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Imre Madách

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Imre Madách

Imre Madách (Dolná Strehová, 20 gennaio 1823Dolná Strehová, 5 ottobre 1864) è stato un drammaturgo e scrittore ungherese.

Di famiglia nobile, studiò filosofia, laureandosi in legge a Pest nel 1844; fu un funzionario di provincia. Partecipò alla Rivoluzione del 1848 in Ungheria, rappresentante del partito aristocratico liberale, ma al crollo della rivoluzione venne sempre più emarginato, e anche arrestato nel 1851, per aver aiutato un perseguitato politico.

Dall'isolamento e dal fallimento politico nacque La tragedia dell'uomo, l'opera principale di Madách, che fino ad allora era un nobile di campagna senza nessuna fama letteraria. Mandò il manoscritto al poeta Arany[1] che lo incoraggiò entusiasticamente e gli suggerì alcune correzioni al testo.

Aderente all'individualismo romantico, si dimostrò attento al tema delle classi sociali elaborato dalla filosofia idealista.

La tematica basilare della sua opera è infatti l'alternanza tra le epoche individualiste e quelle collettiviste, senza alcuna possibilità di sviluppo, ma con una visione religiosa pessimistica della storia: Dio segue l'uomo nelle sue lotte, che però si rivelano inutili.

  • Lantvirágok (1840)
  • La regina Maria (Mária királynő, 1840-1855)
  • Férfi és nő (1843)
  • Csák végnapjai (1843-1861)
  • Vadrózsák (1844)
  • Il civilizzatore (A civilizátor, 1859)
  • Mosè (Mózes, 1861)
  • La tragedia dell'uomo (Az ember tragédiája, 1852-1861)
  • Tündérálom (1864)

La tragedia dell'uomo

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Illustrazione di Mihály Zichy: La tragedia dell'uomo (Az ember tragédiája).

L'opera più importante di Imre Madách è La tragedia dell'uomo (in ungherese Az ember tragédiája). È stata tradotta in più di 18 lingue e rappresentata largamente nel mondo. Oggi è la principale pièce nel repertorio teatrale ungherese ed è una lettura obbligatoria per gli studenti delle scuole superiori. Parecchi versi vengono citati di frequente o sono divenuti dei modi di dire.

Inizialmente il dramma venne dato alla stampa e pubblicato, ma non messo in scena: la sua realizzazione infatti prevedeva innumerevoli cambiamenti di scena (ben 15) che erano difficilmente eseguibili con i mezzi tecnici dell'epoca.

La tragedia dell'uomo è influenzata dal Faust di Goethe ed elabora dei concetti affini. La previsione della scomparsa dell'uomo è stata interpretata come una reazione alla ragione illuminista e un rifiuto della fede nel progresso, oltre che un riflesso della vanità delle cose umane.

L'opera è composta di quindici scene, per un totale di circa 4.000 versi nei quali vengono rappresentate dieci epoche storiche. I personaggi principali sono Adamo, Eva e Lucifero. I tre viaggiano nel tempo facendo tappa nei momenti decisivi della storia umana. Lucifero cerca di convincere Adamo che la vita è senza senso e lo sarà sempre di più, finché il genere umano non si estinguerà. Adamo e Lucifero vengono presentati all'inizio di ogni scena: Adamo ricopre vari ruoli importanti nella storia, mentre Lucifero generalmente è un servo o un consigliere. Eva entra solo più tardi, a scena in corso.

  1. ^ J. Arany (1817-1882), amico di Petőfi, fu uno dei più grandi poeti dell'Ottocento ungherese.

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