De genio Socratis
De genio Socratis | |
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Titolo originale | Περὶ τοῦ Σωκράτους δαιμονίου |
Altri titoli | Sul demone di Socrate |
Busto moderno di Plutarco nella sua Cheronea. | |
Autore | Plutarco |
Periodo | I-II secolo |
Genere | saggio |
Sottogenere | dialogo, religione |
Lingua originale | greco antico |
Serie | Moralia |
De genio Socratis è un dialogo storico-religioso di Plutarco, compreso nei suoi Moralia[1].
Struttura
[modifica | modifica wikitesto]Nel De Genio Socratis Cafisia, fratello di Epaminonda, fornisce ad Archedamo e ad un illustre circolo di Atene un resoconto delle recenti gesta e discussioni a Tebe. Le imprese furono quelle della congiura che liberò la città dalla dominazione spartana.
Infatti, nel 379 a.C. si raduna un gruppo di cospiratori tebani; discutono di filosofia, di un'antica iscrizione, il demone di Socrate e la sua connessione con la divinazione, e sulla tomba di un saggio pitagorico [2]. Una discussione più approfondita sul demone porta a discutere del mito di Timarco nella grotta di Trofonio[3] e, infine, i cospiratori si disperdono, uccidono i tiranni e liberano Tebe[4].
Analisi critica
[modifica | modifica wikitesto]La maggior parte dei personaggi del dialogo sono noti da altre fonti e possono essere considerati storici. Archedamo è evidentemente un personaggio pubblico ateniese con ben note simpatie tebane[5] e forse potrebbe essere identificato con l'omonimo personaggio menzionato da Eschine[6] come uno che aveva rischiato molto per amore di Tebe.
Non ci testimonianze esterne su Cafisia, che Plutarco presenta come un fratello di Epaminonda, o su una sua ambasciata ad Ateneː comunque non c'è motivo di mettere dubbio l'esistenza di un fratello del noto duce tebano con quel nome e le ambasciate di Tebe dovevano essere abbastanza frequenti ad Atene nei tempi agitati che seguirono la liberazione. Poiché le discussioni filosofiche sono scarsamente storiche, non vi è alcun motivo valido per supporre che i personaggi che si occupano esclusivamente di esse siano autentici.
Timarco, l'eroe del mito, è probabilmente una finzione di Plutarco e lo stesso può valere per Teanore pitagorico, di cui non parla nessun altro autore antico, come nessuna menzione si trova altrove dei cospiratori Bacchylidas, Eumolpidas, Hismenodorus, Lysitheüs e Samidas; ma qui non c'è motivo di supporre che i nomi siano stati inventatiː Plutarco, come beota, era ben addentro nella storia della Beozia, e ci sono altri casi in cui solo lui ha conservato alcuni dettagli della storia della sua regione.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Plutarco, Tutti i Moralia, a cura di Emanuele Lelli e G. Pisani, Collana Il pensiero occidentale, Milano, Bompiani, 2017, ISBN 978-88-4529-281-1.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Controllo di autorità | VIAF (EN) 220947268 · LCCN (EN) no2003104756 · GND (DE) 4406636-3 · BNF (FR) cb16275553z (data) · J9U (EN, HE) 987007338897905171 |
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