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Fiamma olimpica dei VII Giochi olimpici invernali

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La fiamma olimpica dei VII Giochi olimpici invernali venne accesa a Roma, il 22 gennaio 1956, anziché con la solita cerimonia rituale ad Olimpia in Grecia che precede ogni edizione delle Olimpiadi, e viaggiò sulle torce progettate da Ralph Lavers e prodotte dalla E.M.I. Factories Ltd, High Dury Alloys Ltd., attraverso una staffetta lungo le strade del Veneto, fino a giungere allo Stadio Olimpico del Ghiaccio di Cortina d'Ampezzo il 26 gennaio 1956, giorno della cerimonia di apertura dei Giochi, quando l'ultimo tedoforo Guido Caroli con la sua torcia accese il braciere olimpico, che rimase ardente fino al 5 febbraio, giornata conclusiva della manifestazione.

Torcia

Una copia della torcia olimpica di Cortina 1956, esposta al museo olimpico di Losanna.

La torcia olimpica fu progettata da Ralph Lavers[1] e prodotta dalla E.M.I. Factories Ltd, High Dury Alloys Ltd,[2] basandola sui modelli di quelle che vennero utilizzate per i Giochi estivi di Londra 1948 e di Melbourne 1956.[1]

Realizzata in metallo argentato (alluminio pressofuso),[1][2] per una lunghezza totale di 47 cm, nella parte superiore corrispondeva al piccolo braciere e venne rivestita in magnesio per resistere alle temperature create dalla fiamma,[2] quest'ultima alimentata da stoppini intrisi di resine vegetali aventi autonomia di quindici minuti (a fronte del tempo stimato in cinque minuti per ciascuna staffetta).[2]

Rispetto alle torce dei Giochi estivi del 1948 e del 1956, era modificata l'iscrizione che riportava la dicitura "VII Giochi Invernali Cortina 1956", con i cerchi olimpici incisi sulla parte superiore della stessa.[1]

Staffetta

Organizzatori

Il CONI nominò una commissione per l'organizzazione della staffetta olimpica,[3] presieduta dal commendator Emanuele Bianchi.[3]

Tedofori

Il percorso

Zeno Colò con la torcia olimpica di Cortina 1956.

Per i Giochi di Cortina la fiamma non venne accesa come da tradizione a Olimpia in Grecia, ma bensì a Roma il 22 gennaio 1956 sulle scale del Campidoglio, nel luogo che fu la sede del Tempio Capitolino di Giove[1] e nella città che era stata da poco tempo scelta come sede dei Giochi estivi del 1960.[4] Dapprima trasportata su un braciere sulle scale del Palazzo Senatorio, con primo tedoforo Adolfo Consolini, successivamente la fiaccola raggiunse in auto l'Aeroporto di Ciampino alla volta di Venezia,[1] scortata da cento motociclisti nel percorso sulle strade della capitale.[5] In attesa dell'aereo militare, la fiaccola sostò in un tripode appositamente realizzato all'interno dell'aeroscalo.[5]

Raggiunto il capoluogo veneto, dopo una cerimonia in piazza San Marco,[3] la fiaccola fu trasportata in gondola fino a Mestre,[1] passando tra l'altro attraverso il Canal Grande.[5] Da Mestre il tragitto della staffetta fu a piedi (con la prima frazione effettuata però su pattini a rotelle)[1][3] fino a Zuel, frazione di Cortina,[4] dopo un passaggio sulle strade di Treviso e Belluno,[5] dove si calcola che furono presenti ad assistere circa cinquantamila persone e dove sostò la torcia nelle notti rispettivamente del 23 e del 24 gennaio;[3] il tragitto veneto a piedi fu effettuato tramite frazioni con singolo tedoforo della lunghezza di un chilometro ciascuna in pianura, che diminuiva a cinquecento o settecento metri se vi era un tratto in salita.[5]

Da Zuel il percorso della torcia proseguì in sci fino alla località Rifugio Duca d'Aosta, portata da una pattuglia di sciatori alpini, sostandovi nella notte tra il 25 e il 26 gennaio.[4] La mattina successiva la torcia venne riaccesa e consegnata a Zeno Colò, che discese la pista olimpica in un percorso illuminato da razzi[1] e raggiungendo la città dei Giochi, nella quale gli ultimi tedofori percorsero la strada centrale fino a raggiungere lo Stadio Olimpico del Ghiaccio,[5] dove Guido Caroli, ultimo tedoforo, effettuò un giro completo del campo di pattinaggio, sul quale erano già schierate le nazioni e gli atleti partecipanti ai Giochi, ed accese il tripode olimpico.[5]

Riepilogo delle principali località attraversate dal percorso della staffetta:

Data Località
22 gennaio 1956 Roma (cerimonia), Ciampino (sosta notturna in aeroporto)
23 gennaio 1956 Ciampino (in aereo), Venezia (cerimonia e in gondola), Mestre (in parte su pattini a rotelle), Treviso (sosta notturna)
24 gennaio 1956 Treviso, Belluno (sosta notturna)
25 gennaio 1956 Belluno, Zuel (in sci), Rifugio Duca d'Aosta (sosta notturna)
26 gennaio 1956 Rifugio Duca d'Aosta (in sci), Cortina d'Ampezzo (Cerimonia di inaugurazione allo stadio Olimpico del Ghiaccio)

Braciere

Il braciere olimpico di Cortina 1956.

Il braciere olimpico acceso da Guido Caroli durante la cerimonia d'apertura, e rimasto tale per tutta la durata dei Giochi, era collocato nello Stadio Olimpico del Ghiaccio, dal lato della pista opposto rispetto alle tribune e posizionato su di un palco nel quale vi erano anche il podio per la premiazione degli atleti e le aste con le bandiere delle nazioni partecipanti all'evento.[6] Il braciere era formato da un semplice tripode, che non venne smantellato a Giochi conclusi ed è rimasto nella sua collocazione originaria anche a seguito dei lavori di ristrutturazione dell'impianto, avvenuti nei decenni successivi ai Giochi.

Note

Bibliografia