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Indice di miseria

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L'indice di sofferenza, o di infelicità, (a volte riportato come indice di miseria, quale mero calco linguistico dell'inglese misery index) è un indice economico, creato dall'economista Arthur Okun, basato sulla somma del tasso d'inflazione e del tasso di disoccupazione. È spesso erroneamente attribuito a Robert Barro, il quale, invece, creò un proprio indice simile a questo, con l'aggiunta di due ulteriori dati: il PIL ed il tasso ufficiale di sconto.

L'indice negli Stati Uniti

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Nella tabella è riportata la progressione dell'indice di miseria sotto le varie presidenze degli Stati Uniti dal 1948 ad oggi[1].

Posizione Presidente Periodo Media Minimo Massimo Inizio mandato Fine mandato Variazione
4 Harry Truman 1948–1952 7,88 Dic 1952 = 3,45 Gen 1948 = 13,63 13,63 3,45 -10,28
1 Dwight D. Eisenhower 1953–1960 6,26 Lug 1953 = 2,97 Apr 1958 = 10,98 3,28 7,96 4,68
3 John F. Kennedy 1961–1962 7,14 Lug 1962 = 6,40 Lug 1961 = 8,38 8,31 6,82 -1,49
2 Lyndon B. Johnson 1963–1968 6,77 Nov 1965 = 5,70 Lug 1968 = 8,19 7,02 8,12 1,10
8 Richard Nixon 1969–1973 10,57 Gen 1969 = 7,80 Dic 1973 = 13,61 7,80 17,01 9,21
10 Gerald Ford 1974–1976 14,93 Dic 1976 = 12,66 Gen 1975 = 19,90 16,36 12,66 -3,70
11 Jimmy Carter 1977–1980 20,27 Apr 1978 = 12,60 Giu 1980 = 21,98 12,72 19,72 7,00
9 Ronald Reagan 1981–1988 11,19 Dic 1986 = 7,70 Set 1981 = 19,33 19,99 9,72 -10,27
7 George H. W. Bush 1989–1992 9,68 Set 1989 = 9,64 Nov 1990 = 12,47 10,07 10,30 0,23
6 Bill Clinton 1993–2000 8,80 Apr 1998 = 5,74 Gen 1993 = 10,56 10,56 7,29 -3.27
5 George W. Bush 2001–2008 8,10 Ott 2006 = 5,71 Ago 2008 = 11,47 7,93 7,29 -0,64
N/A Barack Obama 2009–2017 8,58
Dati incompleti
Lug 2009 = 7.30 Nov 2009 = 11,84 7,63 N/A
(11,84 Nov 2009)
4,21

La competizione elettorale Carter-Reagan

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Durante la campagna presidenziale del 1976, il candidato democratico Jimmy Carter puntò molto sull'indice (ai tempi era intorno al 13,50), sostenendo come lui fosse il candidato ideale per risolvere le questioni economiche e sociali che l'alto livello dell'indice di miseria sottolineava. Nonostante le promesse elettorali, durante i quattro anni dell'amministrazione Carter l'indice continuò a salire, toccando il livello più alto mai raggiunto nella sua storia: 21,98. Nelle presidenziali del 1980 il repubblicano Ronald Reagan puntò molto su questo fallimento di Carter, riuscendo ad ottenere la presidenza degli Stati Uniti. Negli otto anni dell'amministrazione reaganiana l'indice calò vistosamente arrivando a 9,72, un livello che non toccava da inizio anni '70.

Critiche negative

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La formulazione dell'indice, come semplice somma non pesata di due parametri disomogenei, ha ricevuto delle critiche negative. Uno studio del 2001, basato su ricerche condotte su larga scala in Europa e Stati Uniti, ha tratto la conclusione che la disoccupazione influenza in misura molto maggiore la percezione dell'infelicità rispetto all'inflazione. Ne consegue che l'indice di miseria di base sottovaluta l'infelicità attribuibile al tasso di disoccupazione, rispetto a quella attribuita all'inflazione: "le stime suggeriscono che la gente scambierebbe un punto percentuale di disoccupazione per un aumento di 1,7 punti del tasso di inflazione".[2]

L'economista di Harvard Robert Barro creò nel 1999 il "Barro Misery Index" (BMI).[3] L'indice BMI prendeva la somma dell'inflazione e della disoccupazione, e aggiunge il tasso di interesse, più (meno) la previsione breve (surplus) tra PIL e la previsione di crescita.

Nei tardi anni 2000, l'economista della Johns Hopkins Steve Hanke applicò l'indice di Barro a diversi Stati degli USA.[4]

Hanke ha recentemente elaborato un indice mondiale World Table of Misery Index Scores.[5] Questa tabella include la lista di 89 nazioni, dalla peggiore alla migliore, con dati al 31 dicembre 2013.

World Table of Misery Index Scores al 31 dicembre 2013.

