Kenneth Hsien-yung Pai (Chinese: 白先勇; pinyin: Bái Xiānyǒng; Wade–Giles: Pai Hsien-yung), born July 11, 1937) is a writer who has been described as a "melancholy pioneer." He was born in Guilin, Guangxi, China at the cusp of both the Second Sino-Japanese War and subsequent Chinese Civil War. Pai's father was the famous Kuomintang (KMT) general Bai Chongxi (Pai Chung-hsi), whom he later described as a "stern, Confucian father" with "some soft spots in his heart." Pai was diagnosed with tuberculosis at the age of seven, during which time he would have to live in a separate house from his siblings (of which he would have a total of nine). He lived with his family in Chongqing, Shanghai, and Nanjing before moving to the British-controlled Hong Kong in 1948 as CPC forces turned the tide of the Chinese Civil War. In 1952, Pai and his family resettled in Taiwan, where the KMT had relocated the Republic of China after Japan's defeat in 1945.
La prima volta che sentii la parola “niezi” fu a Shanghai, nell’estate del 1982, sussurrata di notte tra i sentieri del campus universitario. “Sai che è uscito un romanzo sui ragazzi gay di Taipei? Si intitola ‘niezi’”. Notizia a quei tempi clamorosa, eppure certa perché proveniente da uno studente americano che come me aveva conosciuto il mondo gay ben nascosto nella Taipei fine anni Settanta. Del libro allora, e fu così per molto tempo, fisicamente non c’era traccia, nel senso che non c’era modo di averlo. La settimana prima, per spiegare il clima, alla biblioteca di Shanghai ero riuscito ad avere per qualche ora tra le mani un’edizione del classico della narrativa omosessuale antica, “La manica tagliata”; un librone polveroso, non aperto da anni, marchiato da un bollino giallo, che in Cina è il colore non dei romanzi polizieschi ma di quelli erotici. Il giorno dopo il volume già non c’era più, era in restauro fino a chissà quando mi disse il bibliotecario con aria di disprezzo. Figurarsi, un occidentale che ficcava il naso tra i libri proibiti, nelle mutande sporche del popolo cinese in un certo senso. E allora di “Niezi”, romanzo taiwanese sull’omosessualità ci rimaneva solo quel suono, il cui significato però non era molto chiaro. Già, perché nell’entusiasmo iniziale nessuno aveva capito di che “niezi” si parlasse. “Zi” stava sicuramente per “ragazzo, giovane uomo”; ma quel “nie”? Il cinese ha quattro toni per distinguere i pochi suoni che utilizza, e questo maledetto “nie” sembrava proprio un quarto tono: secco, netto, che non permetteva repliche, quasi un’esclamazione. “Ma che cazzo di ideogramma è?” Scusate, ma la frase era proprio quella. D’altra parte stiamo parlando di parole, con le quali – è noto – è consigliabile non scherzare. (Per inciso, un articolo recente di Daniele Barbieri sul manifesto elenca molte parole italiane che vengono dagli “odiati” arabi; una di queste è proprio “cazzo”, etimologia che chiunque, donna o uomo, abbia avuto a che fare sessualmente con uomini arabi difficilmente metterà in dubbio). Che con le parole sia meglio non scherzare non è solo un modo di dire, soprattutto quando hai a che fare con il cinese. Persino Ezra Pound, rimettendo mano al classico di Ernest Fenollosa sugli ideogrammi cinesi come mezzo di poesia, si dimostrò molto più cauto del solito: io – dice Pound – ho solo sistemato qualche frase qua e là. In realtà non era vero, lo si capisce dalle note puntigliose aggiunte al testo originale, ma persino lui preferiva far finta di aver preso gli ideogrammi con le pinze. Memori di Ezra Pound, quindi con la dovuta cautela, cominciammo a spulciare tutti i dizionari che avevamo, da quelli compilati dai gesuiti al Dizionario Nuova Cina, quello con la citazione di Mao in rosso in seconda di copertina. Tra noi studenti, quel “nie” non lo conosceva nessuno. Andavamo per esclusione. “Tenere un asciugamano”… “i ragazzi con l’asciugamano”, improbabile, sembrava il titolo di un video porno della Falcon Studios su uno spogliatoio di San Francisco. “Criminale”… “giovani criminali”, esagerato: pensando ai teneri e docili ragazzetti taiwanesi era da escludere. “Terra cotta al sole”… “ragazzi di terracotta”, ma in che senso? “Perverso”… “ragazzi perversi”, doveva essere proprio questo! Era un ideogramma strano, composto da una collina con dell’erba sopra (che nell’antichità chissà perché indicava il peccato, la colpa); e poi sotto, schiacciato, quasi deformato dalla colpa-collina che gli stava in testa, c’era il simbolo di un ragazzo,. “Ragazzi perversi”, era perfetto, ci fu