- "« [...] Gioite di averla trovata poiché davanti a voi vedete la Città dai Sette Nomi, dove tutti quelli che sono in guerra contro Melko possono trovare la speranza.» [...] « Si narra e si canta: “Gondobar sono chiamata e Gondolindrimbar, la Città di Pietra e la Città degli Abitanti nella Pietra; Gondolin la Pietra di Canto e Gwarestrin sono chiamata, la Torre di Guardia, Gar Thurion o il Luogo Segreto, poiché celata io sono agli occhi di Melko; ma quanti davvero mi amano, e molto, mi chiamano Loth, poiché io sono come un fiore, e anche Lothengriol, il fiore che sboccia sulla pianura”. Eppure, » disse, « nel linguaggio comune ne parliamo come di Gondolin e così la chiamiamo principalmente »."
- —La Caduta di Gondolin, "Il racconto de La caduta di Gondolin".
Gondolin, conosciuto anche come Il Reame Nascosto, fu un glorioso regno degli Elfi Noldor fondato da Re Turgon nel Beleriand settentrionale nell'anno 116 PE.
La città si trovava all'interno della valle segreta di Tumladen sopra il roccioso colle di Amon Gwareth. Era protetta dalla catena delle Montagne Cerchianti, cui era possibile accedere solo attraverso una galleria che sbucava nell'Orfalch Echor, una stretta e profonda gola scavata dal Fiume Sirion nel fianco della montagna, che Turgon si premurò di fortificare con i Sette Cancelli: il primo in legno, gli altri di pietra, bronzo, ferro, argento, oro e l'ultimo d'acciaio. La città di Gondolin crebbe e si espanse per i successivi 450 anni, conoscendo una grande prosperità e rimanendo un fiero bastione contro la malvagità di Morgoth.
Fu distrutta dagli eserciti di Angband, guidati dal capitano dei Balrog Gothmog, nel 510 PE e fu l'ultimo dei regni degli Elfi a cadere nel nord del Beleriand.
Nomi ed etimologia[]
Il nome Sindarin Gondolin (il cui significato è "Roccia Nascosta") sarebbe un'elaborazione del nome originale Quenya Ondolindë, che significa "Rocca della Musica Acquorea", come comandò inizialmente Turgon. Altri nomi della città erano:
- Gondomar (Casa di Pietra)
- Gondothlimbar (Casa del Popolo della Roccia)
- Gwarestrin (Torre di Guardia)
- Gar Thereon (Luogo Nascosto)
- Loth (Fiore)
- Lothengriol (Giglio della Valle)
Popolazione[]
Per approfondire, vedi le voci Noldor, Sindar e Gondolindrim. |
La popolazione della città era composta per la maggior da Elfi appartenenti alla stirpe dei Noldor, i quali assunsero il nome di Gondolindrim (Popolo della Rocca Nascosta) per rimarcare la propria appartenenza alla città, ma non mancavano neppure degli Elfi Sindar che un tempo abitavano nel Nevrast e avevano riconosciuto Turgon come proprio Re.
In 450 anni di vita la popolazione di Gondolin ebbe modo di espandersi e crescere di numero e in potenza al riparo delle malefatte di Morgoth. Non si conosce il numero esatto degli abitanti, ma doveva essere piuttosto consistente anche perché Turgon non ebbe problemi a mettere insieme un esercito di 10000 soldati per accorrere in aiuto dei suoi alleati nella Nirnaeth Arnoediad.
Le Casate di Gondolin[]
La popolazione di Gondolin era divisa in Casati nobiliari, ognuno dei quali corrispondeva ad una parte della città, ad un'occupazione particolare dei membri della casata oppure al nome del capo di questa. Al tempo della caduta di Gondolin questi erano dodici:
- Casata dell'Ala Bianca
- Casata della Talpa
- Casata della Rondine
- Casata dell'Arco Celeste
- Duplice Casata del Pilastro e della Torre di Neve
- Casata dell'Albero
- Casata del Fiore Dorato
- Casata della Fontana
- Casata dell'Arpa
- Casata del Martello dell'Ira
- Casata del Re
Descrizione[]
Tolkien ne Il Silmarillion e ne La Caduta di Gondolin ha lasciato ampie descrizioni della città e delle sue meraviglie architettoniche. Gondolin era stata edificata al centro della Valle di Tumladen su Amon Gwareth una grande e vasta collina che si ergeva al centro della immensa pianura.
