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Mario Leporatti

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Mario Leporatti (Roma, 14 maggio 1919Roma, 28 settembre 2007) è stato un partigiano italiano, membro attivo della Resistenza romana.

Noto antifascista, aderente al Partito Comunista Italiano, fu condannato dal Tribunale speciale al confino e a sei mesi di carcere dal settembre del 1941.

Dopo la crisi del regime fascista del 25 luglio 1943, Leporatti entrò a far parte attiva della Resistenza romana come organizzatore e comandante militare della IV Zona sino al 31 dicembre 1943; venne successivamente incaricato dal CLN di comandare la brigata partigiana "Garibaldi" che operava nella zona di Viterbo.

Con il nome di battaglia "Stefano" compì con i GAP numerose azioni; collaborò e diffuse la stampa antifascista clandestina.

Mandato assieme al partigiano Umberto Silvestri a Poggio Mirteto per coordinare le azioni di una grossa banda partigiana che agiva nella zona per ridimensionarla e renderla più efficace, incappò in un rastrellamento tedesco e venne catturato.

Leporatti portava con sé da mostrare ai partigiani un nuovo più efficiente modello dei chiodi a tre punte usati per forare gli pneumatici degli autocarri tedeschi. Fortunatamente Leporatti riuscì a disfarsene mentre attendeva di essere perquisito così che fu rimesso in libertà assieme al suo compagno.[1]

Dopo la fine della guerra fu professore di storia e filosofia nei licei e divenne successivamente preside dei licei Virgilio ed Augusto di Roma e in questa sua funzione fu duramente contestato come reazionario durante gli avvenimenti del 1968 in Italia.

Dovette intervenire con un articolo sul quotidiano romano Paese Sera[2] una sua compagna di guerriglia partigiana, Marisa Musu, per rivelare agli studenti la partecipazione di Leporatti alla resistenza romana.[3]

  • Fabio Grimaldi, Soda Luca, Garasi S., Partigiani a Roma. Le radici e le ali, 1996.
  • Mario Leporatti , Breve profilo storico della Resistenza romana, Roma, [s.n.], 1973.