedere alla cavità patologica e asportare il tessuto infetto sono abitualmente i manipoli rotanti ad alta velocità (turbine) e quelli a bassa velocità (manipolo contrangolo). Nel caso di raggiungimento di profondità tali da mettere in pericolo la vitalità dei tessuti pulpari, può essere usato un sottofondo protettivo. La ricostruzione delle pareti che si appoggiano ai denti vicini (approssimali) viene effettuata utilizzando nastri sottili sagomati (matrici) e cunei, che permettono la ricostruzione del corretto punto di contatto. In caso di perdita estesa di tessuto dentale, con scarso sostegno delle pareti residue e delle cuspidi, ed a maggior ragione nel caso di dente devitalizzato, la tecnica di otturazione diretta può risultare inadeguata e dagli esiti poco predicibili, e andranno quindi prese in considerazione tecniche di ricostruzione indirette con ricopertura cuspidale, come intarsi onlay e corone protesiche.

Materiali provvisori

[modifica | modifica wikitesto]

Nel caso vi sia impossibilità di concludere il trattamento conservativo e/o endodontico in una sola fase, si effettua un'otturazione provvisoria della cavità, usando materiali che possono essere facilmente asportati, permettendo il completamento della procedura con l'adeguato materiale definitivo in una fase successiva. La composizione di questi materiali è variabile[1]. Il periodo di mantenimento dell'otturazione provvisoria deve essere preferibilmente breve, poiché la stabilità e la capacità di sigillo dei margini di questi materiali nel tempo è poco affidabile, esponendo il dente a rischi sempre maggiori di infiltrazioni e fratture[2][3].

Materiali metallici

[modifica | modifica wikitesto]
Otturazione in amalgama d'argento.

I materiali metallici sviluppati per le otturazioni definitive in odontoiatria sono l'oro coesivo, oramai di interesse puramente storico, e l'amalgama d'argento. Questa tipologia di materiali richiede una tecnica di preparazione di cavità ritentive dotate di sottosquadri, in quanto non è possibile ottenere una vera adesione tra materiale e dente, e quindi la ritenzione deve essere necessariamente meccanica. Ciò in molti casi implica il sacrificio di tessuto sano, con un sostanziale indebolimento della struttura dentaria residua, fattore che, unito alla scarsa estetica, ha portato ad un progressivo diminuzione nell'uso di questi materiali[4][5].

Amalgama d'argento

[modifica | modifica wikitesto]

La possibilità di operare anche in campo umido e la capacità antibatterica dell'amalgama d'argento lo rendono ancora un materiale validamente utilizzato per i casi altrimenti difficili da gestire, come le cavità ampie di II classe[6], le carie radicolari e/o sottogengivali di difficile accesso, nelle situazioni di alto rischio di carie legate ad altre patologie orali o sistemiche, o quando entrino in gioco motivazioni economiche, e con scarse necessità estetiche[7][8]. Le problematiche legate ad un supposto effetto tossico sull'organismo dato dal rilascio di mercurio non hanno trovato un valido supporto scientifico, mentre le reazioni avverse segnalate risultano estremamente rare[9][10].

Corretto posizionamento di diga dentale

Materiali estetici

[modifica | modifica wikitesto]

I materiali estetici sono i più diffusi nella moderna odontoiatria conservativa, e sono rappresentati dalle resine composite e dai cementi vetroionomeri, o dalla loro combinazione. Il loro ampio successo è legato alle notevoli capacità mimetiche ed alla possibilità di fornire un certo grado di rinforzo alle strutture dentali a cui aderiscono, fattori comunque che richiedono il rispetto di alcuni principi. Per entrambi questi materiali è richiesto uno stretto controllo durante le fasi dell'otturazione, in quanto la contaminazione delle superfici può compromettere in misura sensibile l'adesione ai tessuti dentali, portando come conseguenza la formazione di carie secondarie[11]. Per questo è decisamente consigliato un sistema affidabile per l'isolamento del campo di lavoro, ed in tutti i casi in cui sia possibile, l'uso della diga dentale[12].

