FERT (motto)
FERT (a volte scritto FERT, FERT, FERT) è il motto di casa Savoia, del Regno di Sardegna e del Regno d'Italia, adottato da Amedeo VI (1334 – 1383) e presente nella monetazione in oro e in argento.
Origine e significato
Il motto comparve per la prima volta sul collare dell'Ordine del Collare, un ordine cavalleresco fondato da Amedeo VI di Savoia nel 1364 e divenuto, sotto Carlo "il buono" (1486 - 1553), Ordine (religioso-militare) della SS. Annunziata. Nel corso degli anni molte sono state le interpretazioni di questo motto (evidentemente né Amedeo VI di Savoia né Vittorio Amedeo II né Carlo il buono hanno lasciato alcun documento ufficiale che attesti inequivocabilmente le loro intenzioni). Secondo alcuni studiosi essendosi perso il significato originario sarebbe ormai impossibile risalirvi.[1]
Ecco un elenco delle interpretazioni più note:
- la versione che ebbe negli anni passati più successo fu quella che riteneva il FERT acronimo di Fortitudo Eius Rhodum Tenuit (in latino La sua forza preservò Rodi). Questa versione, riportata dal letterato cinquecentesco Francesco Sansovino e da alcune cronache manoscritte, si riferirebbe ad un episodio leggendario secondo cui un Amedeo di Savoia si recò a Rodi per liberarla dall'assedio dei turchi riuscendo nell'impresa. Alcune cronache accreditano l'impresa ad Amedeo IV altri ad Amedeo V attribuendo anche a quest'ultimo un fatto d'arme avvenuto ad Acri. In realtà l'isola passò ai Cavalieri Ospitalieri, che la tolsero ai bizantini, due secoli dopo gli eventi narrati ed inoltre nessun conte di Savoia si recò mai a Rodi, per cui tutto il racconto non ha base storica.[2] Oltretutto questa impresa non viene neanche citata negli statuti originali dell'Ordine dell'Annunziata che certo vi avrebbero fatto cenno se realmente accaduta.[3] Questa versione è descritta come l'interpretazione più diffusa anche nell'Enciclopedia italiana, anche se il racconto storico sarebbe solo una leggenda, volta a nobilitare Casa Savoia[4]; è riportata anche come unica spiegazione del motto nell'Enciclopedia linguistica Garzanti.[5]
- Fert, terza persona singolare del presente indicativo del verbo irregolare latino fero, fers, tuli, latum, ferre, che nella sua accezione più ampia significa "portare", ma ne esiste pure una accezione con il significato italiano di "sopportare", il che farebbe pensare ad una esortazione ai membri della famiglia ed ai successori, di affrontare le vicissitudini cui è sottoposta una Casa regnante con spirito di sopportazione. Questa interpretazione è coerente con lo spirito sia dell'Ordine Cavalleresco del Collare, il cui motto iniziale fu proprio FERT che, unito al nodo di Savoia, stava ad indicare la devozione mariana che era uno dei tratti principali di quello che diverrà l'Ordine religioso-militare della SS. Annunziata, infatti i suoi membri erano esortati a sopportare le prove in onore e devozione alla Santissima Annunziata; questa tesi fu sostenuta da Luigi Cibrario mentre Dino Muratori sosteneva che il motto inizialmente non avesse legami con l'ordine potendo essere stato anche anteriore ad esso, ma sempre legato al nodo.[6]
- Il Padiglione, con spiegazione un poco differente, riteneva che «che il FERT non altro significato avesse, che Fortitudo, Fortezza, essendo il FERT accorciamento di Fertè, antica parola che significa Forteresse, come con un linguaggio antiquato dicevasi la parola, che oggi dicesi Fermeté, cioè Fortezza».[7]
- Un'altra ipotesi fa risalire il motto ad un torneo tenutosi a Chambéry a cui Amedeo VI avrebbe partecipato, insieme ai suoi cavalieri, indossando «la divisa di un collare quale usavasi per i levrieri da caccia, con la leggenda Fert in lettere d'oro».[8]
Le altre interpretazioni lo vedono come acronimo:
- Fortitudo Et Robur Taurinensis (forza e robustezza torinese). Quest'acronimo ha tuttavia il difetto che in latino fortitudo e robur (= quercia, antonomasia di forza e/o robustezza) sono pressoché sinonimi. Il riferimento a Torino attesterebbe il definitivo attaccamento della Casa Savoia alla città di Torino (non si deve dimenticare che le origini della Casa sono oltralpe).
