Ieri sera abbiamo commentato vivacemente il libro di Antonio Franchini leggendo anche qualche brano che ci ha particolarmente impressionato. L'incipitIeri sera abbiamo commentato vivacemente il libro di Antonio Franchini leggendo anche qualche brano che ci ha particolarmente impressionato. L'incipit ha spiazzato tutti: _Benché da molti sia considerata una bella donna, mia madre puzza._ È il ritratto dissacrante della madre, Angela è tutto ciò che non ti aspetteresti da una mamma: volgare, molesta, cattiva, invadente, chiassosa...il fuoco che si porta dentro è rivolto contro tutto e tutti, anche contro se stessa. Interessante il rapporto col figlio scrittore, da noi considerato il cocco di mamma malgrado lui la detesti visceralmente. È stata una lettura stimolante, frizzante, in alcuni tratti spiazzante a volte quasi disturbante. Ma meravigliosa. E questo grazie al talento indiscusso di Franchini capace di creare dialoghi fluidi, briosi, teatrali. E di teatralità partenopea ce n'è a iosa in questo libro. Un elogio per l'uso della lingua napoletana: se si legge ad alta voce ci si diverte ancor di più. Una lettura promossa a pieni voti....more
“i sogni corrono dietro alle menzogne che diciamo a noi stessi.”
Scrittura ipnotica e potente, trama interessante e mai edulcorata, protagonisti distur“i sogni corrono dietro alle menzogne che diciamo a noi stessi.”
Scrittura ipnotica e potente, trama interessante e mai edulcorata, protagonisti disturbanti e odiosi. Una lettura che non mira certo a ruffianarsi il lettore, anzi. Mi lascia la curiosità di leggere presto altro di Statovci ...more
Tomàs Nevinson è una profonda riflessione sui limiti di ciò che è lecito fare, sulla macchia che quasi sempre accompagna la volontà di evitare il maleTomàs Nevinson è una profonda riflessione sui limiti di ciò che è lecito fare, sulla macchia che quasi sempre accompagna la volontà di evitare il male peggiore, e soprattutto sulla difficoltà di determinare quale sarà quel male. ...more
"L'anima è divisa in tre piani. Al primo piano risiedono tutte le nostre pulsioni e istinti, l'Es. Al piano di mezzo abita l'Io, che cerca di conciliar"L'anima è divisa in tre piani. Al primo piano risiedono tutte le nostre pulsioni e istinti, l'Es. Al piano di mezzo abita l'Io, che cerca di conciliare i nostri desideri e la realtà. E al piano più alto, il terzo, abita sua altezza il Super-Io. Che ci richiama all'ordine con severità e ci impone di tenere conto dell'effetto delle nostre azioni sulla società." (p.129)
"I tre piani dell'anima non esistono dentro di noi. Niente affatto! Esistono nello spazio tra noi e l'altro, nella distanza tra la nostra bocca e l'orecchio di chi ascolta la nostra storia. E se non c'è nessuno ad ascoltare, a cui svelare segreti, con cui sciorinare ricordi e consolarsi, allora si parla con la segreteria telefonica, Michael. L'importante è parlare con qualcuno. Altrimenti, tutti soli, non sappiamo nemmeno a che piano ci troviamo, siamo condannati a brancolare disperati nel buio, nell'atrio, in cerca del pulsante della luce."(p.169)
L'occhio spietato puntato, attraverso la lente di ingrandimento dello scrittore, su un condominio di tre piani, su tre famiglie, ognuna infelice a modo suo. Scrittura scorrevole e incisiva, lettura da consigliare senza alcun dubbio...more
Il regno di quel che poteva essere " L'uomo sentimentale non vive la concretezza dell'amore nella quotidianità, ma si nutre dell'aspettativa, del desidIl regno di quel che poteva essere " L'uomo sentimentale non vive la concretezza dell'amore nella quotidianità, ma si nutre dell'aspettativa, del desiderio, dell'annuncio dell'amore e del ricordo. Mai si compie mai si esaurisce."
"Consideri che non esiste vincolo più stretto di quello che annoda ciò che è finto, e ancora di più, ciò che non è mai esistito."...more
Mariana Leky, "Quel che si vede da qui", pp.329, Keller editore,2019
"Auguri, Luise cara" scrisse Frederik. "Ho la sensazione che qualcuno ci abbia fatMariana Leky, "Quel che si vede da qui", pp.329, Keller editore,2019
"Auguri, Luise cara" scrisse Frederik. "Ho la sensazione che qualcuno ci abbia fatto accomodare alle due estremità di uno stesso tavolo, qualcuno che aveva buone intenzioni, si spera. Solo che adesso il tavolo è ungo novemila chilometri ( e con dimensioni del genere possiamo senz'altro definirlo un banchetto) e anche se non ci vediamo, so che dall'altra parte ci sei tu".
