Costituzione Meiji
Costituzione Meiji | |
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Pagina 3 della Costituzione Meiji | |
Stato | Impero giapponese |
Tipo legge | Legge fondamentale dello Stato |
Promulgazione | 11 febbraio 1889 |
A firma di | Imperatore Meiji |
In vigore | 29 novembre 1890 |
Abrogazione | 3 maggio 1947 |
A firma di | Imperatore Shōwa |
Sostituita da | Costituzione del Giappone |
Testo | |
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La Costituzione dell'Impero giapponese (大日本帝国憲法?, Dai-Nippon Teikoku Kenpō), più spesso menzionata come Costituzione Meiji (明治憲法?, Meiji Kenpō) è stata la Costituzione del Giappone dal 1889 al 1947. Ha rappresentato un punto di svolta fondamentale nella storia del paese, segnando la transizione dal sistema feudale a quello moderno. Questa Costituzione è stata la prima di tipo occidentale in Asia e ha avuto un impatto significativo sulla struttura politica e sociale del Giappone. Fu immediatamente accolta con ampio entusiasmo da molti settori della società giapponese, inclusa la classe intellettuale e le nuove élite politiche. Tuttavia, ci fu anche una certa resistenza, in particolare da parte di gruppi conservatori e tradizionalisti che temevano che questa modernizzazione potesse minacciare l’ordine sociale e i valori tradizionali. [1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Antefatto
[modifica | modifica wikitesto]Fino alla metà del XIX secolo, il Giappone era sotto il controllo dello Shogunato Tokugawa (1603-1868), il regime feudale che per oltre due secoli impose una rigorosa politica di isolamento (sakoku). Durante questo periodo, il paese si chiuse al mondo esterno, limitando le interazioni commerciali e diplomatiche con le altre nazioni, eccetto che per alcune concessionarie olandesi e cinesi. La situazione cambiò drasticamente negli anni '50 dell'Ottocento, quando le navi statunitensi sotto il comando del commodoro Matthew Perry, forzarono il Giappone ad aprire i suoi porti al commercio internazionale. Il Trattato di Kanagawa del 1854 segnò l'inizio di una serie di trattati ineguali con le potenze occidentali. Il malcontento per la perdita di sovranità e il crescente sentimento di debolezza nazionale portarono a un aumento dell'instabilità sociale e politica. Queste pressioni esterne, unite a una crescente insoddisfazione nei confronti del clan Tokugawa, contribuirono all'avvenimento della Restaurazione Meiji nel 1868. Difatti numerosi samurai e intellettuali si unrono per rovesciare il governo shogunale, reintegrando l'imperatore come figura centrale del potere politico. Questo movimento portò a una serie di riforme radicali mirate a modernizzare il Giappone e a rafforzarlo contro le potenze occidentali. Una volta instaurato il nuovo governo, gli statisti dell'Imperatore Meiji avviarono un ampio programma di modernizzazione, che comprendeva l'industrializzazione, l'istruzione e l'adozione di modelli sociali occidentali. Questa fase di riforma fu fondamentale per la trasformazione del Giappone da una società feudale a una nazione moderna e competitiva.[2]
Il dibattito sulla forma del governo e dei diritti civili divenne centrale all'interno del nuovo regime Meiji. I leader giapponesi furono profondamente influenzati dagli esempi europei, in particolare dalle costituzioni di Francia, Germania e Regno Unito. Ben presto l'oligarchia nipponica si rese conto che era necessario creare un sistema giuridico in grado di legittimare il potere imperiale, mantenendo al contempo alcuni elementi di rappresentanza. Alla base c'era inoltre l'idea di dimostrare al mondo le capacità del Giappone come nazione sovrana e moderna. Nel 1881, l'Imperatore Meiji annunciò un piano per redigere la nuova costituzione, ufficializzando quindi la direzione politica del paese verso un governo costituzionale. Il Consiglio di Stato, composto da funzionari governativi e intellettuali, lavorò alla stesura della Costituzione, preparata in un'ottica di conservazione della monarchia. Apparse da subito evidente che la Costituzione Meiji dovesse esaltare l'imperatore, introducendo il concetto di Shintoismo di Stato e creando un legame diretto tra shintoismo e nazionalismo, sostenendo la legittimità della figura imperiale sia come leader politico che spirituale.[3]
