Helmut Schmidt
Helmut Heinrich Waldemar Schmidt (Amburgo, 23 dicembre 1918 – Amburgo, 10 novembre 2015[2][3]) è stato un politico tedesco, cancelliere federale della Repubblica Federale di Germania dal 6 maggio 1974 al 1º ottobre 1982.
Helmut Schmidt | |
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5º Cancelliere federale della Germania[1] | |
Durata mandato | 16 maggio 1974 – 1º ottobre 1982 |
Presidente | Gustav Heinemann Walter Scheel Karl Carstens |
Vice capo del governo | Hans-Dietrich Genscher Egon Franke |
Predecessore | Willy Brandt |
Successore | Helmut Kohl |
Presidente del Consiglio europeo | |
Durata mandato | 1º luglio 1978 – 31 dicembre 1978 |
Predecessore | Anker Jørgensen |
Successore | Valéry Giscard d'Estaing |
Ministro federale delle finanze | |
Durata mandato | 7 luglio 1972 – 16 maggio 1974 |
Capo del governo | Willy Brandt |
Predecessore | Karl Schiller |
Successore | Hans Apel |
Ministro federale dell'economia | |
Durata mandato | 7 luglio 1972 – 15 dicembre 1972 |
Capo del governo | Willy Brandt |
Predecessore | Karl Schiller |
Successore | Hans Friderichs |
Ministro della difesa | |
Durata mandato | 22 ottobre 1969 – 7 luglio 1972 |
Capo del governo | Willy Brandt |
Predecessore | Gerhard Schröder |
Successore | Georg Leber |
Presidente del gruppo SPD nel Bundestag | |
Durata mandato | 14 marzo 1967 – 22 ottobre 1969 |
Predecessore | Fritz Erler |
Successore | Herbert Wener |
Presidente federale della Lega tedesca degli studenti socialisti | |
Durata mandato | 1947 – 1948 |
Contitolare | Karl Wittrock |
Predecessore | Heinz-Joachim Heydorn e Alfred Hooge |
Successore | John van Nes Ziegler e Rolf Recknagel |
Membro del Bundestag per Amburgo | |
Durata mandato | 6 ottobre 1953 – 15 ottobre 1957 |
Predecessore | distretto plurinominale |
Successore | distretto plurinominale |
Durata mandato | 15 ottobre 1957 – 19 gennaio 1962 |
Predecessore | Willy Max Rademacher |
Successore | Eugen Glombig |
Durata mandato | 19 ottobre 1965 – 20 ottobre 1969 |
Predecessore | distretto plurinominale |
Successore | distretto plurinominale |
Durata mandato | 20 ottobre 1969 – 18 febbraio 1987 |
Predecessore | Nikolaus Jurgensen |
Successore | Rolf Niese |
Legislatura | 2ª, 3ª, 4ª, 5ª, 6ª, 7ª, 8ª, 9ª 10ª |
Gruppo parlamentare | SPD |
Circoscrizione | 3ª, 4ª: Amburgo VIII 6ª, 7ª, 8ª, 9ª, 10ª: Amburgo-Bergedorf |
Dati generali | |
Partito politico | SPD |
Titolo di studio | Laurea in economia |
Università | Università di Amburgo |
Professione | Funzionario, editore, economista |
Firma | ![]() |
Helmut Schmidt | |
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Nascita | Amburgo, 23 dicembre 1918 |
Morte | Amburgo, 10 novembre 2015 (96 anni) |
Luogo di sepoltura | Cimitero di Ohlsdorf |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | Luftwaffe |
Unità | ![]() |
Anni di servizio | 1937–1945 |
Grado | Oberleutnant |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Decorazioni | Croce di Ferro |
Altre cariche | Cancelliere federale della Germania |
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Nel 1946, dopo aver partecipato al secondo conflitto mondiale, si iscrisse al Partito Socialdemocratico di Germania (SPD), per il quale fu membro del Bundestag dal 1953 al 1962 e poi dal 1967 al 1987. Fra il 1969 e il 1972 fu Ministro della difesa nel governo Kiesinger, di grande coalizione. Nel 1972 il neo-cancelliere Willy Brandt, anche lui dell'SPD, gli affidò il ruolo di Ministro delle finanze. Nel 1974, quando Brandt fu costretto a dimettersi per il coinvolgimento di un suo consigliere, Günter Guillaume, in una rete di spionaggio a favore della DDR, Schmidt gli subentrò alla guida del governo. Rimase in carica come cancelliere federale per otto anni, presiedendo tre governi (Schmidt I, II e III, tutti in coalizione con il Partito Liberal-Democratico - FDP)) e stabilendo il record di permanenza fra i cancellieri dell'SPD. Il periodo dei cancellierati Schmidt fu segnato dal terrorismo (banda Baader-Meinhof), dalla guerra fredda con la vicina Repubblica Democratica Tedesca, dal rafforzamento dell'integrazione europea e dalla crisi energetica che provocò forti fiammate inflazionistiche in tutto l'Occidente.
