Andrzej Duda
Andrzej Duda | |
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Ritratto ufficiale, 2019 | |
Presidente della Polonia | |
In carica | |
Inizio mandato | 6 agosto 2015 |
Capo del governo | Ewa Kopacz Beata Szydło Mateusz Morawiecki Donald Tusk |
Predecessore | Bronisław Komorowski |
Membro del Sejm | |
Durata mandato | 8 novembre 2011 – 1º luglio 2014 |
Legislatura | VII |
Circoscrizione | Cracovia II, 13º distretto |
Europarlamentare | |
Durata mandato | 1º luglio 2014 – 25 maggio 2015 |
Legislatura | VIII |
Gruppo parlamentare | ECR |
Circoscrizione | Polonia |
Collegio | 10 - Cracovia |
Dati generali | |
Partito politico | Indipendente (dal 2015) Diritto e Giustizia (2005 - 2015) Unione della Libertà (2000-2001) |
Titolo di studio | dottorato in giurisprudenza |
Università | Università Jagellonica |
Professione | docente universitario |
Firma |
Andrzej Sebastian Duda (AFI: 'andʐɛj ˈduda · ; Cracovia, 16 maggio 1972) è un politico e avvocato polacco, presidente della Repubblica di Polonia dal 2015 ed esponente del partito Diritto e Giustizia.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]In gioventù è stato coinvolto nel movimento scout. Nel 1996 si è laureato presso la facoltà di giurisprudenza e Amministrazione presso l'Università Jagellonica di Cracovia. Ha ricoperto la carica di Segretario di Stato sotto il presidente Lech Kaczyński[1]. Dopo l'incidente dell'aereo presidenziale polacco dal 2010 è stato consigliere della città di Cracovia. Nel 2011 è stato eletto membro del Parlamento polacco[2]. Nel 2014 è stato eletto deputato al Parlamento europeo[3].
Nel novembre 2014 Jarosław Kaczyński propone Duda come candidato presidente del PiS;[4] e il 6 gennaio 2015 la direzione del partito nomina Duda come candidato ufficiale del partito alle elezioni presidenziali polacche nel 2015.[5] Al ballottaggio del 24 maggio 2015 Andrzej Duda ha sconfitto il rivale Bronisław Komorowski, col 51,55% dei voti contro il 48,45%, risultando eletto alla carica di Presidente della Polonia.[6]
Presidenza
[modifica | modifica wikitesto]Ha assunto ufficialmente la carica il 6 agosto 2015, giurando nelle mani del Maresciallo del Sejm davanti al Parlamento polacco in seduta comune.[7]
Nel settembre 2015 si è opposto al piano europeo di ricollocamento dei rifugiati, indicandolo come un'imposizione da parte dei paesi europei più ricchi.[8]
Dopo le elezioni parlamentari, che hanno visto un successo del partito del presidente, Diritto e Giustizia, il 16 novembre 2015 ha concesso la grazia a Mariusz Kamiński, ex capo del Centralne Biuro Antykorupcyjne (l'Ufficio Centrale Anticorruzione), nominato il giorno prima coordinatore dei servizi segreti dal governo Szydło, e a tre suoi ex funzionari. Kamiński era stato condannato in primo grado a tre anni di carcere per aver oltrepassato le proprie competenze.[9] La concessione della grazia prima di un giudizio definitivo è stata ritenuta illegale da alcuni giuristi[10].
Il 28 dicembre 2015 il presidente ha firmato una legge di riforma del tribunale costituzionale, che, secondo i suoi critici, renderebbe impossibile per il tribunale costituzionale continuare a svolgere il ruolo di autorità di controllo del governo[11], mentre, secondo il Consiglio d'Europa, indebolirebbe lo stato di diritto e la stessa democrazia polacca[12]. Il 7 gennaio successivo il presidente ha firmato un'altra legge approvata dal nuovo parlamento, che prevede che i dirigenti della radio e della televisione pubblica siano nominati e licenziati dal ministero del tesoro. Anche riguardo a questa legge il Consiglio d'Europa aveva espresso le sue preoccupazioni, chiedendo al presidente Duda di non firmarla.[13]
La questione della giustizia è tornata alla ribalta nel luglio 2017. Il 20 luglio il Sejm (la camera bassa del parlamento), con una maggioranza formata dai deputati di Diritto e Giustizia, il partito di governo che è anche il partito di provenienza del presidente Duda, ha approvato tre leggi di riforma del sistema giudiziario. In protesta contro questo voto sono scese in piazza decine di migliaia di persone.[14][15] Le tre leggi davano al ministro della giustizia e al Parlamento poteri sulla nomina dei membri rispettivamente della Corte Suprema e del Consiglio Nazionale della Magistratura, oltre alla selezione dei presidenti dei tribunali ordinari.[16] Quattro giorni più tardi, il 24 luglio, il presidente ha annunciato che avrebbe messo il veto su due di queste tre leggi (quelle riguardanti Tribunale costituzionale e Consiglio Nazionale della Magistratura), e che le avrebbe quindi rimandate alle camere (rendendo così molto difficile la loro approvazione), affermando che le norme previste dalle due leggi erano fuori dalla "tradizione costituzionale polacca" e di voler impedire che si potessero approfondire le divisioni nella società polacca.[17][18] Precedentemente il presidente aveva proposto al suo stesso partito un compromesso, chiedendo di innalzare la maggioranza necessaria da parte del parlamento per poter nominare i giudici nei vari organi, rendendo così obbligatorio il coinvolgimento di almeno una parte dell'opposizione.[19] A causa dell'approvazione della terza legge sulla nomina dei presidenti dei tribunali ordinari (firmata dal presidente), la Commissione europea ha comunque aperto una procedura d'infrazione contro la Polonia il 29 luglio.[20] Nel luglio del 2020, a seguito delle elezioni presidenziali, Duda viene riconfermato con il 51,21% dei voti, prevalendo sul candidato d'opposizione, il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski[21].