Resine composite

[modifica | modifica wikitesto]

Le resine composite comunemente usate in odontoiatria sono formate dall'unione tra un riempitivo in fase dispersa a base ceramica, un legante organico (matrice), di solito appartenente alla categoria dei metacrilati, ed un agente accoppiante (silano)[13][14]. Sono inoltre presenti dei pigmenti per conferire il colore ed il grado di translucenza/opalescenza voluta, e, nel caso dei compositi fotoindurenti (di gran lunga i più utilizzati), un fotoiniziatore, la cui attivazione attraverso una luce a lunghezza d'onda predefinita permette l'indurimento del materiale (polimerizzazione). La composizione prevede a seconda dei produttori altre varianti, a partire dalla dimensione del riempitivo, che ha visto nel tempo una tendenza alla diminuzione, portando agli attuali compositi a riempitivi nanomerici o misti. Sono disponibili anche versioni fluide (flowable) a minore contenuto di riempitivo, per conferire all'otturazione una maggior capacità elastica di assorbire gli stress da contrazione[15]. Sono state proposte alcune nuove formulazioni che prevedono nuovi tipi di monomeri metacrilati come matrice[16], la loro sostituzione con altri tipi di leganti[17][18], e l'incorporazione di agenti rimineralizzanti e disinfettanti[19], allo scopo di migliorare biocompatibilità e affidabilità dei materiali compositi.

La possibilità di ottenere una valida adesione con i tessuti dentali, la resistenza all'abrasione sempre più vicina allo smalto del dente e la possibilità di ottenere una resa estetica molto buona ha reso le resine composite il materiale di prima scelta in odontoiatria conservativa. L'adesione ottimale viene ottenuta attraverso una preparazione a margini inclinati dei margini della cavità (bisellatura)[20], un processo di condizionamento dei tessuti dentali (mordenzatura acida) allo scopo di renderli più ritentivi, e l'uso di resine fluide idrofile (che possono comportare uno o più passaggi) che nel caso della dentina agiscono inglobando le fibre di collagene, formando in seguito alla polimerizzazione il cosiddetto "strato ibrido". Una volta completata la fase di adesione, viene posizionata la resina composita in cavità e quindi fotoindurita con lampade apposite, usando quando necessario una tecnica di stratificazione ad incrementi progressivi, per neutralizzare la contrazione che si sviluppa durante l'indurimento[21][22]. L'otturazione termina con la fase di rifinitura e lucidatura, eseguita con punte e dischi abrasivi montati su strumenti rotanti, e/o con strisce abrasive manuali[23].

Cementi vetroionomerici

[modifica | modifica wikitesto]

I cementi vetroionomerici sono materiali che si formano dalla reazione tra microparticelle di vetroceramica, a base silico-alumino-fluorosa, con un acido a base organica, principalmente acido poliacrilico, maleico ed itaconico[24]. L'unione di questi componenti permette all'acido di reagire con le particelle vetrose, formando un gel ad alta viscosità in cui la matrice di policarbossilato ingloba e stabilizza le particelle di polvere[25]. Durante queste reazioni il cemento vetroionomerico è in grado di contrarre legami chimici con i tessuti del dente, in particolare con la dentina, evento che però richiede di evitare contaminazioni delle superfici durante le fasi di riempimento. Un pretrattamento con un acido debole può aumentare ulteriormente i valori di adesione con i tessuti dentali, che però risultano sensibilmente inferiori a quelli delle resine composite, così come le altre caratteristiche meccaniche ed estetiche[26][27]. La capacità di questo materiale di rilasciare ioni fluoruro è considerata un valido fattore protettivo[28][29], e diversi studi hanno dimostrato una discreta efficacia nel prevenire la carie secondaria[30]. La scarsa resistenza alla fatica ed alle sollecitazioni rende però i cementi vetroionomerici poco adatti per le grandi cavità o le ricostruzioni, e spiega probabilmente il loro maggiore tasso di fallimento nel tempo rispetto agli altri materiali usati in odontoiatria conservativa[31]. Per questo nel tempo sono state introdotte alcune modifiche nella loro composizione, aggiungendo polveri metalliche, o unendoli alle resine composite, creando così i vetroionomeri modificati ed i compomeri, alla ricerca delle migliori prestazioni meccaniche, cercando di mantenerne al contempo i vantaggi dati dal rilascio di fluoro.

