Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela

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Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela
Archidioecesis Messanensis-Liparensis-Sanctae Luciae
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaSicilia
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
Diocesi suffraganee
Nicosia, Patti
 
Arcivescovo metropolitaGiovanni Accolla
Vicario generaleCesare Di Pietro[1]
AusiliariCesare Di Pietro[1]
Arcivescovi emeritiCalogero La Piana, S.D.B.
Presbiteri337, di cui 217 secolari e 120 regolari
1.448 battezzati per presbitero
Religiosi183 uomini, 295 donne
Diaconi82 permanenti
 
Abitanti490.000
Battezzati488.000 (99,6% del totale)
StatoItalia
Superficie1.521 km²
Parrocchie247 (10 vicariati)
 
ErezioneI secolo (Messina)
V secolo (Lipari)
1206 (Santa Lucia del Mela)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
ConcattedraliSantissimo Salvatore
San Bartolomeo
Santa Maria Assunta
Santi patroniMadonna della Lettera
San Bartolomeo
Santa Lucia
San Placido
IndirizzoVia Garibaldi 67, 98122 Messina, Italia
Sito webwww.diocesimessina.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La facciata ed il campanile del Duomo di sera.
La concattedrale del Santissimo Salvatore a Messina.
La concattedrale di San Bartolomeo a Lipari.
La concattedrale di Santa Maria Assunta a Santa Lucia del Mela.
Facciata del palazzo arcivescovile.
Il Castello di Santa Lucia del Mela, dove si trova il santuario della Madonna della Neve, ha ospitato anche il seminario della prelatura di Santa Lucia, adibito oggi a casa di spiritualità dell'arcidiocesi.
Il portale d'entrata del palazzo vescovile di Santa Lucia, fatto costruire dal prelato Simone Rao Grimaldi (1613), e che ospita oggi il Museo diocesano della Prelatura.
La cattedra episcopale.

L'arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela (in latino Archidioecesis Messanensis-Liparensis-Sanctae Luciae) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Sicilia. Nel 2021 contava 488.000 battezzati su 490.000 abitanti. È retta dall'arcivescovo Giovanni Accolla.

All'arcidiocesi è unito il titolo archimandritale del Santissimo Salvatore (Sanctissimi Salvatoris Messanae).

L'arcidiocesi comprende la parte orientale della città metropolitana di Messina, per un totale di 66 comuni; di questi, Messina, Alì, Alì Terme, Antillo, Barcellona Pozzo di Gotto, Basicò, Casalvecchio Siculo, Castelmola, Castroreale, Condrò, Falcone Fiumedinisi, Fondachelli-Fantina, Forza d'Agrò, Francavilla di Sicilia, Furci Siculo, Furnari, Gaggi, Gallodoro, Giardini-Naxos, Graniti, Itala, Letojanni, Limina, Malvagna, Mandanici, Mazzarrà Sant'Andrea, Merì, Milazzo, Mojo Alcantara, Monforte San Giorgio, Mongiuffi Melia, Montalbano Elicona, Motta Camastra, Nizza di Sicilia, Novara di Sicilia, Pagliara, Roccafiorita, Roccalumera, Roccavaldina, Roccella Valdemone, Rodì Milici, Rometta, San Pier Niceto, Sant'Alessio Siculo, Santa Domenica Vittoria, Santa Teresa di Riva, Saponara, Savoca, Scaletta Zanclea, Spadafora, Taormina, Terme Vigliatore, Torregrotta, Tripi, Valdina, Venetico e Villafranca Tirrena facevano parte dell'arcidiocesi di Messina; Lipari, Leni, Malfa e Santa Marina Salina della diocesi di Lipari; Gualtieri Sicaminò, Pace del Mela, San Filippo del Mela e Santa Lucia del Mela della prelatura di Santa Lucia del Mela.

Suddivisione del territorio

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Il territorio si estende su 1.521 km² ed è suddiviso in 247 parrocchie, raggruppate in 10 vicariati.

Dal 1997 la parrocchia messinese di Santa Maria del Grafeo è una prelatura "ad personam" con proprio clero di rito italo-bizantino nell'ambito dell'arcidiocesi.

Cattedrale e concattedrali

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Sede arcivescovile è la città di Messina, dove si trova la basilica cattedrale protometropolitana di Santa Maria Assunta.

Nel territorio diocesano sorgono anche tre concattedrali:

Basiliche minori e santuari

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L'arcidiocesi comprende inoltre alcune basiliche minori:[2]

Molti infine sono i santuari presenti in arcidiocesi:[3]

Provincia ecclesiastica

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La provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela comprende due sole suffraganee:

L'attuale arcidiocesi è frutto dell'accorpamento di quattro antiche circoscrizioni ecclesiastiche.

