Il maktab (in arabo ﻣﻜﺘﺐ?, dalla radice linguistica <k-t-b>, che significa "scrivere") indica la prima precaria e rozza scuola islamica in cui un adulto volenteroso e discreto conoscitore del Corano insegnava a leggere e a scrivere la lingua araba ai ragazzi, in cambio di un magro emolumento da parte dei loro genitori.

Strumento di base era il Corano e nel maktab il fine principale era l'apprendimento della lingua e che lo studente (tilmīdh) imparasse a memoria, almeno in parte, il sacro testo (senza studiarne i contenuti). Imparandolo totalmente ci si guadagnava invece l'appellativo altamente onorifico nella società musulmana di ḥāfiẓ (in arabo ﺣﺎﻓﻆ?),[1] pl. ḥuffāẓ) lett. "Chi preserva, chi conserva [a memoria il Corano]".

La rudimentalità di una simile istituzione di base di studio faceva sì che lo spazio identificato e impiegato fosse estremamente vario, mai comunque vicino alle moschee in cui il livello d'istruzione impartito era decisamente più elevato.[2] Si privilegiavano quindi locali privati, vicinanze di fontane, come avveniva al Cairo, e strade antistanti le abitazioni private (in genere del maestro, talora chiamato non senza pompa faqīh, appellativo normalmente riservato al giurisperito esperto di fiqh) o santuari di vario tipo.

  1. ^ Poi diventato anche nome proprio di persona, come è stato il caso del presidente-dittatore siriano Ḥāfiẓ al-Asad.
  2. ^ Lemma «Maktab» (L. Brunot), in The Encyclopaedia of Islam, I ed. 1913-1936.

Bibliografia

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  • E.W. Lane, "Account of the Manners and Customs of the Modern Egyptians, 2 volumi, Londra, Society for the Diffusion of Useful Knowledge, 1836, I, pp. 75–76.

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