un attimo di soddisfazione, perché a vent’anni chi non vorrebbe essere perverso (e magari anche polimorfo)? Pacificatici con il titolo, solo parecchio tempo dopo riuscimmo a mettere le mani sul romanzo proibito, nella sua versione inglese “Crystal Boys”, ragazzi di cristallo. Stavolta il titolo aveva senso perché nel gergo gay di Taiwan i giovani si chiamavano tra loro proprio “ragazzi vetro”, trasparenti, invisibili. Sono passati vent’anni e adesso, ignaro di tutta la straziante storia del titolo, anche il lettore italiano può leggere questo libro proibito e a suo modo storico, pubblicato da Stile Libero Einaudi nella versione come sempre impeccabile di Maria Rita Masci, traduttrice tra l’altro di Acheng. L’autore è Bai Xianyong (più noto come Kenneth Pai), classe 1937, figlio di uno dei più potenti generali del Kuomintang fuggito a Taiwan dopo la vittoria dei comunisti cinesi. Il titolo italiano, niente di perverso né di cristallino, è “Il maestro della notte”, riferimento al personaggio che governa e protegge questa tribù di ragazzi omosessuali. Nati a Taiwan, un paese “invisibile”, inesistente sul piano diplomatico, essi stessi invisibili, inesistenti agli occhi dei più. “Nel nostro regno è sempre notte, la luce del sole non arriva mai. Appena spunta l’alba, infatti, il nostro regno si nasconde, poiché è uno stato completamente fuori dalla legge”. Inizia così, “Il maestro della notte”, con un’affermazione al tempo stesso inattaccabile e falsa. Falsa perché frutto di quella mitologia che purtroppo (lo disse una volta e poi mai più Mario Mieli – teorico del movimento transgender italiano – durante un convegno sull’omosessualità, tenuto niente meno che in Campidoglio) rimane una delle “malattie infantili” della cultura gay mondiale. Una visione mitologica che trasforma gesti quotidiani e anche banali, dal guardarsi negli occhi al fare all’amore, in qualcosa di eroico, di temerario e che ha dato vita a gran parte della stessa letteratura gay contemporanea. Eppure la descrizione è indiscutibile, assolutamente esatta, perché entrare in quel regno (parola di uno che questa mitologia gay l’ha sempre fuggita) era davvero qualcosa di speciale.
La “tribù” di adolescenti le cui vicende vengono raccontate nel libro, si raccoglieva infatti in un piccolo parco al centro di Taipei, New Park chiamato così (in inglese) anche dai cinesi, che d’altra parte a pochi metri avevano chiamato uno stradone Roosevelt Avenue. Fuggendo dal perenne traffico di motorini nel caldo soffocante anche di notte, si passava per un ponticello costruito sopra un minuscolo lago munito di pagoda al centro e coperto di fiori di loto, al di là del quale ti accoglieva nella penombra questa schiera di piccoli elfi, ammiccanti e affamati di amore e di sesso. Una roba da “Signore degli anelli” gay, insomma. Rileggerlo oggi fa un certo effetto, non solo per il tempo passato ma soprattutto pensando a tutti i libri e film taiwanesi sulla “gioventù bruciata” più o meno gay. Basta citare “Il fiume” di Tsai Ming-liang. Se nel romanzo di Bai Xianyong il padre cattivo del protagonista lo allontana da casa senza possibilità di perdono, padre e figlio del film di Tsai Ming-liang si incontrano e fanno sesso, senza riconoscersi, al buio di una sauna. Anche da “Crystal Boys” è stato tratto un film, “Outsiders” del 1986, e soprattutto nel 2003 una serie tv prodotta dalla Taiwan Public Television, una sorta di “Queer as folk” cinese. Un libro “storico”, ma non un reperto archeologico, un testo ancora vivo. Anche perché (rubo una citazione a Zhang Xiaotao, giovane pittore cinese in mostra in queste settimane a Bologna insieme a 16 suoi coetanei) “questa nostra vita incasinata è, allo stesso tempo, putrida e splendente. In essa, talvolta, marciume e splendore diventano una cosa sola”.
Văn chương Trung Quốc nói chung đều ảnh hưởng lối viết cổ, nghĩa là phong hoa tuyết nguyệt các kiểu quá nhiều nên đôi lúc hơi bị mệt. Đài Loan đã thông qua luật cho kết hôn đồng tính, nhưng cách đây chục năm mọi thứ vẫn rất tồi tệ cho những người LGBT, như cuốn sách này đã viết, và dĩ nhiên công cuộc đấu tranh của họ còn dài và vẫn phải tiếp diễn trong xã hội còn nhiều định kiến.
"Thanh này, đời người sao lại rắc rối thế nhỉ? Sống thôi cũng cực nhục quá" "Tội nghiệt mẹ đã gây ra đời này, có đốt thành tro cũng không đốt sạch! Chết, mẹ không sợ, chỉ sợ không chịu đựng nổi những tội hình dưới kia." #Nghiệt_tử #BạchTiênDũng - Thể loại: tiểu thuyết - Chấm điểm: không cần thiết phải chấm điểm một tác phẩm hay như này.