Diocesi di Lipari

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L'isola di Lipari fu abitata, fin dal IV secolo, da monaci ed eremiti. La tradizione tramanda come protovescovo sant'Agatone, presente nell'isola nel 264, che avrebbe accolto le spoglie dell'apostolo Bartolomeo, miracolosamente approdate in un'urna sulle coste dell'isola[4] La Chiesa liparese è documentata per la prima volta in un'epigrafe della seconda metà del V secolo, dedicata a una giovane cristiana di nome Proba e dove si fa esplicito riferimento alla "santa e cattolica chiesa di Lipari"; un'altra iscrizione testimonierebbe invece una presenza cristiana significativa già sul finire del IV secolo.[5]

I vescovi eoliani del primo millennio sono noti grazie ai sinodi e concili dell'epoca e all'epistolario di papa Gregorio Magno. Il primo vescovo storicamente documentato è Augusto, presente a due sinodi romani del 501 e del 502 indetti da papa Simmaco. Inoltre, un sigillo episcopale ha restituito il nome del vescovo Leonzio, vissuto fra IX e X secolo. Come tutte le diocesi siciliane, anche Lipari fece parte del patriarcato di Roma fino all'VIII secolo, quando fu sottomessa al patriarcato di Costantinopoli e resa suffraganea di Siracusa, come documentato dalle Notitiae Episcopatuum del patriarcato.[6]

In seguito l'arcipelago delle Eolie fu occupato dagli arabi. La vita cristiana riprese nell'XI secolo, quando il conte normanno Ruggero, dopo aver conquistato le isole, fondò a Lipari, tra il 1072 ed il 1081, un'abbazia benedettina intitolata a san Bartolomeo apostolo, assegnandole come dote le isole Eolie (1088); la fondazione fu approvata da papa Urbano II con bolla del 3 giugno 1091. Lo stesso Ruggero aveva fondato a Patti un'altra abbazia, quella del Santissimo Salvatore (1094), che fu unita con quella di Lipari e governata da un solo abate, Ambrogio, con due distinti priori.

Il 14 settembre 1131[7] l'antipapa Anacleto II, con l'appoggio di Ruggero II, eresse in vescovato le due abbazie, nominando come vescovo l'abate Giovanni. Questi atti furono tuttavia abrogati da papa Innocenzo II nel 1139, nel corso del secondo concilio lateranense, ed il vescovo Giovanni fu deposto.

Nel 1157 papa Eugenio III eresse la diocesi di Patti e Lipari, unite aeque principaliter, e nominò il primo vescovo, Gilberto. Papa Alessandro III nel 1166 assoggettò le due diocesi alla sede metropolitana di Messina.

Nel 1206 il territorio di Santa Lucia del Mela fu staccato dalle dipendenze della diocesi di Lipari e reso autonomo dalla giurisdizione dei suoi vescovi.[8]

Nel XIV secolo Lipari e Patti entrarono a far parte di due entità politiche diverse, il regno di Napoli e il regno di Sicilia, cosa che portò inevitabilmente alla separazione delle due diocesi.[9] Infatti, l'unione rimase fino al 18 aprile 1399, quando papa Bonifacio IX, con il breve Dudum ex certis[10], separò le due diocesi e trasferì il vescovo Francesco Gattolo alla sede di Lipari, e nominò Francesco Hermemir per la sede di Patti. Con un'altra bolla, lo stesso papa dovette determinare i possedimenti di ciascuno, sui quali i due prelati avevano trovato modo di litigare.

Il 29 novembre 1627 la chiesa di Lipari fu esentata dalla metropolia di Messina e divenne immediatamente soggetta alla Santa Sede con il breve Romanus Pontifex[11] di papa Urbano VIII. Questa decisione portò a un'annosa controversia con l'arcivescovo di Messina, che si vedeva leso nei suoi diritti metropolitici, che fu risolta solo al tempo di papa Benedetto XIII. Sempre a questo pontefice si deve la soluzione della cosiddetta controversia liparitana, che vide lo scontro tra regalisti e difensori dei diritti del papa; questa «vicenda ebbe gravissime conseguenze nella intera Sicilia e causò anche l'esilio di alcuni vescovi siciliani. Tra questi vi fu il vescovo di Lipari, Nicola Maria Tedeschi (1710-1722)»[12], che fu costretto a dare le dimissioni.

Nel 1844, in occasione del riordino delle diocesi siciliane, Lipari vide finire la sua indipendenza ecclesiastica e fu nuovamente sottoposta alla provincia ecclesiastica di Messina.

All'inizio del Novecento, in forza della donazione di Ruggero del 1088, il vescovo Angelo Paino fece causa al comune di Lipari per ottenere l'esclusiva proprietà dei terreni pomiciferi dell'isola. Il lungo conflitto che ne scaturì e le minacce di morte rivolte al prelato, costrinsero Paino ad abbandonare le isole e a governare la diocesi da Messina; alla fine la cassazione respinse il ricorso del prelato liparese.

Al momento della piena unione con Messina, Santa Lucia del Mela e l'archimandritato del Santissimo Salvatore, la diocesi di Lipari comprendeva 26 parrocchie nei comuni di Leni (3), Lipari (18), Malfa (3) e Santa Marina Salina (2).[13]

Prelatura di Santa Lucia del Mela

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Nel 1206 fu eretta la parrocchia di Santa Lucia in plana Milacii[14], per interessamento dello stesso imperatore Federico II, che aveva fatto del sito un suo luogo di villeggiatura e vi aveva eretto una cappella regia; il territorio fu staccato dalla diocesi di Lipari e Patti e concesso dal sovrano al Cappellano Maggiore del Regno di Sicilia, istituzione sorta nel 1132.

