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Giulio (moneta)

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Papa Giulio II della Rovere (1503-1513)
Stemma della Rovere. Sopra chiavi decussate e tiara. Intorno IVLIVS II PONT. MAX. Santi Pietro e Paolo stati di fronte, una rosetta tra loro. Intorno S. PETRVS. S. PAVLUS. in esergo: ROMA.
AR Giulio (3,29 g). Zecca di Roma

«E per un giulio tutto sto strapazzo?»

Il Giulio era una moneta pontificia da 2 grossi.

Il nome veniva da papa Giulio II che l'aveva aumentata di peso e di intrinseco nel 1504. Con ordinanza del 20 luglio 1504 il Papa stabilì: "Reformetur stampae monetariae pro ducatis, carlenis, bononiensis etc. Cogitetur de cunio monetae si posset reduci Urbs ad monetam papalem exclusa forensi etc.".[1] I carleni (o carlini) furono quindi riformati e cambiarono il loro nome in giuli, in modo da distinguerli da quelli precedenti. Contenevano 4 grammi abbondanti di argento.[1] Il loro valore divenne quindi superiore di un terzo al carlino pontificio.[1]

Pochi anni dopo, nel 1508, già il contenuto d'argento era calato sotto i 4 grammi.[1] Nel 1535 ci fu un'ulteriore riduzione a 3,65 grammi.[1] La prima coniazione di Giulio II recava al dritto le armi papali ed al rovescio i santi Pietro e Paolo.

Nel 1540 Paolo III coniò le monete con 3,85 grammi di fino che presero il nome di paoli.

Il nome di giulio fu usato anche dalle altre zecche papali e da alcune italiane.

Il giulio papale di Bologna fu contraffatto a Masserano da un Fieschi prima del 1597. Questa moneta pesava solo 3,4 grammi.[1]

L'ultima moneta coniata con questo nome fu il giulio d'argento battuto da Pio VII nel 1817; pesava 2,642 g ed aveva un titolo di 917/1000. Valeva ancora 2 grossi ossia 10 baiocchi.

I nomi di paolo e giulio erano in uso a Roma, anche quando queste monete non erano più in circolazione, per indicare la moneta da 20 baiocchi.

  1. ^ a b c d e f Martinori: La moneta...

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