Promulgazione
[modifica | modifica wikitesto]La cerimonia di promulgazione si svolse l'11 novembre 1889 presso il Palazzo Imperiale, e vide la partecipazione di alte cariche dello Stato, dignitari, aristocratici, funzionari governativi e rappresentanti della nuova élite giapponese. L'evento fu caratterizzato da un'atmosfera solenne e festosa, poiché il Giappone si stava posizionando come una nazione moderna all'interno della comunità internazionale. L'imperatore Meiji, che assunse un ruolo centrale nella cerimonia, apparve in uniforme cerimoniale. Durante l'evento, eglì proclamò pubblicamente la Costituzione, legge fondamentale che stabiliva un sistema parlamentare. L’imperatore, pur rimanendo la figura centrale del potere, delegava parte delle sue prerogative a un governo eletto, segnando così un passo significativo verso la modernizzazione.[4]
Un evento tragico che si intrecciò con la promulgazione della Costituzione fu la morte del ministro della Pubblica Istruzione, Mori Arinori. Quest'ultimo fu assassinato il giorno stesso della cerimonia da un ex samurai e fanatico ultranazionalista; un atto che suscitò profonda costernazione. Mori era un fervente sostenitore delle riforme liberali e aveva giocato un ruolo cruciale nella modernizzazione del sistema educativo giapponese. La sua morte fu vista come un attacco non solo contro di lui come individuo, ma contro il progresso del Giappone verso una società moderna e civile. Questo drammatico episodio mise in luce le tensioni politiche e sociali che affliggevano il Giappone in quel periodo, mostrando che nonostante i festeggiamenti, il paese stava attraversando conflitti sociali interni.[5]
Abrogazione
[modifica | modifica wikitesto]L'abrogazione della Costituzione Meiji, avvenuta ufficialmente con l'entrata in vigore della nuova Costituzione del Giappone il 3 maggio 1947, segnò un passaggio fondamentale nella storia giapponese moderna. Questa nuova costituzione fu redatta durante l'Occupazione del Giappone da parte degli Alleati della seconda guerra mondiale, guidati dagli Stati Uniti vincitori del conflitto. Il nuovo testo costituzionale rappresentava un tentativo di democratizzare il paese e di garantire i diritti umani fondamentali. Le ragioni alla base dell'abrogazione della Costituzione Meiji includono il rifiuto del passato militarista, la Costituzione Meiji era difatti ampliamente associata al bellicismo e all'autoritarismo che avevano caratterizzato il paese negli anni prima e durante la guerra. Il Giappone postbellico, uscito sconfitto si trovò in una posizione in cui era necessario distaccarsi da queste ideologie estremiste. Vi era inoltre la questione relativa all'integrazione dei principi democratici fondamentali, come il suffragio universale, la separazione dei poteri e i diritti civili. Questi principi erano in netta contrapposizione con il regime autoritario che si era instaurato durante la validità della Costituzione Meiji. Inoltre sotto la guida del generale Douglas MacArthur, le autorità di occupazione statunitensi promossero attivamente riforme politiche e sociali tipiche delle democrazie occidentali di stampo liberale. La nuova Costituzione del Giappone ha reso l'Imperatore una figura simbolica senza potere politico effettivo, ponendo il potere sovrano nel popolo giapponese e garantendo ampie libertà civili.[6]
Contenuto
[modifica | modifica wikitesto]La Costituzione Meiji era composta da 76 articoli distribuiti in 11 capitoli. La sua struttura rifletteva un approccio di tipo monarchico costituzionale, che tentava di conciliare le peculiarità della cultura giapponese con le influenze occidentali.[7]