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze polacche
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Andrzej Duda: spóźniony pociąg do polityki, su gazetakrakowska.pl. URL consultato il 31 gennaio 2015.
- ^ Andrzej Duda, su sejm.gov.pl. URL consultato il 31 gennaio 2015.
- ^ Parlamento Europeo / Deputati, su europarl.europa.eu. URL consultato il 31 gennaio 2015.
- ^ (EN) MEP Duda revealed as conservative presidential candidate, in thenews.pl, 12 novembre 2014. URL consultato il 17 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2015).
- ^ (PL) Duda oficjalnym kandydatem na prezydenta. Kaczyński: Polska potrzebuje zmian, su tvn24.pl. URL consultato il 31 gennaio 2015.
- ^ Polonia, l’euroscettico Duda nuovo presidente, in La Stampa, 24 maggio 2015. URL consultato il 17 settembre 2017.
- ^ (DE) Andrzej Duda als neuer polnischer Präsident vereidigt, in Der Standard, 6 agosto 2015..
- ^ (EN) Poland's Duda Blasts EU `Dictate of the Strong' on Migrants, in Bloomberg, 8 settembre 2015. URL consultato il 15 settembre 2017.
- ^ (PL) Prezydent Duda ułaskawił Mariusza Kamińskiego, in tvn24.pl, 17 novembre 2015.
- ^ (PL) Ewa Siedlecka, Czy prezydent złamał konstytucję? Prawnicy podzieleni, in Gazeta Wyborcza, 18 novembre 2015.
- ^ (DE) Duda setzt umstrittene Verfassungsreform in Kraft, in Der Spiegel, 28 dicembre 2015.
- ^ In Polonia la riforma della corte costituzionale mette a rischio la democrazia., in Internazionale, 11 marzo 2016.
- ^ (EN) Bernard Osser, Polish president seals government control of state media, in AFP, 7 gennaio 2016. URL consultato il 15 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2017).
- ^ Polonia, Parlamento approva riforma Corte suprema: proteste in piazza in tutto il Paese, in La Repubblica, 20 luglio 2017. URL consultato il 17 settembre 2017.
- ^ (EN) Poland court bill: Parliament votes for judicial reforms, in BBC, 20 luglio 2017. URL consultato il 17 settembre 2017.
- ^ (EN) Poland's President Duda vetoes judicial reforms after protests, in BBC, 24 luglio 2017. URL consultato il 17 settembre 2017.
- ^ (EN) President to veto two judicial bills, says will sign bill on common courts, su President.pl, 24 luglio 2017. URL consultato il 17 settembre 2017.
- ^ Andrea Tarquini, Polonia, a sorpresa il presidente blocca la contestata riforma della Corte suprema, in La Repubblica, 24 luglio 2017. URL consultato il 17 settembre 2017.
- ^ (EN) Poland court bill: President proposes compromise move, in BBC, 18 luglio 2017. URL consultato il 17 settembre 2017.
- ^ Polonia, Bruxelles avvia procedura di infrazione per la riforma della giustizia, in La Repubblica, 29 luglio 2017. URL consultato il 17 settembre 2017.
- ^ Elezioni in Polonia, vince di misura il presidente Duda, su repubblica.it. URL consultato il 14 luglio 2020.
- ^ Decreto ufficiale, su lex.bg.
- ^ Copia archiviata, su lrp.lt. URL consultato il 21 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 19 giugno 2018).
- ^ Gazzetta ufficiale della Repubblica (PDF), su dre.pt.
- ^ Copia archiviata, su prezydent.pl. URL consultato il 24 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2022).
- ^ Copia archiviata, su prezydent.pl. URL consultato il 24 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2022).
- ^ Tabella degli insigniti (XLS), su canord.presidency.ro. URL consultato il 15 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2015).
- ^ [1]
- ^ Copia archiviata, su prezydent.pl. URL consultato il 24 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2022).
- ^ https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/1584235/
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Andrzej Duda
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Andrzej Duda
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (PL) Guadagno del Presidente della Polonia
- (PL) Sito ufficiale, su andrzejduda.pl (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2015).
- (EN) Sito ufficiale, su president.pl.
- Andrzej Duda (canale), su YouTube.
- Duda, Andrzej, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (EN) Andrzej Duda, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Andrzej Duda, su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.
- Registrazioni di Andrzej Duda, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
- (EN) Andrzej Duda, su Olympedia.
- (EN) Andrzej Duda, su IMDb, IMDb.com.
- Sito ufficiale del Presidente della Polonia, su president.pl.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 166027314 · ISNI (EN) 0000 0001 1362 3918 · LCCN (EN) no2015160551 · GND (DE) 107551553X · J9U (EN, HE) 987007382929405171 |
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