Nel 1982, i disaccordi in tema di politica economica e politica estera fra SPD e FDP indussero i liberal-democratici a rompere la coalizione e presentare, insieme al Partito Popolare (CDU/CSU), una mozione di sfiducia costruttiva per sostituire Schmidt con Helmut Kohl. Lasciati i ruoli di governo, nel 1983 assunse la condirezione del settimanale Die Zeit che detenne fino alla morte. Nel 1986 Schmidt fu tra i promotori dell'unione monetaria europea e della Banca centrale europea. Nello stesso anno, dopo essersi scontrato su questioni economiche con l'ala sinistra della SPD, si ritirò dal Parlamento. Negli anni successivi scrisse diversi saggi di argomento politico ed economico e godette di popolarità e stima tra i partiti come statista anziano.
Biografia
modificaInizi, famiglia, vita e formazione
modificaHelmut Schmidt nacque nel 1918 a Barmbek, un quartiere operaio di Amburgo, maggiore dei due figli degli insegnanti Ludovica Koch (1890-1968) e Gustav Ludwig Schmidt (1888-1981).[4][5] Suo padre era figlio naturale di un banchiere ebreo tedesco, Ludwig Gumpel, e una cameriera cristiana, Friederike Wenzel,[6] e poi di nascosto venne adottato: sulle origini fu mantenuto un segreto di famiglia per molti decenni.[7][8] Ciò venne confermato pubblicamente da Schmidt nel 1984, dopo che Valéry Giscard d'Estaing rivelò il fatto ai giornalisti, a quanto pare con il parere conforme di Schmidt. Schmidt stesso era un luterano non praticante.[9]
Schmidt studiò ad Amburgo alla scuola Lichtwark, diplomandosi nel 1937. Fino al 1936 fu leader di gruppo (Scharführer) nell'organizzazione della Gioventù hitleriana, ma per le idee antinaziste venne declassato e congedato.[10][11] Tuttavia, l'antinazismo giovanile di Schmidt, a partire dal 1942m è stato messo in dubbio, da alcuni documenti che ne elogiano il comportamento impeccabile nazional-socialista; nel 1944 i suoi superiori dissero che Schmidt "stava nel terreno dell'ideologia nazionalsocialista, sapendo che doveva trasmetterla".[12][13] Il 27 giugno 1942 sposò l'amica d'infanzia Hannelore "Loki" Glaser (3 marzo 1919 - 21 ottobre 2010); la coppia ebbe due figli: Helmut Walter (26 giugno 1944 - 19 febbraio 1945, morto di meningite) e Susanne (nata l'8 maggio 1947), che lavora a Londra per Bloomberg Television.[14][15] Schmidt riprese la sua formazione ad Amburgo dopo la guerra, conseguendo una laurea in economia e scienze politiche nel 1949.[5]
Servizio militare
modificaNel 1937 fu arruolato e cominciò il servizio militare in una batteria antiaerea a Vegesack, vicino a Brema, nella seconda guerra mondiale. Dopo un breve servizio sul fronte orientale durante l'invasione dell'Unione Sovietica nel 1941, tra cui l'assedio di Leningrado, tornò in Germania nel 1942 per lavorare come formatore e consulente presso il Ministero dell'Aviazione. Per il servizio nella seconda guerra mondiale, Schmidt ricevette la croce di ferro di 2ª Classe. Frequentò il Tribunale del Popolo come spettatore militare ad alcuni dei processi farsa per gli ufficiali coinvolti nella trama del 20 luglio, in cui venne eseguito un tentativo fallito di assassinare Hitler a Rastenburg, ed era disgustato dal comportamento di Roland Freisler. Verso la fine della guerra, dal dicembre 1944 in poi, lavorò come Oberleutnant nell'arma contraerea sul fronte occidentale durante l'Offensiva delle Ardenne. Venne catturato dagli inglesi nell'aprile 1945 sulla Landa di Luneburgo, e fu prigioniero di guerra fino all'agosto dello stesso anno, in Belgio.
