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Lettere cattoliche

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Nel Nuovo Testamento sono incluse sette epistole non redatte da Paolo di Tarso e raccolte con il nome di lettere cattoliche ovvero lettere universali. Questo nome si deve al fatto che non hanno un destinatario esplicito, ma sono indirizzate a tutti i cristiani, laddove l'espressione "lettere universali" traduce il greco katholikós. Gli autori sono tradizionalmente identificati con Pietro apostolo, Giovanni apostolo, Giacomo e Giuda.

Gli esegeti della Bibbia Edizioni Paoline[1] osservano come le lettere pastorali "nell'uso tradizionale sono state sempre un po' in ombra, forse per il grande valore dogmatico del gruppo delle lettere paoline o per l'incertezza circa l'autenticità e la canonicità di ben cinque di esse" e gli studiosi del "Nuovo Grande Commentario Biblico"[2] sottolineano che "si arrivò, comunque, a questo numero sette delle epistole soltanto dopo lunghe e alterne vicende [...] la disposizione attuale (Gc, 1-2Pt, 1-3Gv, Gd) potrebbe dipendere dall'ordine dei nomi in Gal2,9".

Origene di Alessandria (185-254), "autore patristico del III secolo, considerava anche la Lettera di Barnaba tra le lettere cattoliche[3]. Tuttavia, la successiva Lista di San Damasio I non menzionò la Lettera di Barnaba fra i testi canonici.

Sono altresì note col nome di Lettere Apostoliche[Nota 1][4].

Lettere di Pietro

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Lo stesso argomento in dettaglio: Prima lettera di Pietro e Seconda lettera di Pietro.

A nome di Pietro sono raccolte due lettere: la Prima e la Seconda lettera di Pietro.

Lettere di Giovanni

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A Giovanni apostolo ed evangelista sono state attribuite tre lettere, la prima, la seconda e la terza che vanno ad aggiungersi al Vangelo e all'Apocalisse, sempre attribuiti a lui.

Lettera di Giacomo

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Lo stesso argomento in dettaglio: Lettera di Giacomo.

Attribuita a Giacomo si ha solo un'epistola.

L'autore si presenta nel versetto 1,1[5] come "Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo". L'identificazione però non è facile perché nel Nuovo Testamento sono almeno cinque le persone con questo nome[6]. Probabilmente non fu quel Giacomo "figlio di Zebedeo", dunque fratello di Giovanni, che fu il primo apostolo martire ucciso nel 44 d.C. da Erode. Alcuni attribuiscono l'epistola in questione a Giacomo il minore, "figlio di Alfeo", un altro degli apostoli, o a Giacomo il Giusto, uno dei "fratelli di Gesù".
Nell'ambito della critica biblica moderna "una crescente maggioranza di studiosi"[7], anche cristiani, si allinea alla posizione pseudoepigrafica e "l'opinione maggiormente diffusa oggi è che un cristiano, che conosceva bene l'ellenismo e il giudaismo, abbia scritto la lettera sotto il nome di Giacomo di Gerusalemme negli ultimi anni del I sec. d.C."[8]. In merito all'attribuzione della Lettera di Giacomo a uno degli omonimi personaggi citati nel Nuovo Testamento, gli esegeti della interconfessionale Bibbia TOB[9] - concordemente agli studiosi della interconfessionale "Parola del Signore Commentata"[Nota 2], a quelli della Bibbia di Gerusalemme[Nota 3] e del "Nuovo Grande Commentario Biblico"[Nota 4] - osservano che "questa attribuzione, presa la lettera, non è verosimile [...] Altri, più verosimilmente, avanzano l'ipotesi che esistesse una tradizione di «parole di Giacomo» analoga alla tradizione sinottica, pur facendo le debite proporzioni, e che se ne sia servito uno scrittore il quale secondo le consuetudini letterarie del tempo, voleva mettere il suo scritto sotto il patrocinio di un personaggio illustre"; si può osservare, inoltre, che "se l'autore di questa lettera è davvero il fratello di Gesù (o qualcuno che intende presentarsi come tale), è strano che non faccia alcun riferimento alla sua personale conoscenza di quest'ultimo e dei suoi insegnamenti"[10] e "se realmente fosse stata scritta da questa personalità di primo piano, non si comprenderebbe la difficoltà da essa incontrata nell'imporsi alla Chiesa come Scrittura canonica"[11].

La lettera è piuttosto breve (cinque capitoli e un centinaio di versetti), ma il suo contenuto è notevole.
Nel primo capitolo l'autore invita a considerare la sofferenza come una parte non eliminabile della natura umana e invita ad affrontare serenamente le angherie patite a causa della fede.
Giacomo invita a chiedere nella preghiera soprattutto la sapienza che permetterà al fedele di comprendere i misteri della natura umana e divina.
La lettera continua con un invito a mettere in pratica le parole del maestro divino, piuttosto che professarle, ad aiutare i poveri, a fuggire le liti e a diffidare dei cattivi maestri.
Importante per la dottrina sacramentaria cattolica il cap. 5 della lettera che costituisce il fondamento biblico del sacramento della unzione degli infermi.

