Antonino Rotolo
Antonino Rotolo detto Nino (Palermo, 3 gennaio 1946) è un mafioso italiano, legato a Cosa nostra.
Originario del quartiere Pagliarelli di Palermo, tradizionalmente sotto il controllo della famiglia mafiosa Motisi. Rotolo era il vice-capo di Matteo Motisi, ma secondo alcuni pentiti era de facto il capo del mandamento nella Commissione provinciale di Cosa nostra. Nel 2006, la polizia dedusse che Rotolo — numero 25 nel codice dei pizzini del boss mafioso Bernardo Provenzano — era diventato una figura chiave nella gerarchia di Cosa nostra.[1]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Alleato dei Corleonesi
[modifica | modifica wikitesto]Antonino Rotolo è stato uno dei mafiosi più attivamente coinvolti nel traffico di droga negli anni '80. Secondo Tommaso Buscetta, tre famiglie mafiose palermitane dominavano il traffico di eroina intorno al 1980: la famiglia di Porta Nuova con Nunzio La Mattina come principale organizzatore; quella di Brancaccio con Giuseppe Savoca e di Pagliarelli con Antonino Rotolo.[2] Rotolo riceveva la morfina-base dal trafficante turco Yasar Avni Mussulullu che, su sua indicazione, consegnava i carichi vicino alle coste siciliane, dove venivano prelevati da pescherecci più piccoli.[3] La morfina-base veniva poi raffinata in eroina nei laboratori siciliani e contrabbandata negli Stati Uniti, quella che fu in seguito chiamata Pizza Connection.[4] Rotolo gestiva anche il flusso di denaro dei proventi attraverso conti bancari svizzeri.[4]
Rotolo fu inoltre fedele alleato dei Corleonesi di Totò Riina nella seconda guerra di mafia[5]. Secondo il pentito Giuseppe Marchese, fece parte della squadra che uccise Stefano Bontate e strangolò con le proprie mani Santo Inzerillo, fratello del boss Salvatore, il 26 maggio 1981, quando Inzerillo si presentò in riunione per chiedere chiarimenti sulla vicenda.[6][7] Dopo l'uccisione di Bontate, Francesco Marino Mannoia (detto "il chimico" per la sua capacità di raffinare tonnellate di eroina) passò al servizio di Rotolo[8].
Il 31 maggio 1985 Rotolo fu arrestato insieme al boss Giuseppe Pippo Calò nell'elegante villa di quest'ultimo vicino a Roma[9][10]. Accusato dal pentito Tommaso Buscetta, nel 1987 subì una condanna a 21 anni di carcere e 180 milioni di lire di multa nel maxiprocesso di Palermo.[11]
Secondo la testimonianza di Francesco Marino Mannoia, Rotolo fu uno degli assassini del politico comunista Pio La Torre[8]. Secondo il pentito Calogero Ganci, faceva anche parte della squadra che uccise il prefetto di Palermo, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ma non fu mai processato per mancanza di prove.[12]
Luogotenente di Provenzano
[modifica | modifica wikitesto]Dopo l'arresto di Bernardo Provenzano l'11 aprile 2006, i pizzini (piccoli foglietti di carta utilizzati per comunicare con altri mafiosi per evitare conversazioni telefoniche) trovati nel suo nascondiglio indicavano che i luogotenenti di Provenzano a Palermo erano Salvatore Lo Piccolo e Antonino Rotolo. In un messaggio riferito a una decisione importante per Cosa nostra, Provenzano disse a Rotolo: "Tocca a te, a me e a Lo Piccolo decidere questa cosa".[1] Rotolo è stato coinvolto nelle elezioni regionali siciliane del maggio 2006, sostenendo l'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro (UDC), il partito del presidente in carica della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro. "Siamo orientati al novantanove per cento verso l'UDC", si sentì dire in un'intercettazione di Rotolo[13][14]. Cuffaro vinse le elezioni, sconfiggendo Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo Borsellino ucciso dalla mafia nel 1992.
