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Franzo Grande Stevens

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Franzo Grande Stevens

Franzo Grande Stevens (Napoli, 13 settembre 1928) è un avvocato italiano, presidente onorario della Juventus.

Di origine anglo-siculo-partenopea, un ramo della famiglia è di Avola, mentre l'altro è inglese e a questo deve la seconda parte del cognome. Visse la sua adolescenza a Napoli, dove conseguì la maturità classica e la laurea in giurisprudenza presso l'Università Federico II, allievo di Alessandro Galante Garrone. Esaurita l'esperienza del praticantato al fianco dell'avvocato Francesco Barra Caracciolo di Basciano, si trasferì a Torino.

Iscritto all'Albo degli avvocati dal 1954, in poco tempo divenne una delle persone di fiducia di Gianni Agnelli. Fu soprannominato, come Vittorio Chiusano prima di lui, "l'avvocato dell'Avvocato". Nel 1976 partecipò in qualità di difensore d'ufficio al processo ai capi storici delle Brigate Rosse, assieme al presidente del consiglio dell'ordine degli avvocati di Torino, Fulvio Croce, che venne poi assassinato dai terroristi. Sulla vicenda scrisse Vita d'un avvocato, pubblicato con la Cedam nel 2000, ad oltre vent'anni dall'omicidio di Croce.

Nel tempo ha seguito le vicende societarie dei gruppi industriali più importanti del Paese, ricoprendo spesso cariche dirigenziali al loro interno. È stato Presidente della Toro Assicurazioni, della CIGA Hotels, della Cassa Nazionale Forense e, dal 1985 al 1991, del Consiglio Nazionale Forense. È stato vicepresidente della FIAT. Ha ricoperto la presidenza della Compagnia di San Paolo e siede nei consigli di amministrazione di IFIL e RCS. Tra i suoi clienti ci sono stati Carlo De Benedetti, Luigi Giribaldi, l'Aga Khan, Adriana Volpe, i Ferrero che gli hanno affidato la holding di famiglia, i Pininfarina e i Lavazza. Inoltre è stato presidente della squadra di calcio Juventus dal 2 agosto 2003, succedendo al defunto Vittorio Caissotti di Chiusano, fino allo scoppio di Calciopoli nel 2006, sostituito da Giovanni Cobolli Gigli; da allora è presidente onorario della società.

Vicende giudiziarie

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Il 26 marzo 2009 si è aperto ufficialmente il processo che lo coinvolge per l'equity swap di Ifi-IFIL ed Exor che nel 2005 consentì agli eredi Agnelli di mantenere il controllo della FIAT e che, secondo l'accusa fu tenuto nascosto per molti mesi alla CONSOB e al mercato. Secondo il gup di Torino, Francesco Moroni, doveva rispondere di aggiotaggio informativo. Coinvolti nell'inchiesta ci sono anche l'allora presidente dell'IFIL, Gianluigi Gabetti, e l'amministratore delegato d'IFI, Virgilio Marrone. Il 21 febbraio 2013 è stato condannato a 1 anno e 4 mesi, dopo che la Cassazione aveva annullato l'assoluzione. Un nuovo passaggio presso la Corte di Cassazione, tuttavia, porterà, il 17 dicembre 2013, all'annullamento della condanna per avvenuta prescrizione[1].

Altri progetti

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