Nasutoceratops titusi

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Nasutoceratops
Cranio di N. titusi
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
SuperordineDinosauria
Ordine† Ornithischia
Famiglia† Ceratopsidae
Sottofamiglia† Centrosaurinae
Tribù† Nasutoceratopsini
GenereNasutoceratops
Sampson et al. , 2013 
Nomenclatura binomiale
† Nasutoceratops titusi
Sampson et al., 2013

Nasutoceratops (il cui nome significa "faccia cornuta dal grande naso") è un genere estinto di dinosauro ceratopside centrosaurino vissuto nel Cretaceo superiore, circa 76-75 milioni di anni fa (Campaniano), nel sud dello Utah, negli Stati Uniti. Il genere contiene una singola specie, ossia N. titusi. Nasutoceratops era un grande quadrupede erbivoro, con un muso incredibilmente corto e arrotondato, un paio di corna poste sopra gli occhi, molto simili nella forma a quelle dei moderni bovini. Estendendosi fino alla punta del muso queste corna sono tra le più lunghe tra i membri della sottofamiglia dei centrosaurini. La presenza di elementi pneumatici nelle ossa nasali di Nasutoceratops è un tratto unico e non noto in nessun altro ceratopside. Insieme al Diabloceratops e Machairoceratops[1], inoltre, il Nasutoceratops è l'unico centrosaurino ritrovato nel sud-ovest americano.

Dimensioni di vari ceratopsidi (Nasutoceratops in viola)

Il cranio dell'olotipo ha una lunghezza di circa 1,5 metri (4,9 piedi), mentre la lunghezza dell'intero corpo è stata stimata a 4,8 metri (15 piedi), per un peso di 1,5-2 tonnellate (1,7-2,2 tonnellate corte).[2] Nasutoceratops presenta diversi tratti derivati o autapomorfismi unici. La parte del muso intorno alla narice è fortemente sviluppata, rappresentando circa tre quarti della lunghezza del cranio davanti alle orbite. La parte posteriore di ciascun osso nasale è scavata da una grande cavità interna. La superficie di contatto tra la mascella e la premascella è eccezionalmente grande. La mascella presenta anche una grande flangia interna che tocca la premascella tramite due sfaccettature orizzontali. Le corna, poste sopra le orbite, alla loro base sono rivolte in avanti e verso l'esterno, per poi curvarsi verso l'interno e ruotando le punte verso l'alto.[3]

Ricostruzione del cranio e delle parti conosciute dello scheletro di N. titusi.

L'animale mostra anche una combinazione unica di tratti che non sono di per sé unici. Il corno sul naso è basso e stretto, con una base allungata. L'osso squamosale ha un'alta cresta sulla sua superficie superiore, che corre dall'orbita verso il bordo dell'osso squamosale. Il collare è più o meno circolare con il suo punto più largo sul bordo medio. Gli osteodermi sul bordo del collare, chiamati anche epiparietali e episquamosali, non hanno una forma triangolare ma più una forma di bassa mezzaluna. Il bordo posteriore non è dentellato ma presenta invece una linea epiparietale sulla linea mediana.[3]

Il muso di Nasutoceratops era corto e alto; le ossa nasali presentano cavità interne che gli autori considerano rappresentare gli scavi per elementi pneumatici, invadendo l'osso dalla cavità nasale. Ciò è degno di nota poiché la presenza di nasali pneumatici non è mai stata documentata in nessun altro ceratopside, il che dimostra che questa caratteristica rappresenta un tratto derivato unico di questo genere. Nasutoceratops presenta ben 29 alveoli nella mascella, ciascuno occupato da diversi denti impilati. Il tetto del cranio tra le orbite è a forma di volta ed è marcatamente più alto della regione del muso. Il paleontologo David Hone ha paragonata la disposizione delle corna di questo animale a quella dei moderni bovini.[4] Le corna sopra-orbitali coprono circa il 40% della lunghezza totale del cranio, raggiungendo quasi il livello della punta del muso, e con una lunghezza del nucleo osseo di 457 millimetri sono le più lunghe conosciute di qualsiasi altro centrosaurino, sia in termini assoluti che relativi.[5]

