Typha latifolia

specie di pianta della famiglia Typhaceae
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La tifa (Typha latifolia L.) o stiancia[1] o schiancia è una pianta monocotiledone della famiglia delle Typhaceae[2]. Volgarmente, la pianta è impropriamente chiamata giunco (in botanica il genere Juncus indica una pianta di altra famiglia), oppure canna palustre.

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Typha latifolia
Typha latifolia
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Monocotiledoni
(clade)Commelinidi
OrdinePoales
FamigliaTyphaceae
GenereTypha
SpecieT. latifolia
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseLiliopsida
OrdinePoales
FamigliaTyphaceae
GenereTypha
SpecieT. latifolia
Nomenclatura binomiale
Typha latifolia
L.
Nomi comuni

marzocca, bischero di palude, mazzasorda, lisca, tifa, stiancia, batatesta, scarzica, batacú, pagafrati, masagat, giunco (improprio)

Descrizione

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Arriva ad essere alta anche 250 cm. Le infiorescenze femminili sono formate da migliaia di piccolissimi fiori di colore bruno circondati da peli. Le spighe cilindriche marroni ed a forma di salsiccia sono lunghe fino a 30 cm.

Distribuzione e habitat

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La specie ha una distribuzione subcosmopolita essendo ampiamente diffusa in America, Africa, Europa e Asia (assente in Oceania e Antartide)[2].

In Italia è diffusa in tutte le regioni.[3]

Cresce spontaneamente lungo gli argini dei fiumi o in zone umide con acque stagnanti come le paludi.

Anticamente venivano usate le foglie per farne panieri e le infiorescenze composte da moltissimi “pelucchi” tutti uniti venivano usate per imbottire materassi. Viene usata dai fioristi come decorazione, specialmente l'infiorescenza fatta essiccare. È anche utilizzata come specie vegetale nei sistemi di fitodepurazione delle acque reflue. Nel Ferrarese i "sigari" venivano accesi in modo che il fumo, abbastanza copioso, scacciasse le zanzare. Il suo rizoma veniva utilizzato già nel Paleolitico Superiore come pane, in recenti ricerche archeologiche sono state ritrovate macine in pietra risalenti a 30000 anni a.c. che riportavano tracce di amido di Typha.[senza fonte]

La sua lunga foglia, dalla struttura cellulare, era usata dai mastri-bottai come sigillante elastico da inserire tra le doghe delle botti di legno e per "stagnare" eventuali perdite tra le doghe o tra la "capruggine" (incastro tra fondo botte e doghe laterali) per riparare botti di legno. Si usava anche per la protezione di fiaschi di vetro, i famosi fiaschi toscani erano tutti protetti dalle foglie di "scarsica". Se suddivisa in listelli, veniva usata in agricoltura per legare gli ortaggi ai tutori.[senza fonte]

La sua infiorescenza essiccata veniva utilizzata in mascalcia per imbottire selle, basti, collari e le ferrovie di stato la usavano per i cuscini delle carrozze di I^ classe.[senza fonte]

La parte interna della stessa infiorescenza, simile al cotone, era utilizzata come emostatico (in Sicilia almeno).[senza fonte]

Riferimenti nella cultura

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Nascita di Venere

Nella bibbia è citata come simbolo di salvezza.[senza fonte]

Possiamo ritrovarla, in basso a sinistra, nel famoso quadro di Botticelli Nascita di Venere.

  1. ^ Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, 11ª ed., Bologna, Zanichelli, 1988.
  2. ^ a b (EN) Typha latifolia, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 14 aprile 2022.
  3. ^ Typha latifolia, su actaplantarum.org. URL consultato il 14 aprile 2022.

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