Shamisen
Lo shamisen (三味線?) è uno strumento musicale giapponese a tre corde, della famiglia dei liuti, utilizzato per l'accompagnamento durante le rappresentazioni del teatro Kabuki e Bunraku.
Shamisen | |||||
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Uno shamisen heike e uno shamisen chuzao. | |||||
Informazioni generali | |||||
Origine | Giappone | ||||
Invenzione | XVI secolo | ||||
Classificazione | 321.312-6 Cordofoni composti, con corde parallele alla cassa armonica, a pizzico | ||||
Famiglia | Liuti a manico lungo | ||||
Uso | |||||
Musica dell'Asia Orientale | |||||
Genealogia | |||||
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Ascolto | |||||
Shamisen che accompagna un canto. (info file) |
Lo strumento
modificaIl progenitore dello shamisen era il sangen (o sanxian in cinese) e proveniva dall'Asia centrale. Costituito da una cassa rotondeggiante ricoperta di pelle di serpente e tre corde che venivano pizzicate con le dita, esso era solitamente utilizzato nella musica per il teatro e come accompagnamento di ballate popolari.
Il sangen venne introdotto in Giappone dalla Cina probabilmente nel periodo Muromachi (tra il XV ed il XVI secolo d.C.). Sebbene non si abbiano notizie certe, si ritiene che lo sangen sia arrivato prima presso le isole Ryukyu (nell'attuale prefettura di Okinawa) alla fine del XIV secolo, ed lì abbia acquistato una certa popolarità come accompagnamento dei brani vocali locali, popolari e di corte. Presso quest'area, lo strumento mantenne intatte le sue caratteristiche originarie ma venne chiamato sanshin.
Successivamente si ritiene che esso arrivò presso il porto Sakai di Osaka tra il 1558 ed il 1569. Da lì lo strumento si diffuse nel resto del Giappone ove venne denominato jabisen (蛇皮線) che significa "strumento a corde in pelle di serpente". Si pensa che i primi ad impiegare lo sangen furono i biwa hoshi, ovvero musicisti ciechi che cantavano brani vocali accompagnati dal biwa, e che furono essi ad introdurre le successive modifiche allo strumento ed anche la consuetudine di suonarlo per mezzo di un plettro (bachi, 撥). Le altre modifiche che vennero apportate allo strumento consistettero nell'aumento della grandezza della cassa di risonanza e nel cambiamento della forma di quest'ultima, che divenne quadrata, e nell'uso di pelle di gatto o di cane. Anche la forma del manico venne modificata.
La diffusione dello shamisen in Giappone fu tale da farlo diventare uno degli strumenti più rappresentativi ed importanti di tutta la musica tradizionale giapponese e venne utilizzato in molti generi musicali e teatrali tra cui si ricordano: lo jiuta, il jōruri ed il nagauta.
Col tempo allo strumento vennero affiancate differenti modifiche a seconda del genere musicale per cui esso veniva impiegato. Fu così che si sviluppò:
- il futozao (cioè, a manico grosso) che viene usato nel gidayubushi e nel sekkyobushi,
- il chuzao (a manico medio), usato nello jiuta, nel tokiwazubushi, nel tomimotobushi, nel kiyomotobushi e nel shinnaibushi,
- lo hosozao (a manico sottile), usato nel nagauta, nel sokyoyu, nell'hauta, nel kouta e nel katobushi.
Successivamente si aggiunsero altre modifiche nel gruppo degli hosozao e dei chuzao.
Lo shamisen è uno strumento ad intonazione relativa, ovvero l'altezza delle note cambia a seconda delle preferenze ed esistono anche differenti modi di accordarlo. I tipi di accordatura più utilizzati sono:
- honchoshi in cui tra le prime due corde vi è un intervallo di quarta giusta e tra la seconda e la terza corda un intervallo di quinta giusta,
- niagari in cui vi è una quinta giusta tra le prime due corde ed una quarta tra la seconda e la terza,
- sansagari in cui vi è una quarta giusta tra tutte e tre le corde.
Sebbene di per sé lo shamisen sia un cordofono, in alcuni generi (come il nagauta) il bachi viene sbattuto su un rinforzo semicircolare della cassa armonica (chiamato bachigawa) e nel gidayubushi viene, invece, colpita la pelle di gatto[1] della cassa funzionando, così, anche da strumento a percussione.
In Italia, il compositore e polistrumentista Paolo Cotrone è il primo non giapponese ad aver ottenuto nel 2023 il titolo di Shihan Natori (maestro) con il nome di 杵家弥蝶ノ嵐 / Kine ie Ya Chō No Ran[2].
Note
modifica- ^ Shamisen, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ Paolo Cotrone Shamisen Orchestra, su fukainihon.org. URL consultato il 17 dicembre 2021 (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2021).
Bibliografia
modifica- Adriaansz Willem, Introduction to shamisen kumiuta, Buren, The Netherlands, F. Knuf, 1978
- Suda Naoyuki, Daizō Kazuo, and Anthony Rausch, The Birth of Tsugaru Shamisen Music: The Origin and Development of a Japanese Folk Performing Art, Aomori, Aomori University Press, 1998
- Tokumaru Yosihiko, L'aspect mélodique de la musique de syamisen, Paris, Peeters, 2000
- Keister Jay, Shaped by Japanese Music: Kikuoka Hiroaki and Nagauta Shamisen in Tokyo, New York-London, Routledge, 2004
- Johnson, Henry, The shamisen: Tradition and diversity, Leiden/Boston: Brill, 2010
- Sestili Daniele, Musica e tradizione in Asia orientale. Gli scenari contemporanei di Cina, Corea e Giappone, Roma, Squilibri, 2010 (con CD allegato)
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su shamisen
Collegamenti esterni
modifica- shamisen, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (EN) samisen, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Lo Shamisen, su lindacaplan.com. URL consultato il 28 giugno 2006 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2006).
- (EN) Chie Hanawa & Shamisen, Penang Island Jazz Festival 2005, su malaysianjazz.com.
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