Nghiệt tử của Bạch Tiên Dũng xứng đáng với hai chữ "phải đọc". Bởi ở đó không chỉ viết cho những số phận bị đời từ chối, cho những cánh chim không chốn quay về, Nghiệt tử còn là một tiếng "tình" trong xã hội Đài Loan rối ren những phận người của những năm 60-70. Hơn 500 trang truyện Nghiệt tử, cuộc đời của những đứa trẻ lạc bước vào công viên mới hiển hiện qua lời kể của nhân vật Tôi - Thanh - chàng thanh niên vào một buổi chiều tháng Năm trong trẻo lạ lùng, bị cha đuổi khỏi nhà, tìm đến cái vương quốc "nhỏ hẹp đến tội nghiệp". Những "đứa trẻ" đó, qua bao nhiêu năm tháng, đứa thoát ra tìm được một công việc, vị trí; đứa lún sâu vào bùn lầy; rồi cuối cùng vẫn quay lại nơi bờ ao hoa súng từng nở "rực rỡ". Bởi Đài Loan những năm đó khắc nghiệt, bởi người đời còn dẻ bỉu, bởi gia đình chối bỏ, và bởi chỉ có nơi đó, đêm đêm chúng được tự do bay lượn khắc khoải tìm một chữ tình dành riêng cho mình. Có kẻ tìm được mà rồi "tình yêu quá lớn, với những đam mê, làm nên oan trái", lại có kẻ khắc khoải mãi một giấc mộng hoa anh đào mà trở thành "hồ ly tinh", không muốn tìm chốn dừng chân. 539 trang, 04 phần, ngắn dài khác nhau, như cuộc sống lúc yên ả, lúc bão táp của những đứa trẻ đó. Tựu chung lại vẫn là một vòng xoáy, đứa nào rồi cũng lạc bước, cái bản năng hoang dã của chúng đưa chúng đến, đi và quay lại vương quốc ấy, lắng nghe những câu chuyện huyền thoại bên hồ hoa súng, lặng lẽ khát khao tìm một nơi riêng để nương náu, đứa có nhà không dám về, đứa có cha không được nhận, đứa bị mẹ chối bỏ, ngoài Công viên mới, trong cái đêm tối thẳm sâu nhất, chúng vẫn "một mình bơ vơ ngoài phố, không một chốn về.." Nghiệt tử là tác phẩm viết cho người đồng tính, của một tác giả đồng tính. Ông dùng chính một phần nỗi đau từ cuộc đời mình tạo nên số phận cho từng nhân vật trong Nghiệt tử. Bạch Tiên Dũng không chỉ nói về nỗi đau, sự lạc lõng của những phận đời đồng tính, mà còn là sự day dứt, thắt từng khúc ruột, bàng hoàng của người thân khi đối diện với sự thật về con cái mình. Đài Loan những năm đó, hay vẫn còn đủ đúng cho rất nhiều phận đời bây giờ, khi sự kỳ vọng bị vỡ tan tành bởi chính người mình đặt kỳ vọng, còn gì đau đớn hơn. Và nỗi đau ở phía nào cũng là đớn đau, là khổ hạnh, kẻ mang trên người hai tiếng đồng tính thì đau đáu tìm về bản chất, tha thiết tìm sự cảm thông từ người thân; kẻ mang trong tim hai tiếng kỳ vọng thì hoang mang, xấu hổ, sụp đổ, hy vọng không phải sự thật. Bởi ai cũng nghĩ mình đau mà không thể nhìn thấy cái đau của người khác. Rồi tất cả cuối cùng đều thành những cánh chim lạc lõng, không nơi nương tựa, không chốn quay về. Kẻ bị ruồng bỏ thì cả đời mang tâm tư "Cha hận con đến tận xương tủy! Đến mức chết rồi cũng không muốn cho con nhìn mặt lần cuối cùng. Con đã đợi suốt mười năm, chỉ để chờ một lệnh ân xá từ cha. Một câu nói của cha con, hệt như một đạo bùa, vĩnh viễn in trên cơ thể con, con cõng trên lưng lệnh lưu đầy, như một tên tù biệt xứ...". Còn người kỳ vọng có nhẹ nhàng gì, cũng chịu đủ mùi cay đắng, khổ nạn cũng mang trên thân, "Ông ấy không nỡ gặp con... Ông ấy nhắm mắt rồi cũng không nỡ gặp con." Hai tiếng "không nỡ" là quá đủ cho những day dứt khi rứt ruột chối bỏ những "đứa trẻ" đó. Rồi cuối cùng họ không thể cho nhau cả một cơ hội gặp nhau, hoặc rằng gặp nhau cũng chỉ là oán hận, ai trong họ cũng là những "đứa trẻ lạc lõng", cũng là không thể đối diện nhau nữa. Đọc Nghiệt tử, người đọc dễ dàng cảm nhận cái bàng bạc của cuộc đời, sự lạc lõng với xã hội của những đứa trẻ đó. Chưa bao giờ những từ láy tượng hình, tượng thanh lại được dịch và sử dụng phù hợp đến như thế. Cả Xã hội Đài Loan, nhân tình thế thái lúc đó hiện ra rõ mồn một trước mắt người đọc qua hàng loạt từ ngữ: Hồ hoa súng đỏ rực rỡ, trời mưa nước chảy ngoằn nghèo, bóng đêm tăm tối, ánh đèn huỳnh quang tím nhợt nhạt, cầu thang ướt lép nhép hôi hám hun hút, nụ cười hềnh hệch...Và nếu chúng ta chưa quên hình ảnh cái lò gạch xuất hiện ở đầu và cuối chuyện Chí Phèo gây ám ảnh cho cái vòng xoáy ác nghiệt của xã hội; thì ở Nghiệt tử, bắt đầu với hình ảnh Thanh- chân trần chạy trốn khỏi nhà - lạc bước đến Công viên mới, nằm lặng lẽ trên ghế băng trong ngôi đình bát giác giữa hồ, kết thúc là La Bình - 14, 15 tuổi - cũng co rúm ró nơi ghê băng đó vào đêm giao thừa. Cuối cùng, làm gì có cuối cùng cho những đứa trẻ đó, bao năm tháng, lứa sau thay thế lứa trước, chúng cũng may còn có "Công viên mới" để quay về bằng cái bản năng hoang dã có sẵn trong dòng máu chúng. Nghiệt tử dù lấy đề tài đồng tính nhưng không cần phô diễn những điều dị tính luyến ái để thu hút. Nghiệt tử trong sáng, ng��n từ nhẹ nhàng, dùng chính "những đớn đau câm nín trong đáy tim con người" để sống trong lòng người đọc. Và mượn lời của Thanh để lưu giữ những cảm xúc mà Nghiệt tử đã mang lại cho mình "Cái vương quốc vô chính phủ hoàn toàn không đủ sức ban phát cho chúng tôi chút ít chở che, chúng tôi buộc phải dựa vào bản năng động vật của chính mình để mò mẫm lấy một ngả sinh tồn từ trong tăm tối."