Il cancellierato
modificaSchmidt successe nel 1974 a Willy Brandt, in seguito allo scandalo che aveva coinvolto il segretario di Brandt, Günter Guillaume, smascherato come spia della Germania Est. Nel 1976 vinse le elezioni federali formando un secondo governo in alleanza col Partito liberal-democratico. Come cancelliere federale contribuì al percorso della costruzione dell'Unione europea, in particolare istituzionalizzando il Consiglio europeo nel 1974 e lanciando il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale nel 1978, il Sistema Monetario Europeo (antesignano dell'euro) nel 1979 e favorendo la prima elezione diretta del Parlamento europeo nello stesso 1979.
Favorì inoltre la nascita del G5 nel 1975, poi divenuto G8, e la "doppia decisione" con cui la NATO contrappose l'installazione dei Pershing-2 e dei Cruise, dispiegati sul suolo tedesco e per le pressioni di Schmidt anche su quello italiano, al mancato smantellamento dei missili SS-20 che l'URSS aveva collocato nel teatro europeo. Dapprima allacciando strette relazioni con Nixon, prese progressivamente le distanze dai successori di quest'ultimo, Carter e Reagan.
Queste azioni di politica estera furono realizzate grazie al buon rapporto, politico e personale, con il presidente francese Valéry Giscard d'Estaing: si iniziò a parlare da allora di asse franco-tedesco[16], cioè di una linea comune di intesa che poi ebbe nuovi fasti col buon rapporto tra François Mitterrand ed Helmut Kohl. Alla crisi energetica degli anni settanta rispose con politiche economiche disinflazionistiche, ma rifiutando di operare tagli della spesa sociale (non esitando a ricorrere all'indebitamento pubblico), che ebbero riverberi sull'impetuoso sviluppo del paese, frenato dopo venti anni di incessante ascesa.
Riconfermato cancelliere nel 1980, sempre in alleanza con i liberali, cercò di favorire il dialogo tra le due Germanie, rilanciando i rapporti della Repubblica federale con i vicini orientali (Ostpolitik), sulla scia di Brandt, linea che ebbe risonanza negativa presso la NATO (ricevette per questo accuse di infedeltà dall'Alleanza). Il suo governo cadde nell'ottobre 1982, con l'utilizzo dell'istituto della sfiducia costruttiva, per il venir meno dell'appoggio del Partito liberale a seguito di varie divergenze in materia di spesa sociale, indebitamento pubblico, rapporti Est-Ovest, sostituito da una coalizione democristiano-liberale guidata da Helmut Kohl.
Politico pragmatico, terminato il ruolo di membro del Bundestag, si ritirò dalla politica attiva nel 1986. in tarda età si è pronunciato in termini critici sulla posizione di dominio che sembra occupare la Germania in Europa, mettendo in guardia sulle conseguenze funeste che una leadership tedesca costruita a spese dei paesi periferici, a suo dire, potrebbe avere in futuro sul progetto europeo.[17]
Posizioni politiche
modificaPolitica interna
modificaNel 2005, Schmidt ha descritto la disoccupazione di massa come il più grande problema tedesco. Ha elogiato l'"Agenda 2010" di Gerhard Schröder e l'ha vista come un primo passo per affrontare le conseguenze del cambiamento demografico.[18] Tuttavia, riteneva che il programma di riforma fosse insufficiente e sostenne nel 1997[19] una deregolamentazione del mercato del lavoro tedesco, compresa una limitazione della protezione dal licenziamento. I criteri di ragionevolezza per i disoccupati dovrebbero essere ulteriormente rafforzati e il sussidio di disoccupazione dovrebbe essere congelato in termini nominali per un certo numero di anni (o diminuire in termini reali). Il contratto collettivo forfettario era considerato da Schmidt come obsoleto e chiedeva la sua completa abolizione; l'influenza dei sindacati, che a suo avviso erano troppo potenti, dovrebbe essere ridotta. Solo dopo che queste riforme sarebbero state attuate, secondo Schmidt, potrebbe essere introdotto un salario minimo (ma relativamente basso).[20] Per finanziare le pensioni, è essenziale un'estensione generale dell'orario di lavoro (orario di lavoro e settimanale).