Operazione Gotha
[modifica | modifica wikitesto]Rotolo è stato nuovamente arrestato il 20 giugno 2006, due mesi dopo l'arresto di Bernardo Provenzano. Le autorità hanno emesso 52 mandati di arresto contro i vertici di Cosa nostra nella città di Palermo (Operazione Gotha)[13]. Tra gli altri arrestati figurano il braccio destro di Rotolo, Antonino Cinà (che era stato medico personale di Salvatore Riina e Provenzano) e il costruttore Francesco Bonura.[14] Le incursioni sono nate dalla lettura degli appunti di Provenzano alla luce delle prove emerse dall'operazione di intercettazione.[1][15]
Dall'operazione è emerso che Rotolo aveva costruito una sorta di triumvirato insieme a Cinà e Bonura, che governava la città di Palermo in sostituzione della Commissione mafiosa di Palermo[14][7][16]. Rotolo era agli arresti domiciliari, ottenuti grazie ai farmaci che i medici gli avevano somministrato per alzare la pressione del sangue e permettergli di fingere la malattia.[17] In questo modo Rotolo è stato libero di gestire la sua attività, estorcendo denaro ai negozianti cinesi di Palermo e convincendo il titolare di una catena di supermercati a pagare e ad aderire addirittura a un'associazione antiracket.[18] Era solito incontrarsi con i suoi compagni mafiosi in un box di lamiera alle spalle della sua lussuosa villa di periferia, lungo viale Michelangelo.[19][15][16] All'inizio delle conferenze veniva posto un pallone sulla porta come segno per le sentinelle. All'interno c'erano un tavolo, otto sedie di plastica e dispositivi anti-cimici che, secondo Rotolo, avrebbero reso impossibile l'ascolto da parte della polizia[17]. Tuttavia, la polizia era riuscita a installare microspie e una videocamera che hanno rivelato il contenuto delle riunioni.[1][13][15]
Dalle indagini dei carabinieri emerge uno scontro tra Rotolo e Salvatore Lo Piccolo per la richiesta della famiglia Inzerillo di poter rientrare a Palermo. La famiglia Inzerillo era stata uno dei clan i cui leader – tra cui Salvatore Inzerillo – furono uccisi dai Corleonesi durante la seconda guerra di mafia negli anni '80 e che erano stati in esilio negli Stati Uniti.[15] Rotolo aveva fatto parte dei clan mafiosi che avevano attaccato il clan Inzerillo e ne aveva personalmente ucciso uno[20]. Si oppose al permesso di Lo Piccolo per il rientro degli Inzerillo, temendo vendette. Con l'arresto di Rotolo e altri le autorità sostengono di aver evitato lo scoppio di una vera e propria guerra all'interno di Cosa nostra.[20] Rotolo temeva una vendetta. "Se cominciano a sparare, sarò il primo a prenderlo e poi toccherà a te", disse Rotolo a Bonura. Anche i due non si fidavano di Lo Piccolo e chiesero l'autorizzazione a Provenzano per eliminarlo.[20] Rotolo aveva condannato a morte Salvatore Lo Piccolo e suo figlio Sandro e si era procurato i barili di acido utilizzati per sciogliere i corpi dei rivali uccisi. Al figlioccio di Rotolo, Gianni Nicchi, fu ordinato di cercare e uccidere i Lo Piccolo.[21][22] Secondo il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, Nino Rotolo "stava progettando una serie di omicidi per annientare la famiglia di Salvatore Lo Piccolo e diventare il boss indiscusso del clan in città".[15] Uccidere i Lo Piccolo avrebbe spinto la Sicilia in un'altra guerra di mafia. "La polizia e la Procura speciale antimafia di Palermo hanno evitato lo scoppio di una vera e propria guerra all'interno di Cosa nostra", ha affermato il deputato di centrosinistra Giuseppe Lumia, vicepresidente della Commissione Antimafia.[1]
Sequestro dei beni e il carcere
[modifica | modifica wikitesto]Nel febbraio 2007 furono sequestrati beni di Rotolo per un valore di 30 milioni di euro. La maggior parte dei beni erano a nome di prestanome[23]. Il 21 gennaio 2008 il Tribunale di Palermo ha condannato Rotolo a 20 anni di reclusione. Poiché Rotolo ha scelto di essere processato con rito abbreviato, ottiene una riduzione di 1/3 della sua pena, riducendola di fatto a 13 anni e 2 mesi.[24] È stato incriminato il 7 febbraio 2008 nell'ambito dell'operazione Old Bridge contro i Gambino a New York e i loro collegamenti a Palermo, coinvolti nel traffico di droga.[25][26]
Nel 2022 la Cassazione ha respinto l'istanza degli avvocati di Rotolo per la revoca del carcere duro (cui si trovava sottoposto da 16 anni) con la motivazione che non si è mai dissociato da Cosa nostra.[27]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e (EN) John Hooper, Police strike at heart of mafia averts bloody power struggle, in The Guardian, 21 giugno 2006. URL consultato il 15 settembre 2024.
- ^ Giovanni Falcone e Marcelle Padovani, Cose di Cosa Nostra, Milano, Rizzoli, 1991.