- "Allora Tuor e il suo compagno attraversarono la pianura, la quale era meravigliosamente liscia, solo interrotta qui e là da massi tondi e levigati che giacevano sul terreno erboso e da specchi d'acqua posti in letti rocciosi. La pianure era attraversata da molti bei sentieri ed essi, dopo un giorno di marcia non faticosa, giunsero alle pendici della Collina di Guardia (che nella lingua dei Noldoli è Amon Gwareth). Poi cominciarono a salire le scalinate sinuose che conducevano sino alla porta della città; e nessuno poteva raggiungere quella città se non a piedi e osservato dall'alto delle mura. Nel momento in cui la porta occidentale era d'oro per la tarda luce estiva, essi giunsero in cima alla lunga scalinata e molti occhi si fissarono su di loro dai bastioni. E Tuor guardò quelle pareti di pietra e le alte torri, e i rilucenti pinnacoli della città, e guardò le scalinate di pietra e di marmo, accompagnate da snelle balaustre e rinfrescate dal precipitare di fontane le cui acque, simili a fili, scendevano verso la pianura dalle fontane di Amon Gwareth; e avanzò come qualcuno che sia perso nel sogno degli Dèi, poiché pensava che nessun uomo avesse mai visto tali cose, neppure nelle visioni del sonno, tanto era grande il suo stupore dinanzi alla magnificenza di Gondolin."
- —La Caduta di Gondolin, "Il racconto de La caduta di Gondolin".
La città era divisa costruita su vari livelli, e il popolo Noldor vi avevano profuso tutta la sua arte: gli edifici erano tutti in pietra bianca ricoperti di marmo, le strade erano anch'esse larghe e lastricate di pietre nobili come il marmo o pietra, cui si alternavano eleganti giardini con diverse varietà di piante e uccelli che vi dimoravano; grandi cancelli di acciaio intarsiati di oro e argento dividevano i vari livelli ognuno compreso in un'alta cerchia di mura, anch'essa di pietra bianca ricoperta di marmo.
- "Le strade di Gondolin erano ampie e lastricate di pietra, coi cordoli di marmo, e belle case e bei cortili, tra giardini pieni di fiori dai colori vivaci, erano sistemate lungo le vie e molte torri, affusolate e bellissime, costruite con marmo bianco e con meravigliose incisioni, si slanciavano verso il cielo. V'erano piazze adorne di fontane, e là dimoravano uccelli che cantavano tra i rami d'antichi alberi; e tra queste, la più ampia era il luogo dove sorgeva il palazzo del re, la cui torre era la più eccelsa della città, e le fontane che zampillavano dinanzi alle porte emettevano getti che raggiungevano le ventisette braccia e ricadevano in una cristallina pioggia canora; durante il giorno, il sole vi brillava splendidamente e, durante la notte, vi baluginava magicamente la luna. Gli uccelli che vi dimoravano erano d'una bianchezza nivea e le loro voci erano più soavi di una ninnananna musicale. Sui due lati della porta del palazzo v'erano due alberi, uno che aveva fiori d'oro e l'altro d'argento; ed essi non appassivano mai, poiché erano antichi germogli provenienti dai magnifici alberi di Valinor che allietavano quei luoghi prima che Melko e il Tessitore di Tenebra li facessero avvizzire; quegli alberi, gli abitanti di Gondolin li chiamavano Glingol e Bansil."
- —La Caduta di Gondolin, "Il racconto de La caduta di Gondolin".
I ricchi palazzi della città spiccavano per la presenza di torri dalle guglie elaborate e tutti avevano delle fontane le quali stupivano i visitatori con elaborati giochi d'acqua. Ma la costruzione che più ispirava meraviglia era certamente il Palazzo Reale: questo infatti sorgeva sula cima della collina, all'ultimo livello della città, e possedeva la torre più alta e le costruzioni più elaborate dell'intero centro abitato.
I giardini erano i più belli di Gondolin e in essi vi sorgevano due alberi, uno d'argento e uno d'oro, forgiati dallo stesso Turgon in memoria degli Alberi di Valinor prima che Melkor e Ungoliant li distruggessero.
Storia[]
La costruzione di Gondolin[]
All'inizio della Prima Era il Vala Ulmo apparve a Turgon, Re dei Noldor di Vinyamar, in un sogno rivelandogli la posizione della valle nascosta di Tumladen, tra le Montagne Cerchianti dove gli Elfi avrebbero potuto edificare una nuova città e prosperare al riparo della malvagità di Melkor e dei suoi servi.
Il Vala gli disse che una volta costruita la città Turgon e i suoi sudditi avrebbero dovuto trasfervicisi, lasciando però nelle loro antiche dimore una corazza e delle armi che un giorno un eroe (Tuor), inviato da Ulmo stesso, avrebbe indossato. Quegli avrebbe raggiunto la città e gli elfi avrebbero allora potuto riconoscerlo grazie alle armi che avrebbe portato (Ulmo indicò a Turgon di qual fatta e misura dovevano essere l'elmo, la cotta di maglia e la spada che avrebbe dovuto lasciare nel Nevrast).
Una volta svegliatosi Turgon raggiunse assieme a pochi fedelissimi la valle indicatagli da Ulmo: la valle di Tumladen era accessibile solo dalle Aquile di Thorondor o grazie ad una lunga galleria scavata nel fianco di una montagna dal fiume Sirion, ed era abbastanza grande da ospitare moltissime persone. Turgon inviò dunque in segreto operai e artigiani che cominciarono a costruire la città secondo ad immagine e somiglianza della città dei Noldor di Valinor, Tirion.
