Altopiano Descartes
Altopiano Descartes | |
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Satellite naturale | Luna |
Veduta aerea dell'altipiano Descartes con indicate le formazioni geologiche visitate durante la missione Apollo 16. | |
Dati topografici | |
Coordinate | 8°58′22.84″S 15°29′53.23″E |
Maglia | LQ-20 (in scala 1:2.500.000) LAC-78 Theophilus (in scala 1:1.000.000) |
Localizzazione | |
L'altopiano Descartes[1] è un altopiano lunare scelto nel 1972 come obiettivo della missione Apollo 16.
L'altopiano si trova nell'area che circonda l'omonimo cratere da cui prende il nome.[2] Morfologicamente si possono distinguere due zone dell'altopiano: la piana Cayley e la formazione Descartes; quest'ultima è costituita dai detriti dei grandi eventi di impatto, in particolare di quello che ha formato il Mare Nectaris.[3]
I risultati della missione Apollo 16
[modifica | modifica wikitesto]La scelta di indirizzare la missione Apollo 16 verso l'altopiano fu dettata dalla necessità di raccogliere campioni di suolo lunare che fossero geologicamente differenti da quelli prelevati nelle precedenti missioni che avevano sempre raccolto esemplari dal suolo dei maria lunari. Inizialmente la scelta del luogo era tra l'altopiano Descartes e il cratere Alphonsus, si preferì infine il primo perché, oltre a presentare depositi di materiale più antico del Mare Imbrium, offriva, grazie ai crateri North Ray e South Ray di più recente formazione, la possibilità di studiare gli strati inferiori dell'altipiano in quanto scavati dagli impatti che avevano formato i due crateri.[4]
L'analisi dei campioni prelevati ribaltò le ipotesi fino ad allora accreditate secondo cui il materiale presente negli altipiani fosse di origine vulcanica frutto di una lava più viscosa di quella che aveva formato i maria; si rivelò invece che è breccia stratificatasi per ricaduta del materiale eiettato negli eventi di impatto che hanno formato i crateri.[5]
I crateri della zona presentavano un fondo vitreo simile a quello che sarebbe stato poi osservato nella valle Taurus-Littrow obiettivo della missione Apollo 17.
Venne inoltre posizionata al suolo una telecamera, la Far Ultraviolet Camera/Spectrograph, per ottenere immagini nell'ultravioletto del cielo osservato dalla Luna.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il nome, pur ampiamente usato nella documentazione della missione Apollo, non è mai stato adottato dall'IAU per la toponomastica ufficiale della Luna.
- ^ (EN) Apollo 16 Landing Site, in The Apollo Program, National Air and Space Museum. URL consultato il 18 aprile 2020.
- ^ D. Ben J. Bussey e Paul D. Spudis, Compositional Studies of the Orientale, Humorum, Nectaris, and Crisium Lunar Basins (PDF), in Journal of Geophysical Research, vol. 105, E2, 25 febbraio 2000, p. 4241. URL consultato il 16 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2018).
- ^ Apollo 16 Mission Landing Site Overview, in Apollo 16 Mission, Lunar and Planetary Institute. URL consultato il 12 settembre 2010.
- ^ Taylor, Gorton, Muir, Nance, Rudowski e Ware, Composition of the Descartes region, lunar highlands, in Geochimica et Cosmochimica Acta, vol. 37, n. 12, Dicembre 1973, pp. 2665–2683, Bibcode:1973GeCoA..37.2665T, DOI:10.1016/0016-7037(73)90271-8.