Battaglia di Nicea
Battaglia di Nicea parte della guerra civile | |||
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Moneta dell'usurpatore Pescennio Nigro | |||
Data | dicembre 193 | ||
Luogo | Nicea (moderna Turchia) | ||
Esito | Vittoria di Settimio Severo | ||
Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
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La battaglia di Nicea fu combattuta nel corso della guerra civile del 193-197, che vide affrontarsi due pretendenti al trono dell'Impero romano, Pescennio Nigro, legato della Siria, e Lucio Settimio Severo, legato della Pannonia, già proclamato imperatore dal Senato. Fu combattuta nel dicembre 193 e vinta, dopo essere stata a lungo incerta, da Tiberio Claudio Candido, comandante dei severiani, contro Nigro.
Antefatto
[modifica | modifica wikitesto]Candido era riuscito a sbarcare in Asia Minore, malgrado l'opposizione di Asellio Emiliano, che sconfisse nella battaglia di Cizico e mise a morte. Mentre Nigro si trovava sotto assedio a Bisanzio, i resti del suo esercito si mossero verso la Bitinia: la città di Nicea rimase leale a Nigro, che vi poté entrare ricongiungendosi alle proprie forze; Nicomedia, rivale storica di Nicea, si schierò con Severo, aprendo le porte all'avanguardia di Candido e permettendogli così di sopravanzare il nemico sul fianco.
Battaglia
[modifica | modifica wikitesto]Candido si mosse su Nicea da nord, lungo una strada che portava a Cio passando a fianco del lago Ascanio; qui dispose i propri uomini in un luogo elevato e diede battaglia al nemico, che aveva alcuni arcieri messi su barche nel lago, da dove tempestavano le truppe di Candido. L'apparizione sul campo di Nigro rinvigorì i suoi uomini e scosse le linee di Candido, che, però, convinse i porta-insegne del proprio esercito a tornare a combattere, trascinando con sé gli uomini che stavano abbandonando il campo. Le forze di Candido vinsero la battaglia e solo l'oscurità salvò Nigro dalla disfatta totale.
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]Una parte dell'esercito di Nigro si ritirò in Armenia, mentre l'usurpatore, con il rimanente, abbandonò al nemico l'Asia Minore ed indietreggiò sino al Tauro.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Anthony Richard Birley, Septimius Severus: The African Emperor, Routledge, 1999, ISBN 0415165911, pp. 109–110.
- Edoardo Scala. Storia delle Fanteria Italiana Volume I: Le fanterie di Roma. Regionale, Roma, 1955.