Mia Hamm

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Mia Hamm
Mia Hamm nel 2010
NazionalitàStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Altezza165 cm
Calcio
RuoloAttaccante
Termine carriera2004
Carriera
Giovanili
1989-1993non conosciuta (bandiera) NC Tar Heels95 (103)
Squadre di club1
2001-2004Wash. Freedom49 (25)
Nazionale
1987-2004Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti276 (158)
Palmarès
 Olimpiadi
OroAtlanta 1996
ArgentoSydney 2000
OroAtene 2004
 Mondiali di calcio femminile
OroCina 1991
BronzoSvezia 1995
OroStati Uniti 1999
BronzoStati Uniti 2003
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Mariel Margaret Hamm, detta Mia (Selma, 17 marzo 1972), è una dirigente sportiva ed ex calciatrice statunitense, di ruolo attaccante.

Ritenuta tra le migliori calciatrici della storia, ha vestito per diciassette anni la maglia della nazionale statunitense, ha vinto due FIFA Women's World Player of the Year (2001 e 2002) ed è una delle sole due donne incluse nella FIFA 100, la lista dei migliori 125 calciatori di tutti i tempi stilata da Pelé nel 2004.[1]

La Women's Professional Soccer, che è stata il massimo campionato di calcio femminile statunitense dal 2009 al 2012, ha avuto nel proprio logo la silhouette di Mia Hamm nell'atto di calciare un pallone.

Comproprietaria del Los Angeles F.C., Mia Hamm entrò nel 2014 nel consiglio d'amministrazione dell'Associazione Sportiva Roma, cooptata da James Pallotta all'epoca proprietario del club.

Hamm nasce a Selma, in Alabama, il 17 marzo 1972 dai genitori Bill e Stephanie, Mariel Margaret Hamm, soprannominata Mia, la quarta di sei figli.[2] Nata con una malformazione ai piedi chiamata piede equino-varo-supinato, nell'infanzia è stata costretta a indossare adeguate scarpe correttive.[3] Hamm trascorse la sua infanzia in basi della United States Air Force, l'aeronautica militare statunitense, con genitori e fratelli. Per esigenze di servizio la famiglia dovette trasferirsi più volte risiedendo in diversi luoghi tra cui San Antonio, Texas, e in Italia.[4] Durante il soggiorno a Firenze Hamm si avvicinò per la prima volta al mondo del calcio e ben presto tutta la famiglia si appassionò a questo sport.[5]

Hamm si sposa nel 1995 con Christian Corry, del quale si innamorò al college, un elicotterista di Sikorsky CH-53E Super Stallion del United States Marine Corps, matrimonio che durò sei anni, divorziando nel 2001.[6][7][8] In seconde nozze, il 22 novembre 2003 a Goleta, California, sposa Nomar Garciaparra, ex interbase dei Boston Red Sox, in cerimonia privata.[8][9] Il 27 marzo 2007 Hamm ha dato alla luce due gemelle, Grace Isabella e Ava Caroline. Anche se partorite con cinque settimane di anticipo,[10] entrambe superavano alla nascita oltre 5 lb (2,3 kg).[11] La coppia ha inoltre un terzo figlio, Garrett Anthony, nato nel gennaio 2012.[12]

Il fratello adottivo di Mia, Garrett Hamm, morì il 16 aprile 1997 a causa di complicazioni da anemia aplastica, una rara malattia del sangue.[2][13] Hamm ebbe quindi l'iniziativa di istituire la Mia Hamm Foundation in parte per sostenere i pazienti e le loro famiglie che beneficiano di trapianti di midollo osseo.[14]

Hamm, nella sua biografia pubblicata a Kids Sports, ha dichiarato che, oltre alla mai sopita passione per il calcio, tra gli hobby che ama sono inclusi la cucina, il golf e guardare le partite di pallacanestro dei college.[15]

Una giovane Mia Hamm si accinge a battere un calcio d'angolo.