Gli economisti Jonathan Nitzan e Shimshon Bichler trovano una correlazione similare tra il "l'indice di stagflazione" e la fusione di società (fusioni e acquisizioni) negli USA negli anni'30. Nella loro teoria, la stagflazione è una forma di sabotaggio politico economico per raggiungere accumuli differenziali, nel caso di mancate fusioni e acquisizioni.[6]

Indice di miseria 2016

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Indice di Miseria 2016[7]
Classifica dal peggiore al migliore
Posizione Nazione Indice di miseria Fattore principale di miseria
1 Venezuela (bandiera) Venezuela 573.4 Prezzi al consumo
2 Argentina (bandiera) Argentina 83.8 Prezzi al consumo
3 Brasile (bandiera) Brasile 75 Quote interessi
4 Sudafrica (bandiera) Sudafrica 44.9 Disoccupazione
5 Egitto (bandiera) Egitto 43.9 Prezzi al consumo
6 Ucraina (bandiera) Ucraina 36 Quote interessi
7 Azerbaigian (bandiera) Azerbaigian 35.9 Prezzi al consumo
8 Turchia (bandiera) Turchia 30.7 Quote interessi
9 Iran (bandiera) Iran 29.3 Quote interessi
10 Colombia (bandiera) Colombia 28.7 Quote interessi
11 Grecia (bandiera) Grecia 28.1 Disoccupazione
12 Russia (bandiera) Russia 27.4 Quote interessi
13 Algeria (bandiera) Algeria 24.2 Disoccupazione
14 Kazakistan (bandiera) Kazakistan 24.1 Quote interessi
15 Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita 23 Disoccupazione
16 Perù (bandiera) Perù 22.1 Quote interessi
17 Spagna (bandiera) Spagna 19.1 Disoccupazione
18 Ecuador (bandiera) Ecuador 18.4 Quote interessi
19 Indonesia (bandiera) Indonesia 17.5 Quote interessi
20 India (bandiera) India 17.1 Quote interessi
21 Portogallo (bandiera) Portogallo 15.5 Disoccupazione
22 Sri Lanka (bandiera) Sri Lanka 14.8 Quote interessi
23 Italia (bandiera) Italia 14.7 Disoccupazione
24 Pakistan (bandiera) Pakistan 14.4 Quote interessi
25 Cile (bandiera) Cile 14.4 Disoccupazione
26 Messico (bandiera) Messico 12.5 Quote interessi
27 Belgio (bandiera) Belgio 11.8 Disoccupazione
28 Bulgaria (bandiera) Bulgaria 11.7 Disoccupazione
29 Polonia (bandiera) Polonia 11.5 Disoccupazione
30 Canada (bandiera) Canada 11.3 Disoccupazione
31 Francia (bandiera) Francia 11.3 Disoccupazione
32 Australia (bandiera) Australia 11.1 Disoccupazione
33 Finlandia (bandiera) Finlandia 10.9 Disoccupazione
34 Regno Unito (bandiera) Regno Unito 10 Disoccupazione
35 Hong Kong (bandiera) Hong Kong 10 Quote interessi
36 Norvegia (bandiera) Norvegia 9.8 Disoccupazione
37 Filippine (bandiera) Filippine 9.6 Disoccupazione
38 Nuova Zelanda (bandiera) Nuova Zelanda 9.4 Quote interessi
39 Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti 9.4 Disoccupazione
40 Vietnam (bandiera) Vietnam 9.3 Quote interessi
41 Slovacchia (bandiera) Slovacchia 9.2 Disoccupazione
42 Rep. Ceca (bandiera) Rep. Ceca 8.7 Disoccupazione
43 Irlanda (bandiera) Irlanda 8.6 Disoccupazione
44 Svezia (bandiera) Svezia 8.4 Disoccupazione
45 Austria (bandiera) Austria 7.9 Disoccupazione
46 Danimarca (bandiera) Danimarca 7.8 Disoccupazione
47 Singapore (bandiera) Singapore 7.6 Quote interessi
48 Taiwan (bandiera) Taiwan 7.1 Disoccupazione
49 Israele (bandiera) Israele 6.8 Disoccupazione
50 Romania (bandiera) Romania 6.4 Disoccupazione
51 Paesi Bassi (bandiera) Paesi Bassi 6.3 Disoccupazione
52 Ungheria (bandiera) Ungheria 6.2 Disoccupazione
53 Malaysia (bandiera) Malaysia 5.9 Quote interessi
54 Germania (bandiera) Germania 5.5 Disoccupazione
55 Svizzera (bandiera) Svizzera 5.5 Disoccupazione
56 Corea del Sud (bandiera) Corea del Sud 5.5 Disoccupazione
57 Thailandia (bandiera) Thailandia 4.9 Quote interessi
58 Cina (bandiera) Cina 4.5 Quote interessi
59 Giappone (bandiera) Giappone 0.4 Disoccupazione
  1. ^ The US Misery Index by President January 1948 to November 2009, su miseryindex.us. URL consultato il 22 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2006).
  2. ^ Di Tella, Rafael; MacCulloch, Robert J. and Oswald, Andrew (2001), "Preferences over Inflation and Unemployment: Evidence from Surveys of Happiness", American Economic Review, 91(1), pp.335-341. p340
  3. ^ Robert J. Barro, Reagan Vs. Clinton: Who's The Economic Champ?, su Bloomberg.
  4. ^ Steve H. Hanke, Misery in MENA, su cato.org, Cato Institute: appeared in Globe Asia, March 2011.
  5. ^ Steve H. Hanke, Measuring Misery around the World, su cato.org, Cato Institute: appeared in Globe Asia, May 2014.
  6. ^ Nitzan and Bichler, Capital as Power: A Study of Order and Creorder, RIPE Series in Global Political Economy, Routledge, 2009, pp. 384–386.
  7. ^ The World’s Most – And Least – Miserable Countries in 2016

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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