Poiché i vescovi di Lipari e Patti rivendicavano i loro diritti sul territorio parrocchiale, nel 1228 prima e poi definitivamente nel 1248 il sovrano confermò l'indipendenza ecclesiastica di Santa Lucia, in virtù delle prerogative proprie che gli derivavano dal privilegio che papa Urbano II aveva concesso nel 1098 al conte Ruggero e noto come Apostolica legazia.

Nel XV secolo il re Martino confermò e stabilì che i prelati di Santa Lucia fossero sottomessi alla Cappella Regia e dunque esenti dalla giurisdizione vescovile.[12] Nel 1464 al prelato Angelo Staiti, il viceré di Sicilia confermò che la sua giurisdizione sulla "Terra di Santa Lucia della piana di Milazzo" aveva carattere episcopale, che comportava dunque il governo in spiritualibus et temporalibus sul clero del territorio, senza tuttavia l'obbligo della residenza e della consacrazione a vescovo. Queste prerogative davano diritto al titolare di Santa Lucia di sedere nel parlamento di Sicilia.[15]

Con le riforme introdotte dal concilio di Trento, ai prelati fu fatto obbligo di risiedere a Santa Lucia per occuparsi della cura animarum stabilita dal concilio. Secondo Pirri[16] Simone Rao Grimaldi (1602-1616) fu il primo parochus et prelatus ordinarius a stabilirsi a Santa Lucia; diede avvio alla costruzione del palazzo episcopale e alla ricostruzione dell'antica chiesa prelatizia che era stata voluta dal conte Ruggero nel 1094, lavori che furono portati a termine dal successore, il beato Antonio Franco (1616-1626). A Franco si deve anche la convocazione del primo sinodo nel 1618; il secondo sinodo fu celebrato dal vescovo Simone Impellizzeri nel 1679, che si adoperò inoltre per la fondazione del seminario, ospitato nei locali del castello di Santa Lucia del Mela, e l'istituzione del capitolo dei canonici.

Tra Seicento e Settecento una lunga controversia sul possesso e la giurisdizione su alcuni casali contrappose i prelati di Santa Lucia agli arcivescovi di Messina, risolta a metà Settecento a favore dei primi grazie all'intervento del regio visitatore De Ciocchis. In questa occasione furono anche stabiliti i confini della prelatura, che comprendeva un piccolo territorio composto dagli odierni comuni di Santa Lucia del Mela, San Filippo del Mela, Pace del Mela, Gualtieri Sicaminò e rispettivamente le frazioni di San Giovanni, Archi, Cattafi, Corriolo, Olivarella, Giammoro, Soccorso.

Tra Settecento e Ottocento la sede fu occupata da due tra i più illustri prelati che Santa Lucia abbia mai avuto: Carlo Santacolomba (1780-1801), simpatizzante del giansenismo e fondatore della prima scuola elementare pubblica femminile; e Alfonso Airoldi (1803-1817), favorevole alle idee regaliste e gallicane, e grande mecenate.

A partire dall'Ottocento i prelati persero il titolo di "cappellani maggiori del Regno" quando il clero palatino siciliano passò alle dipendenze del Cappellano maggiore del Regno di Napoli divenuto Regno delle Due Sicilie[17]. Tuttavia, con papa Pio IX Santa Lucia ed il suo territorio furono definitivamente configurati come prelatura nullius immediatamente soggetta alla Santa Sede.

Con l'unità d'Italia, la sede di Santa Lucia ebbe molto a soffrire. Infatti dopo il trasferimento di Gaetano Blandini a Girgenti, la prelatura rimase a lungo senza pastori per la mancata concessione dell'exequatur da parte del governo italiano ai vescovi nominati dalla santa Sede, Gerbino, Fiorenza e Di Giovanni; nel 1901 fu nominato un amministratore apostolico, Francesco Certo, che, pur consacrato vescovo, continuò a fare il parroco del suo paese natale per tutto il resto della sua vita. La prelatura fu di fatto retta da vicari capitolari, fino alla nomina di Salvatore Ballo Guercio nel 1920.

Al momento della piena unione con Messina e Lipari e l'archimandritato del Santissimo Salvatore, la prelatura di Santa Lucia del Mela comprendeva 8 parrocchie:[18]

Archimandritato del Santissimo Salvatore

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Lo stesso argomento in dettaglio: Archimandritato del Santissimo Salvatore.

Nell'XI secolo fu fondato dal gran conte Ruggero d'Altavilla, il monastero del Santissimo Salvatore "in lingua phari", nei pressi della falce del porto di Messina, conosciuta anche come penisola di San Raineri, e venne affidato a monaci basiliani di rito bizantino. Suo figlio il re Ruggero II lo elevò a monastero archimandritale (o archimandritato, cioè a capo di altri monasteri) nel maggio del 1131. Nell'ottobre dello stesso anno Ugone arcivescovo di Messina donò all'archimandrita del Santissimo Salvatore 35 tra chiese e monasteri con le loro possessioni.