Hamm iniziò a praticare sport già da giovanissima età e all'inizio della sua istruzione cominciò a disputare partite con risultati eccellenti nei confronti delle squadre di ragazzi. In seguito, passata alla scuola superiore, giocò per due anni per la Notre Dame Catholic High School di Wichita Falls (Texas), giocando da attaccante, senza però realizzare reti.[16] Hamm in seguito ha frequentato la Lake Braddock Secondary School di Burke, Virginia, per un anno, contribuendo a far vincere alla squadra di calcio del Lake Braddock il campionato statale nel 1989.[17] Uno dei fratelli di Mia Hamm continuando la propria carriera sportiva le diede la giusta motivazione per fare altrettanto.

North Carolina Tar Heels, 1989-1993

[modifica | modifica wikitesto]

Hamm si iscrisse all'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, dove contribuì a far conquistare al Tar Heels, la squadra universitaria di calcio femminile, quattro campionati femminili su cinque della National Collegiate Athletic Association (NCAA), con quello del 1991 perso per la preparazione necessaria a disputare con la Nazionale statunitense il Campionato mondiale femminile di calcio 1991 in Cina. Durante il periodo in cui indossò la maglia del Tar Heels la squadra della Carolina del Nord perse solo una delle 95 partite in cui Hamm scese in campo.[18] Grazie ai suoi risultati sportivi conquistò negli ultimi tre anni il titolo di giocatrice dell'anno per la All-American e Atlantic Coast Conference (ACC), riuscendo inoltre a vincere il titolo di atleta femminile dell'anno dell'Atlantic Coast Conference nel 1993 e 1994.

Nel 1993 Hamm fece inoltre parte dell'American National college team, rappresentativa degli Stati Uniti che partecipò alla XVII Universiade arrivando alla finale e perdendola contro la Cina, ottenendo una medaglia d'argento e conquistando il titolo di capocannoniere del torneo con sei gol. Terminato il college era riuscita a stabilire i record per l'ACC per gol realizzati, con 103 centri, per assist, 72, e punti complessivamente totalizzati, 278.[19]

Per la maggior parte della sua carriera, non esisteva negli Stati Uniti una lega completamente professionale, di conseguenza Mia Hamm giocò solo tre campionati di calcio professionistico. Nel 2001 fu una delle calciatrici che aderirono alla neofondata Women's United Soccer Association (WUSA), la prima lega di calcio femminile professionistico istituita nello Stato nordamericano, giocando per il Washington Freedom.[20]

In occasione della partita inaugurale tra il Freedom e il Bay Area CyberRays, di fronte ai 34 148 tifosi che calcavano gli spalti dell'RFK Stadium di Washington, ad Hamm venne concesso un controverso calcio di rigore che la sua compagna di squadra Pretinha trasformò, diventando il primo gol siglato in quel campionato, consentendo ai padroni di casa di aggiudicarsi l'incontro fissato sull'1-0.[21] Oltre alla presenza degli spettatori presenti, essendo la più importante partita del Major League Soccer (MLS) in quella settimana, la Turner Network Television (TNT), rete televisiva che trasmise l'evento sportivo, riuscì ad essere visto da 393 087 famiglie, più delle due partite MLS in onda con le concorrenti ESPN ed ESPN2.[22]

La WUSA ebbe vita breve, sospendendo ogni attività definitivamente nel settembre 2003, tuttavia Hamm concluse la sua breve carriera di club con il titolo di campionessa, quando il Freedom vinse la Founders Cup nella finale di stagione.