La durata nel tempo di un'otturazione dentaria è variabile, e correlata ad alcuni fattori, tra cui di particolare importanza sono il tipo di materiale usato, il grado di sollecitazione funzionale, le capacità dell'operatore ed il grado di mantenimento igienico del paziente. Secondo alcuni studi, il materiale in grado di garantire la maggior durata nel tempo rimane ancora l'amalgama d'argento, soprattutto nei settori posteriori[32], mentre secondo altri la differenza risulterebbe quasi nulla[33], così come dati discordanti si hanno riguardo ai cementi vetroionomerici[34]. La causa di questa variabilità dei dati è probabilmente correlata all'importanza dei fattori legati al paziente ed all'operatore[35]. L'uso delle resine composite risulta infatti particolarmente sensibile al grado di esperienza dell'operatore[36], in particolare riguardo cavità di II e V classe, in cui l'adesione risulta più delicata e complessa[37].

La causa di fallimento più comune è la comparsa di una carie secondaria, meno frequentemente il cedimento dell'otturazione e/o del dente. Il pericolo di frattura, in particolare a carico della struttura dentale, è significativamente maggiore nel caso di otturazioni in amalgama d'argento, in quanto il materiale tende a comportarsi come un corpo estraneo, non contraendo adesione con il dente, ed il pericolo aumenta ulteriormente nel caso di ricostruzioni ampie[38]. La necessità di reintervento legata all'usura del materiale tende invece a non venire più considerato un fallimento, in quanto con le moderne tecniche adesive può essere spesso corretta tramite l'aggiunta di materiale, evitando la sostituzione completa dell'otturazione precedente[39].

Complicazioni legate all'intolleranza ai materiali o alla loro tossicità, segnalate sia nel caso dell'amalgama che per quanto riguarda le resine composite, non hanno trovato riscontro a livello epidemiologico[40], e quindi sono considerate rare.