L'epiugale (corno della guancia) ha una lunghezza di 85 millimetri (3,3 pollici), e rappresenta anch'esso il più grande conosciuto tra i centrosaurini. Il collare è moderatamente lungo e "bucato" da una grande fenestra parietale a forma di rene su ciascun lato. Oltre alla linea mediana epiparietale, ci sono sette epiparietali su ciascun lato e circa 4-5 episquamosali.[5] Nella zampa anteriore, l'ulna è eccezionalmente robusta con un ampio processo dell'olecrano. Delle tre impronte di pelle rinvenute vicino alla zona della spalla sinistra, una mostra uno schema di squame esagonali, larghe da otto a undici millimetri, circondate da squame più piccole.[5] Lo stesso pattern è stato osservato anche in altri ceratopsidi, come Chasmosaurus e Triceratops.[6]

Classificazione

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Crani di ceratopsidi posizionati in un albero filogenetico; Nasutoceratops è posizionato al centro sulla sinistra (06).
Cranio olotipo durante la preparazione

Nasutoceratops è stato assegnato ai centrosaurinae, nel 2013, in una posizione filogenetica relativamente basale. Nello stesso anno, un'analisi filogenetica eseguita da Sampson et al. rivelarono che Nasutoceratops era il sister taxon di Avaceratops. Secondo questo studio, l'esistenza di Nasutoceratops e Avaceratops avrebbe sostenuto l'ipotesi della separazione faunistica tra il nord e il sud di Laramidia. Il loro clade era diverso dai centrosaurini settentrionali, per il mantenimento di lunghe corna sulla fronte e un breve corno nasale, e in un'evoluzione convergente con i Chasmosaurinae, avevano epiparietali molto bassi.[7] Nel 2016, questo clade è stato nominato Nasutoceratopsini; contiene Nasutoceratops e ANSP 15800 (l'olotipo di Avaceratops), MOR 692 (precedentemente identificato come un esemplare adulto di Avaceratops), il neo-descritto CMN 8804 della Formazione Oldman e un altro ceratopsio non descritto trovato a Malta, nel Montana.[8]

Il cladogramma presentato di seguito segue un'analisi filogenetica dei Centrosaurinae di Chiba et al. (2017), che includeva una rivalutazione sistematica di Medusaceratops lokii:[1]

Centrosaurinae

Diabloceratops eatoni

Machairoceratops cronusi

Nasutoceratopsini

Avaceratops lammersi (ANSP 15800)

MOR 692

CMN 8804

Nasutoceratops titusi

Malta new taxon

Xenoceratops foremostensis

Sinoceratops zhuchengensis

Wendiceratops pinhornensis

Albertaceratops nesmoi

Medusaceratops lokii

Eucentrosaura
Centrosaurini

Rubeosaurus ovatus

Styracosaurus albertensis

Coronosaurus brinkmani

Centrosaurus apertus

Spinops sternbergorum

Pachyrhinosaurini

Einiosaurus procurvicornis

Pachyrostra

Achelousaurus horneri

Pachyrhinosaurus canadensis

Pachyrhinosaurus lakustai

Pachyrhinosaurus perotorum

Storia della scoperta

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Olotipo di N. titusi.

Nasutoceratops è conosciuto grazie al suo olotipo UMNH VP 16800, che consiste in un cranio quasi completo, un processo coronoideo, tre vertebre anteriori parziali, un cingolo scapolare, una parte della zampa anteriore sinistra, alcune falangi delle dita degli arti anteriori e pelle fossilizzata. Ne sono stati isolati due campioni: UMNH VP 19466, un adulto disarticolato con un teschio parziale composto da una premascella incompleta, la mascella e l'osso nasale; UMNH VP 19469, un resto isolato comprendente l'osso squamoso di un subadulto. L'olotipo venne raccolto nel 2006, durante il progetto Kaiparowits Basin Projetct, avviato dall'Università dello Utah, nel 2000. L'olotipo venne estratto da un canale di arenaria, nella parte superiore della Formazione Kaiparowits all'interno del Grand Staircase-Escalante National, in un sedimento risalente al tardo Campaniano, circa 75 milioni di anni fa.[9]