Il 27 ottobre 2014 entra a far parte del consiglio di amministrazione della Roma.[23]

Hamm venne convocata nella Nazionale statunitense nel 1987, all'età di solo 15 anni, diventando la più giovane atleta a vestire la maglia della Nazionale a stelle e strisce.[24]

Mondiali del 1991

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1991, il selezionatore della nazionale Anson Dorrance decide di inserirla in rosa per la partita inaugurale del Mondiale in Cina; a 19 anni Hamm è la più giovane giocatrice della squadra.[25] Durante la prima partita del torneo, i 14 000 spettatori accorsi assistettero al gol risolutivo siglato al 62' da Hamm che fissò il risultato di 3-2 contro la Svezia.[26] Gli Stati Uniti incontrarono il Brasile nella seconda partita della fase a gironi il 19 novembre, match finito con un secco 5-0 per le nordamericane con reti segnate da Carin Jennings, Michelle Akers, Hamm, e doppietta di April Heinrichs.[27] La rappresentativa USA riuscì a chiudere in testa alla classifica del Gruppo B dopo la terza vittoriosa partita giocata contro il Giappone il 21 novembre aggiudicandosi il diritto di accedere alla seconda fase del torneo.[28] Durante il match giocato per i quarti di finale contro Taipei Cinese (Taiwan), gli Stati Uniti riuscirono a superare facilmente le avversarie con un rotondo 7-0.[29] Dopo essere riuscita a battere anche la Germania per 5-2 nella semifinale, le nazionali USA si ritrovarono in finale la Norvegia. Con 63 000 presenze sugli spalti, gli Stati Uniti riuscirono a prevalere sulle avversarie con il risultato di 2-1 aggiudicandosi la loro prima Coppa del mondo.[30]

Mondiali del 1995

[modifica | modifica wikitesto]
Mia Hamm in pregame workout.
Hamm in un riscaldamento prepartita (1998).

In occasione del Campionato mondiale femminile di calcio 1995 in Svezia, a 23 anni Hamm ebbe la sua seconda convocazione in un Mondiale di calcio femminile, selezionata nella nazionale statunitense allora allenata da Tony DiCicco.[31] Durante il primo incontro del torneo, il 6 giugno, al 51' siglò la terza rete del parziale 3-1 contro la Cina, partita conclusasi con il pareggio sul 3-3.[32] Nella seconda partita in programma gli Stati Uniti incontrarono la Danimarca, match conclusosi per 2-0 per le statunitensi con reti di Kristine Lilly e Tiffeny Milbrett. In quell'occasione Hamm giocò per pochi minuti nel ruolo di portiere a causa del cartellino rosso inflitto dall'arbitro a Briana Scurry che l'allontanò dal terreno di gioco.[33][34] Con la vittoria per 4-1 sull'Australia nell'ultimo incontro del girone eliminatorio, il 10 giugno, gli Stati Uniti terminarono in prima posizione del Gruppo C accedendo alla fase successiva ed incontrando, superandolo per 4-0, il Giappone nei quarti di finale.[35] L'accesso alle semifinali videro la squadra affrontare, venendo battuta per 1-0, la Nazionale norvegese[36] accedendo alla finale per il terzo posto dove incontrò nuovamente la Cina, questa volta superandola per 2-0, con il secondo gol siglato ha Hamm al 55', e conquistando il terzo posto.[37]

Olimpiadi del 1996

[modifica | modifica wikitesto]

Hamm venne convocata per rappresentare gli Stati Uniti d'America nella selezione che partecipò al primo torneo olimpico di calcio femminile durante i Giochi della XXVI Olimpiade. Hamm scese in campo cinque volte, riuscendo a segnare un gol nella prima partita contro la Danimarca, contribuendo a far conquistare agli Stati Uniti la medaglia d'oro nel torneo ed il titolo di Campione olimpico di calcio femminile battendo in finale, davanti a oltre 76 000 spettatori, la Nazionale cinese per 2-1.[38]

Mondiali del 1999

[modifica | modifica wikitesto]

Hamm giocò di nuovo per la nazionale statunitense nei mondiali del 1999, disputati in casa, segnandovi due gol e realizzando uno dei rigori che decisero la finale[39]; la gara fu vista da un gran numero di spettatori, 90000, tra i maggiori per lo sport femminile[39].