Lettera di Giuda

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Lo stesso argomento in dettaglio: Lettera di Giuda.

A Giuda è attribuita l'ultima delle lettere cattoliche. Secondo alcuni autori si potrebbe trattare del Giuda parente di Gesù[12][13], dell'apostolo Giuda Taddeo[14], o ancora di altri personaggi con lo stesso nome.

Secondo invece altri studiosi l'autore può essere difficilmente identificato con Giuda parente di Gesù o con uno degli apostoli e gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" sottolineano che "gli studiosi ritengono che questa sia una lettera pseudonima [...] che manifesta generale inquietudine per la presenza di opinioni divergenti nelle chiese alla fine del I secolo"[Nota 5], mentre gli studiosi dell'interconfessionale "Parola del Signore Commentata"[15] - concordemente agli esegeti della interconfessionale Bibbia TOB[Nota 6], a quelli della Bibbia di Gerusalemme[Nota 7] e al biblista Bart Ehrman[Nota 8] - ritengono che "c'è da pensare che parlando di Giacomo ci si riferisca al fratello del Signore (Galati 1,19; Giacomo 1,1) e parlando di Giuda ci si riferisca probabilmente al fratello del Signore citato in Marco 6,3. Dato però che gli scontri con i falsi maestri, citati nella lettera, riflettono la situazione intorno all'anno 100 d.C., quando cioè il periodo in cui vissero gli apostoli faceva ormai parte del passato (v.17), bisognerà concludere che l'autore ha scelto il nome di Giuda solo per rendere chiaro, in questo modo, che egli non vuole mettere in risalto niente altro che l'unica cosa fondamentale, e cioè quello che dissero gli apostoli, e in primo luogo Giacomo, capo della comunità di Gerusalemme"; gli studiosi della Bibbia Edizioni Paoline[16] sottolineano, inoltre, come l'autore non possa essere "né l'uno né l'altro degli apostoli poiché, in caso che lo fossero stati, non avrebbero mancato di indicarlo".