  1. ^ (EN) Sivakumar JS, Suresh Kumar BN, Shyamala PV, Role of provisional restorations in endodontic therapy, in J Pharm Bioallied Sci, 5(Suppl 1), Medknow Publications, giugno 2013, pp. S120-124, DOI:10.4103/0975-7406.113311, PMID 23946564, PMC 3722693.
  2. ^ (EN) Shahi S, Samiei M, Rahimi S, Nezami H, In Vitro Comparison of Dye Penetration through Four Temporary Restorative Materials, in Iran Endod J, vol. 5, n. 2, Iranian Center for Endodontic Research, primavera 2010, pp. 59-63, PMID 23130028, PMC 3487503.
  3. ^ (EN) Naseri M, et al, Coronal sealing ability of three temporary filling materials, in Iran Endod J, vol. 7, n. 1, Iranian Center for Endodontic Research, inverno 2012, pp. 20-24, PMID 23060909, PMC 3467125.
  4. ^ (EN) Shenoy A, Is it the end of the road for dental amalgam? A critical review, in J Conserv Dent, vol. 11, n. 3, Medknow Publications, luglio 2008, pp. 99-107, DOI:10.4103/0972-0707.45247, PMID 20142895, PMC 2813106.
  5. ^ (EN) Ben-Gal G, Weiss El, Trends in Material Choice for Posterior Restorations in an Israeli Dental School: Composite Resin Versus Amalgam [collegamento interrotto], in J Conserv Dent, vol. 75, n. 12, American Dental Education Association, dicembre 2011, pp. 1590-1595, DOI:10.4103/0972-0707.45247, PMID 22184598. URL consultato il 26 dicembre 2013.
  6. ^ (EN) Makhija SK, et al, Practitioner, patient and carious lesion characteristics associated with type of restorative material: findings from The Dental Practice-Based Research Network, in J Am Dent Assoc, vol. 142, n. 6, American Dental Association, giugno 2011, pp. 622-632, PMID 21628683, PMC 3107519.
  7. ^ (EN) Chalmers JM, Minimal intervention dentistry: part 2. Strategies for addressing restorative challenges in older patients (PDF), in J Can Dent Assoc, vol. 72, n. 5, Canadian Dental Association, giugno 2006, pp. 435-440, PMID 16772068. URL consultato il 6 dicembre 2013.
  8. ^ (EN) Lubisich EB, et al, Association between caries location and restorative material treatment provided, in J Dent, vol. 39, n. 4, Elsevier, aprile 2011, pp. 302-308, DOI:10.1016/j.jdent.2011.01.007, PMID 21256915, PMC 3606693.
  9. ^ (EN) Uçar Y, Brantley WA, Biocompatibility of dental amalgams, in Int J Dent, vol. 2011, Hindawi Publishing Corporation, 2011, p. 981595, DOI:10.1155/2011/981595, PMID 22145006, PMC 3227436.
  10. ^ (EN) Rathore M, Singh A, Pant VA, The dental amalgam toxicity fear: a myth or actuality, in Toxicol Int, vol. 19, n. 2, Medknow Publications, maggio 2012, pp. 81-88, DOI:10.4103/0971-6580.97191, PMID 22778502, PMC 3388771.
  11. ^ (EN) Kermanshah H, Ghabraei Sh, Bitaraf T, Effect of salivary contamination during different bonding stages on shear dentin bond strength of one-step self-etch and total etch adhesive, in J Dent (Tehran), vol. 7, n. 3, Tehran University of Medical Sciences, estate 2010, pp. 132-138, PMID 21998787, PMC 3184754.
  12. ^ (EN) Gilbert GH, et al, Rubber dam use during routine operative dentistry procedures: findings from the Dental PBRN, in Oper Dent, vol. 35, n. 5, Academy of Operative Dentistry, settembre-ottobre 2010, pp. 491-499, DOI:10.2341/09-287C, PMID 20945739, PMC 2957301.
  13. ^ (EN) Zimmerli B, Strub M, Jeger F, Stadler O, Lussi A, Composite materials: composition, properties and clinical applications. A literature review, in Schweiz Monatsschr Zahnmed, vol. 120, n. 11, Unbound Medicine, 2010, pp. 972-986, PMID 21243545. URL consultato il 31 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2014).
  14. ^ (EN) Cramer NB, Stansbury JW, Bowman CN, Recent advances and developments in composite dental restorative materials, in J Dent Res, vol. 90, n. 4, Sage Publications, aprile 2011, pp. 402-416, DOI:10.1177/0022034510381263, PMID 20924063, PMC 3144137.