Inoltre, Schmidt era un sostenitore dell'energia nucleare e degli oppositori del phase-out nucleare, che fu deciso sotto il governo federale rosso-verde. Considerava il rifiuto dell'energia nucleare tra la popolazione di essere un prodotto della paura tedesca del cambiamento derivante dalla Seconda guerra mondiale e dall'Olocausto.[21] Un altro punto di conflitto con l'SPD è stata la sua approvazione delle tasse universitarie generali con l'appropriata disposizione del BAföG e del sistema di borse di studio.
Schmidt era già negli anni '60 un sostenitore dell'introduzione del voto a maggioranza in Germania, poiché questa riforma faceva parte dell'agenda interna dell'allora grande coalizione. Più tardi, lo considerava ancora proporzionato alla rappresentazione proporzionale, ma considerava impossibile il successo di un nuovo tentativo di riforma elettorale. Schimdt ha respinto una frequente espansione richiesta di referendum, perché erano troppo dipendenti dall'umore della gente. Ha anche criticato la natura del finanziamento dei partiti in Germania. A lungo termine ha auspicato l'abolizione completa dei finanziamenti statali e delle donazioni economiche. Le quote associative private non dovrebbero essere deducibili dalle tasse.
Il federalismo tedesco, che ha descritto come un "piccolo Stato", Schmidt ha attestato numerose debolezze storicamente cresciute, sebbene abbia ammesso il principio di sussidiarietà. A causa dell'"egoismo dei partiti" e dell'interferenza della politica statale e federale, Schmidt considerava la "campagna elettorale permanente nel ciclo trimestrale" paralizzante, in quanto influenzava o ritardava la legislazione dello stato populista ("allo scopo di aumentare la popolarità"). Pertanto, ha chiesto la fusione di tutte le elezioni federali e statali in un unico appuntamento ogni due anni, seguendo l'esempio degli Stati Uniti d'America. La capitale tedesca di Berlino doveva essere rafforzata finanziariamente secondo la volontà di Schmidt, per la quale era subordinata alla Confederazione e mantenuta da lui la capitale (distretto federale) come Washington considerato il modello più praticabile.
Helmut Schmidt si è lamentato per tutta la sua vita di un'eccessiva "rabbia normativa" tedesca e notava nell'esecutivo dello Stato un pronunciato "paragraphenglaubigkeit". La classe politica in Germania è stata colpita da una "epidemia psichica", di cui tra l'altro, il deposito di lattine introdotto nel 2003 e l'imposizione fino al 2008 del divieto di fumo fu testimoniato. Pertanto, molte leggi dovrebbero essere abolite e semplificate. La Legge fondamentale dovrebbe essere modificata con maggiore cautela e non così spesso e la Corte costituzionale federale dovrebbe ritenere i suoi giudizi "restrittivi". Schmidt ha messo in guardia contro un cambio di potere tra Parlamento e burocrazia. Il miglior esempio di un'autorità che opera senza ragione e controllo parlamentare è stato per lui il KMK, la Conferenza dei ministri dell'istruzione, che ha causato il caos tedesco della scrittura.
Nel 2011, Schmidt è entrato nel dibattito sul ruolo della BCE nell'attuale crisi dell'euro.