  1. ^ mons. Gianfranco Ravasi, La Bibbia in un frammento: 200 porte all'Antico e al Nuovo Testamento, Mondadori, 2013, p. 345 (archiviato il 16 agosto 2018).
    «La Bibbia è "un arcobaleno di testi, di parole, di frasi, di idee, di simboli, di figure, di temi che nascono dall'opera di una folla di autori appartenenti a un arco di tempo di un millennio. [...] Dalla Genesi all'Apocalisse, dai Libri storici ai Vangeli e alle Lettere Apostoliche, il racconto biblico è restituito da Ravasi in tutta la sua forza.»
  2. ^ I quali affermano che "molti studiosi ritengono oggi che a scrivere la lettera sia stato un ebreo cristiano il quale, avvalendosi dell'autorità di Giacomo, fratello di Gesù, compilò, intorno all'anno 100, questo scritto, ricco di esortazioni, onde scuotere una comunità che tendeva ad adagiarsi troppo sul suo cristianesimo". (Parola del Signore Commentata, traduzione interconfessionale, Nuovo Testamento, LDC/ABU, 1981, pp. 682-683.).
  3. ^ Che sottolineano come "già gli antichi esitavano su questa identificazione e i moderni ne discutono ancora, pur propendendo per rifiutarla" e "di conseguenza, numerosi autori oggi pongono la composizione della Lettera di Giacomo verso la fine del I sec. o l'inizio del II". (Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, pp. 2873-2874, ISBN 978-88-10-82031-5.).
  4. ^ I quali affermano: "una crescente maggioranza di studiosi contemporanei optano per la pseudonimia, basandosi in larga misura sui motivi seguenti: l'eccellente stile greco della lettera; la mancanza di attestazioni relative alla sua canonicità prima del terzo secolo (e anche più tardi); indizi di una datazione sostanzialmente posteriore a Paolo (mentre Giacomo è morto verso l'anno 62 d.C.); l'apparente assenza dalla lettera di un insegnamento specificamente cristiano e anche dello stretto legalismo e ritualismo che, secondo le tradizioni relative a Giacomo il Giusto, sarebbe lecito attendersi. [...] L'opinione maggiormente diffusa oggi è che un cristiano, che conosceva bene l'ellenismo e il giudaismo, abbia scritto la lettera sotto il nome di Giacomo di Gerusalemme negli ultimi anni del I sec. d.C.". (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, pp. 1191-1192, ISBN 88-399-0054-3.).
  5. ^ Tali esegeti sottolineano, infatti, come molti studiosi ritengano che la spiegazione più probabile sia quella della pseudonimia "a causa: (1) della tarda datazione della lettera stessa (il v. 17 parla degli «apostoli del Signore nostro Gesù Cristo» come se fossero personaggi di un passato ormai lontano); (2) del senso della formalizzazione della fede «che fu trasmessa una volta per tutte» (v. 3), una caratteristica dei «più antichi scritti cattolici»; (3) dell'eccellente stile greco, non immaginabile per un giudeo seguace di Gesù; e (4) della convenzione che si è andata affermando successivamente nella chiesa di legittimare un insegnamento attraverso la sua attribuzione a un personaggio della chiesa primitiva. [...] Poiché è stata utilizzata dalla Seconda lettera di Pietro, che si è provato a datare attorno al 100 d.C., Giuda deve essere stata scritta prima, probabilmente negli anni 90". (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, pp. 1202-1203, ISBN 88-399-0054-3.).
  6. ^ I quali evidenziano: "Il mittente della lettera si presenta come Giuda, fratello di Giacomo. Effettivamente, il Nuovo Testamento parla di Giacomo e Giuda, fratelli del Signore, e fratelli anche di Joses e di Simone. Si tratterebbe dunque di Giuda, da non confondersi con Giuda Taddeo, uno dei Dodici. Ma è proprio lui l'autore della lettera? In effetti, alcune indicazioni che si riscontrano nella lettera stessa risultano di epoca post-apostolica. È dunque più probabile che l'autore si rifaccia agli insegnamenti di Giuda, fratello del Signore. Nei circoli che frequentava, si veneravano i fratelli di Gesù, Giacomo e Giuda, e si tramandavano il loro detti". (Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, pp. 2859-2860, ISBN 88-01-10612-2.).
  7. ^ Che sottolineano: "La mediocre importanza del personaggio rende difficile l'ipotesi di una pseudonimia, ma la data tarda dell'epistola rende questo fatto possibile e anche probabile. [...] La predicazione degli apostoli è collocata nel passato (vv 17s); la fede è concepita come un dato oggettivo «trasmesso una volta per tutte» (v 3); le lettere di Paolo sembrano utilizzate". (Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2876, ISBN 978-88-10-82031-5.).
  8. ^ Il quale ritiene, in merito alla paternità della lettera attribuita a Giuda il fratello di Gesù, che "di per sé la lettera non offre particolari elementi che provino questa paternità, quindi molti studiosi ritengono di trovarsi di fronte a un altro caso di pseudoepigrafia. Il fratello di Gesù di nome Giuda doveva essere senz'altro un membro delle classi più basse e parlava aramaico [...] l'autore di questo testo invece conosce il greco molto bene e mostre di avere familiarità con la letteratura apocrifa giudaica. Cita, per esempio, un apocrifo perduto che parlava della contesa sul corpo di Mosè e considera scrittura sacra il «Primo libro di Enoch». È quindi improbabile che l'autore sia il fratello di Gesù. [...] Non sappiamo esattamente quando questo scritto sia stato composto; esso viene generalmente datato alla fine del I secolo. Alcuni anni dopo, è stato utilizzato da un altro autore pseudonimo (parlo della Seconda lettera di Pietro)". (Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, pp. 476-477, ISBN 978-88-430-7821-9.).
  1. ^ La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1845, ISBN 88-215-1068-9.
  2. ^ Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 1008, ISBN 88-399-0054-3.
  3. ^ (EN) Kirsopp Lake, The Apostolic Fathers, I, Londra, 1912, pp. 337-339. URL consultato il 16 agosto 2018 (archiviato l'8 settembre 2017).
  4. ^ (EN) Wayne Blank, Apostolic Letters, su keyway.ca. URL consultato il 16 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2015).
  5. ^ Giac 1,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  6. ^ William Barclay, The letters of James and Peter, 1975.
  7. ^ Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 1191, ISBN 88-399-0054-3. Cfr anche la sezione "Autore" alla voce "Lettera di Giacomo".
  8. ^ Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 1192, ISBN 88-399-0054-3.
  9. ^ Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, pp. 2800-2801, ISBN 88-01-10612-2.
  10. ^ Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, pp. 473-475, ISBN 978-88-430-7821-9.
  11. ^ Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2874, ISBN 978-88-10-82031-5.
  12. ^ Thomas R. Schreiner, First, Second Peter, Jude, B&H, 2003.
  13. ^ Daniel Keating, First and Second Peter, Jude, Baker Academic, 2011.
  14. ^ Enciclopedia Cattolica
  15. ^ Parola del Signore Commentata, traduzione interconfessionale, Nuovo Testamento, LDC/ABU, 1981, pp. 729-730.
  16. ^ La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1866, ISBN 88-215-1068-9.
  • Horst Balz, Wolfgang Schrage, Le lettere cattoliche. Le lettere di Giacomo, Pietro, Giovanni e Giuda, Brescia, Paideia, 1978.

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