Ar-Gimilzôr, noto anche come Tar-Telemmnar, fu un uomo della stirpe dei Dúnedain di Númenor che visse durante la Seconda Era. Figlio di Ar-Sakalthôr, fu il ventitreesimo Re di Númenor, padre di Tar-Palantir e nonno di Ar-Pharazôn.
Apparteneva alla fazione degli Uomini del Re e sotto il suo regno i Fedeli furono sottoposti a dure persecuzioni e obbligati a trasferirsi da Andúnië a Rómenna. Suo figlio Tar-Palantír cercò di porre rimedio ai suoi errori, ma non ci riuscì.
Etimologia[]
Il nome Ar-Gimilzôr era un nome Adûnaico che significa letteralmente "Fiamma d'Argento". Il suo nome traslitterato in Quenya era Tar-Telemmnar.
Biografia[]
Gimilzôr nacque a Númenor nel 2960 SE da Ar-Sakalthôr. Fu cresciuto secondo le dottrine degli Uomini del Re, e divenne un fanatico xenofobo, sospettoso degli Elfi e nei confronti dei Fedeli.
Asceso al trono nel 3102 SE, varò immediatamente una serie di leggi che proibivano l'uso delle lingue elfiche, pena l'arresto e la deportazione, oltre al divieto di accogliere le navi degli Elfi che giungevano da Tol Eressëa. Questo divieto andò a colpire soprattutto quei Dúnedain che vivevano nella regione di Andustar e riconoscevano la signoria dei Signori di Andúnië, i quali erano a capo della fazione dei Fedeli.
Ar-Gimilzôr, temendo che complottassero contro di lui con gli Elfi, fece di tutto per convincere questi ad abbandonare Númenor e molti lo fecero, andandosi a stabilire a Pelargir o Tharbad, ma nonostante queste misure i Fedeli continuavano a costituire una corposa minoranza. Per meglio controllarli Gimilzôr ordinò la deportazione di tutti i Fedeli nella città di Rómenna, a meno di 50 miglia da Armenelos. Da un certo punto di vista i Fedeli dovettero poi essere grati a Gimilzôr, in quanto il fatto di risiedere tutti a Rómenna li facilitò nella loro fuga da Númenor durante la caduta.
Fu inoltre il primo sovrano di Númenor a smettere di osservare i riti delle Tre Preghiere e di ascendere il Meneltarma. Contrariamente a tutti i sui principi Gimilzôr sposò una donna della fazione dei Fedeli, Inzilbêth, figlia dei Signori di Andúnië e da lei ebbe due figli: Inziladún, poi noto come Tar-Palantir, e Gimilkhâd padre di Ar-Pharazôn. Alcuni sostengono che all'inizio vi fosse amore tra i due, ma sembra che altre ragioni avrebbero spinto Gimilzôr a sposare Inzilbêth: innanzitutto per evitare una probabile rivolta, e inoltre si rendeva conto che la vita dei Re di Númenor si era spaventosamente dimezzata e sperava che un matrimonio con una discendente dei Signori di Andúnië, che al contrario avevano conservato una vita abbastanza lunga, potesse concedere ai suoi figli una vita più lunga della sua.
Non ebbe mai un buon rapporto con il primogenito, che era stato educato dalla madre alle dottrine dei Fedeli, e avrebbe voluto lasciare la corona a Gimilkhâd, a lui più somigliante, ma non fece in tempo a cambiare la legge di successione e morì nel 3177 SE.
Durante il suo regno Númenor crebbe ulteriormente in potenza, espandendosi nella Terra di Mezzo, ma allo stesso tempo pose le premesse per la sua rovina e il colpo di grazia sarebbe venuto da Ar-Pharazôn suo nipote.