Può un libro renderti felice? Se il libro in questione è “Quel che si vede da qui” pare proprio di sì, perché è un libro che ti avvolge e ti fa star bene come una morbida coperta in una sera d’inverno. Nelle pagine del libro la storia di Luise, della nonna Selma che quando sogna un okapi qualcuno del villaggio morirà entro le 24 ore, dei genitori Astrid e Peter si intreccia agli abitanti del villaggio nell'Uhlheck. Ed ecco che un universo di personaggi apparentemente strambi e insoliti, grazie alla scrittura straordinaria di Mariana Leky, saltano fuori dalle pagine e si accomodano nella tua vita di lettore. E tu lettore non vorresti mai andar via da quel mondo che pulsa di emozioni delicate e intense, sentimenti autentici e complessi, desideri sospesi eppure reali. Non vorresti mai lasciare l’ottico innamorato di Selma da una vita sempre sul punto di dichiararsi e sempre frenato dal timore di perdere così l’amata; non vorresti lasciare la stramba Elizabeth che prepara filtri d’amore o il povero Palm dapprima violento e alcolista e in seguito a una terribile disgrazia divenuto una persona mite e ancorata alle Sacre Letture; non vorresti abbandonare l’indecisa Astrid che intreccia corone di fiori con domande sul proprio matrimonio ormai naufragato, o ancora Marlies la triste scorbutica e arrabbiata con tutti… Quel che si vede da qui è una favola per adulti, dal carattere decisamente simbolico eppure io faccio fatica a esprimere con razionalità il perché mi sia tanto piaciuto. Forse perché è un romanzo sulla vita, sulle cose che non diciamo, su quelle che non facciamo, ma anche su tutto ciò che ci accade e come ci influenza e su come ogni singola cosa, ogni singolo evento sia tanto pieno di vita. Forse perché in questa favola nessuno è lasciato solo, nessuno è giudicato o additato, nessuno non è amato. Forse perché “Quel che si vede da qui” è la favola di cui abbiamo bisogno in questo ultimo scampolo di anno così tristemente cupo. Sì, è proprio la lettura adatta per lasciar andar via questo 2020 e mai come ora si ha bisogno di sorridere. P.S. Libro meraviglioso anche per la grafica ricercata e curata e per la copertina bellissima che solo Keller sa creare. ...more
Perché non giudicare un libro dalla copertina? Quella di Berta Isla è bellissima: attesa e mistero in una donna dal volto seminascoRomanzo dell'attesa
Perché non giudicare un libro dalla copertina? Quella di Berta Isla è bellissima: attesa e mistero in una donna dal volto seminascosto che fuma su un balcone, con lo sguardo puntato dritto sul lettore.
Questo è ciò che avviene alle vite, come la mia e come la sua, in realtà come tante e tante, stanno solo in attesa.
Berta Isla non è un romanzo sulle dinamiche complesse e fluide che attraversano un matrimonio, o almeno non è solo quello. Va oltre Marìas, si spinge fino a toccare il nocciolo impenetrabile della vita di ognuno di noi, oscuro e sfuggevole anche a chi si assopisce e respira sul cuscino accanto al nostro. Perché la realtà stessa è sfuggevole, indefinita, con contorni sfumati e mai delineati, mutevole e cangiante , mai oggettiva e chiara. Pura utopia è l'idea di conoscere la realtà e l’altro, è fallimentare, non esiste né può esistere; è una consapevolezza cui dobbiamo arrivare, che dobbiamo accettare e con la quale dobbiamo convivere. Ed ecco che il lettore ha bisogno di più punti di vista: quello di Berta, quello di Tomàs, ma anche quello del narratore onnisciente. Generoso Marìas ad aver usato l'espediente della spy story per imbrigliare l'attenzione del lettore per poi trascinarlo oltre, nei meandri bui dell'essere, luoghi pericolosi e insidiosi. E poi tanta bella letteratura: Eliot, Shakespeare, Flaubert, Dickens, Cervantes... No, non ci si annoia con Berta Isla. ...more
Anilda Ibrahimi racconta la sua Albania dal punto di vista degli ebrei che vi si sono rifugiati per salvare la propria vita durante le leggi razziali Anilda Ibrahimi racconta la sua Albania dal punto di vista degli ebrei che vi si sono rifugiati per salvare la propria vita durante le leggi razziali del '38. Un pezzo di storia poco conosciuto, ma che la scrittrice riporta alla memoria con delicatezza ed eleganza e per questo mi ha conquistato. La poesia è la cifra in questo romanzo: il mare, il cielo, i colori ...ma anche versi di Hikmet, Lorca, Kavafis, di un professore di lettere albanese, tutto concorre a dare bellezza e vibrazioni a un romanzo che piace. Unico neo, a mio avviso, il finale un po' troppo romanzato: coincidenze, soluzioni sopra le righe quasi imbarazzanti. Basta poco per scivolare in un un romance, peccato....more