Mình ít khi đọc sách về chủ đề LGBT, số sách thuộc mảng này mình đã đọc chắc chỉ đếm trên đầu ngón tay, nhưng chắc hẳn cuốn này sẽ là một trong những cuốn mình sẽ rec mọi người nếu được hỏi. Thật ra mình luôn có phần e ngại những mảng tối trần trụi của thế giới ấy, nhưng trong “Nghiệt tử’ có cái gì đó làm dịu đi nỗi ngần ngại trong mình. Mọi thứ dường như mang một vẻ đẹp rất khác, khi những mảng tối nơi công viên và những đêm chóng vánh đan xen hài hòa với những mảng sáng về cuộc sống ban ngày của những chàng trai trẻ hay những ngày xưa, và cả tương lai của họ nữa. Mình thích cách viết của tác giả lắm, cái cảm giác đọc sách mà đầu óc dễ chịu, hòa được vào mạch văn, câu chuyện cứ xuôi ngược để người đọc đắm chìm vào thôi. Mỗi chương nhỏ như một lát cắt ngang cuộc đời của những chàng trai trẻ tuổi, có những chương ngập tràn hoài niệm, khi nhân vật Thanh nhớ về kí ức tuổi thơ hay những mảnh ghép rời rạc trong cuộc đời cậu hiện lên trên trang sách, mọi thứ trở nên mềm mại hơn, lắng đọng hơn, qua đó diễn đạt cảm xúc cùng tâm lý nhân vật cũng tốt hơn. Tình yêu cùng những nỗi buồn bã, cô độc, những khao khát hạnh phúc hay mong ước có được sự bình yên và tự do, tất cả đều được tác giả thể hiện rất khéo. Những chàng trai ấy bị chính người thân của mình chối bỏ, phải sống xa cách mái ấm gia đình, và dù có là những kẻ bị bỏ mặc, họ vẫn hướng lòng mình về nơi ấy. Yếu tố LGBT tuy là chủ đề chính nhưng tác giả đưa vào không quá nhiều, gài khéo khắp câu chuyện, bởi thế nên mọi thứ không quá trần trụi đâu.
孽子, Niezi / occhi assetati ,infiammati dal desiderio, consumati dall'angoscia e dalla paura, si urtano come tante lucciole attorno al lago dei Loti
Abbiamo in comune un corpo bruciato fino al limite della sopportazione dal desiderio,un cuore che soffre di solitudine fino alla follia. E questi cuori, a mezzanotte, simili a bestie feroci che abbiano rotto le sbarre delle loro gabbie, si lanciano alla rincorsa della preda sfoderando gli artigli. Alla luce della luna rosseggiante, camminando uno sull'ombra dell'altro, come sonnambuli, iniziamo una folle rincorsa attorno al lago, senza pause né riposo, girando e rigirando all'inseguimento di questo immenso incubo pieno d'amore e desiderio.
孽子 ,Niezi , che significa Figli degeneri, poi tradotto con il titolo Il maestro della notte , è un libro che ha affrontato in modo aperto e delicato il tema dell'omosessualità cinese ,per questo è stato per molto tempo oggetto di censura . In una Taiwan notturna di inizio anni 70,la vita per le strade ,i bordelli,i bar, uomini in stivaletti e camicie a fiori, in sottofondo la musica dei Beatles e di Tom Jones E poi il microcosmo del parco, il lago dei Loti l'emarginazione e la solitudine la violenza l'innocenza e il buio l'amicizia e la vitalità di questi "ragazzi di cristallo" 四 stelle
C'est avec un pincement au cœur que je finis ce roman, quitte Taipei et ses garçons de cristal. Cette histoire dépeint une très belle histoire d'amitié, entraide, fratrie; elle nous rappelle l'importance d'être entourée par ses parents, et à défaut, par des êtres qui s'occupent de vous. Des personnages vraiment touchants, des histoires familiales bouleversantes, une invitation à réfléchir à la douleur et les différentes formes qu'elle peut prendre, une invitation à l'espoir, une immersion absolument réussie dans la ville de Taipei. J'espère relire ce livre un jour.
"Niezi", i ragazzi deviati, degeneri, poi divenuti più noti come "ragazzi di vetro/cristallo" o gli invisibili, come d'altronde i ragazzi della comunità omosessuale di Taiwan degli anni Settanta solevano sarcasticamente definirsi.