La giurisdizione dell'archimandritato del Santissimo Salvatore, nel corso dei secoli, si ampliò estendendosi sino a 62 monasteri in Sicilia e in Calabria. L'archimandritato fu eretto in diocesi da papa Urbano VIII con il breve del 23 marzo 1635. In seguito non mancarono divergenze con l'arcidiocesi di Messina sorte per le difficoltà nell'individuare e delimitare il territorio proprio dell'archimandritato.

Con la morte dell'archimandrita cardinale Emmanuele De Gregorio avvenuta il 6 novembre 1839 iniziava un lunghissimo periodo di sede vacante. Le successive leggi sulla soppressione delle corporazioni religiose provocarono la chiusura dei monasteri basiliani e il loro incameramento da parte dello stato. L'archimandritato si ridusse così a poche parrocchie e papa Leone XIII con breve del 31 agosto 1883 unirà l'archimandritato del Santissimo Salvatore aeque principaliter all'arcidiocesi di Messina.

Al momento della piena unione con Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, l'archimandritato comprendeva 27 parrocchie sparse nel territorio della provincia di Messina.[19]

Arcidiocesi di Messina

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Secondo la tradizione, la diocesi sarebbe stata eretta da san Paolo che ordinò il primo vescovo, san Bacchilo. Tuttavia, si hanno notizie storicamente documentabili solo dal V secolo: il primo vescovo noto è Eucarpo I presente al sinodo romano del 502. Dalle lettere dei papi Pelagio I e Gregorio Magno si conoscono i nomi di altri vescovi: Eucarpo II, Felice e Dono. Altri vescovi messinesi sono presenti ai concili ecumenici celebrati in Oriente: Benedetto, Gaudioso e Gregorio.

Come tutte le diocesi siciliane, anche Messina fece parte del patriarcato di Roma fino all'VIII secolo, quando fu sottomessa al patriarcato di Costantinopoli e resa suffraganea di Siracusa, come documentato dalle Notitiae Episcopatuum del patriarcato.[20] Con la conquista araba della Sicilia, non si hanno più notizie delle comunità cristiane dell'isola e della loro organizzazione ecclesiastica. Sopravvissero solo alcuni monasteri greci nell'impervia Val Demone.

A partire dal 1061 i Normanni iniziano la riconquista della Sicilia proprio a partire da Messina. Il conte Ruggero I, dopo aver occupato la roccaforte di Troina la scelse come capitale del suo regno e vi istituì una diocesi (1082), nominando come vescovo Roberto, il quale trasferirà la sede a Messina (1096), dopo che la città venne strappata definitivamente agli arabi. I suoi successori mantennero il doppio titolo di Messina e Troina fino all'epoca della regina Costanza d'Altavilla.

Gli iniziali buoni rapporti fra i sovrani normanni e la Santa Sede si guastarono quando Ruggero II riconobbe l'antipapa Anacleto II (1130), che eresse Messina a sede metropolitana con la bolla Piae postulatio voluntatis. Tuttavia queste iniziative di Anacleto II furono annullate alla fine dello scisma da papa Eugenio III, che con la bolla Cum universis ecclesiis del 1159 ribadì il privilegium libertatis concesso all'epoca di Ruggero I, ossia l'esenzione di Messina da ogni altra giurisdizione ecclesiastica e la sua sottomissione diretta alla Santa Sede. Tuttavia, nel 1166 papa Alessandro III, dopo aver visitato Messina l'anno precedente, eresse la sede a metropolia in forza della bolla Licet omnes discipuli con le suffraganee di Cefalù e di Patti e Lipari.

Il 22 settembre 1197 fu consacrata all'arcivescovo Bernardo la cattedrale alla presenza dell'imperatore Enrico VI di Svevia.

A causa della guerra dei Vespri siciliani la sede messinese rimase vacante per un ventennio circa. Infatti il vescovo Francesco Fontana, eletto a Napoli dal capitolo della cattedrale in esilio, rinunciò poco dopo alla sede, che rimase senza pastore fino alla nomina di Guidotto d'Abbiate nel 1304.

Nel corso del Trecento e del Quattrocento non furono rari i casi di scontro tra il capitolo della cattedrale e la Santa Sede, che in più occasioni si rifiutò di approvare le nomine degli arcivescovi, lasciando così per diversi anni la sede vacante.

Gli arcivescovi Giovanni Retana e Antonio Lombardo costruirono ed inaugurarono il Seminario Arcivescovile. Tra il 1621 ed il 1725 furono celebrati cinque sinodi diocesani, che seguirono a quelli celebrati nel 1392 e nel 1588.

Nel corso del Settecento l'arcidiocesi dovette molto soffrire dapprima per la peste del 1743, che causò la morte di 30.000 persone tra cui anche l'arcivescovo Tommaso Vidal; e poi per il terremoto del 1783, che causò ingenti danni e danneggiò gravemente la cattedrale.