  15. ^ (EN) Sadeghi M, Influence of flowable materials on microleakage of nanofilled and hybrid Class II composite restorations with LED and QTH LCUs, in Indian J Dent Res, vol. 20, n. 2, Medknow Publications, aprile-giugno 2009, pp. 159-163, DOI:10.4103/0970-9290.52891, PMID 19553715.
  16. ^ (EN) Boulden JE, et al, Thiol-ene-methacrylate composites as dental restorative materials, in Dent Mater, vol. 27, n. 3, Elsevier, marzo 2011, pp. 267-272, DOI:10.1016/j.dental.2010.11.001, 21122904 PMC &tool=pmcentrez 3034791 .
  17. ^ (EN) Kalra S, Singh A, Gupta M, Chadha V, An in vitro evaluation of shear bond strength of silorane and bis-GMA resin-based composite using different curing units, in J Conserv Dent, vol. 15, n. 3, Medknow Publications, luglio 2012, pp. 48-53, DOI:10.4103/0976-237X.94546, PMID 22557897, PMC 3341759.
  18. ^ (EN) Khosla M, Malhotra N, Mala K, Ormocer: An aesthetic direct restorative material; An in vitro study comparing the marginal sealing ability of organically modified ceramics and a hybrid composite using an ormocer-based bonding agent and a conventional fifth-generation bonding agent, in Contemp Clin Dent, vol. 3, n. 1, Medknow Publications, gennaio 2012, pp. 278-282, DOI:10.4103/0972-0707.97959, PMID 22876019, PMC 3410342.
  19. ^ (EN) Cheng L, et al, Antibacterial nanocomposite with calcium phosphate and quaternary ammonium, in J Dent Res, vol. 91, n. 5, Sage Publications, maggio 2012, pp. 460-466, DOI:10.1177/0022034512440579, PMID 22403412, PMC 3327730.
  20. ^ (EN) Coelho-De-Souza FH, et al, A randomized double-blind clinical trial of posterior composite restorations with or without bevel: 1-year follow-up, in J Appl Oral Sci, vol. 20, n. 2, SciELO, marzo-aprile 2012, pp. 174-179, DOI:10.1590/S1678-77572012000200009, PMID 22666833.
  21. ^ (EN) Schneider LF, Cavalcante LM, Silikas N, Shrinkage Stresses Generated during Resin-Composite Applications: A Review, in J Dent Biomech, vol. 2010, Sage Publications, 2010, p. 131630, DOI:10.4061/2010/131630, PMID 20948573, PMC 2951111.
  22. ^ (EN) Pazinatto FB, et al, 56-month clinical performance of Class I and II resin composite restoration, in J Appl Oral Sci, vol. 20, n. 3, SciELO, maggio-giugno 2012, pp. 323-328, DOI:10.1590/S1678-77572012000300005, PMID 22858698.
  23. ^ (EN) Egilmez F, et al, Short and long term effects of additional post curing and polishing systems on the color change of dental nano-composites, in Dent Mater J, vol. 32, n. 1, The Japanese Society for Dental Materials and Devices, 2012, pp. 107-114, DOI:10.4012/dmj.2012-251, PMID 23370878.
  24. ^ (EN) Francisconi LF, et al, Glass ionomer cements and their role in the restoration of non-carious cervical lesions, in J Appl Oral Sci, vol. 17, n. 5, Bauru School of Dentistry, settembre-ottobre 2009, pp. 364-369, DOI:10.1590/S1678-77572009000500003, PMID 19936509.
  25. ^ (EN) Khoroushi M, Keshani F, A review of glass-ionomers: From conventional glass-ionomer to bioactive glass-ionomer, in Dent Res J (Isfahan), vol. 10, n. 4, Medknow Publications, luglio 2013, pp. 411-420, PMID 24130573, PMC 3793401.
  26. ^ (EN) Nujella BP, et al, Comparison of shear bond strength of aesthetic restorative materials, in Contemp Clin Dent, vol. 3, n. 1, Medknow Publications, gennaio 2012, pp. 22-6, DOI:10.4103/0976-237X.94541, PMID 22557892, PMC 3341754.
  27. ^ (EN) Abesi F, Safarcherati H, Sadati J, Kheirollahi H, In vitro wear of Ionofil Molar AC quick glass-ionomer cement, in Indian J Dent Res, vol. 22, n. 5, Medknow Publications, settembre-ottobre 2011, p. 731, DOI:10.4103/0970-9290.93468, PMID 22406725.