Sono proprio questi ragazzi, per lo più smarriti, spaesati, i protagonisti di questo romanzo intenso e corale regalatoci dall'estro di Bai Xianyong, autore eccentrico che con enorme coraggio fu tra i primissimi a raccontare l'omosessualità in un periodo storico così ostile a causa della severa legge marziale in vigore che proibiva e condannava ogni pratica a essa collegata, annoverandola inoltre nella cerchia dei disturbi mentali, quindi pericolosa e nociva per il benessere sociale.
Il romanzo uscì nel 1983 e fu subito censurato a Taiwan e in Cina a causa, appunto, della legge marziale; "Il maestro della notte" descrive con grande lirismo il mondo notturno omosessuale di questi giovani "reietti" e "sbandati" di Taipei. Il filo conduttore del romanzo, oltre alle relazioni omoerotiche segrete, è soprattutto la condizione di questi giovani ragazzi che, ripudiati dalle rispettive famiglie, si riuniscono nel Parco Nuovo, vicino al Lago dei loti, dove, con il favore delle tenebre, riescono a prostituirsi e a sopravvivere grazie alla protezione di Yang, il maestro della notte. ��� Proprio il Parco nuovo di Taipei, costruito nel 1908 durante l'occupazione giapponese dell'isola, ristrutturato negli anni Cinquanta dal governo nazionalista (con l'aggiunta di gazebo e pagode che ricordassero l'illustre cultura cinese), circondato da edifici dall'architettura occidentale, rappresenta perfettamente l'ibrido culturale che caratterizza Taiwan. La modernità taiwanese, infatti, è profondamente segnata in varia misura dal colonialismo giapponese, dalla cultura autoritaria del partito nazionalista, dalla presenza economica e militare americana e, in definitiva, dai legami e dalle fratture tra cultura locale e diffusione globale del sapere che definiscono le culture postmoderne. Un luogo che, fin dagli anni Quaranta era diventato l'unico luogo di evasione, di aggregazione della comunità di reietti che poi daranno vita a un vero e proprio movimento di emancipazione omosessuale.
Struggente, poetico, un romanzo dalle forti tinte esotiche, a tratti fiabesche, tuttavia intaccate dalla dura realtà delle notti taiwanesi, dei bordelli, dei locali malfamati, dalla polvere di cui ci si nutre ogni giorno per sopravvivere, in un mondo che non ti vuole e che ti respinge con veemenza, facendoti vergognare della tua condizione. Nonostante tutto, in questo microcosmo oscuro, ostile, la speranza, la solidarietà, si rafforzano ogni giorno che passa, perché nessun reietto è davvero mai solo nella sua condizione; avrà sempre una spalla su cui piangere, ma al tempo stesso un appiglio per provare a sorridere e non lasciarsi travolgere dai muri e dai crateri di una vita infernale.
Crystal Boys is an amazing novel no matter how you look at it. The writing is tender and evocative of the way the young boys at an impressionable age must feel as they move through their lives, shunned by the rest of society. In this character-driven and mostly plotless book, Pai Hsien-yung conveys the fear, anguish, desire, passion, and love the young boys feel. It's no wonder they believe in the legend of Phoenix Boy and his lover, their intense affair leading to an early death - they're young and want something to believe in, so they've built up an entire mythology of their little kingdom, separated from the outside world.
** SPOILERS BELOW!! ** It's not an optimistic work by any means, and right from the start, it's stated that when a young man leaves, he inevitably comes back, and someone says, "It always happens like this. You think there's a great big world out there, don't you? Well, someday, someday for sure, you'll all come flying back to the nest, like good little boys." And it seems like seasonality and repetition are themes in the book. Towards the middle, the tone changes distinctly; a typhoon tears buildings and people apart, and everything goes wrong. But afterwards, sponsored by a rich movie director who helps out the boys, they open a bar and safe space for others like them, and it seems like there's hope. All is well until the ending of the book when one of their benefactors dies and the bar closes after being outed by a journalist that it's run by a group of gay men - failed, just like all the other attempts at building a nest. As the extended metaphor goes, they're back to being a flock of young birds with no home, struggling together to fly against the wind. The novel brings you down with them during the storm, and up again when business is good, so that you can feel the frustration of the endless cycle of hoping and failing. But on the last pages, not all is bad; Wu Min reaches Japan, but still can't find his father, and Mouse is at a reform school learning a trade. Not optimistic, but also not despairing. Realistic, maybe, and giving a nod to the possibility of a brighter future?
The novel also does an amazing job at exploring the complex and deep relationships between the boys and their families. It's revealed that their benefactor, Papa Fu, looks after the boys because his own gay son committed suicide after being outed. In an emotional confrontation, he says, "You all think you can pay your fathers back for the pain you caused them, don't you? You're right, Kuilong, your father never mentioned you to me, and besides, we didn't see each other much during those last years. But I know he suffered as much as you did. I know that a lot of bad things happened to you during your years out of the country, but do you really think you were the only one? Your father was here sharing your load. No matter how great your agony, his was greater!" By today's standards, we'd consider this homophobic and victim-blaming, yet he treats the boys with kindness, pays their medical bills when they end up in the hospital, and pulls strings to get them out of jail when they get picked up. He's not perfect, only human and therefore flawed - he nearly withers away after his own son kills himself, and does his best despite his prejudices. It can't have been easy for him in that day and age, either, but it's clear that he still loves all of his children fiercely.
