Vai al contenuto

Silvio Serra

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Silvio Serra

Silvio Serra (Cagliari, 20 novembre 1923Alfonsine, 11 aprile 1945) è stato un partigiano italiano, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.

Ultimo degli undici figli del notaio Efisio Serra - uno dei pochi notai della provincia di Cagliari che nelle elezioni del 1924 autenticavano le candidature antifasciste - frequenta a Cagliari le scuole elementari e il Ginnasio. Dopo la morte prematura del padre si trasferisce con la famiglia a Roma, dove frequenta il Liceo Tasso per poi iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza.

Nella seconda metà del 1943 entra a far parte dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) insieme all'amico e conterraneo Luigi Pintor, partecipando alle numerose operazioni di sabotaggio che i partigiani "di città" compivano instancabilmente ai danni delle truppe nemiche occupanti, fra cui anche il noto attentato di via Rasella il 23 marzo 1944.

In seguito alla delazione di Guglielmo Blasi, ex compagno di lotta passato al servizio dei tedeschi, il 15 maggio 1944 è catturato dalla polizia fascista e incarcerato nella famigerata pensione Jaccarino[1] di Via Romagna - seconda per fama solo al covo delle SS di via Tasso - dove viene sottoposto ad estenuanti torture da parte della banda Koch. Viene poi trasferito nel carcere di Regina Coeli e condannato a morte, ma riesce a scampare all'esecuzione grazie al sopraggiungere degli Alleati nella Capitale.

Non pago delle azioni compiute e noncurante delle conseguenze delle torture e della prigionia (fra cui una pleurite), Silvio si arruola volontario nei Gruppi di Combattimento impegnati sui fronti settentrionali per la liberazione del Nord Italia. Nel gennaio del 1945 viene inquadrato nella 7ª Compagnia del II Battaglione "Cremona".

Impegnato lungo la linea Gotica presso il fiume Senio, l'11 aprile del 1945 viene ferito da una scheggia di bomba da mortaio e muore a soli 22 anni nella battaglia di Alfonsine, una delle ultime azioni di guerra prima della Liberazione.

È sepolto nel sacrario militare della Camerlona, presso Alfonsine (Ravenna).

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Giovane studente, animato da elevati sentimenti di amor patrio e da puri ideali, aderiva all’armistizio al movimento della resistenza nella Capitale, prodigando tutte le sue energie mentali e fisiche per il trionfo della libertà e mettendo in luce brillanti qualità di iniziativa, di coraggio, di spirito di sacrificio e di fervida dedizione al dovere. Partecipando a numerose rischiosissime azioni di sabotaggio e di guerriglia, si distingueva sempre per audace temerarietà, fredda determinazione, risoluta pronta operatività. Catturati per delazione, sottoposto a lunghi snervanti interrogatori e ad inumane sevizie, sapeva mantenere stoico ostinato silenzio senza nulla svelare sulle formazioni partigiane e sui loro componenti. La condanna a morte decretata contro di lui non trovava esecuzione solo per il sopraggiungere degli Eserciti alleati, a fianco dei quali egli, pur debilitato nel fisico ma saldissimo nello spirito, non esitava a riprendere generosamente la lotta che doveva condurlo all’estremo sacrificio. Esempio luminoso di ardita e cosciente abnegazione nell’impegno per la liberazione della Patria dal tiranno invasore.»
— Roma, 8 settembre 1943 - 4 giugno 1944.
  1. ^ La pensione Jaccarino (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2006).

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]