Politica interna
modificaHelmut Schmidt definiva la società multiculturale "un'illusione di intellettuali".[22] Il concetto di multiculturalismo è difficile da riconciliare con una società democratica, secondo Schmidt. Fu quindi un errore che nella Repubblica federale all'inizio degli anni '60 lavoratori da cultura straniera emigrarono.[23]
Sulla questione della maggiore età, Helmut Schmidt è stato sempre contrario alla riduzione dal 21º al 18º anno di vita nel 1975. Quindi, fu in opposizione all'opinione del partito SPD.[24]
Politica estera
modificaIn politica estera, Schmidt attribuiva una grande importanza al principio di non ingerenza negli affari degli Stati sovrani. Criticò nei commenti su i cosiddetti interventi umanitari, come ad esempio nei Balcani: "Purtroppo stiamo vivendo in termini di diritto internazionale, al momento solo battute d'arresto, non solo gli americani, ma anche da parte tedesca. Ciò che abbiamo fatto in Kosovo e in Bosnia-Erzegovina ha chiaramente violato l'allora diritto internazionale vigente."[25]
Schmidt era un oppositore della prevista adesione della Turchia all'Unione europea. Temeva che l'adesione avrebbe messo a repentaglio la libertà politica estera di azione dell'Unione europea, e anche che l'adesione e il movimento associato sarebbe stato inutile con urgenza a suo parere l'integrazione offerta di vivere in Germania ai cittadini turchi.[26]
Ha definito il vertice del G8 nella sua versione attuale come il "circo mediatico" e ha chiesto l'aggiunta di Cina, India, e dei maggiori esportatori di petrolio e dei paesi in via di sviluppo.[27]
Politica climatica
modificaSchmidt ha definito il dibattito sul riscaldamento globale nel giugno 2007 "istericamente surriscaldato". C'è sempre stato un cambiamento climatico; le cause sono "nel frattempo non sufficientemente esplorate". Nel 2011, Schmidt ha dichiarato da una parte: "L'operato a livello internazionale di molti governi cosiddetti di politica climatica è ancora nella sua infanzia. I documenti forniti finora da un gruppo internazionale di scienziati"- (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) - "sono accolti con scetticismo. In ogni caso, gli obiettivi pubblicamente menzionati da alcuni governi sono "molto meno scientifici e solo politicamente motivati, ma piuttosto, ha chiesto una nuova direzione nella politica energetica, dal momento che le riserve fossili sono state limitate e anche il cambiamento climatico, in quanto è in materia di energia, dovrebbero essere neutralizzate.[28]
Ha descritto l'esplosione demografica globale e la relativa gestione delle questioni relative a cibo, energia e protezione ambientale come la più grande sfida internazionale del futuro.
Amicizie
modificaSchmidt ha descritto l'assassinato presidente egiziano Anwar Sadat come uno dei suoi amici del mondo della politica, e ha mantenuto una amicizia con l'ex presidente della Francia Valéry Giscard d'Estaing. La sua cerchia comprendeva anche l'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, che dichiarò pubblicamente come desiderasse la morte prematura di Helmut Schmidt, perché non avrebbe desiderato vivere in un mondo senza di lui.[29]
È stato anche buon amico con l'ex primo ministro canadese Pierre Trudeau. Al vertice del 4° G7, i due hanno discusso le strategie per le future elezioni federali, e Schmidt gli ha dato consigli in materia di politica economica.[30] Nel 2011, Schmidt ha fatto un pellegrinaggio alla tomba della famiglia Trudeau al cimitero di St-Rémi-de-Napierville, accompagnato da Jean Chrétien e Tom Axworthy.[31]
La morte e il funerale di Stato
modificaHelmut Schmidt morì il 10 novembre 2015, a 96 anni, nella sua abitazione di Amburgo.[32][33] Poche settimane prima, il 2 settembre, era stato operato per risolvere un coagulo di sangue nella gamba.[34]
IL funerale di stato si tenne il 23 novembre presso la Chiesa protestante luterana di San Michele ad Amburgo. Vi preseo parte i principali leader politici tedeschi e alcuni esponenti stranieri che condivisero le responsabilità di governo negli stessi anni di Schmidt, tra i quali l'ex presidente francese Valéry Giscard d'Estaing e ex Segretario di Stato statunitense Henry Kissinger, il quale nell'orazione funebre lo definìl'ex cancelliere "una sorta di coscienza del mondo", ricordandone "la visione e il coraggio", sulla base dei principi della "ragione, del diritto, della pace e della fede".
