Mari (dea)
Mari è una divinità basca e con il suo consorte Sugaar (chiamato anche Maju), sono considerate le divinità supreme nell'antica mitologia basca.
Aspetti forme e caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]Alcune degli aspetti di Mari ricordano quelli delle divinità magico-preistoriche che governavano la vita, la morte e la rinascita delle persone, degli oggetti e dei fenomeni naturali.[1]
Mari è rappresentata in forme diverse: come donna, come animale (avvoltoio), e via dicendo. Sugaar, invece, assume sempre la forma di uomo o di serpente-drago. Creature simili alle streghe, chiamate sorginak, sono i loro servitori. Spesso hanno caratteristiche che li accomunano alle sacerdotesse pagane.
A Mari vengono attribuite doti come profetessa e come oracolo; non a caso, gli adepti, seguendo il rito prestabilito, la chiamavano tre volte sostando davanti alle grotte per poi interrogarla. Lei compariva all'ingresso delle sue abitazioni, le cui pareti sono decorate di oro e oggetti preziosi, che se trafugati perdono il loro valore e si tramutano in carbone. Quindi la dea governa anche l'avidità degli umani e nello stesso tempo è in grado di trasmutare le sostanze.
Tra i suoi compiti fondamentali, vi è quello di presiedere la stesura delle leggi e di controllarne il rispetto. Inoltre governa tutti i fenomeni meteorologici, che scatena, talvolta, per punire i suoi sudditi. Per placare le ire della dea i fedeli compiono una serie di riti invocatori, propiziatori che nell'ambito di un sincretismo religioso, comprendono anche messe cattoliche.[1]
Tra i suoi appellattivi, quello ricorrente è "Signora".
È associata con la luna.
Il suo regno
[modifica | modifica wikitesto]I luoghi dove, abitualmente, si manifesta sono le vicinanze delle grotte, tra le principali, quelle di Amboto. La dea è considerata la regina degli inferi, che comunicano con il mondo tramite grotte e anche pozzi. Attraverso essi fuoriescono, talvolta, i morti e proprio per questo motivo, i fedeli ponevano daventi agli ingressi offerte e cibo.[1] La terra adiacente a queste porte d'accesso è ricca, fertile.
Il suo culto, in qualche modo, è sopravvissuto alle persecuzioni dell'Inquisizione spagnola, alle distruzioni e alle esecuzioni sommarie, effettuati soprattutto tra Zugarramurdi e Logroño, che erano le città più importanti del culto.
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Ubicazione della grotta di Mari presso Anboto.
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Entrata della grotta.
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Passaggio interiore che conduce alla dimora.
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Formazione rocciosa che costituisce la grotta di Mari.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Marija Gimbutas, Le dee viventi, traduzione di Martino Doni, Milano, Medusa, 2005, ISBN 88-7698-009-1.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mari
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