Nella prima metà dell'Ottocento Messina cedette porzioni di territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Nicosia (17 marzo 1817) e della diocesi di Acireale (27 giugno 1844); inoltre nel 1822 ventiquattro centri abitati furono ceduti alla diocesi di Patti. Nello stesso periodo anche la provincia ecclesiastica messinese fu modificata con l'acquisizione della diocesi di Nicosia (1817) e della diocesi di Lipari (1844), e la cessione della diocesi di Cefalù all'arcidiocesi di Palermo. Inoltre, nel 1883 papa Leone XIII unì aeque principaliter l'archimandritato del Santissimo Salvatore, da cinquant'anni vacante, all'arcidiocesi di Messina.

Dal 1861 per la morte di mons. Francesco di Paola Villadecani l'arcidiocesi fu sede vacante, anche per i tentativi del governo liberale di intervenire nella nomina dei vescovi, che era soggetta all'exequatur e alla pretesa di subentrare nel regio patronato ai precedenti monarchi, ossia di godere del diritto di presentazione dei vescovi. Nel 1865 il governo propose in colloqui informali di promuovere alla sede di Messina Luigi Natoli, vescovo di Caltagirone. La designazione piacque alla Santa Sede, ma fu ritardata, perché inserita in complesse trattative per le nomine delle altre sette diocesi siciliane che erano rimaste vacanti.[21]

Nell'ultimo quarto del XIX secolo l'arcivescovo Giuseppe Guarino curò l'applicazione dei decreti del Concilio di Trento in chiave pastorale, fornendo ai sacerdoti una profonda preparazione culturale e spirituale negli studi del seminario. Era questa una risposta al generale processo di laicizzazione della cultura e di secolarizzazione della società, che cercava di superare una religiosità basata in larga parte sugli aspetti cultuali e promuoveva esempi di applicazione concreta della dottrina nella vita sociale, tanto da parte dei sacerdoti quanto da parte dei laici, chiamati a un impegno sociale.[22]

Nel primo Novecento l'arcidiocesi e la città di Messina vissero due momenti altamente drammatici: il terremoto del 1908, che distrusse il 90% degli edifici (tra cui la cattedrale e la maggior parte delle chiese e delle case religiose) e fece 80.000 morti; il bombardamento alleato del giugno 1943, che provocò nuovamente la distruzione della cattedrale, che bruciò per tre giorni consecutivi.

Le sedi unite

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Il 20 dicembre 1976 Ignazio Cannavò, coadiutore dell'arcivescovo di Messina, fu nominato prelato di Santa Lucia. Il 3 giugno successivo divenne arcivescovo di Messina con il titolo di archimandrita del Santissimo Salvatore. Infine, il 10 dicembre 1977 venne nominato anche vescovo di Lipari. Da questo momento le tre sedi furono unite in persona episcopi, governate cioè da un unico vescovo.

Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i vescovi, le sedi di Messina e di Lipari e la prelatura di Santa Lucia del Mela sono state unite con la formula plena unione e la circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale. Inoltre è stato stabilito che all'arcivescovo pro tempore spetti anche il titolo di archimandrita del Santissimo Salvatore.

A Ignazio Cannavò, ritiratosi per raggiunti limiti di età nel 1997, è seguito Giovanni Marra fino al 18 novembre 2006 quando si ritira anche egli per raggiunti limiti di età. Lo stesso giorno è nominato arcivescovo Calogero La Piana, salesiano, che si dimette il 24 settembre 2015 per motivi di salute. Dopo poco più di un anno di amministrazione apostolica, inizialmente del vescovo Antonino Raspanti e poi dell'arcivescovo Benigno Luigi Papa, O.F.M.Cap., il 20 ottobre 2016 viene nominato arcivescovo metropolita e archimandrita Giovanni Accolla, del clero dell'arcidiocesi di Siracusa.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Sede di Messina

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Sant'Eleuterio †[25]
Capitone †[26]
Alessandro †
Giovanni †[27]
Giustiniano †[28]
  • Eucarpo I † (menzionato nel 502)[29]
Peregrino †[30]
  • Eucarpo II † (prima del 558 - dopo il 560)
  • Felice † (prima del 591 - dopo il 593)
  • Dono † (prima del 595 - dopo il 603)
Felice †
Guglielmo †[31]
Ippolito †[36]
  • Sede soppressa (X-XI secolo)

Sede di Lipari

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Sede di Santa Lucia del Mela

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Sede di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela

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Santi patroni

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Santi della diocesi

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L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 490.000 persone contava 488.000 battezzati, corrispondenti al 99,6% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
arcidiocesi di Messina
1949 399.000 400.000 99,8 454 294 160 878 270 1.700 250
1970 478.000 495.500 96,5 502 274 228 952 292 1.120 214
1980 447.100 457.000 97,8 417 241 176 1.072 230 944 239
diocesi di Lipari
1949 20.000 20.000 100,0 51 48 3 392 5 16 26
1970 13.000 13.000 100,0 37 34 3 351 3 24 26
1980 13.048 13.550 96,3 24 24 - 543 - 17 26
prelatura di Santa Lucia del Mela
1950 19.940 20.550 97,0 42 21 21 474 - 20 9
1970 17.613 17.716 99,4 20 14 6 880 6 23 11
1980 ? 17.100 ? 22 16 6 ? 16 6 11
arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela
1990 514.000 526.000 97,7 483 267 216 1.064 15 278 913 241
1999 503.000 518.360 97,0 435 248 187 1.156 46 237 720 243
2000 503.000 518.360 97,0 435 250 185 1.156 46 236 706 243
2001 503.000 518.360 97,0 415 235 180 1.212 53 240 690 244
2002 503.000 518.360 97,0 420 238 182 1.197 53 210 675 244
2003 486.329 487.429 99,8 343 241 102 1.417 62 165 502 244
2004 486.329 487.429 99,8 346 241 105 1.405 62 232 489 244
2013 515.900 517.300 99,7 372 232 140 1.386 80 216 462 245
2016 498.000 523.000 95,2 352 225 127 1.414 82 177 390 246
2019 494.000 496.018 99,6 356 230 126 1.387 81 195 302 246
2021 488.000 490.000 99,6 337 217 120 1.448 82 183 295 247
  1. ^ a b Vescovo titolare di Nicopoli all'Jantra.
  2. ^ Dal sito Gcatholic.
  3. ^ Elenco nel sito ufficiale, su diocesimessina.it (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  4. ^ Rodriquez, Breve cenno storico..., pp. 273-274.
  5. ^ La nascita del Cristianesimo nelle Eolie (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016)., Archivio storico eoliano.
  6. ^ Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes., Parigi 1981, Notitia 3, p. 242, nº 624; Notitia 7, p. 278, nº 287.
  7. ^ Testo della bolla pontificia in: Luciano Catalioto, Il Vescovato di Lipari-Patti in età normanna (1088-1194). Politica, economia, società in una sede monastico-episcopale della Sicilia, Intilla, Messina, 2007, pp. 86-88, e doc. 30 e 31.
  8. ^ Fin dal 1094 è attestata la donazione della chiesa di Santa Lucia di Milazzo, «con sette villani e rispettive famiglie», agli abati di Lipari. Mellusi, Alle origini..., p. 167.
  9. ^ Sulle complesse vicende che portarono alla separazione delle due sedi, vedasi: Frate Umbertino e la separazione della diocesi. Le mire del duca Martino. Papa Bonifacio IX divide la diocesi (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015)., Archivio Storico Eoliano.
  10. ^ Breve in Sicilia Sacra, vol. II, pp. 956-957.
  11. ^ Breve in Sicilia Sacra, vol. II, pp. 964-965.
  12. ^ a b Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  13. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 20, 26 gennaio 1987, p. 20 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 8 parrocchie della diocesi di Lipari che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 12 gennaio 1987 su richiesta del vescovo di Lipari del 1º settembre 1986.
  14. ^ Santa Lucia nella piana di Milazzo. L'attuale toponimo del Mela risale solo al 1862. Mellusi, Alle origini..., p. 166.
  15. ^ Mellusi, Alle origini..., p. 170.
  16. ^ Sicilia sacra, II, p. 1349.
  17. ^ A. Salvietti, Storia di politica ecclesiastica, Trieste (s.i.d.), p. 97. Si veda anche Andrea Gallo, Codice ecclesiastico sicolo, Carini, 1846. Nel 1818 l'arcivescovo prelato Gabriele Maria Gravina (siciliano e già vescovo di Catania) divenne Cappellano maggiore del Regno delle Due Sicilie per l'unione del clero palatino dei due regni (di Napoli e Sicilia) rinunciando dopo pochi mesi alla prelatura di Santa Lucia del Mela (su indicazione del Re stesso), sancendone la separazione dal ruolo di "Cappellano maggiore del Re" dopo sei secoli.
  18. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 9, 13 gennaio 1987, p. 6 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 8 parrocchie della Prelatura di Santa Lucia del Mela che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 23 dicembre 1986 su richiesta del prelato del 1º settembre 1986.
  19. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 36, 13 febbraio 1987, Supplemento straordinario nº 7, p. 49 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 27 parrocchie dell'archimandritato che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 15 gennaio 1987 su richiesta dell'archimandrita del 1º settembre 1986.
  20. ^ Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes., Parigi 1981, Notitia 2, p. 222, nº 232; Notitia 3, p. 242, nº 622; Notitia 7, p. 278, nº 276.