La bara, avvolta nela bandiera tedesca, venne quindi scortata dal Wachbataillon dell'Esercito tedesco sino al cimitero di Ohlsdorf per una cerimonia privata di sepoltura.[35] I resti di Helmut Schmidt riposano nella tomba di famiglia,[36] accanto a quelli dei genitori e della moglie Loki, morta nel 2010.[37]
Vita privata
modificaSchmidt era un ammiratore del filosofo Karl Popper, e ha contribuito ad una prefazione nel 1982 di Festschrift in onore di Popper.[38]
Schmidt è stato un pianista talentuoso, ha registrato concerti per pianoforte di Mozart e Bach, sia con il pianista e direttore d'orchestra tedesco Christoph Eschenbach. Schmidt ha registrato il concerto per tre pianoforti e orchestra, K. 242, con la London Philharmonic Orchestra diretta da Eschenbach nel 1982 con i pianisti Eschenbach e Justus Frantz per EMI Records (CDC 7 47473 2). In quella registrazione, secondo le note di copertina del CD, Schmidt eseguì la parte scritta per Giuseppina, la figlia minore della contessa Antonia Lodron. Nel 1990 Schmidt si è unito a Eschenbach, Frantz, Gerhard Oppitz e alla Hamburg Philharmonic Orchestra nella registrazione della Deutsche Grammophon dei Concerti per clavicembalo di Johann Sebastian Bach BWV 1065.[39]
In tutta la sua vita adulta, Schmidt è stato grande fumatore. Egli era ben noto durante le interviste televisive e i talk show. Il 13 ottobre 1981, Schmidt è stato dotato di un pacemaker cardiaco.[40] Fino agli ultimi giorni della sua vita, fu direttore editoriale del prestigioso settimanale Die Zeit, su cui intervenne di frequente con analisi ed editoriali in seguito al suo ritiro dall'attività politica.
Nel gennaio 2008, la polizia tedesca ha lanciato un'indagine dopo una iniziativa anti-fumo dove Schmidt era stato pagato sfidando il divieto di recente introduzione di fumare. L'iniziativa ha sostenuto che l'ex cancelliere aveva palesemente ignorato le leggi anti-fumo. Nonostante le immagini della stampa, il caso è stato successivamente abbandonato dopo che l'ufficio del pubblico ministero stabilì che le azioni di Schmidt non erano una minaccia per la salute pubblica.[41]
Il 6 aprile 2010, con una durata di 33.342 giorni, ha superato Konrad Adenauer in termini di longevità, e al momento della sua morte era il più vecchio ex cancelliere nella storia della Germania.[42]
All'inizio del mese di agosto 2012, Schmidt ha rilasciato un'intervista alla televisione tedesca e ha rivelato che a 93 anni di età, si era innamorato di nuovo. La sua nuova compagna era Ruth Loah, di 79 anni.[43][44]
Onorificenze
modificaOnorificenze tedesche
modificaOnorificenze straniere
modificaOpere tradotte in italiano
modifica- Uomini al Potere. Incontro con Breznez · L'Ostpolitik · La Conferenza di Helsinki · L'invasione dell'Afghanistan · Gli errori di Reykjavik · La strategia dell'equilibrio · Gli ostaggi di Mogadiscio, Entebbe e Teheran · Potere e Tv in America · Le crisi petrolifere · La legge marziale in Polonia · L'opzione zero · I Grandi a Venezia · La Cina di Mao e di Deng · Il boom giapponese (titolo or. Menschen und Mächte), Milano, Sugarco Edizioni, 1988.
- Globalizzazione. Sfide politiche, economiche e culturali, a cura di N. Di Meola, Collana I grandi piccoli, Lavoro, 1999, ISBN 978-88-7910-867-6.
- Le Grandi potenze di domani, traduzione di M. Giacci, Collana Le terre n.192, Roma, Fazi, 2009, ISBN 978-88-8112-997-3.
- L'essenza del bene comune, traduzione di M. Giacci, Collana Le terre n.200, Roma, Fazi, 2009, ISBN 978-88-6411-066-0.
Note
modifica- ^ A causa della divisione della Germania, Helmut Schmidt era il cancelliere federale della sola Germania Ovest. Il termine Germania Ovest è il nome comune per la Repubblica Federale di Germania nel periodo compreso tra la sua formazione il 23 maggio 1949 e la riunificazione tedesca il 3 ottobre 1990, quando la Germania Est venne unita alla sua controparte occidentale.