  28. ^ (EN) Markovic DLj, Petrovic BB, Peric TO, Fluoride content and recharge ability of five glassionomer dental materials, in BMC Oral health, vol. 8, BioMed Central, 28 luglio 2008, p. 21, DOI:10.1186/1472-6831-8-21, PMID 18655734, PMC 2507707.
  29. ^ (EN) Mousavinasab SM, Meyers I, Fluoride release by glass ionomer cements, compomer and giomer, in Dent Res J (Isfahan), vol. 6, n. 2, Medknow Publications, autunno 2009, pp. 75-81, PMID 21528035, PMC 3075459.
  30. ^ (EN) Mickenautsch S, Yengopal V, Absence of carious lesions at margins of glass-ionomer cement and amalgam restorations: An update of systematic review evidence, in BMC Res Notes, vol. 4, BioMed Central, 11 marzo 2011, p. 58, DOI:10.1186/1756-0500-4-58, PMID 21396097, PMC 3060833.
  31. ^ (EN) Ilie N, Hickel R, Mechanical behavior of glass ionomer cements as a function of loading condition and mixing procedure, in Dent Mater J, vol. 26, n. 4, Elsevier, luglio 2007, pp. 526-533, DOI:10.4012/dmj.26.526, PMID 17886457.
  32. ^ (EN) Bernardo M, et al, Survival and reasons for failure of amalgam versus composite posterior restorations placed in a randomized clinical trial, in J Am Dent Assoc, vol. 138, n. 6, American Dental Association, giugno 2007, pp. 775-783, PMID 17545266.
  33. ^ (EN) Kim KL, Namgung C, Cho BH, The effect of clinical performance on the survival estimates of direct restorations, in Restor Dent Endod, vol. 38, n. 1, BioMed Central, febbraio 2013, pp. 11-20, DOI:10.5395/rde.2013.38.1.11, PMID 23493438, PMC 3591579.
  34. ^ (EN) Sunnegårdh-Grönberg K, et al, Selection of dental materials and longevity of replaced restorations in Public Dental Health clinics in northern Sweden (abstract), in J Dent, vol. 37, n. 9, Elsevier, settembre 2009, pp. 673-678, DOI:10.1016/j.jdent.2009.04.010, PMID 19477572.
  35. ^ (EN) Bohaty BS, Ye Q, Misra A, Sene F, Spencer P, Posterior composite restoration update: focus on factors influencing form and function, in Clin Cosmet Investig Dent, vol. 5, Dove Press, 15 maggio 2013, pp. 33-42, DOI:10.2147/CCIDE.S42044, PMID 23750102, PMC 3666491.
  36. ^ (EN) Overton JD coautori= Sullivan DJ, Early failure of Class II resin composite versus Class II amalgam restorations placed by dental students [collegamento interrotto], in J Dent Educ, vol. 76, n. 3, American Dental Education Association, marzo 2012, pp. 338-340, PMID 22383602. URL consultato il 31 dicembre 2013.
  37. ^ (EN) Kubo S, Kawasaki A, Hayashi Y, Factors associated with the longevity of resin composite restorations, in Dent Mater J, vol. 30, n. 3, The Japanese Society for Dental Materials and Devices, 2011, pp. 33-42, DOI:10.4012/dmj.2010-191, PMID 21597206.
  38. ^ (EN) Opdam NJ, Bronkhorst EM, Loomans BA, Huysmans MC, 12-year survival of composite vs. amalgam restorations (abstract), in J Dent Res, vol. 89, n. 10, Sage Publications, ottobre 2010, pp. 1063-1067, DOI:10.1177/0022034510376071, PMID 20660797.
  39. ^ (EN) Gordan VV, et al, Repair or replacement of defective restorations by dentists in The Dental Practice-Based Research Network, in J Am Dent Assoc, vol. 143, n. 6, American Dental Association, giugno 2012, pp. 593-601, PMID 22653939, PMC 3368503.
  40. ^ (EN) Maserejian NN, et al, Dental composites and amalgam and physical development in children, in J Dent Res, vol. 91, n. 1, Sage Publications, novembre 2012, pp. 1019-1025, DOI:10.1177/0022034512458691, PMID 22972857, PMC 3525131.
  • Bruno De Michelis, Remo Modica; Giorgio re, Clinica Odontostomatologica, Edizioni Minerva Medica, 1992, pp. 279-292, ISBN 88-7711-146-1.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 59049 · LCCN (ENsh85066491 · GND (DE4192742-4 · BNF (FRcb12117163p (data) · J9U (ENHE987007550602205171
  Portale Medicina: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di medicina