Olimpiadi del 2004

[modifica | modifica wikitesto]

Hamm aiutò quindi la nazionale a vincere la medaglia d'oro alle Olimpiadi del 2004, venendo scelta dagli altri membri della comitiva olimpica come portabandiera della Stars and Stripes alla cerimonia di chiusura. Dopo le Olimpiadi, Hamm e le compagne di squadra effettuarono un "tour d'addio" degli Stati Uniti, terminato l'8 dicembre 2004 contro la Nazionale messicana all'Home Depot Center. Nella gara, vinta dalle statunitensi per 5–0, Hamm effettuò due passaggi decisivi; fu una delle tre componenti "storiche" della nazionale che annunciarono in quell'occasione il ritiro dalle gare della nazionale, con un bilancio personale di 158 reti segnate.

Nella cultura di massa

[modifica | modifica wikitesto]

La versione calciatrice della bambola Barbie (1998) fa riferimento a Mia Hamm.[40]

  1. ^ FIFA 100: la lista dei calciatori più forti fino al 2004, su www.operazionenostalgia.com. URL consultato il 23 luglio 2023.
  2. ^ a b (EN) Soccer star raising goals in women's sports, CNN. URL consultato il 20 dicembre 2012 (archiviato il 4 ottobre 2013).
  3. ^ (EN) Lisette Hilton, Feet of Gold, ESPN, 30 agosto 2004. URL consultato l'8 luglio 2009 (archiviato il 26 febbraio 2011).
  4. ^ (EN) Sports Speaker Mia Hamm, su brooksinternational.com. URL consultato il 28 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2014).
  5. ^ "Mia Hamm." Fun Trivia, Women's soccer, su funtrivia.com, 1º ottobre 2013. URL consultato il 2 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2013).
  6. ^ (EN) Mia Hamm – Most Beautiful, Mia Hamm, su People.com. URL consultato il 17 maggio 2011 (archiviato il 30 marzo 2011).
  7. ^ (EN) Jere Longman, Hamm Pays Personal Price for Soccer, in The New York Times, 20 luglio 2001. URL consultato il 17 maggio 2011 (archiviato il 16 luglio 2011).
  8. ^ a b (EN) Hamm, Garciaparra tie knot, in USA Today, 24 novembre 2003. URL consultato il 25 ottobre 2013 (archiviato il 29 ottobre 2013).
  9. ^ (EN) Nomar, Hamm wed in private ceremony, su CNN, 25 novembre 2003. URL consultato il 25 ottobre 2013 (archiviato il 25 ottobre 2013).
  10. ^ (EN) Ted Brock, Notes: Garciaparra gives twins update, su mlb.mlb.com, MLB.com, 30 marzo 2007. URL consultato il 25 ottobre 2013 (archiviato il 29 ottobre 2013).
  11. ^ (EN) Michele Stueven, Soccer Star Mia Hamm Welcomes Twin Girls, su people.com, People, 27 marzo 2007. URL consultato il 25 ottobre 2013 (archiviato il 29 ottobre 2013).
  12. ^ (EN) John Nalbone, Nomar Garciaparra was a 'star in waiting', in The Times, Trenton, NJ, 10 aprile 2013. URL consultato il 25 ottobre 2013 (archiviato il 29 ottobre 2013).
  13. ^ (EN) John Gearan, US Soccer Geta a Lift From Hamm, Worcester Telegram & Gazette, 27 giugno 1999.
  14. ^ (EN) Kathy McCabe, Salem State Books Mia Hamm, Boston Globe, 2 dicembre 2001.
  15. ^ (EN) "Mia Hamm Biography." Kids Sports. Kidzworld, n.d. Web. (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2014). 1º ottobre 2013.
  16. ^ Pettus, Elise. “Soccer.” Nike is a Goddess. Ed. Lissa Smith. New York: Atlantic Inc., 1998. 255–256. Print.
  17. ^ Copia archiviata, su connectionnewspapers.com. URL consultato il 3 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2011).
  18. ^ Women's Soccer History.[collegamento interrotto]
  19. ^ (EN) 2011 Atlantic Coast Conference Women’s Soccer (PDF), su grfx.cstv.com, CBS Sports, p. 10. URL consultato il 25 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2013).
