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Cedant arma togae

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Statua di Cicerone (Roma, Palazzo di Giustizia)
Stemma della città di Bălți (Moldavia)
Stemma araldico della famiglia belga Parthon de Von
Cedant arma togae: litografia satirica del 1831 (British Museum)

Cedant arma togae è una frase latina, e precisamente una citazione del primo emistichio di un verso esametro di Cicerone (Cedant arma togae, concedat laurea laudi) contenuto nel 3° libro del suo poema De consulatu suo, di cui ci sono pervenuti solo alcuni frammenti.[1] Letteralmente, il verso significa: «Le armi si ritirino davanti alla toga [del magistrato] e la corona d'alloro [ossia il trionfo militare] ceda di fronte al merito [cioè alla gloria civile]».

Il verso è evidentemente autocelebrativo, giacché la toga rappresenta il magistrato togatus, estraneo ad ambizioni di prestigio militare, le cui uniche ma formidabili armi sono il diritto e la parola; rappresenta cioè Cicerone stesso e tutto il senso della sua carriera politica, che si svolse in un periodo travagliato di crisi della repubblica e di violenze armate.
Oggi l'espressione, fuori del suo contesto originario e pressoché sempre nella forma abbreviata, è usata per esprimere l'auspicio che il governo militare ceda il posto a quello civile, la forza delle armi a quella dei magistrati e delle leggi, la guerra alla diplomazia e alla pace; più in generale, la forza e la violenza siano subordinate al diritto e alla discussione civile.

La pronuncia del verso, secondo la lettura corrente in Italia del latino (e appropriata a una citazione nel contesto di un discorso in italiano), è la seguente: Cèdant àrma tòge, concèdat làurea làudi.[2]
La pronuncia effettiva dell'epoca di Cicerone era invece questa: kéedant àrma tògae, conkéedat làurea làudi.
Volendo infine leggere l'esametro rispettando gli ictus metrici, bisognerebbe accentare togè se si adotta la pronuncia scolastica, togàe se invece si preferisce la pronuncia classica o restituita.[3]

Il verso, artificioso e solenne, utilizza gli strumenti tipici della gravità arcaizzante di sapore enniano: l'allitterazione insistita delle consonanti velari (la pronuncia delle lettere c e g è sempre gutturale ) e l'annominazione laurea / laudi (secondo gli etimologisti antichi, anche figura etimologica).
Toga, arma e laurea sono evidentemente metonìmie.[4]

È lo stesso Cicerone a citare e commentare il suo verso nel De officiis,[5] e successivamente nella seconda filippica.[6]

Vignetta satirica sul giornale antidreyfusardo Pssst...! (1898)

«Verso famoso, anche se non di particolare bellezza»,[7] irriso già dai contemporanei: lo stesso Cicerone, nel De officiis, riferisce che fu fatto segno d'ironia e di censure ab improbis et invidis.[5][7]

La frase è citata con ironia dal Manzoni nei Promessi Sposi (cap. XIII), nell'episodio di Ferrer che riesce a salvare il vicario di provvisione assediato dai rivoltosi, prima del tardivo intervento dei soldati: «Era veramente il caso di dire: cedant arma togae; ma Ferrer non aveva in quel momento la testa a citazioni: e del resto sarebbero state parole buttate via, perché l'ufiziale non intendeva il latino».[8]

L'espressione è citata anche da Alexandre Dumas nel Conte di Montecristo, con riferimento alla situazione politica francese all'indomani della sconfitta di Napoleone.[9]

Il motto ricorre nel cartiglio di stemmi araldici, di famiglie o luoghi. Ad esempio, è nello stemma della città di Bălți, in Moldavia.[10] L'espressione fu inoltre adoperata, anche in modo satirico, in giornali e cartoline postali al tempo dell'affaire Dreyfus, grave conflitto politico-sociale che divise la Francia dal 1894 al 1906.[11]

Lo stesso Cicerone è autore di un'altra famosa massima spesso utilizzata per esprimere il concetto opposto: Silent enim leges inter arma («Quando si usano le armi, le leggi tacciono»).[12] In realtà il vero senso di questa espressione va riferito al contesto, che è la difesa di Milone dall'accusa di omicidio invocando la legge non scritta della legittima difesa.

