Luigi Federzoni
Luigi Federzoni | |
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Presidente del Senato del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 29 aprile 1929 – 2 marzo 1939 |
Predecessore | Tommaso Tittoni |
Successore | Giacomo Suardo |
Ministro delle colonie del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 6 novembre 1926 – 18 dicembre 1928 |
Capo del governo | Benito Mussolini |
Predecessore | Pietro Lanza di Scalea |
Successore | Benito Mussolini (ad interim) |
Durata mandato | 31 ottobre 1922 – 17 giugno 1924 |
Predecessore | Giovanni Amendola |
Successore | Pietro Lanza di Scalea |
Ministro dell'interno del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 17 giugno 1924 – 6 novembre 1926 |
Capo del governo | Benito Mussolini |
Predecessore | Benito Mussolini |
Successore | Benito Mussolini |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXIV, XXV, XXVI, XXVII |
Gruppo parlamentare | Gruppo Nazionalista (1913-1917) Fascio Parlamentare di Difesa Nazionale (ANI+Liberali interventisti) (1917-1919) Liberale (1919-1921) Gruppo Nazionalista (1921-1923) Fascista (1923-1943) |
Collegio | Roma, Collegio Unico Nazionale (Lazio e Umbria) |
Incarichi parlamentari | |
Vicepresidente della Camera (1922) | |
Sito istituzionale | |
Senatore del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 22 novembre 1928 – 21 ottobre 1944 |
Legislatura | XXVII, XXVIII, XXIX, XXX |
Tipo nomina | Categorie: 3, 5 |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Associazione Nazionalista Italiana (1910-1923) Partito Nazionale Fascista (1923-1943) |
Titolo di studio | Laurea in lettere e in giurisprudenza |
Università | Università di Bologna |
Professione | Giornalista e Scrittore |
Luigi Federzoni (Bologna, 27 settembre 1878 – Roma, 24 gennaio 1967) è stato un politico e scrittore italiano. Fu Presidente del Senato del Regno dal 1929 al 1939.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlio del letterato Giovanni Federzoni e di Elisa Giovannini, nel 1900 si laureò in lettere con Giosuè Carducci all'Università di Bologna, conseguendo successivamente anche una laurea in giurisprudenza. Nella sua attività di giornalista e come autore di romanzi, novelle e saggi letterari usò come pseudonimo l'anagramma Giulio De Frenzi.
Nell'ANI
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1910 fu tra i fondatori, con Enrico Corradini, dell'Associazione Nazionalista Italiana e nel 1911, sempre con Corradini, del settimanale L'Idea Nazionale. Divenuto leader del movimento nazionalista[1], fu dirigente del movimento Re e Patria e nel 1913 fu eletto deputato alla Camera tra i nazionalisti anche con i voti dell'elettorato cattolico, conquistati con le sue posizioni formalmente anti-massoniche.[2] Interventista nel 1914[3], prese parte alla prima guerra mondiale come tenente di artiglieria.
Rieletto deputato nel 1919, si iscrisse al gruppo liberale e la sua azione politica fu contraddistinta da un approccio legalitario e relativamente moderato. In Parlamento si interessò spesso di politica estera, schierandosi a favore delle rivendicazioni italiane sull'Adriatico, in particolare a proposito di Fiume e della Dalmazia. Riconfermato nel 1921 nella lista nazionalista, fu Vicepresidente della Camera dal 23 marzo al 31 ottobre 1922.[4]
Durante la marcia su Roma, agì da mediatore tra Vittorio Emanuele III e Mussolini[5].
Ministro
[modifica | modifica wikitesto]Il 31 ottobre 1922 fu chiamato come ministro delle Colonie del governo Mussolini fino al 1924[6].
Dopo aver contribuito alla fusione, avvenuta nel febbraio 1923, dell’Associazione Nazionalista con il Partito Nazionale Fascista, nel 1924 fu rieletto alla Camera, nelle file del Listone fascista, e nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile.