Ruolo dell'Imperatore
[modifica | modifica wikitesto]L'Imperatore era al centro della Costituzione, avente il ruolo di sovrano. L'articolo 1 affermava che "L'Imperatore è il simbolo dello Stato e dell'unità del popolo". La Costituzione conferiva lui un vasto potere che includeva: il diritto di convocare e sciogliere la Dieta (l'organo legislativo del Giappone), il potere di emanare leggi e decreti, il comando delle forze armate, la facoltà di nominare il Primo Ministro e altri funzionari di alto rango. Quindi l'imperatore aveva un ruolo chiave nel mantenere l'unità nazionale e il suo ruolo era ben più cruciale rispetto a quello principalmente cerimoniale a cui lo ha relegato l'attuale Costituzione del Giappone.[8]
Diritti e Doveri dei Cittadini
[modifica | modifica wikitesto]Ai sudditi erano riconosciuti alcuni importanti diritti ai cittadini, ma era importante sottolineare che questi diritti non erano garantiti in termini assoluti. Tra i principali diritti concessi dall'impero ai suoi cittadini vi erano la libertà di parola, di stampa e di riunione (Articoli 29 e 30) e il diritto di proprietà (Articolo 29). Tuttavia questi diritti potevano essere limitati dalla legge, e coloro che esercitavano diritti civili erano sottoposti a leggi e regole stabilite dallo Stato, il che significava che il governo aveva ampi poteri di regolamentazione. Relativamente ai doveri, i cittadini erano tenuti a servire il servizio militare, pagare le tasse, sostenere la nazione e l'imperatore.[9]
Organizzazione del Governo
[modifica | modifica wikitesto]La Costituzione Meiji istituiva un governo diviso in vari organi, ma il potere era fortemente centralizzato attorno alla figura dell'imperatore:[10]
- Dieta Imperiale: Composta da due camere, la Camera dei Rappresentanti e la Camera dei Pari. Finalità di questa assemblea era quella di discutere e approvare leggi. La Camera dei Rappresentanti era eletta tramite un sistema di voto limitato, mentre la Camera dei Pari era composta da membri nominati dall'Imperatore e dalla nobiltà.
- Consiglio dei Ministri: Composto dai ministri, che erano scelti dall'Imperatore e dovevano rendere conto solo a lui. Non era responsabile di fronte alla Dieta, ma questa aveva il potere di esprimere la sua opinione su questioni legislative.
- Giudici e Tribunali: La Costituzione stabiliva che la giustizia fosse amministrata in nome dell'Imperatore, ma i tribunali operavano in modo indipendente. L'indipendenza della magistratura era garantita, sebbene in pratica ci fossero limitazioni.
- Uffici Locali: Il territorio nazionale era già diviso nelle cosiddette prefetture del Giappone, ciascuna con un governatore e un'assemblea eletta. Tuttavia, i governatori erano nominati dal governo centrale, il quale poteva così mantenere un controllo centralizzato sulle aree periferiche.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La Costituzione dell'Impero giapponese, su massimedalpassato.it.
- ^ Restaurazione Meiji, su worldhistory.org.
- ^ Culto dell'imperatore, su ilgiornale.it.
- ^ Cerimonia di promulgazione, su sakuramagazine.com.
- ^ L'assassinio di Mori Arinori, su aa.com.tr.
- ^ Processo di abrogazione, su magazine.pluschan.com.
- ^ Struttura del testo costituzionale, su laminervastoria.com.
- ^ La figura imperiale, su storicang.it.
- ^ Diritti e doveri della cittadinanza, su kblejungle.com.
- ^ Il governo imperiale, su giappichelli.it.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Democrazia Taishō
- Movimento per la libertà e i diritti del popolo
- Politica del Giappone
- Sistema giudiziario del Giappone
- Socialismo nell'Impero giapponese
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Constitution of the Empire of Japan
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Meiji Constitution, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 259425593 · NDL (EN, JA) 00940531 |
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