La costruzione impiegò diversi decenni (la città venne edificata completamente in 52 anni) ed ebbe termine solo nel 116 PE, anno in cui Turgon guidò il suo popolo, tenuto accuratamente all'oscuro, nella sua nuova dimora. Una volta che tutti i Noldor furono dentro la città, Turgon fece sbarrare gli immensi cancelli che proteggevano la grotta decretando che solo su permesso del Re ci si sarebbe potuti avventurare fuori dal reame nascosto.
Le Guerre contro Morgoth e la Dagor Bragollach[]
Nonostante l'isolamento forzato Turgon continuò ad inviare le sue truppe a combattere Morgoth e a vigilare su Angband assediata. Durante la Battaglia di Dagor Bragollach inviò dei soldati per dare man forte al padre Fingolfin contro le legioni di Morgoth, tuttavia a causa della violenza dell'attacco delle forze del male fu costretto a ritirarsi dalla battaglia e, con grande fortuna, riuscì a rientrare a Gondolin senza farsi scoprire dal nemico.
Nel 472 PE Turgon dette di nuovo manforte agli alleati durante la Battaglia delle Innumerevoli Lacrime, presentandosi sul campo assieme al nipote Maeglin e 10,000 guerrieri per sostenere l'Unione di Elfi, Uomini e Nani contro Morgoth. Tuttavia il suo esercito potè ben poco contro la violenza dell'attacco di Morgoth e fu costretto a ritirarsi con gravi perdite, ma anche questa volta riuscì a raggiungere Gondolin senza essere inseguito, anche grazie al sacrificio degli Uomini della Casa di Hador guidati da Húrin e Huor.
A quel punto Gondolin era ormai circondata dai soldati di Morgoth, i quali continuarono a cercare a lungo e inutilmente la valle nascosta. Per impedire che il suo regno fosse scoperto, Turgon ordinò che le sette porte che chiudevano la galleria del fiume Sirion fossero sbarrate e che nessuno potesse più entrare o uscire dalla valle.
L'arrivo di Tuor e la caduta di Gondolin[]
Per approfondire, vedi le voci Caduta di Gondolin e Tuor. |
Nel 496 PE l'eroe umano Tuor venne contattato da Ulmo, il quale lo voleva come suo strumento per portare a termine i suoi disegni. Ulmo lo inviò alla vecchia residenza di Turgon a Vinyamar e gli fa rinvenire le armi che il Re dei Noldor aveva fatto forgiare secoli fa su ordine del Vala.
Rivestito con queste armi e guidato dall'elfo Voronwë, Tuor partì alla volta di Gondolin per portare a Turgon il messaggio dei Valar: la città nascosta è condannata e lui ed il suo popolo avrebbero dovuto abbandonarla immediatamente. Turgon riconobbe in Tuor l'eroe di cui gli era stato predetto l'arrivo da Ulmo, anche grazie alla decorazione sullo scudo rappresentante un'ala di cigno, e lo accolse benevolmente. Tuttavia non prestò attenzione agli avvertimenti dell'uomo, ritenendo la sua città inespugnabile, anche se l'avvertimento di uno dei Valar avrebbe dovuto convincerlo del contrario.
Tuor si stabilì nella città e sposò Idril, figlia di Turgon, dalla quale ebbe un figlio cui fu dato il nome di Eärendil. Tuttavia la pace della città era destinata a non durare: i servitori di Morgoth, che non aveva mai smesso di cercare la città, catturarono Maeglin il nipote di Turgon e lo portarono ad Angband. Qui fu sottoposto a strazianti torture e alla fine, dietro la promessa di Morgoth di renderlo Re di Gondolin e di dargli in sposa Idril, rivelò all'Oscuro Signore un via poco sorvegliata per raggiungere la Città Nascosta.
Nel 510 PE le armate di Morgoth si riversarono dunque sulla città guidate da Gothmog, capitano dei Balrog, e portarono morte e distruzione. Fu una battaglia durissima e sanguinosa nella quale trovarono la morte alcuni tra più grandi guerrieri degli Elfi: Ecthelion, Signore della Fonte, affrontò in duello Gothmog e vi trovò la morte, ma non prima di aver ucciso il capitano del Balrog, mentre Turgon rimase ucciso nei combattimenti mentre difendeva la città dai nemici. Maeglin, che aveva taciuto il suo tradimento e rapito Idril e Eärendil, fu affrontato dallo stesso Tuor che lo uccise scagliandolo giù da una rupe.
Buona parte della popolazione riuscì a fuggire attraverso una via segreta, sconosciuta anche a Maeglin, che Idril aveva fatto preparare anni prima prestando ascolto agli avvertimenti del marito, ma molti perirono nella città che venne saccheggiata e distrutta dalle schiere di Morgoth. Fu così che ebbe termine il Regno Nascosto di Gondolin, il più glorioso tra tutti i regni dei Noldor e l'ultimo a cadere sotto l'assalto di Morgoth.