  21. ^ Gaetano Zito, L'arcivescovo Guarino, la Santa Sede e le Chiese di Sicilia. Nomine vescovili tra regio patronato ed exequatur., in Il cardinale Giuseppe Guarino e il suo tempo. Chiesa, movimenti, istituzioni civili nella Sicilia di fine Ottocento, a cura di Cesare Megazzù e Giovan Giuseppe Mellusi, Atti del Convegno di studi, Messina 16-17 marzo 2012, Messina, 2013, pp. 257-258, 269 ISBN 978-88-87617-56-6
  22. ^ Gaetano Zito, L'arcivescovo Guarino, la Santa Sede e le Chiese di Sicilia. Nomine vescovili tra regio patronato ed exequatur., in Il cardinale Giuseppe Guarino e il suo tempo. Chiesa, movimenti, istituzioni civili nella Sicilia di fine Ottocento, a cura di Cesare Megazzù e Giovan Giuseppe Mellusi, Atti del Convegno di studi, Messina 16-17 marzo 2012, Messina, 2013, p. 255, ISBN 978-88-87617-56-6
  23. ^ Protovescovo della diocesi messinese, la prima menzione della sua memoria liturgica appare in: G. Buonfiglio e Costanzo, Messina Città Nobilissima, Venezia, 1606, p. 79: «...a' venticinque dell'istesso [gennaio] della conversione di S. Paolo, in memoria della sua predicatione, et elettione di Barchirio primo Vescovo della Città» (Mellusi, Dalla Lettera della Madonna alla Madonna della Lettera, p. 257). Alcuni storici hanno fatto di Bacchilo e Barchirio due vescovi distinti (D'Avino, Cenni storici..., p. 335).
  24. ^ Secondo la tradizione Barchirio fu il primo vescovo consacrato da san Paolo prima di subire il martirio a Roma: Filippo Giacomo d'Arrigo (abate), La verità svelata nel dritto restituito a chi si deve, overo Prerogative, e privilegj della nobile,, Venezia, Domenico Tobacco, 6 gennaio 1733, p. 124. URL consultato il 2 maggio 2019 (archiviato il 2 maggio 2019).. Titolo esteso: "La verità svelata nel dritto restituito a chi si deve, overo Prerogative, e privilegj della nobile, esemplare città di Messina capitale del Regno di Sicilia. Opera dell'abbate d. Filippo Giacomo d'Arrigo dottore di sagra teologia, dedicata all'eccellentiss. signor d. Michele Ardonio... per Michele Ardoino, con licenza dei superiori"
  25. ^ L'inserimento di questo vescovo nella cronotassi messinese nasce da un'errata lettura di una passio, dove fu letto Apuliam Messenam invece di Apuliam Aecanam; questo presunto vescovo è infatti il santo venerato a Eca in Puglia. Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., p. 616). Caraffa, voce Eleuterio, in Bibliotheca Sanctorum, IV, Roma, 1964, coll. 1012-1016.
  26. ^ Documentato da alcuni storici (D'Avino, Cenni storici..., p. 335) come prelato messinese presente al primo concilio di Nicea (325). Tuttavia a quel concilio non prese parte alcun vescovo siciliano, e nessun vescovo con questo nome appare nelle sessioni conciliari. Gelzer, Patrum Nicaenorum nomina (PDF)., Lipsia, 1898.
  27. ^ I vescovi Alessandro e Giovanni sono inseriti da alcuni storici (D'Avino, Cenni storici..., p. 335) tra i prelati che presero parte rispettivamente al concilio di Sardica (343/344) e al concilio di Calcedonia (451). In realtà, questi due prelati furono vescovi di Messene in Grecia.
  28. ^ D'Avino (p. 335) menziona questo vescovo «rammentato nelle edizioni dei concili». Il suo nome è ignoto a Pirri, Cappelletti, Gams e Lanzoni.
  29. ^ Eucarpo è il primus episcopus certus di Messina, secondo Pirri (Sicilia sacra, col. 357).
  30. ^ Menzionato in alcune cronotassi tradizionali, è escluso da Pirri (Sicilia sacra, col. 357) in quanto vescovo di Miseno in Campania.
  31. ^ Felice (600) e Guglielmo (603) sono citati da D'Avino (Cenni storici..., p. 335) come discepoli di papa Gregorio Magno. I loro nomi appaiono tuttavia in alcune lettere spurie del pontefice (Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., p. 616). Inoltre il nome Guglielmo, di origine germanica, appare improponibile nella Sicilia bizantina del VII secolo.
  32. ^ a b Vitalien Laurent, Le Corpus des sceaux de l'empire byzantin, V, 1963, pp. 706-707, nnº 899-900.
  33. ^ Presente al sinodo romano del 649. Secondo Pirri anche questo vescovo potrebbe appartenere alla diocesi di Miseno; Gams lo inserisce nella sua cronotassi, ma con due punti interrogativi; per Kehr invece è certamente vescovo di Messina.
  34. ^ Benedetto partecipò al sinodo lateranense del 679 (Wilhelm Levison, Die Akten der römischen Synode von 679 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016)., in Zeitschrift der Savigny-Stiftung fur Rechtsgeschichte. Kanonistische Abteilung, 2 (1912), p. 278) e a quello del 680 in preparazione al concilio ecumenico del 680-681. Non prese parte al concilio ecumenico, come invece affermano Pirri e Cappelletti.
  35. ^ Kehr ammette anche il vescovo Filippo nell'879, che Michel Le Quien inserisce invece tra i vescovi di Messene.
  36. ^ Inserito da D'Avino nella cronotassi messinese al X secolo. Ignoto a tutti gli altri autori (Pirri, Cappelletti e Gams).
