Vai al contenuto

Carnotite

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Carnotite
Classificazione StrunzVII/E.11-50
Formula chimicaK2(UO2)2V2O8·3(H2O)
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinotrimetrico
Sistema cristallinomonoclino[1][2][3]
Classe di simmetriaprismatica[2][3]
Parametri di cellaa = 10.47, b = 8.41, c = 6.91[2][3]
Gruppo puntuale2/m[2][3]
Gruppo spazialeP 21/a[2][3]
Proprietà fisiche
Densità4,4-5,03, 3,07[2]-4,7[1][2][3] g/cm³
Durezza (Mohs)2[2][3]
Sfaldaturaperfetta[1][2][3] secondo {001}[2][3], micacea nei cristalli[1][3]
Fratturairregolare[2], micacea[3]
Coloregiallo[4][2][3], giallo uovo[1], giallo oro[2], giallo canarino, giallo-verde[2][3], giallo acceso[3]
Lucentezzasubvitrea[3], resinosa[3], cerosa,[3], serosa o sericea[3], opaco o privo di lucentezza[3], madreperlacei[2] i cristalli, terrosi[3] gli aggregati
Opacitàtraslucida[3], semiopaca o semitrasparente
Strisciogiallo chiaro[2], giallo stronzianite[3]
Diffusionerara[1]
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale

La carnotite è un minerale radioattivo, un vanadato tri-idrato di uranile e potassio appartenente al gruppo omonimo.

Il nome deriva da Marie-Adolphe Carnot[2][3] (24 gennaio 1839 - 21 giugno 1920) chimico, geologo e mineralogista francese.

Descritta per la prima volta da Charles Friedel (12 marzo 1832 - 20 aprile 1899) chimico e mineralogista francese, nel 1899.

Abito cristallino

[modifica | modifica wikitesto]

I cristalli sono rari, tabulari romboedrici o pseudoesagonali, appiattiti su {001}, di lunghezza massima 2 mm.

Origine e giacitura

[modifica | modifica wikitesto]

Il minerale si trova nelle rocce sedimentarie[1] (soprattutto arenarie[1][4]).

Ha origine nelle zone di ossidazione dei giacimenti associati di vanadio e uranio[1], spesso associata a resti fossili[1]; come patina è stata rinvenuta quale alterazione su davidite-(Ce). La paragenesi è con tyuyamunite, metatyuyamunite, volborthite, tangeite, metatorbernite, rossite, hewettite, gesso, barite.

Forma in cui si presenta in natura

[modifica | modifica wikitesto]

Oltre che in cristalli, in aggregati terrosi, patine masse polverulente microcristalline[1][4] e impregnazioni. Più rari sono i cristalli distinti, tabulari, fatti «a losanga»[1].

Caratteri fisico-chimici

[modifica | modifica wikitesto]

Solubile debolmente in molti acidi, è fortemente radioattivo; differisce dalla copiapite e dalla tyuyamunite, simili per formula, per l'intensità della radiazione e la reattività chimica.

Taglia del campione peso/volume*[5] Radioattività calcolata in Becquerel (Bq) Radioattività calcolata in Curie (Ci) Radioattività stimata in GR(api) Esposizione stimata (mRem**)/hr se tenuto in mano per un'ora
1000 g/7,22 cm 94.456.860 2,55∙10-3 3.928.702,45 1.291,63
100 g/3,35 cm 9.445.686 2,55∙10-4 392.870,25 129,16
10 g/1,56 cm 944.569 2,55∙10-5 39.287,02 12,92
1 g/7,22 mm 94.457 2,55∙10-6 3.928,70 1,29
0,1 g/3,35 mm 9.446 2,55∙10-7 392,87 0,13
0,01 g/1,56 mm 945 2,55∙10-8 39,29 0,01
0,001 g/0,72 mm 94 2,55∙10-9 3,93 0,00

Peso della carnotite pura in grammi (g) e diametro calcolato di una sfera con una densità di 5,07 g / cm³. *[5]
Stima del governo dell'esposizione annuale media (360 mRem) **[5]
Nota: 10 micro-sievert / ora = 1 mRem / ora **[5]
Dose massima consentita per adulti 50.000 mRem / anno (mani), 15.000 mRem / anno (occhi)[5]
Dose letale LD (50) Esposizione da 400.000 a 500.000 m Rem[5]

Località di ritrovamento

[modifica | modifica wikitesto]

Si trova nella regione del Ferghana, nel Turkestan; in un'arenaria rossastra del Katanga, nello Zaire; a Radium Hill, in Australia come alterazione della davidite-(Ce); a Roc Creek, nella paradox Valley e nella Gypsum Valley, località del Colorado; a San Rafael Swell, nello Utah; nella Monument Valley, in Arizona.

In Italia sotto forma di patine la si trova a Sassone, nella Riserva naturale di Monterano e nel comune di Canale Monterano, in provincia di Roma; venette gialle in una cava nei pressi di Ferento, nel comune di Viterbo.

Malgrado la rarità, è un minerale utile nell'estrazione dell'uranio.

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Carlo Maria Gramaccioli, VII. Fosfati, arseniati, vanadati, in Come collezionare i minerali dalla A alla Z, vol. 3, Milano, Alberto Peruzzo editore, 1988, p. 621.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u (EN) Carnotite Mineral Data, su webmineral.com. URL consultato il 29/04/2021.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac (EN) Carnotite mineral information, su mindat.org. URL consultato il 29/04/2021.
  4. ^ a b c E. Artini, Classe VI. Sali ossigenati, in I minerali, sesta edizione riveduta e ampliata, Milano, Ulrico Hoepli editore, 1981, p. 530.
  5. ^ a b c d e f Tabella da: (EN) Carnotite Mineral Data, su webmineral.com. URL consultato il 29/04/2021.
  • Mineralogia - Cornelis Klein - Zanichelli (2004)
  • Minerali e Rocce - De Agostini Novara (1962)
  • Guida al riconoscimento dei minerali - Borelli e Cipriani - Mondadori (1987)
  • La grande enciclopedia dei minerali - Fabbri Editore (1986)
  • I minerali d'Italia - SAGDOS - 1978

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  • (EN) Webmin, su webmineral.com.
Controllo di autoritàLCCN (ENsh85020386 · J9U (ENHE987007284883905171
  Portale Mineralogia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di mineralogia