Dal giugno 1924 al novembre 1926 fu ministro dell'Interno[7] e poi di nuovo delle Colonie[8]. Da ministro dell'Interno si deve a lui la nomina, il 13 settembre 1926[9], a Capo della Polizia di Arturo Bocchini[10]. In seguito, si dimise da ministro dell'Interno in polemica con l'ala radicale del fascismo capeggiata da Roberto Farinacci[11].
Nel novembre 1926 tornò ministro delle Colonie, fino al dicembre 1928, incarico che lasciò perché nominato senatore del Regno.
Presidente del Senato
[modifica | modifica wikitesto]Divenne Presidente del Senato nel 1929, riconfermato nel 1934, fino al 1939. In tale veste pronunziò in Campidoglio il discorso commemorativo per Gabriele D'Annunzio.
Negli anni ebbe diverse cariche culturali e onorifiche. Fu presidente della Società Geografica Italiana dal 1923 al 1926; dal 1938 al 1943 presiedette l'Accademia d'Italia e dal 17 marzo 1938 al 6 ottobre 1943 fu presidente dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Fu inoltre socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei (6 maggio 1935 - 4 gennaio 1946), presidente dell'Istituto fascista dell'Africa italiana (1937-1940) e presidente della società editrice della rivista "Nuova Antologia".
Nella seduta del Gran consiglio del fascismo del 25 luglio 1943 fu tra i firmatari dell'ordine del giorno contro Benito Mussolini presentato da Dino Grandi e per questo nel 1944 fu condannato a morte in contumacia dal tribunale fascista di Verona. Rifugiatosi nell'ambasciata del Portogallo presso la Santa Sede dopo l'8 settembre, lasciò l'Italia dopo la liberazione di Roma.
Dopoguerra
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1945 l'Alta corte di giustizia lo condannò all'ergastolo, ma fu amnistiato nel 1947. Rientrato in Italia, si stabilì a Roma.
Nel 1946 dichiarò a La Stampa di non aver prestato mai giuramento di fedeltà al fascismo, rimanendo fedele alla monarchia e al popolo italiano:
«Non potevo e non volevo nemmeno per un attimo immaginare che, un giorno, avesse da sorgere contrasto tra la fedeltà al Re e la fedeltà a quello che era il suo governo. In ogni caso era il primo vincolo che valeva, perché anteriore e perché assorbente. Comunque, il secondo vincolo – che sarebbe sempre stato "sub conditione" – non lo contrassi neanche "pro forma".»
Ha lasciato diari sulla vicenda da lui vissuta lungo tutto il ventennio[13]; peraltro, lo storico Renzo De Felice ricordò che l'unico personaggio storico che si rifiutò di riceverlo - tra quelli da lui interpellati per avere testimonianze dirette sul fascismo - fu proprio Federzoni[14].
Dopo aver curato la prima edizione dello scambio epistolare fra Francesco Crispi e Abele Damiani[15], nel 1942 pubblicò l'opera omnia di Alfredo Oriani alla quale seguì nel 1957 quella dell'amico e maestro Giosuè Carducci.
Nel novembre 2019 l'Archivio Storico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana ha iniziato ad esaminare il diario di 500 pagine, che apparteneva al Fondo personale di Federzoni depositato da alcuni decenni presso il MiBACT. Il padre di Federzoni l'aveva conservato a Lugano prima di affidarlo ad Angelo Giuseppe Jelmini, vescovo locale dal 1935 al 1968.[16]
Opere
[modifica | modifica wikitesto]- Il corruttore, Bologna, Zanichelli, 1900.
- Candidati all'immortalità (Prima serie), come Giulio De Frenzi, Bologna, Zanichelli, 1904.
- Il sandalo d'Apelle. Note su l'arte contemporanea, come Giulio De Frenzi, Bologna, Libr. Treves di L. Beltrami Edit., 1904.
- L'allegra verità, come Giulio De Frenzi, Milano, De Mohr, Antongini e C., 1905.
- Il lucignolo dell'ideale, come Giulio De Frenzi, Napoli, Ricciardi, 1909.
- Per l'italianità del "Gardasee", come Giulio De Frenzi, Napoli, Ricciardi, 1909.