Anyway, fantastic read that I highly recommend. My only wish is that one day I could read the original, but I think it might be too hard :(
This entire review has been hidden because of spoilers.
«In questo piccolo mondo chiuso, tutti tendiamo mani affamate, assetate, disperate, ci afferriamo, ci tiriamo, ci laceriamo con ferocia, come se volessimo prendere dal corpo dell'altro una compensazione.» Uscito nel 1983 e inizialmente censurato a Taiwan e in Cina a causa della legge marziale in vigore, Il maestro della notte è uno dei primi romanzi LGBTQ+ cinesi che descrive il mondo notturno omosessuale degli anni ’70 di Taibei. Il focus del romanzo non sono tanto le storie d’amore quanto la condizione di giovani ragazzi che, cacciati dalle rispettive famiglie, si riuniscono nel Parco Nuovo, vicino al Lago dei loti, dove, con il favore delle tenebre, riescono a prostituirsi e a sopravvivere grazie alla protezione di Yang, il maestro della notte. Il romanzo segue le avventure di Aqing e del suo gruppo di amici formato da Xiaoyu, Wu Min e Il Sorcio che, seppur molto diversi tra loro, sembrano completarsi e che, nonostante la situazione precaria e pericolosa, non smettono di inseguire i loro sogni formando una nuova peculiare famiglia. A farne parte troviamo anche il nonno Guo con le sue innumerevoli storie sui giovani del parco, il signor Fu che dopo il suicidio del figlio omossessuale si è ripromesso di aiutarli e il maestro Yang che vuole proteggerli e offrirgli un futuro migliore che diventano delle figure paterne sostitutive e mi hanno fatto pensare che, anche nelle situazioni più disperate, anche nella solitudine più oscura, ci sarà sempre qualcuno su cui contare. Quella dei “ragazzi di cristallo” è una storia di formazione vera e lacerante dove grazie alla penna delicata di Bai Xianyong riusciamo a respirare le atmosfere nostalgiche di una Taibei notturna e conservatrice, sospesa tra la leggendaria storia d’amore tra il Dragone e la Fenice e la cruda realtà. Il maestro della notte è uno di quei romanzi che alla fine ti lascia con il magone e un senso di vuoto che ti spingerebbe a rileggerlo da capo per coglierne ogni sfumatura, ma anche con un senso di speranza e rinascita tipico di tutte le migliori storie.
This really does feel like collection of short stories. Sure, it is a full book, but the differing chapters often do not feel connected apart from the same characters being in it. But nonetheless, the novel is well written and by the time I read it, it was quite some time since I had one. Also, was it such a good idea to list the principal characters before even book one starts? Because some of them took a while to appear.
So, would I recommend this book? Yes, it is pretty interesting to say the least. The "hidden kingdom" around the pond in Taipeh, the men from all corners of live (including doctors, hooligans, soldiers, former movie stars), all in the 1970s I think, the rules among them out of rank and security (e.g. Chief Yang usually gives his ok when he assessed a newcomer, in case there is danger). All things I think would make quite an interesting read for anyone. However, a warning, the drama comes pretty quickly, e.g. I was only on page 36 and the book already had suicide attempts, light sadomasochism, immigration and Central Park. Also, sometimes there were some oddities in the writing, you see apart from the fact that I asked myself who the narrator in that one chapter was when the text suggests that it wasn't A-qing, with the story of Wang and how he took in so many boys in NYC because they reminded him of Phoenix Boy and what it lead to, I wonder whether the author isn't adding a bit too much into this book. In fact I wondered where this would go. I could not really see a straight plot, rather several plots. In fact with the story of, apparently retarded, 15 year old Sonny this first seemed more and more not exactly like a novel but rather like a collection of stories. The ending sounded a little bit like romanticizing the "dark kingdom" to me. And it does feel a bit open ended as well, how A-qing found that new boy... whose name I already forgot, something about Luo or so. So it could have ended better.
#En 3 points : *Un récit emblématique : "Garçons de Cristal" est considéré par beaucoup comme un chef-d'œuvre : un titre souvent donné à la légère mais qui ici s'avère totalement mérité pour la poésie de sa plume, pour l'authenticité des dialogues, pour la beauté des descriptions, pour avoir été le 1er à aborder ouvertement l'homosexualité après plus d'un siècle de censure chinoise - l'œuvre est de ces incontournables qui vous habitent longtemps après votre lecture. *Une galerie de jeunes proscrits attachants : Les gamins de Taipei, Aqing, le Souriceau, Petit Jade, Wu Min, n'ont rien à envier aux personnages de SE Hinton ou JD Salinger, ils partagent d'ailleurs la même authenticité - Pai ne juge jamais ces ados paumés et attachants, malmenés par la vie mais qui s'accrochent à leur existence avec une fougue désespérée, et s'il ne noircit par le tableau de nos jeunes prostitués (jeux adolescents, entraide fraternelle, confidences...), c'est par quelques lignes cruelles qu'il rappelle leur infortune et le danger qui plane constamment autour d'eux. *Un équilibre parfait : Pai Hsien-yung signe avec "Garçons de Cristal" son chef-d'œuvre suprême, il décrit le quotidien de ces petits princes de la Nuit sans jamais tomber dans le mélodrame ni le sordide, pas plus qu'il ne s'égare dans les scènes de sexes ; certes, le désir est omniprésent au long des pages mais jamais montré clairement, le voile pudique que Pai jette sur leurs activités nocturnes empêchant un déballage obscène - l'œuvre de l'auteur est au-dessus de tout sensationnalisme, elle est vraie, pure, taillée par la poésie... Comme le cristal.
