Vai al contenuto

Metropolia di Ancira

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
San Clemente di Ancira, martire all'epoca di Diocleziano.
Mappa delle metropolie del patriarcato di Costantinopoli nel XIX secolo.

La metropolia di Ancira (in greco: Ιερά Μητρόπολις Αγκύρας; Iera Mitropolis Ankyras) è una sede soppressa del patriarcato di Costantinopoli.

Ancira, l'odierna città di Ankara nel cuore dell'Anatolia, era la capitale della provincia romana della Galazia e poi della Galazia Prima, provincia sorta alla fine del IV secolo per divisione dell'antica regione storica. Nel V secolo la Galazia entrò a far parte della diocesi civile del Ponto.

Non si hanno dato certi sull'origine della comunità cristiana ad Ancira, che la tradizione fonda in età apostolica. Il Martirologio Romano ricorda diversi martiri di Ancira: Clemente vescovo e Agatangelo (23 gennaio), Basilio presbitero (22 marzo), Teodoto e le sette vergini (18 maggio), Proclo e Ilarione (12 luglio), Platone (22 luglio), Giuliano sacerdote (13 settembre), Nilo abate (12 novembre), Filomeno (29 novembre), Gemello (10 dicembre),

Nel IV secolo, con l'affermarsi del cristianesimo, poiché era capitale di una provincia romana, Ancira divenne sede metropolitana. Nelle Notitiae Episcopatuum occupa generalmente il 4º posto nell'ordine gerarchico delle metropolie del patriarcato di Costantinopoli, dopo Cesarea, Efeso e Eraclea.[1]

Ad Ancira furono celebrati alcuni sinodi regionali.[2] Tra questi si ricordano il sinodo del 273, che regolò alcune questioni riguardanti la disciplina ecclesiastica. E soprattutto il sinodo del 314, a cui presenziarono più di cento vescovi di quasi tutte le province asiatiche dell'Impero romano e i cui canoni, che sono giunti fino a noi, sono stati in larga parte recepiti dal concilio ecumenico di Nicea del 325: in esso fu stabilito il divieto riguardante diaconi, preti e vescovi di sposarsi dopo l'ordinazione; venne adottata una serie di misure riguardanti il reinserimento dei lapsi nella Chiesa, alcune norme penitenziali per vari peccati gravi (assassinio, peccati sessuali, magia) e un certo numero di regole disciplinari e amministrative concernenti il clero. Infine un terzo sinodo, di carattere semi-ariano, fu celebrato ad Ancira nel 358, presieduto dal locale vescovo Basilio.

La Notitia attribuita all'imperatore Leone VI e databile all'inizio del X secolo, attribuisce a Cesarea 8 diocesi suffraganee: Tavio, Giuliopoli, Aspona, Verinopoli, Mnizo, Cinna, Anastasiopoli (anticamente Lagania) e Calumene.[3] Le stesse suffraganee sono menzionate ancora nella Notitia del XII secolo, l'ultima che riporta l'elenco delle suffraganee per ogni sede metropolitana. La riduzione della popolazione cristiana nella regione dopo la conquista ottomana porterà alla scomparsa di tutte queste suffraganee, status già attestato dal XV secolo.[4]

Pur essendo documentata in tutte le fonti patriarcali, non è chiaro se Ancira, per i secoli XIV-XVII, fosse una sede residenziale o solamente titolare o se addirittura fosse stata soppressa. A causa della riduzione del numero dei fedeli, la metropolia viveva una difficile situazione economica, che non le permetteva il minimo necessario per la propria sussistenza. La stessa cronotassi episcopale evidenzia che in questi secoli si conoscono i nomi di pochissimi vescovi, e solo dal XVIII secolo la lista dei vescovi si fa più continua.[5]

La comunità ortodossa era ancora numerosa all'inizio del XX secolo, quando si contavano all'incirca 40.000 fedeli, per lo più Karamanlidi. La metropolia comprendeva il vilayet di Ankara, escluso il sangiaccato di Kayseri, che apparteneva alla metropolia di Cesarea;[4] dal 1794 cattedrale metropolitana era la chiesa di San Nicola.[5]

La comunità e l'arcidiocesi sono scomparse in seguito agli accordi del trattato di Losanna del 1923 che ha imposto obbligatoriamente lo scambio delle popolazioni tra Grecia e Turchia.

Il titolo di metropolita di Ancira è ancora assegnato dal patriarcato di Costantinopoli, ma è un semplice titolo vescovile non residenziale.[6] Finora il titolo di Ancira è stato assegnato in una sola occasione, il 10 luglio 2018, a Geremia Kallighiorghis, già metropolita della Svizzera.

Arcivescovi greci

[modifica | modifica wikitesto]

Arcivescovi titolari greci

[modifica | modifica wikitesto]
  • Geremia Kallighiorghis, dal 10 luglio 2018
  1. ^ Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Paris, 1981, indice p. 483, Ankyra, Ancyre, métropole de Galatia.
  2. ^ X. Le Bachelet, v. Ancyre (Conciles d'), in «Dictionnaire de théologie catholique», vol. I, coll. 1173-1177.
  3. ^ Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae…], pp 275-276, nn. 170-178.
  4. ^ a b Karalevsky, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. II, col. 1539.
  5. ^ a b Μουστάκας, Αγκύρας Μητρόπολις (Οθωμανική Περίοδος)], Εγκυκλοπαίδεια Μείζονος Ελληνισμού-Μικρά Ασία, 2002.
  6. ^ Benché non vi sia più una presenza cristiano-ortodossa nel territorio, dal punto di vista canonico la metropolia di Ancira non è mai stata formalmente soppressa dai patriarchi di Costantinopoli (Kiminas, The ecumenical patriarchate…, pp. 215 e seguenti).
  7. ^ (FR) Ernest Honigmann, Le concile de Constantinople de 394 et les auteurs du «Syntagma des XIV titres», in Paul Devos (dir.), Trois mémoires posthumes d'histoire et de géographie de l'Orient chrétien, Bruxelles, 1961, p. 38.
  8. ^ Già metropolita di Salona, esiliato nel 553 ad Antinoe in Egitto per essersi rifiutato di condannare i Tre Capitoli, ritornò dall'esilio e fu destinato alla sede di Ancira.
  9. ^ Theodoros, PMBZ nº 7686.
  10. ^ Theodulos, PMBZ nº 7990.
  11. ^ Già metropolita di Nicopoli in Epiro.
  12. ^ Gabriel, PMBZ nº 22023.
  13. ^ Gregorios, PMBZ nº 22403.
  14. ^ Ioannes, PMBZ nº 23176.
  15. ^ Theophilos, PMBZ nº 28170.
  16. ^ Ioannes, PBW 20768.
  17. ^ Michael, PBW 109.
  18. ^ Niketas, PBW 181.
  19. ^ Nikolaos, PBW 182.
  20. ^ Niketas, PBW 135.
  21. ^ Theophilos, PBW 20105.
  22. ^ Nikolaos, PBW 161.
  23. ^ Michael, PBW 302 .
  24. ^ (EL) Γερμανός, μιτρ. Σάρδεων, Ἐπισκοπικοὶ κατάλογοι τῶν ἐπαρχιών τῆς ἀνατολικῆς καὶ δυτικῆς Θράκης, Θρακικά, 6, 1935, p. 54.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Diocesi: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di diocesi