- Di alcuni libri del 1909. Note bibliografiche, come Giulio De Frenzi, con Alberto Lumbroso, Roma, Libreria editrice della Rivista di Roma, 1910.
- Un eroe: Alfredo Oriani, come Giulio De Frenzi, Roma, Libreria della Rivista di Roma, 1910.
- Ignacio Zuloaga, come Giulio De Frenzi, Roma, Garzoni-Provenzani, 1912.
- L'Italia nell'Egeo, come Giulio De Frenzi, Roma, Garzoni-Provenzani, 1913.
- L'italiano errante. Giacomo Casanova di Seingalt, come Giulio De Frenzi, Napoli, Ricciardi, 1913.
- La Dalmazia che aspetta, Bologna, Zanichelli, 1915.
- Popolari e nazionalisti, Bologna, La tip. nazionale, 1921.
- Il Trattato di Rapallo. Con un'appendice di documenti, Bologna, Zanichelli, 1921.
- Presagi alla nazione. Discorsi politici, Milano, Casa editrice Imperia del Partito nazionale fascista, 1924; Milano, Mondadori, 1925.
- Paradossi di ieri, Milano, Mondadori, 1926.
- Venti mesi di azione coloniale, Milano, Mondadori, 1926.
- Rinascita dell'Africa romana, Bologna, Zanichelli, 1929.
- Il ritorno di Giosuè Carducci, Bologna, Zanichelli, 1932.
- I problemi attuali dell'agricoltura italiana, studi raccolti e coordinati da, Bologna, Zanichelli, 1933.
- A. O.. Il "Posto al sole", Bologna, Zanichelli, 1936.
- Parole fasciste al Sud America, Bologna, Zanichelli, 1938.
- L'ora della Dalmazia, Bologna, Zanichelli, 1941.
- Esercito e impero. [9 maggio 1941], in Pagine sulla guerra alla radio, Firenze, Sansoni, 1941.
- Bologna carducciana, Bologna, Cappelli, 1961.
- Italia di ieri per la storia di domani, Milano, Mondadori, 1967.
- 1927: diario di un ministro del fascismo, Firenze, Passigli, 1993. ISBN 88-368-0261-3.
- Luigi Federzoni, Canto e azione in Gabriele d'Annunzio : discorso commemorativo pronunziato in Campidoglio, Roma, Reale Accademia d'Italia, 1938, p. 18, OCLC 310885206. Ospitato su archive.is.
- Giosuè Carducci e Luigi Federzoni, Opere, 30 voll., Bologna, Zanichelli, 1957, OCLC 903395376.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]- Nella serie tv del 2024 La lunga notte - La caduta del Duce Luigi Federzoni è interpretato da Giuseppe Antignati.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Sergio, Marialuisa Lucia, Federzoni e la storia della destra italiana nella prima metà del Novecento, Storia e problemi contemporanei. GIUGNO, 1999, Urbino (Pesaro Urbino): [poi] Bologna: Edizioni Quattro Venti; CLUEB, 1999.
- ^ Biografia di Federzoni L., su montesca.eu/. URL consultato il 2 agosto 2019 (archiviato il 2 agosto 2019).
- ^ Alexander J. De Grand, The Italian Nationalist Association in the Period of Italian Neutrality, August 1914-May 1915, The Journal of Modern History, Vol. 43, No. 3 (Sep., 1971), pp. 394-412.
- ^ Storia Camera
- ^ Erminio Fonzo, Storia dell'Associazione nazionalista italiana (1910-1923), Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 2017, ISBN 978-88-495-3350-7.
- ^ P. G. Edwards, The Foreign Office and Fascism 1924-1929, Journal of Contemporary History, Vol. 5, No. 2 (1970), pp. 153-161.
- ^ Giovanna Tosatti, Il prefetto e l'esercizio del potere durante il periodo fascista, Studi Storici, Anno 42, No. 4, L'Italia repubblicana negli anni Settanta (Oct. - Dec., 2001), pp. 1021-1039.