Venne nominato e descritto per la prima volta in una tesi dal suo scopritore Eric Karl Lund nel 2010, come Nasutuceratops titusi,[5] rimanendo inizialmente un invalido nomen ex dissertatione. Scott D. Sampson, Lund, Mark A. Loewen, Andrew A. Farke e Katherine E. Clayton lo nominarono validamente solo nel 2013, coniando il nome generico Nasutoceratops, con specie tipo Nasutoceratops titusi. Il nome generico deriva dal latino nasutus che significa "naso grosso", e ceratops ossia "faccia cornuta" in greco. Il nome specifico, titusi, onora Alan L. Titus per il recupero dei fossili dal GSENM.[3]

Paleoecologia

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L'unico esemplare noto di Nasutoceratops venne recuperato nella Formazione Kaiparowits, nello Utah meridionale. La datazione radiometrica argon-argon indica che la Formazione Kaiparowits si depositò tra i 76,1 e i 74,0 milioni di anni fa, durante il Campaniano, nel Cretaceo superiore.[10][11] Durante il Cretaceo superiore, il sito della Formazione Kaiparowits era situato vicino alla sponda occidentale del Mare interno occidentale, un grande mare interno che divideva il Nord America in due terre emerse, Laramidia ad ovest e Appalachia ad est. L'altopiano in cui vivevano i dinosauri era un'antica pianura alluvionale dominata da grandi canali e abbondanti paludi di torbiera, stagni e laghi, ed era delimitata da altopiani. Il clima era umido e sosteneva una vasta e diversificata gamma di organismi.[12] Questa formazione contiene uno dei migliori e più continui documenti sulla vita terrestre del Cretaceo superiore al mondo.[13]

Nasutoceratops titusi condivise il suo paleoambiente con teropodi come dromaeosauridi, il troodontide Talos sampsoni, ornithomimidi come Ornithomimus velox, tyrannosauridi come Albertosaurus e Teratophoneus curriei, ankylosauridi, gli hadrosauri Parasaurolophus cyrtocristatus e Gryposaurus monumentensis, i ceratopsidi Utahceratops gettyi e Kosmoceratops richardsoni, e l'oviraptorosauro Hagryphus giganteus.[14] La paleofauna presente nella Formazione Kaiparowits includeva anche condritti (squali e razze), rane, salamandre, tartarughe, lucertole e coccodrilli. Era inoltre presente una gran varietà di mammiferi primitivi appartenenti ai multitubercolati, marsupiali e insettivori.[15]

Nella cultura di massa

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Il Nasutoceratops è diventato solo alla fine degli anni 2010 uno dei ceratopsidi più famosi al mondo, la grande fama è stata grazie al franchise di Jurassic Park, il Nasutoceratops sostituisce il Triceratops che era già da tempo apparso nel franchise ed era il momento che si facesse da parte per dare più spazio ad un altro ceratopside (Il Triceratops non scomparì dal franchise, continuò ad apparire, ma con molta meno frequenza rispetto al Nasutoceratops), fa la sua prima apparizione nel corto Battle at Big Rock (2019) dove compare una famiglia composta da madre, padre e figlio, dove inizialmente la madre e il piccolo si ritrovano ad affrontare un Allosaurus adulto, trovandosi in difficoltà e quasi in sconfitta contro il predatore, fino all’intervento del padre che allontana l’Allosaurus, già con questo cortometraggio il Nasutoceratops si è fatto una piccola fama, l'animale ha però continuato ad apparire nel film Jurassic World - Il dominio (2022) e nella serie animata Jurassic World - Teoria del caos.