- ^ È morto Helmut Schmidt., su ansa.it, Ansa, 10 novembre 2015. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ Germania: morto l'ex cancelliere Helmut Schmidt, primo grande riformatore della sinistra tedesca., su repubblica.it, La Repubblica, 10 novembre 2015. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ Ancestry of Henri de Laborde de Monpezat, su wargs.com, Wargs. URL consultato il 10 settembre 2013.
- ^ a b (DE) Helmut Schmidt geb. 1918, su Lebendiges Museum Online, Stiftung Haus der Geschichte der Bundesrepublik Deutschland. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ Sachbücher: Kleiner, großer Mann mit Mütze, su Der Spiegel. URL consultato il 10 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2015).
- ^ (EN) Steven Lehrer, Wannsee house and the Holocaust, McFarland, 2000, p. 74, ISBN 978-0-7864-0792-7.
- ^ Told French President of Jewish Origins – Helmut Schmidt's Revelation Reported, in Los Angeles Times, 25 febbraio 1988. URL consultato il 25 settembre 2009.
- ^ (DE) Franz Walter, Helmut Schmidt: Der deutsche Krisen-Kanzler, su Der Spiegel, 31 dicembre 2006. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ (DE) Stephan Janzyk, Sozialisation in der Hitlerjugend, p. 87. URL consultato il 12 dicembre 2013.
- ^ (EN) "Helmut Schmidt has died, aged 96", The Economist, 10 novembre 2015.
- ^ (DE) Sabine Pamperrien, Helmut Schmidt und der Scheisskrieg: die Biografie 1918 bis 1945. URL consultato il 5 gennaio 2017.
- ^ Was Helmut Schmidt an 'impeccable Nazi'?, in The Local, 2 dicembre 2014. URL consultato il 6 gennaio 2017.
- ^ (DE) Ich hatte eine Beziehung zu einer anderen Frau, su Die Welt, 4 marzo 2015. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ (DE) Tilman Gerwien e Gerda-Marie Schönfeld, Helmut Schmidts Tochter Susanne: Kein Platz für Befindlichkeiten, su Stern, 23 dicembre 2008. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ Die Deutsch-Französischen Beziehungen während der Kanzlerschaft von Helmut Schmidt (1974-1982), in Historische Zeitschrift 288, no. 3 (giugno 2009): 843-844.
- ^ Basta tatticismi di partito, Berlino sia solidale, su ilsole24ore.com, ilsole24ore.it, 5 giugno 2012. URL consultato il 21 maggio 2014.
- ^ (DE) Björn Hengst: Helmut Schmidt preist Schröders Agenda. In: Spiegel Online – Politik, 27. ottobre 2007.
- ^ (DE) Die Thesen: Helmut Schmidt: Wer Arbeitslosigkeit wirksam bekämpfen will, muß deregulieren. In: Die Zeit, Nr. 15/1997.
- ^ Helmut Schmidt: Außer Dienst. 2008, S. 213–269.
- ^ Helmut Schmidt: SPD wird Atomausstieg kippen. In: Hamburger Abendblatt, 24. Juli 2008.
- ^ (DE) Helmut Schmidt: Multikulturelle Gesellschaft „Illusion von Intellektuellen“. NA-Presseportal, 20. aprile 2004.
- ^ (DE) Holger Dohmen: Schmidt: Multikulti ist kaum möglich. In: Hamburger Abendblatt, 24 novembre 2004.
- ^ (DE) Volljährig mit 18? Helmut Schmidt hält nichts davon. In: Jetzt, 11 novembre 2007.
- ^ (DE) Patrick Bahners, Frank Schirrmacher: So sicher waren die Verhältnisse gar nicht. In: Frankfurter Allgemeine Zeitung, 23 dicembre 2008 (Intervista).
- ^ (DE) Helmut Schmidt: Türkei passt nicht in die EU. In: Hamburger Abendblatt, 13 dicembre 2002.
- ^ (DE) Kai Diekmann, Hans-Jörg Vehlewald: „Der G8-Gipfel ist nur noch ein Spektakel“ In: Bild, 3 giugno 2007 (Interview).
- ^ (DE) Verantwortung der Forschung im 21. Jahrhundert, su mpg.de, Max-Planck-Gesellschaft, 11 gennaio 2011. URL consultato il 27 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2011).