Il motto figurava sul cartiglio dello stemma dello stato del Wyoming (Stati Uniti). Una illustrazione del 1876 lo riporta in forma curiosamente errata: OEDANT ARMA TOGA.[13]

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  1. ^ Frammento 8, p. 401 edizione Müller. Si tratta di un poema epico-celebrativo, autobiografico, scritto nel 60 a.C., del quale abbiamo notizia da Cicerone stesso, che lo ricorda nel De officiis I, 22, 77: si veda infra.
  2. ^ Si veda la voce nel Dizionario d'ortografia e di pronunzia: http://dop.netadcom.com/p.aspx?nID=lemma&rID=2576&lID=1014441
  3. ^ Per un approfondimento sulle diverse pronunce del latino si legga la voce: Scrittura e pronuncia del latino.
  4. ^ Va rilevato che lo stesso Cicerone, parlando degli ornamenti dello stile e in particolare della metonimia, afferma che toga può essere usato per significare «pace» (De oratore, III, 168 dell'edizione teubneriana del Kumaniecki, Lipsia 1969).
  5. ^ a b De officiis, I, 22, 77: «Illud autem optimum est, in quod invadi solere ab improbis et invidis audio, "Cedant arma togae, concedat laurea laudi". Ut enim alios omittam, nobis rem publicam gubernantibus nonne togae arma cesserunt? Neque enim periculum in re publica fuit gravius unquam nec maius otium. Ita consiliis diligentiaque nostra celeriter de manibus audacissimorum civium delapsa arma ipsa ceciderunt. Quae res igitur gesta unquam in bello tanta? qui triumphus conferendus?» (traduzione: «Ottima è quella mia sentenza, contro la quale, a quanto sento, si scagliano i soliti maligni e invidiosi: "Cedano le armi alla toga, ceda l'alloro del condottiero alla gloria dell'oratore". Lasciando da parte altri casi, non è forse vero che, quando io reggevo il timone dello Stato, le armi cedettero alla toga? Mai lo Stato corse più grave pericolo e mai godette di pace più sicura. Con tanta prontezza, in virtù dei miei provvedimenti e della mia vigilanza, le armi caddero da sole dalle mani dei cittadini più temerari. Quali così grandi imprese, dunque, furono mai compiute in guerra? Quale trionfo militare può essere portato a paragone?»).
  6. ^ Philippicae, II, 8, 20. Rivolgendosi a Marco Antonio, che su quel verso aveva evidentemente ironizzato (Facetus esse voluisti) nel suo aspro intervento di risposta alla prima filippica, così dice Cicerone: «"Cedant arma togae". Quid? Tum nonne cesserunt? At postea tuis armis cessit toga. Quaeramus igitur utrum melius fuerit, libertati populi Romani sceleratorum arma an libertatem nostram armis tuis cedere. Nec vero tibi de versibus plura respondebo» (traduzione: «"Le armi cedano alla toga". E allora? Forse a quei tempi non cedettero? Ma in seguito fu la toga a cedere alle tue armate. Chiediamoci dunque che cosa fu meglio, che le armi degli scellerati abbiano ceduto alla libertà del popolo romano oppure che la nostra libertà abbia ceduto alle tue armi. Ma su questi versi non ti risponderò altro»).
  7. ^ a b In generale, il De consulatu «suscitò gli sberleffi dei contemporanei e dei posteri, per lo scarso valore poetico e per le stucchevoli lodi che l'autore vi si autoprodigava [...]. Lo stile, teso e ridondante, sembra in qualche maniera anticipare il 'barocchismo' dell'epica post-augustea» (Emanuele Narducci, Cicerone. La parola e la politica, Bari, Laterza, 2010, pp. 174 e 201).
  8. ^ Per comprendere pienamente l'ironia sottile del Manzoni occorre considerare che in questo caso la toga è richiamata in senso letterale, non come metonimia: infatti, nella pagina precedente, proprio la toga di Ferrer aveva rischiato di rimanere bloccata nella porta: «Chiudete ora: no; eh! eh! la toga! la toga! – Sarebbe in fatti rimasta presa tra i battenti, se Ferrer non n'avesse ritirato con molta disinvoltura lo strascico, che disparve come la coda d'una serpe, che si rimbuca inseguita».
  9. ^ Nel cap. 6 (Il sostituto procuratore del re): «Mia cara, disse la marchesa, occupatevi dei vostri pizzi, dei vostri aghi, dei vostri nastri, e lasciate il vostro futuro sposo compiere il suo dovere. Oggigiorno le armi sono a riposo, e la toga è in credito; vi è a questo proposito un motto latino». «Cedant arma togae, disse Villefort inchinandosi».
  10. ^ Si veda qui lo stemma.
  11. ^ Vignette satiriche 1; Cartolina postale con moneta;Cartolina postale
  12. ^ Cicerone, Pro Milone, IV, 11.
  13. ^ Fra la fine del secolo XIX e prima del 1902 lo stemma del Wyoming è cambiato. Nel cartiglio del disegno ricorrono due errori: si veda qui l'immagine dello stemma.
  14. ^ British Museum

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