  1. ^ a b Kentaro Chiba, Michael J. Ryan, Federico Fanti, Mark A. Loewen e David C. Evans, New material and systematic re-evaluation of Medusaceratops lokii (Dinosauria, Ceratopsidae) from the Judith River Formation (Campanian, Montana), in Journal of Paleontology, in press, n. 2, 2018, pp. 272-288, DOI:10.1017/jpa.2017.62.
  2. ^ Paul, G.S., 2016, The Princeton Field Guide to Dinosaurs 2nd edition, Princeton University Press p. 287
  3. ^ a b c S. D. Sampson, E. K. Lund, M. A. Loewen, A. A. Farke e K. E. Clayton, A remarkable short-snouted horned dinosaur from the Late Cretaceous (late Campanian) of southern Laramidia, in Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, vol. 280, n. 1766, 2013, p. 20131186, DOI:10.1098/rspb.2013.1186, PMC 3730592, PMID 23864598. full text
  4. ^ Dave Hone, Newly discovered dinosaur Nasutoceratops had cow-like horns, in guardian.co.uk, London, UK, Guardian, 17 luglio 2013. URL consultato il 17 luglio 2013.
  5. ^ a b c d Eric Karl Lund, Nasutuceratops titusi, a new basal centrosaurine dinosaur (Ornithischia: Ceratopsidae) from the upper cretaceous Kaiparowits Formation, Southern Utah, in Department of Geology and Geophysics University of Utah, 2010, pp. 172 pp (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  6. ^ Peter Dodson, Chasmosaurus, in The Age of Dinosaurs, Publications International, 1993, pp. 110–111, ISBN 0-7853-0443-6.
  7. ^ New dinosaur tribes named | Laboratory News
  8. ^ M.J. Ryan, R. Holmes, J. Mallon, M. Loewen e D.C. Evans, A basal ceratopsid (Centrosaurinae: Nasutoceratopsini) from the Oldman Formation (Campanian) of Alberta, Canada, in Canadian Journal of Earth Sciences, vol. 54, 2017, pp. 1-14, DOI:10.1139/cjes-2016-0110.
  9. ^ M. A. Getty, M. A. Loewen, E. M. Roberts, A. L. Titus, and S. D. Sampson. 2010. Taphonomy of horned dinosaurs (Ornithischia: Ceratopsidae) from the late Campanian Kaiparowits Formation, Grand Staircase-Escalante National Monument, Utah. In M. J. Ryan, B. J. Chinnery-Allgeier, D. A. Eberth (eds.), New Perspectives on Horned Dinosaurs: The Royal Tyrrell Museum Ceratopsian Symposium. Indiana University Press, Bloomington 478-494
  10. ^ Roberts EM, Deino AL, Chan MA (2005) 40Ar/39Ar age of the Kaiparowits Formation, southern Utah, and correlation of contemporaneous Campanian strata and vertebrate faunas along the margin of the Western Interior Basin. Cretaceous Res 26: 307–318.
  11. ^ Eaton, J.G., 2002. Multituberculate mammals from the Wahweap(Campanian, Aquilan) and Kaiparowits (Campanian, Judithian) formations, within and near Grand Staircase-Escalante NationalMonument, southern Utah. Miscellaneous Publication 02-4, UtahGeological Survey, 66 pp.
  12. ^ Titus, Alan L. and Mark A. Loewen (editors). At the Top of the Grand Staircase: The Late Cretaceous of Southern Utah. 2013. Indiana University Press. Hardbound: 634 pp.
  13. ^ William Clinton, Preisdential Proclamation: Establishment of the Grand Staircase-Escalante National Monument, in September 18, 1996. URL consultato il 9 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2013).
  14. ^ Lindsay E. Zanno e Sampson, Scott D., [0897:ANOTMF2.0.CO;2 A new oviraptorosaur (Theropoda; Maniraptora) from the Late Cretaceous (Campanian) of Utah], in Journal of Vertebrate Paleontology, vol. 25, n. 4, 2005, pp. 897-904, DOI:10.1671/0272-4634(2005)025[0897:ANOTMF]2.0.CO;2.
  15. ^ Jeffrey G. Eaton, Cifelli, Richard L., Hutchinson, J. Howard, Kirkland, James I. e Parrish, J. Michael, Cretaceous vertebrate faunas from the Kaiparowits Plateau, south-central Utah, in Gillete, David D. (a cura di), Vertebrate Paleontology in Utah, Miscellaneous Publication 99-1, Salt Lake City, Utah Geological Survey, 1999, pp. 345-353, ISBN 1-55791-634-9.

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