La note en + : Parce que ces "Garçons de cristal" mériteraient plus qu'une Plume Express, je vous invite à lire la chronique d'Hélène Hazera sur le site de Libération.
孽子is a story about the struggles of gay sex workers shunned by their families and society at large in Taiwan during the 70s. It details how the boys form their own tight community, and how they make sense of their relationships with their families.
There is so much to love about this novel, I love the heart-wrenching story, I love the found-family theme, and I love its attentive description of Taipei city. But my favourite thing about it is the way the author writes homophobic dads. The author delves deep into the psychology of the three homophobic dad characters, showing the contradictions and trauma of being caught between the homophobia their environments condemn them and their love for their sons. It situates the fathers not merely as perpetrators of homophobia but also its victims, while not ignoring the harm their actions have on their sons nor demanding the sons to offer their forgiveness. I know a lot of people feel icky about humanizing bigots. But I think this book is nonetheless very moving to me, not only because it handles this topic relatively well, but also because it reminds me of my own homophobic dad, who I love but whose homophobia I'm still trying to make sense of.
(minus one star for the racist portrayal of indigenous people I didn't like that part very much)
A really interesting contrast to Mishima Yukio's Forbidden Colors. There doesn't really seem to be any kind of sexual desire in this novel - it seems like most of the characters practice homosexuality for mainly economic reasons. I also got a sense that homosexual desire in this novel appears to be a kind of sublimation for lost unconditional love with family members. Why the novel chose to approach the topic of homosexuality in this way feels a little strange to me - it might perhaps be due to the Taiwanese context and Confucian values.
I'm also interested in how this novel associates a notion of community with history. We get introduced to a lot of different characters connected to the gay community in 1960s Taiwan, each with their own backstories.
I have mixed feelings about this novel as a novel, though, since things seem to happen kind of randomly. It feels more like a historical snapshot, which perhaps captures the contingency of these characters' lives more accurately.
The structure of this novel is pretty weird (vaguely episodic, multiple extensive digressions / stories within stories from side characters, secondary characters that randomly pop in and out of the narrative), yet fitting: it's like no matter how well you know someone or want to know someone, their presence in your life is temporary, and nothing about your life truly changes from these seemingly life-altering revelations. It’s actually pretty reminiscent of Yu Hua’s 《第七天》imo. Rings a little hollow in some places, especially towards the end, but I think this might honestly be for the best.
Between this novel and 《台北人》, it’s soo obvious that Pai grew up with a military dad.
The cover makes this book look like it's going to be about the glamour of gay men living in Taiwan which could not be further from the truth. This book is about men who are struggling to live a happy life despite what society is doing to them!
Come i "ragazzi di vita" pasoliniani, i "ragazzi di cristallo" taiwanesi sono i giovani che, cacciati dalle rispettive famiglie, si riuniscono al Parco Nuovo sotto la protezione del maestro della notte Yang. Qui Aching ha preso rifugio e qui Aching racconta le vicissitudini sue e del gruppo di sbandati come lui che considera famiglia.
Quando #IlMaestrodellanotte uscì nel 1983, fu accolto in modo molto controverso sia nella Taiwan in cui ancora vigeva la legge marziale e dov'era ambientato, sia nella Cina continentala, che lo censurò. Uno dei primi romanzi a trattare il mondo #lgbtq+ cinese, il libro fa rivivere la Taibei del '70, la cui notte è dominata da incontri al buio, fughe dalla polizia e bar.
Ho amato davvero tanto questo libro: non solo è coinvolgente, ma lo stile è impregnato di nostalgia per le cose perdute, ricco di atmosfere notturne e crepuscolari leggende che di fatto costruiscono la storia movimentata e nascosta di un mondo quasi sotterraneo, parallelo alla società perbenista, ma ben nascosto alla vista.
Aching e il suo gruppo di amici sono "fantasmi di vetro", ragazzi destinati a morire così come sono vissuti, pallide immagini liminali al confine della società che escono con il favore della notte, "ragazzi di cristallo" che cercano di perseguire un obiettivo, anche evanescente come la ricerca di un padre sparito o un proprio posto nel mondo.
Gay escort teens and their battles in Taiwan. Strong start, I appreciated that wild and untamed nature of the kids, and was moved by the way society ostracizes them. But the book is so long and has so many characters, I disliked how the author tried to give a past to every single character, even those remote from the main plot. I felt like the 4 (or5? Or 6..) protagonists were overshadowed by multitudes of other characters.. I still could relate to these boys yearning for freedom and the desire of some of them to "bruler les ponts" ( such a nice expression, isn't it)
This book is reaching more readers and this is due the book readers community. Just last year when I checked this one, there weren't many reviews and most of them were in Chinese. It is gaining popularity especially among the LGBTQ community. To this day I still haven't found a work of fiction on being gay or lesbian that moved me to the core, with the exception of "la nuit sacrée".
Having a hard time thinking about why this book is so good.