- ^ Giuseppe Vedovato, Gli accordi italo-etiopici dell'agosto 1928, Rivista di Studi Politici Internazionali, Vol. 22, No. 4 (Ottobre-Dicembre 1955), pp. 560-634.
- ^ Giovanna Tosatti, La repressione del dissenso politico tra l'età liberale e il fascismo. L'organizzazione della polizia, Studi Storici, Anno 38, No. 1, Per il centenario di Jacob Burckhardt (Jan. - Mar., 1997), pp. 217-255.
- ^ Guido Leto, Ovra Fascismo-Antifascismo, Cappelli Editore, Bologna, aprile 1951, pag. 31: "La scelta fu fatta da Federzoni che l'aveva conosciuto a Bologna..."
- ^ Per Fulco Lanchester, IL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO E LA MONARCHIA RAPPRESENTATIVA, Nomos, 3/2017, p. 8, la legge sul Gran Consiglio del fascismo "costituisce il riconoscimento formale dello status costituzionale del PNF e rappresenta anche il primo momento di tensione sostanziale del compromesso diarchico. Non è un caso infatti che proprio Luigi Federzoni, ministro prima dell'Interno dal 1924 al 1926 e poi delle Colonie sino al dicembre 1928, rappresentante dell'indirizzo nazionalista all'interno del Regime, avesse evidenziato viva preoccupazione in merito, pagando con l'emarginazione (relativa) da posti di potere sostanziale questa sua posizione".
- ^ Francesco Lamendola, 25 luglio 1943, fu tradimento? (PDF), su accademianuovaitalia.it. URL consultato il 2 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2019).
- ^ Albertina Vittoria, I diari di Luigi Federzoni. Appunti per una biografia, Studi Storici, Anno 36, No. 3, Fascismo, antifascismo, democrazia. A cinquant'anni dal 25 aprile (Jul. - Sep., 1995), pp. 729-760.
- ^ R. De Felice, Intervista sul Fascismo, Laterza, Bari, 1975, pag. 12.
- ^ Francesco Crispi : lettere ad Abele Damiani, su worldcat.org. URL consultato l'11 giugno 2020 (archiviato il 14 maggio 2020).
- ^ Fabrizio Federici, Presentato il Diario inedito, 1943-’44, di Luigi Federzoni, su avantionline.it, 12 dicembre 2019. URL consultato il 14 maggio 2020 (archiviato il 14 maggio 2020).
- ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 94 del 26 aprile 1926, pag. 1702.
- ^ Bollettino Ufficiale 21 aprile 1938, dispensa 23ª, pag. 2053, registrato alla Corte dei Conti addì 6 aprile 1934, registro n. 10, foglio 1.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Associazione Nazionalista Italiana
- Governo Mussolini
- Ministri delle colonie del Regno d'Italia
- Ministri dell'interno del Regno d'Italia
- Presidenti del Senato italiano
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Luigi Federzoni
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Luigi Federzoni
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Federzóni, Luigi, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- FEDERZONI, Luigi, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932.
- FEDERZONI, Luigi, in Enciclopedia Italiana, II Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1948.
- FEDERZONI, Luigi, in Enciclopedia Italiana, I Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1938.
- Federzoni, Luigi, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Federzóni, Luigi, su sapere.it, De Agostini.
- Albertina Vittoria, FEDERZONI, Luigi, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 45, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995.
- Luigi Federzoni, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
- Opere di Luigi Federzoni, su MLOL, Horizons Unlimited.
- Luigi Federzoni, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- FEDERZONI Luigi, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
- Luigi Federzoni, in Archivio storico Ricordi, Ricordi & C..
Controllo di autorità | VIAF (EN) 114564572 · ISNI (EN) 0000 0001 2148 3599 · SBN RAVV014486 · BAV 495/167430 · LCCN (EN) n85321724 · GND (DE) 119212293 · BNE (ES) XX1264716 (data) · BNF (FR) cb12058731m (data) · J9U (EN, HE) 987007278083405171 · NSK (HR) 000060382 · CONOR.SI (SL) 175330147 |
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