- Fors Eius Romam Tenuabit (la sua forza distruggerà Roma). Questo acronimo può essere riferito ad un episodio accaduto ai princìpi della nobilitazione della casa Savoia, quando il leggendario Umberto detto "il Biancamano" si vide costretto a ricevere l'investitura feudale dall'imperatore del Sacro romano Impero a seguito del rifiuto della santa sede. Trattasi di un'interpretazione fornita da alcuni studiosi dell'italica casata; questo motto è però patrocinio di una potente loggia massonica in funzione anticlericale.
- Foedere Et Religione Tenemur (la pace e la religione ci tengono uniti).
- Fides Est Regni Tutela (la fede è la protezione del Regno).
Secondo queste due ultime interpretazioni la Casa Savoia si dichiarerebbe sostenitrice della religione, con evidente riferimento alla teoria secondo la quale il diritto al potere terreno del Re proviene dalla volontà divina.
Per un diverso orientamento, l'acronimo significherebbe Frappez, Entrez, Rompez Tout (Battete, Entrate, Rompete tutto).[9]
Alcuni hanno anche paventato che si tratti di un riferimento ad una moneta, il Ferto.[4]
Esiste anche una interpretazione satirica, riportata qui per pura curiosità in quanto non può ovviamente essere l’interpretazione di chi ha inserito l’impresa nello stemma:
- Fœmina Erit Ruina Tua (la donna sarà la tua rovina). Con questo sviluppo dell'acronimo un anonimo "Pasquino" torinese volle probabilmente far riferimento al matrimonio morganatico di Vittorio Amedeo II, vedovo di Anna d'Orlèans, con l’antica fiamma Anna Carlotta Teresa Canalis di Cumiana, vedova del Conte Novarina, divenuta Marchesa di Spigno. In effetti questa signora deve aver giocato un ruolo non proprio secondario nei guai di Vittorio Amedeo II se, dopo il tentativo di quest’ultimo di revocare l'abdicazione a favore del figlio Carlo Emanuele III, avvenuta un anno prima circa (3 settembre 1730), e di reinsediarsi sul trono, venne arrestata, separata dal marito e rinchiusa in un carcere per prostitute in quel di Ceva. Solo due mesi dopo le fu permesso di tornare presso il marito, quasi prigioniero nel castello di Moncalieri ove il 30 ottobre 1732 morì. La marchesa di Spigno si ritirò quindi in convento.
Note
- ^ Padiglione, pp. 5-6
- ^ Padiglione, p. 7
- ^ Padiglione, p. 11
- ^ a b FERT in Enciclopedia Italiana del 1932 e Appendice, 1938
- ^ Garzanti Linguistica: «FERT, sigla= lat. Fortitudo Eius Rhodum Tenuit (Il suo coraggio difese Rodi); motto di casa Savoia.»
- ^ Gentile, p. 205
- ^ Padiglione, p. 16
- ^ Fumagalli, p. 390
- ^ Luigi Cibrario, Domenico Casimiro Promis, Sigilli de' principi di Savoia raccolti ed illustrati per ordine del re Carlo Alberto, pag. 54, Torino, Stamperia Reale, 1834
Bibliografia
- Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto, Milano, Ulrico Hoepli Editore, 1989, pp. 390-391, ISBN 88-203-0092-3.
- Luisa Clotilde Gentile, Monete e sigilli, vettori dell'immagine del principe (cap. V), in Riti ed emblemi. Processi di rappresentazione del potere principesco in area subalpina (XIII-XVI secc.), Torino, Silvio Zamorani Editore, 2008, p. 205, ISBN 978-88-7158-154-5.
- Carlo Padiglione, Il F.E.R.T. di Casa Savoja. Memoria araldica scritta per le fauste nozze di Umberto con Margarita di Savoja, Napoli, Tipografia del Giornale di Napoli, 1869.