I love how the cyclical nature is woven so seamlessly and smoothly into both the book's structure and the characters' lives.
I love how quickly and unforgettably each character is defined.
I love how subliminaly love is present on these pages. Love is present throughout, in so many different forms and fashions, but is probably the least described thing in the novel. I think there's probably an argument to be made for the negativity how 95% of the sex in the book is transactional, but I think there's a second argument to be made for how that fact served to emphasize/highlight deeper currents of seeking love/happiness.
The pacing is great, the descriptions are so good, and the novel is just so thoughtful and generous to everything within.
Ignore the list of characters at the beginning, it's completely unnecessary.
Lovable characters, queer community, Taiwan, gritty Taipei (!) I mean this hit all the beats for me. Would have paid all the money to see this made into Taiwanese new wave film by Edward Yang or Tsai Ming Liang.
At the heart of the novel is a heartwarming and at times overly rosy description of friendship and queer community overcoming hardships, that is easy to feel a sort of nostalgia for today. Some of those beats feel a little too familiar and I think owe a lot to American queer culture, which to be fair to the author, he tacitly acknowledges.
Another theme is the struggle between queer identity and filial piety, which could have been handled with a little more subtlety. I don't think there's a single gay man in this novel without a father complex, and it gets a bit much at times. Though I think it is hard for me to grasp the importance of that struggle for a novel written in 1983 and set in the 1970s Taiwan, and I wonder whether there is an autobiographical note here.
All in all though, those shortcomings really tie into what fascinates me about Taiwanese media of that time; the struggle between western and Chinese influences in a society that in many ways has been cut loose and is forced to redefine itself. And for that lens to be focused (maybe for the first time) on the gay experience is really valuable.
Before starting Crystal Boys I'd read that Henry Miller had called Pai Hsien-yung 'a master of portraiture', and now I know what he meant. I found beauty in every page of this book and I know that its characters will stay with me for a long time.
Đẹp Buồn & u ám Đen thẳm Một quyển sách tâm lý xã hội cực kỳ đáng đọc P/s: Một vài tình tiết có thể lược bỏ đi vì nếu đem vào chỉ khiến cuốn sách nặng hơn chứ mạch truyện vốn dĩ đã quá xuất sắc rồi, tuy nhiên phải cho best quyển này vì chất lượng dịch vô cùng tuyệt vời, đọc xong mà vốn từ tiếng Việt tăng lên một cách đáng ngạc nhiên.
After reading it on the Duku Highway in Xinjiang, I could not calm down for a long time, and my mood was still shocked. The female roles are either prostitutes or servants, who enter the background; The shadow of the father hangs over them, either in conflict with the father or fleeing the father or searching for the father. These marginal teenagers who are covered by the darkness of Taipei's new park, they are victims without a social way out, they are reduced to selling their flesh, to the dark to the extreme but give birth to the most vitality of the wild, they are the heroes of their own lives, speechless to criticize the lies of the hypocritical society. How ever,their young birds never came back.
I protagonisti di questo romanzo sono i "ragazzi di vita" di Taiwan, la Taiwan del 1970. In vigore la legge marziale (la stessa che censurò a lungo il romanzo di Xianyong), l'omosessualità non è tollerata e così i ragazzi gay sono emarginati, costretti alla prostituzione e all'invisibilità, cacciati dalle loro stesse famiglie, espulsi dalle scuole e dall'esercito. Le loro vite gravitano attorno al Parco Nuovo di Taibei, al suo Lago dei Loti, dove la vegetazione nasconde i loro incontri amorosi. Il protagonista, narratore in prima persona, è Aqing: sua madre ha abbandonato la famiglia e il padre, dopo aver scoperto la sua omosessualità, lo ha cacciato. Aqing amava profondamente il suo fratello minore, che però è morto di polmonite; gli rimane un istinto di protezione verso i più giovani, nei quali rivede il fratellino perduto. Con lui c'è Xiaoyu, che sogna il Giappone dove cercare il padre mai conosciuto; c'è il Sorcio, con la sua collezione di oggetti rubati. Attorno al Parco gravitano anche le vite delle precedenti generazioni, come quella del Dragone che anni prima uccise per gelosia Afeng, la Fenice, il suo grande amore. Non ci sono solo ragazzi però, ci sono anche gli adulti come il Maestro, una sorta di protettore che organizza i ragazzi e procura loro i clienti, più o meno piacevoli, generosi e gentili oppure disgustosi e sadici. Rarissimi sono i benefattori come il signor Fu: non vuole nulla dai ragazzi, ma espia il suicidio del figlio, che lo ha commesso dopo essere stato scoperto omosessuale nell'esercito e rinviato a processo. Ognuno dei protagonisti trova un proprio percorso nel romanzo: Aqing diventa un barista, Xiaoyu raggiunge l'agognato Giappone, il Sorcio impara un mestiere onesto in riformatorio. Il legame col Parco tuttavia rimane vivo dentro di loro. La conclusione appare in qualche modo risolutiva e soddisfacente, complice anche la grande capacità dell'autore nell'essere credibile nel linguaggio ed al tempo stesso evitare qualsiasi volgarità, rimanendo delicato nonostante il tema scottante. Degna di nota è anche l'abbondanza mai eccessiva delle descrizioni e l'attenzione agli elementi naturali ed atmosferici che completano il quadro.