  20. ^ (EN) Adam Minichino, Growth of women's soccer sets stage for WUSA's debut in 2001, su Athens Banner-Herald, 2 novembre 2000. URL consultato il 15 novembre 2003 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2001).
  21. ^ (EN) 90-Year Anniversary Articles: WUSA, su ussoccer.com, U.S. Soccer Federation, 16 aprile 2003. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2013).
  22. ^ (EN) Timothy F. Grainey, Beyond it Like Beckham: The Global Phenomenon of Women's Soccer, University of Nebraska Press, 2012, ISBN 0-8032-4036-8.
  23. ^ Roma: l'americana Mia Hamm entra nel Cda, su ANSA.it, http://www.ansa.it/, 27 ottobre 2014. URL consultato il 28 ottobre 2014 (archiviato il 28 ottobre 2014).
  24. ^ (EN) Mia Hamm – Class of 2007, su national.soccerhall.org, National Soccer Hall of Fame (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2016).
  25. ^ (EN) USA Squad – 1991 Women's World Cup, su fifa.com, FIFA, 22 giugno 2011. URL consultato il 25 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2011).
  26. ^ (EN) Sweden - USA, su fifa.com, FIFA. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato il 4 gennaio 2014).
  27. ^ (EN) Brazil - USA, su fifa.com, FIFA. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato il 4 gennaio 2014).
  28. ^ (EN) Japan - USA, su fifa.com, FIFA. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato il 27 febbraio 2014).
  29. ^ (EN) USA - Chinese Taipei, su fifa.com, FIFA, 24 novembre 1991. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato il 4 gennaio 2014).
  30. ^ (EN) Women's World Cup History, su sportsillustrated.cnn.com, Sports Illustrated, 1999. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato il 1º marzo 2014).
  31. ^ (EN) Steven Goff, All Grown Up, Hamm Comes on Strong, su Washington Post, 23 maggio 1995. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato il 7 novembre 2014).
  32. ^ (EN) USA - China PR, su FIFA, 6 giugno 1995. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato il 13 dicembre 2013).
  33. ^ (EN) Matt Christopher, In the Goal With ... Briana Scurry, Hachette Digital, Inc, 2009, ISBN 0-316-09390-4. URL consultato il 6 novembre 2014 (archiviato il 7 gennaio 2014).
  34. ^ (EN) FIFA Women's World Cup – Sweden 1995, su FIFA. URL consultato il 7 settembre 2012 (archiviato il 23 ottobre 2012).
  35. ^ (EN) Japan - USA, su FIFA, 13 giugno 1995. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato il 13 dicembre 2013).
  36. ^ (EN) Mike Jensen, Rallying Cry For U.s. Soccer Team: Don't Ever Forget Norway And '95 The Memory Of A Galling Loss Has Helped Spur The American Women To This Year's World Cup Final., su Philadelphia Inquirer, 6 luglio 1999. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato il 4 marzo 2016).
  37. ^ (EN) China PR - USA, su FIFA, 17 giugno 1995. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato il 13 dicembre 2013).
  38. ^ (EN) William Gildea, U.S. Women's Soccer Team Wins Gold, su washingtonpost.com, Washington Post, 2 agosto 1996. URL consultato il 7 agosto 2012 (archiviato il 25 agosto 2014).
  39. ^ a b Scurry Save & Perfect PKs Secure Cup for U.S. Women, su ussoccer.com, United States Soccer Federation. URL consultato il 7 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2012).
  40. ^ Scheda su Barbielon-6 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2014).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN117282109 · ISNI (EN0000 0001 1455 7692 · LCCN (ENn97124934 · GND (DE122378253