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Antipositivismo

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Per antipositivismo s'intende non una corrente univoca, ma un orientamento di pensiero di autori che fanno capo a concezioni filosofiche diverse tra loro, ma accomunate da una forte opposizione al positivismo. [1]

Come osserva Nicola Abbagnano: «Nonostante questa profonda incidenza culturale, il Positivismo...ha finito per sembrare un nuovo dogmatismo, avente la pretesa di racchiudere l'uomo negli schemi riduttivi della scienza. Anzi, il Positivismo... è apparso come una nuova metafisica della scienza...Tutto ciò spiega la massiccia "reazione antipositivistica" che ha caratterizzato la filosofia degli ultimi decenni dell'Ottocento e degli inizi del Novecento.» A questa reazione ha contribuito lo sviluppo stesso delle scienze avvenuto proprio in contrasto con «il quadro gnoseologico ed epistemologico del Positivismo» [2]

Nascono così, tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, filosofie che hanno in comune una intensa opposizione al positivismo rivendicando, soprattutto in Francia con Émile Boutroux, Maurice Blondel, Henri Bergson il carattere spiritualista del pensiero indirizzato a «...riconoscere il primato della coscienza nell'interpretazione della realtà e a concepire la filosofia come auscultazione interiore e ripiegamento dell'anima su se stessa...» [3] e altre correnti di pensiero come il neoidealismo di Samuel Alexander, di Alfred North Whitehead e, in Italia, di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile che vogliono riaffermare la storia, «come sfera della libertà e dello spirito, e quindi di ogni valore morale, rispetto a quello della scienza sperimentale, come sfera della necessità e della natura, irresponsabile e perciò scevra di valori.» [4]

Diverse correnti idealistiche hanno apprezzato l'intento antimetafisico e antiastrattistico, del positivismo e hanno voluto presentarsi esse stesse come dotate di una maggiore "positività" nella loro stessa interpretazione del reale: «così, per es., tanto il pragmatismo del James e dello Schiller quanto l'intuizionismo del Bergson e la fenomenologia del Husserl si sono talora definiti come migliore o assoluto positivismo, e lo stesso termine è stato qualche volta usato anche a proposito dell'idealismo italiano contemporaneo (pur così antipositivistico nel suo iniziale atteggiamento polemico) per alludere al suo carattere di piena giustificazione della concreta esperienza.» [5]

Con il termine "antipositivismo" s'intende anche un diverso metodo d'indagine nello studio dei fenomeni sociali che si sostiene non possano essere indagati allo stesso modo dei fenomeni naturali utilizzando statistiche e esperimenti. Gli aderenti a questa corrente sociologica, chiamata anche "interpretativismo" o "sociologia interpretativa", si basano nei loro studi sulla ricerca etnografica, sulle conversazioni e analisi o su interviste aperte. [6]

  1. ^ Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di filosofia, Giunti Editore, 1999, p.426
  2. ^ Nicola Abbagnano, Protagonisti e testi della filosofia, Volume III, Paravia 1999 p. 420
  3. ^ Giovanni Fornero, Salvatore Tassinari, Le filosofie del Novecento, Pearson Italia S.p.a., 2006 p.181
  4. ^ Guido Calogero, in Enciclopedia italiana Treccani alla voce "Positivismo"
  5. ^ Guido Calogero, op.cit., ibidem
  6. ^ Massimo Contrafatto, Il social environmental reporting e le sue motivazioni. Teoria, analisi empirica e prospettive, Giuffrè Editore, 2009, p.129 e sgg.

Voci correlate

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