  37. ^ Nel dicembre 1182 Richard Palmer è ancora documentato come vescovo di Siracusa, mentre il 9 febbraio 1183 è menzionato per la prima volta come arcivescovo di Messina. Kamp, pp. 1234 e 1013; Kehr, p. 341, nº 27.
  38. ^ a b c d e f g h Norbert Kamp, Kirche und Monarchie..., pp. 1010-1042.
  39. ^ La sede messinese risulta essere vacante il 26 maggio 1231 fino ad aprile 1232; Kamp, p. 1024.
  40. ^ Secondo Kamp (p. 1037), Bartolomeo Pignatelli era già arcivescovo di Messina dal 25 marzo 1266; Eubel indica entrambe le date (II, p. XXX).
  41. ^ Non poté prendere possesso della sede, per cui Roma lo nominò nel 1289 amministratore della diocesi di Nola, fino al suo trasferimento a Milano.
  42. ^ Gams inserisce in questo periodo due vescovi, Pietro e Federico de Guercis. Tuttavia, come annota Eubel (I, p. 337, nota 7), negli atti concistoriali è espressamente detto che Raimando de Pezzolis è eletto alla chiesa di Messina rimasta vacante dopo la morte di Guidotto de Abbiate.
  43. ^ M. Moscone, «LUNA, Pietro de». In: Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006, Vol. LXVI ( on-line (XML).
  44. ^ Il 17 dicembre 1819 fu nominato arcivescovo titolare di Cesarea di Palestina.
  45. ^ Nominato arcivescovo titolare di Serre.
  46. ^ Vescovo deposto in epoca ignota, era ancora vivo nel 593 (Lanzoni, p. 655).
  47. ^ Vescovo di Tauriana a cui papa Gregorio Magno affida l'amministrazione della diocesi di Lipari, risiedendo sull'isola (Lanzoni, p. 655).
  48. ^ Vescovo non ammesso da tutti gli autori; escluso per es. da D'Avino e Kehr.
  49. ^ Giuseppe Falzone, The Ecclesia Dei in early christian inscriptions: bishops, presbyters and deacons in Sicily., in Proceedings of the 15th Symposium on Mediterranean Archeology, held at the University of Catania, vol. II, 2015, p. 743, fig. 1.
  50. ^ La sede risulta essere vacante nel 1206; Kamp, op. cit., p. 1081.
  51. ^ In un diploma del 1219 è menzionato un "vescovo eletto", indicato semplicemente con la lettera iniziale del suo nome. In un altro documento del medesimo anno, del 19 settembre, la sede di Patti e Lipari risulta essere vacante e gestita da un R. administrator temporalium. Kamp, op. cit., p. 1083.
  52. ^ Il trasferimento a Capua ebbe breve durata o forse non si realizzò, perché il 27 marzo 1227 Giacomo è ancora documentato come vescovo di Patti e Lipari; Kamp, op. cit., p. 1083.
  53. ^ Secondo Ughelli (Italia sacra, vol. I, col. 778), Pagano sarebbe morto il 22 marzo 1246; tuttavia il suo episcopato non durò fino a quella data, essendo documentati altri vescovi, ignoti a Ughelli e a Pirri.
  54. ^ Pirri e gli autori che ne dipendono inseriscono dopo Pagano un vescovo di nome Rinaldo (dal 1248), frutto però di un'errata lettura dei manoscritti; si tratta in realtà di Rainaldo di Agrigento; Kamp, op. cit., p. 1095, nota 137.
  55. ^ Restano a tutt'oggi inspiegabili i motivi che spinsero il papa a confermare la nomina di Bartolomeo mentre era ancora in vita Filippo. Bartolomeo tuttavia riuscì a prendere possesso della propria Chiesa solo nel 1266.
  56. ^ Sulle intricate vicende che videro coinvolti i vescovi Filippo, Bonconte di Pendenza e Bartolomeo vedasi: Luciano Catalioto, La civitas Pactarum tra Svevi e Angioini: il controverso vescovato di Bartolomeo Varelli de Lentino (1252-1284)., in Mediterranea-Ricerche storiche, 29 (2013), pp. 447-472.
  57. ^ Secondo Eubel (vol. I, p. 384, note 7 e 8) Pietro I e Francesco di Pietro, documentati da Gams, sarebbero lo stesso vescovo, la cui elezione, fatta dal capitolo, fu respinta dalla Santa Sede.
  58. ^ Di fatto, dal 1392, Ubertino poté esercitare la sua giurisdizione episcopale solo su Lipari, essendogli impedito di mettere piede a Patti, dove il duca Martino nominò successivamente due amministratori apostolici: Giovanni di Aragona (1392-1393) e Giovanni di Thaust (1393-1397).
  59. ^ Dal 18 aprile 1399, sciolta l'unione di Patti e Lipari, Gattolo rimane vescovo solo della sede di Lipari.
  60. ^ Il 28 novembre 1558 venne nominato vescovo di Amelia.
  61. ^ Il 2 marzo 1722 fu nominato arcivescovo titolare di Apamea di Siria.
  62. ^ Contestualmente nominato arcivescovo titolare di Antinoe.
  63. ^ a b Contestualmente arcivescovo di Messina.
  64. ^ Contestualmente vescovo di Patti.
  65. ^ Biografia. di Airoldi Alfonso nel Dizionario Biografico degli Italiani (1960).
  66. ^ Eletto nel 1850.
  67. ^ Durante la successiva sede vacante furono amministratori apostolici Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, dal 24 settembre 2015 al 4 aprile 2016, e Benigno Luigi Papa, O.F.M.Cap., arcivescovo emerito di Taranto, dal 4 aprile 2016 al 7 gennaio 2017, giorno dell'ingresso di Giovanni Accolla.

Santa Lucia del Mela

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