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Giovanni Foscolo

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Gian Dionisio Foscolo, detto Giovanni dal fratello maggiore Ugo Foscolo[1] (Zante, 27 febbraio 1781Venezia, 8 dicembre 1801), è stato un militare italiano della Repubblica Cisalpina.

«Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
Di gente in gente; mi vedrai seduto
Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
Il fior de’ tuoi gentili anni caduto.»

Registrato all'anagrafe come Gian Dionisio viene sempre chiamato Giovanni dal fratello Ugo.

Nel 1798 è sottotenente presso la Scuola Militare di Modena per il genio e l'artiglieria.[2] A Modena partecipa all'attività politica e risulta tra i collaboratori del locale Giornale repubblicano.[3] Sempre nel 1798 è cofondatore con il fratello Ugo a Bologna del giornale Il Genio Democratico che andrà in stampa con alcuni numeri nei mesi di settembre ottobre di quell'anno.[4] Nel 1799 Giovanni, diventato ufficiale di artiglieria, è in Francia, prima a Nizza, poi a Digione ed infine a Parigi.

Giovanni muore a Venezia nel 1801.

Lo stesso argomento in dettaglio: In morte del fratello Giovanni.

Sulla morte l'unico dato certo è quello che riportano il Martinetti e il Mestica, i due principali biografi foscoliani citati sempre da Antona Traversi:[5]

«L'anno 1801 era primo tenente quando perduta in Bologna una discreta somma al gioco, si fece prestare il denaro da un sottoispettore, che lo tolse dalla cassa di guerra: denunziato poi come ladro, e scoperto l'ammanco, non potendo colmarlo, per evitare il disonore di un processo, fuggì a Venezia, dove si uccise.»

La storia però non è chiara perché il certificato di morte apparentemente attesterebbe un'altra verità:[6]

«Certifico io sottoscritto che il sig. Giovanni Foscolo q.m Andrea, nativo di Zante, di anni venti circa, in giorni sei di letto, da febbre nervina perniciosa, morì il dì otto dicembre 1801, di sera, alle ore ventiquattro e sarà sepolto il nove detto, alle ore ventitré. Come da fede medico chirurgo Paolo Visonà.»

La sepoltura eseguita in piena notte suggerisce tuttavia quelle procedure previste per il suicidio dalle consuetudini del tempo (negazione di esequie religiose, sepoltura in zone apposite dei camposanti, confisca dei beni).

Inoltre esistono testimonianze estranee alla famiglia che confermano la tesi del suicidio, tra esse ricordiamo quella di Giulio Carcano.

«Il caso di suo fratello Giovanni che si cacciò un pugnale nel cuore poi c'ebbe finito di leggere una lettera mandategli per lui, terribile caso il quale lascerò nascosto sotto il velo che lo ricopre…»

Le righe del Carcano sono le uniche che attestino anche la modalità del suicidio. Le altre voci (che Giovanni si fosse ucciso ingerendo veleno per topi, che Giovanni si fosse ucciso al cospetto della madre) si sono venute a creare a posteriori e non sono suffragate da alcuna fonte.

A Giovanni, Ugo dedicò il sonetto In morte del fratello Giovanni.

  1. ^ C. Arrigoni, p. 75, 1951.
  2. ^ A. Zanoli, Sulla Milizia Cisalpina Italiana, vol. 1, Milano, Borroni Scotti, 1843, p. 48. Citato in: C. Arrigoni, p. 75, 1951.
  3. ^ Monica Ferrari e Filippo Ledda (a cura di), Formare alle professioni. La cultura militare tra passato e presente: La cultura militare tra passato e presente, Milano, FrancoAngeli, 2011, p. 169, ISBN 9788856850024.
  4. ^ C. Antona Traversi, Briciole foscoliane, Città di Castello, Il solco, 1923. Citato in: C. Arrigoni, p. 75, 1951.
  5. ^ C. Antona Traversi, p. 77, 1927.
  6. ^ Il testo del certificato di morte è riportato in: C. Arrigoni, p. 78, 1951.
  7. ^ Giulio Carcano, Il presagio, Milano, 1837.
  • Carlo Arrigoni, Il suicidio nei Foscolo, Impronta, 1951.
  • Camillo Antona Traversi, Ugo Foscolo, Milano, Corbaccio, 1927.
  • Giovanni Gambarin, Il fratello Giovanni del Foscolo, in Archivio Veneto, LXXXIII, 1968, pp. 111-124. Poi in Saggi foscoliani e altri studi, Roma, Bonacci, 1978, pp. 113-124.

Voci correlate

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