- ^ 'TRAFFICAVO IN DOLLARI E DROGA MA ERO D' ACCORDO CON L' FBI' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 10 settembre 1985. URL consultato il 15 settembre 2024.
- ^ a b http://www.parlamento.it/parlam/bicam/14/Antimafia/documenti/rel.conclusiva1.pdf
- ^ E LEGGIO SPACCO' IN DUE COSA NOSTRA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 3 ottobre 1984. URL consultato il 15 settembre 2024.
- ^ Giampaolo Tucci, «A questo cornuto dovevamo sparare» E la Cupola decise di uccidere libero Grassi (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 10 marzo 1993, p. 9.
- ^ a b La Triade all'ombra di Provenzano, su www.lastampa.it. URL consultato il 16 settembre 2024.
- ^ a b 'ECCO GLI ORRORI DI PALERMO' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 6 dicembre 1989. URL consultato il 15 settembre 2024.
- ^ CALO' STAVA PER FUGGIRE DA ROMA UNA 'TALPA' L' AVEVA AVVERTITO? - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 2 aprile 1985. URL consultato il 15 settembre 2024.
- ^ Franco Recanatesi, Riciclava soldi delle cosche. Sulla mafia sa più di Buscetta, in la Repubblica, 31 marzo 1985. URL consultato il 13 febbraio 2018.
- ^ Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al Maxiprocesso di Giorgio Chinnici - Umberto Santino - Giovanni La Fiura - Ugo Adragna, Edizioni Franco Angeli, Milano 1992.
- ^ Giuseppe Nobile, Roberto Murgia, Trib. Palermo, II Sez. Pen., Sentenza del 22 marzo 2002 nei confronti di Madonia Antonino + 3
- ^ a b c Decapitato il nuovo gotha della mafia - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 21 giugno 2006. URL consultato il 15 settembre 2024.
- ^ a b c «Da lui aspetto risposta, mi servivano favori» - Corriere della Sera, su www.corriere.it. URL consultato il 16 settembre 2024.
- ^ a b c d e Federico Varese, Vita di mafia. Amore, morte e denaro nel cuore del crimine organizzato, Torino, Einaudi, 2017.
- ^ a b Il boss, il medico e il costruttore Tre uomini al comando della mafia - cronaca - Repubblica.it, su www.repubblica.it. URL consultato il 21 settembre 2024.
- ^ a b John Dickie, Mafia Republic: Cosa Nostra, camorra e 'ndrangheta dal 1946 a oggi, Roma-Bari, Editori Laterza, 2014.
- ^ Mafia, killer a 25 anni: ecco come uccido - Corriere della Sera, su www.corriere.it. URL consultato il 15 settembre 2024.
- ^ Indictment Operation Gotha (DOC), su addiopizzo.org. URL consultato l'8 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
- ^ a b c Alessandra Dino, Gli ultimi padrini. Indagine sul governo di Cosa Nostra, Roma-Bari, Laterza, 2011. ISBN 978-88-420-9516-3
- ^ Adesso è caccia a Matteo Messina Denaro[collegamento interrotto], La Sicilia, November 5, 2007
- ^ Lo Piccolo, il giallo dei documenti, La Repubblica, November 18, 2007
- ^ Palermo, maxisequesto a Cosa Nostra Sigilli a beni per 30 milioni di euro - cronaca - Repubblica.it, su www.repubblica.it. URL consultato il 16 settembre 2024.
- ^ Cosa nostra, 400 anni alla cupola "Condannati a risarcire le vittime" - cronaca - Repubblica.it, su www.repubblica.it. URL consultato il 15 settembre 2024.
- ^ Decine di arresti a Palermo e New York Presi i boss del nuovo patto Italia-Usa - cronaca - Repubblica.it, su www.repubblica.it. URL consultato il 16 settembre 2024.
- ^ Mafia, 90 arresti tra Palermo e Stati Uniti Corriere della Sera, su www.corriere.it. URL consultato il 16 settembre 2024.
- ^ Maurizio Zoppi, Palermo, "non si è dissociato": il boss Rotolo resta al carcere duro, su Live Sicilia, 2 agosto 2022. URL consultato il 16 settembre 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Federico Varese, Vita di mafia. Amore, morte e denaro nel cuore del crimine organizzato, traduzione di Giovanni Gabellini, Torino, Einaudi, 2017.
- John Dickie, Mafia Republic: Cosa Nostra, camorra e 'ndrangheta dal 1946 a oggi, Roma-Bari, Editori Laterza, 2014.
- Alessandra Dino, Gli ultimi padrini. Indagine sul governo di Cosa Nostra, Roma-Bari, Editore Laterza, 2011.