- ^ Helmut Schmidt – der deutsche Kanzler, documentary, ZDF 2008.
- ^ Martin, Lawrence Chrétien: The Will to Win, Toronto: Lester Publishing, 1995 page 262.
- ^ "Chrétien and former German leader visit Trudeau's tomb". The Canadian Press 1 June 2011
- ^ (EN) German ex-Chancellor Helmut Schmidt dies at 96, su bbc.com, BBC, 10 novembre 2015. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ (DE) Altkanzler: Helmut Schmidt ist tot, su Der Spiegel, 10 novembre 2015. URL consultato l'11 novembre 2015.
- ^ (DE) Helmut Schmidt soll es sehr schlecht gehen, su Süddeutsche Zeitung, 9 novembre 2015. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ (DE) Merkel über den Altkanzler: "Lieber Helmut Schmidt, Sie werden uns fehlen", su Der Spiegel, 23 novembre 2015. URL consultato il 23 novembre 2015.
- ^ (DE) Helmut Schmidt ist bestattet, su NDR, 24 novembre 2015. URL consultato il 24 novembre 2015.
- ^ (DE) Loki Schmidt auf Parkfriedhof Ohlsdorf beigesetzt Die Welt; 3 novembre 2010
- ^ Helmut Schmidt, "The Way of Freedom", in In Pursuit of Truth: Essays on the Philosophy of Karl Popper, On the Occasion of his 80th Birthday, ed. Paul Levinson, Humanities Press, 1982, pp. xi–xii.
- ^ Alexander Dick, Der Klavier-Kanzler, in Badische Zeitung, 10 dicembre 2008.
- ^ (DE) Dann rumpelt es in der Brust ..., in Der Spiegel, n. 43/1981, 19 ottobre 1981. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ (DE) Der Spiegel: "Strafanzeige: Altkanzler Schmidt raucht trotz Verbots – Staatsanwalt ermittelt" (han) 25 gennaio 2008; "Nichtraucher-Debatte: Altkanzler Schmidt ließ die Zigaretten stecken" (flo/dpa) 27 gennaio 2008; "'Ich bin doch nicht verrückt': Helmut Schmidt bleibt Raucher" (pad/AP), 13 febbraio 2008
- ^ (EN) Germany′s Oldest Former Chancellor Helmut Schmidt Turns 90, su DW.COM, 22 dicembre 2008. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ (EN) Ex-Chancellor Schmidt, 93, in love again, su thelocal.de. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ (DE) FOCUS Online, Altkanzler bekennt sich mit 93 zu Ruth Loah: Helmut Schmidts Neue sieht Loki zum Verwechseln ähnlich, su FOCUS Online, 4 agosto 2012. URL consultato il 10 novembre 2015.
- ^ Four Freedoms Award, su fourfreedoms.nl. URL consultato il 13 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2022).
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Helmut Schmidt
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Helmut Schmidt
Collegamenti esterni
modifica- Schmidt, Helmut, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Schmidt, Helmut, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Schmidt, Helmut, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Helmut Schmidt, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Helmut Schmidt, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Opere riguardanti Helmut Schmidt / Helmut Schmidt (altra versione) / Helmut Schmidt (altra versione) / Helmut Schmidt (altra versione) / Helmut Schmidt (altra versione) / Helmut Schmidt (altra versione) / Helmut Schmidt (altra versione) / Helmut Schmidt (altra versione) / Helmut Schmidt (altra versione) / Helmut Schmidt (altra versione) / Helmut Schmidt (altra versione) / Helmut Schmidt (altra versione), su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Helmut Schmidt, su IMDb, IMDb.com.
- (DE, EN) Helmut Schmidt, su filmportal.de.
- (DE, EN, FR) Bibliografia completa nell'Università Helmut Schmidt, su helmut-schmidt-bibliografie.de. URL consultato il 29 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2020).
- (DE, EN) Biografia nella Bundeskanzleramt
- (DE) Helmut Schmidt, „Die Zeit“-Editore e l'ex Cancelliere in Zeitzeugen im Gespräch, Deutschlandfunk accesso al 30 giugno 2011
- (DE) ARD-Speciale per il 95º Compleanno di Helmut Schmidt, su ard.de. URL consultato il 29 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2014).
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